L'evoluzione della coscienza







Lidia Fassio


Come ha iniziato l’uomo a crescere? Lui che inizialmente, agli albori dell’umanità era esattamente come un bambino, immerso nella totalità di ciò che lo circondava senza una capacità vera di distinguersi da tutto ciò che lo avvolgeva. In questa situazione l’uomo viveva in una condizione paradisiaca (infatti, questo periodo viene segnalato dai Miti come quello del PARADISO TERRESTRE, fase in cui mancando la consapevolezza di sé, l’uomo viveva in uno stato di non-conflitto e di non-sofferenza).

L’uomo però, proprio perché condivide una parte di anima con DIO (è fatto di una parte materiale e di una parte divina), non poteva accontentarsi di questo stato e, attraverso un fortissimo atto di DISOBBEDIENZA, ruppe questo incantesimo e decise di scegliere la strada della conoscenza (l’albero del Bene e del Male) rompendo lo stato estatico e rompendo quindi la relazione con il Tutto e con Dio, provocando una condizione di caduta (Mito di Adamo ed Eva) che diede inizio alla polarità che divideva il Tutto in due parti, una superiore ed una inferiore, una buona e una cattiva, una bianca ed una nera, obbligando l’uomo a vivere costantemente lacerato e nella condizione di dover scegliere e di vedere tutto in modo dualistico.

Da quel momento in poi l’uomo ha cominciato a dover risolvere i problemi di sopravvivenza e a cercare risposte a tutti gli interrogativi che si poneva; ha cercato di leggere l’universo, di ingraziarsi gli Dei con atti propiziatori, ma tutto questo sempre con un unico intento: quello di cercare di aumentare la sua consapevolezza e la sua coscienza.
Anche se in alcuni momenti l’uomo sembra quasi regredire, in realtà neppure per un attimo, ha smesso di cercare e di capire…. poichè questo è scritto nella sua natura piu’ profonda.

Questo significa che l’uomo tende verso Dio, verso l’elevazione e tende dunque verso la libertà poiche’ da sempre sembra aver intuito che il non conoscere e il non sapere è fonte di determinazione e di non possibilità, mentre l’aumento della conoscenza di sé e delle leggi universali conduce l’uomo verso una sempre maggiore libertà.

In pratica, tutta la vita dell’uomo, dal suo apparire sulla Terra, sembra essere incentrato sulla liberazione dell’anima dalla condizione materiale che imprigiona, trattiene verso il basso, impedisce l’autoconoscenza e rende la vita, quasi interamente determinata dalla parte istintiva e carnale.
Certo, spesso l’uomo ha temuto di non riuscire a scoprire i grandi segreti, però ha sempre intuito, fin dai tempi in cui i greci scrissero sul tempio di Delfi “conosci te stesso” che il sopra e il sotto si somigliavano e che, doveva cercare non solo fuori, ma soprattutto dentro.

Fu così che l’uomo trascorse un lunghissimo periodo in cui cercò di interrogare “le stelle” vivendo impregnato di fatalismo puro, convinto che il suo Destino fosse già segnato (e per questo cercava di scoprirlo interrogando gli oracoli), convinto anche che non vi fosse decisione che lui poteva prendere che non fosse già stata presa da qualcuno che aveva potere su di lui (Il Destino, le Moire, le Parche).
Lui adorava la Terra e cercava di renderla benevola onorandola con sacrifici animali, perpetuando riti propiziatori che la spingessero ad essere generosa e a non sconvolgere la sua esistenza con terremoti, inondazioni, carestie o pestilenze: l’uomo faceva parte di questa totalità e si sentiva in tutto e per tutto dipendente dai suoi favori o dalla sua malignità.
L’uomo proiettava tutto all’esterno e perciò voleva leggere tutto al di fuori di sé: perché non sospettava che ci fosse un mondo all’interno… e tantomeno che lui avesse una chiave di accesso a questo mondo.
Se le cose funzionavano erano dovute alla Terra, alla Grande Madre o ad un Dio: se andavano male erano forze Demoniache vendicative che si erano impossessate di lui contro cui non poteva fare nulla.
Per millenni l’uomo ha ignorato di avere all’interno una forza straordinaria che poteva guidarlo lentamente a diventare padrone del suo destino: almeno fino al 1717, fino alla scoperta del pianeta Urano, tutto il mondo umano era racchiuso dentro i confini di Saturno e, per lui, il mondo è determinato, anche perché Saturno governa il regno di ciò che è tangibile e non può prendere in considerazione ciò che opera al di sotto della coscienza e del controllo umano.

