L'archetipo del femminile







Lidia Fassio


L’energia del femminile, prima di ogni altra cosa è un archetipo e, come tale, è presente in ogni donna sotto forma di energia vera e primitiva, precedente a tutte le trasformazioni che sono avvenute con la crescita culturale e, soprattutto nel patriarcato.

Nelle donne il “femminile” induce a prendersi cura, ad accogliere, a nutrire, a dar vita, in una parola è ciò che consente alla donna di essere materna.
Questa energia interna – prioritaria in una donna – si può sviluppare bene se nella prima infanzia la bambina ha potuto identificarsi con la propria madre e strutturare una buona personalità riconoscendosi in quanto la madre le ha passato.

Se però accade che una figlia non può fare questo processo poiché non riesce ad identificarsi con la propria madre o con qualche altra figura femminile positiva, si ritroverà con un vuoto di identità ed un processo che dovrà portare a termine più avanti nella vita lavorando sull’energia femminile o incontrando una figura che le permetta di ritrovare contatto con l’archetipo.

Una madre poco nutritiva e poco accogliente può dunque creare un grande vuoto nella vita della propria figlia poiché può portarla a svalutare dentro di sé l’energia che più le serve per star bene con sé stessa e per poter incontrare l’altra parte di sé – il maschile – . E’ attraverso l’unione interna con queste due energie che la donna potrà realizzare poi una relazione che sarà la rappresentazione esterna della sua relazione interna.
Se l’energia di base è negativa, svalutata o rimossa sarà minata l’intera personalità della donna con conseguenze gravissime sia sulla vita personale che su quella di relazione.

A seconda della luna di una donna possiamo astrologicamente comprendere il modello di madre introiettato e la sua avvenuta o mancata identificazione con questo modello.
Se, ad esempio, la madre offre alla figlia un modello di fragilità emotiva, di depressione o se questa addirittura è ipocondriaca ed ha inquinato la vita familiare con le sue lamentele e il suo ruolo di vittima sacrificale, sarà difficile per una figlia identificarsi in questo modello femminile e quindi, soprassiederà a questo delicato passaggio; lo stesso accade se la madre è stata vista come assente, imprevedibile, incoerente e poco attendibile perché troppo irrequieta ed indipendente nonché precaria sotto il profilo emotivo; questa madre è magari stata percepita come lacerata tra il bisogno di perseguire la sua autonomia, libertà ed anticonvenzionalità che le rendevano difficile accogliere e sostenere e il suo bisogno di riconoscersi invece in un ruolo più tradizionale di madre e di moglie (Luna quadrata Urano).
In entrambi i casi, se non c’era una nonna o una figura sana e positiva, la bambina avrà sicuramente preferito identificarsi con la figura paterna … soprattutto se questa sembrava più leggera e più brillante. Quando questa bambina diventerà adulta, dovrà però riprendere contatto con il suo “materno” e dovrà formarsi un’idea di cosa è di preciso la femminilità e di come può essere vissuta in modo positivo e non necessariamente come l’ha vissuta la madre.
Quello che è certo è che in entrambi i casi la persona in questione dovrà rivalutare il femminile, perché solo allora potrà nutrire la sua parte intima e poi esprimerla e viverla in modo coerente e gratificante.

In effetti, queste donne hanno al loro interno un femminile molto fragile e debole ed è da questo che dovranno in un certo senso emanciparsi altrimenti ci saranno sempre dei fortissimi conflitti tra la parte cosciente e quella inconscia che porteranno la donna a mantenere costantemente rapporti ambivalenti con sé stessa e con gli altri.
Queste donne infatti sono lacerate tra due parti di sé: una che desidera essere indipendente, forte e libera ed una invece, ancora profondamente bisognosa ed infantile, che sente il bisogno di protezione, quella che non ha avuto quando le era indispensabile.
Inoltre, aver visto la madre agire sempre ruoli femminili non coerenti ha sviluppato dentro la donna immagini di contrasto tra i suoi obiettivi coscienti (essere una donna forte, libera, autonoma, che non mostra fragilità e che non abusa del suo lato emotivo) e quelli inconsci (la piccola fanciulla rimasta “orfana dell’energia femminile” che ancora attende di essere protetta, nutrita e contenuta e che è anche molto arrabbiata per non aver avuto ciò che le serviva).

Moltissime donne oggi sono schiacciate in questa dinamica che non dà loro tregua e che impedisce di vivere la vita di relazione in modo soddisfacente perché la loro parte non cresciuta combatte e non permette di sentirsi gratificate in nessuna relazione poiché al loro interno è come se le due parti di sé avessero dichiarato guerra.
In questi casi poi, le parti libere, forti ed indipendenti vengono proiettate all’esterno poiché non possono essere vissute “dentro, per cui, il proprio uomo diventerà l’inconsapevole depositario di una serie di immagini interiori (proiezioni) della donna che lui si sentirà inconsciamente bisognoso di raccogliere e interpretare.

La “ proiezione” è un processo della nostra psiche per cui alcuni aspetti che ci appartengono – e che sono nostri – vengono proiettati su persone esterne. Il termine indica proprio ciò che accade al cinema in cui noi abbiamo un proiettore che ha dentro la pellicola con le immagini, ma queste vengono portate lontane, su un telo bianco che sta a debita distanza.
Attraverso questo meccanismo ognuno di noi può proiettare su altre persone ciò che non può essere riconosciuto all’interno come un contenuto che appartiene.
In questo modo, è come se la psiche riuscisse a “trattare a distanza” qualcosa che è sì obbligata a vedere e a prendere in considerazione, ma come “estraneo e diverso”.
E chiaro che le parti che vengono proiettate con più facilità sono quelle che appartengono alla nostra “ombra”, quelle che abbiamo relegato nell’inconscio.
Nel momento in cui questo processo inizia, ci sono ovviamente reazioni molto potenti poiché vengono attivate direttamente dal nostro inconscio ma, contemporaneamente attivano anche parti dell’inconscio della persona che riceve la proiezione. L’altro infatti si trova ad essere – per via dei suoi contenuti inconsci – un attaccapanni ideale per le nostre proiezioni e, per una legge di similitudine, proietterà su di noi un lato “personale” che si incastra perfettamente con i nostri bisogni inconsci.


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