In tutto questo enorme lasso di tempo l’Astrologia ha accompagnato l’uomo in tutti i suoi passi: l’uomo interrogava la volta celeste e l’Astrologia era molto lontana dal conoscere le grandi potenzialità di oggi, ma era serva del vaticinio e, pertanto, forniva sentenze che rendevano conto all’uomo del suo destino ineluttabile.

Solo nel momento in cui l’uomo ha compreso di non essere determinato da un Destino crudele e prestabilito, le sue domande non sono state più rivolte all’esterno, perché l’uomo ha cominciato a cercare dentro di sé, a studiarsi, a scrutare con attenzione i suoi comportamenti e, soprattutto, a capire quanto di questi comportamenti fosse realmente soggetto alla sua azione cosciente e quanto invece sembrava sfuggirgli.
Questo cambiamento segnò indelebilmente anche il modo di operare dell’Astrologia: essa infatti si allontanò dalla sentenzia divinatoria, ma si evolse, cominciando a fornire indicazioni sul carattere del soggetto; l’uomo, da quel momento in poi, cominciò a pensare di avere una dignità e un’individualità, non compresa nella sua interezza ragion per cui doveva essere ricercata e riconosciuta.
Questo cambiamento segnò anche l’inizio dell’ allontanamento dalla paura dell’imponderabile e dell’inevitabile; l’uomo imparò così a rivolgersi all’oroscopo non più per scoprire cosa avevano deciso gli astri per lui ma per far luce sulla sua natura interna e sui suoi collegamenti con il cosmo: l’uomo passò così dal sentirsi preda di un destino all’idea invece di poter esercitare una vera e propria azione personale sul suo destino. L’uomo cominciò a parlare di “destino delle stelle nel proprio petto” riconoscendo così che i pianeti simboleggiavano qualità specifiche e dispensavano i poteri che prima appartenevano alle antiche divinità che avevano dato loro il nome; l’uomo poteva usare questo potenziale perché era una presenza attiva dentro il suo cuore.

Il Sole e la Luna governavano il cielo, ma governavano anche i segni zodiacali, alcuni organi e simboleggiavano realtà precise all’interno dell’uomo; essi influenzavano la vita, la vegetazione, le acque, i raccolti, ma erano presenti anche sotto forma di immagini interiori dentro ogni individuo: Paracelo parla di anima come di un corpo sottile che nel momento della nascita entra nel corpo sotto forma di immagine riflessa della costellazione stellare: il corpo racchiude al suo interno una scintilla divina che- se capita e coltivata - è in grado di spezzare il vincolo delle stelle. Paracelo fu il primo a sottolineare che il saggio era in grado di superare le stelle.

Così, l’astrologia divenne qualcosa di potente, qualcosa che poteva servire all’uomo per comprendere meglio le sue immagini interne e per illuminare meglio il percorso della vita: conoscere l’oroscopo significava penetrare dentro ai segreti del proprio essere, ma soprattutto comprendere le possibilità e potenzialità che sono dentro ad ognuno di noi.

Da allora, l’astrologia è passata attraverso varie peripezie: una volta amata e una volta odiata ; a volte ricercata dagli uomini a volte rifiutata e derisa; ciononostante è giunta fino a noi con tutto il suo immenso potenziale simbolico racchiuso dietro immagini che hanno la forma dei pianeti presenti nel nostro sistema solare; è qui con noi, ancora viva e vitale, pronta ad essere interpretata da chi riesce a cogliere l’essenza dei suoi simboli.


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