La depressione







Lidia Fassio


La depressione è sicuramente la malattia psicologica del secolo, esattamente come l'isteria fu quella che caratterizzò l'ottocento. Come sempre pero' quando c'è qualcosa che riguarda un numero congruo e sempre crescente di persone, bisogna interrogarsi sulle motivazioni e cominciare a pensare che oltre a lavorare sulla connotazione "individuale", che è necessaria perche' si sviluppino i fatti, le circostanze, le motivazioni e le
specificità in cui poter prendere forma, occorre andare a cercare anche le tematiche "collettive" che sono latenti e che giacciono nell'inconscio collettivo che sono quelle che rappresentano qualcosa dello "spirito dei tempi", una sorta di informazione su quanto è richiesto a livello generazionale, su quelle che dovrebbero essere le priorità e le qualità da sviluppare sia sul piano individuale che collettivo e che possono anche favorire lo sviluppo di problematiche a carico di coloro che, per qualche motivo, non riescono a mettersi in linea con le nuove esigenze evolutive.

Le malattie secolari, rappresentano a grandi livelli i problemi di una intera società e chiedono ad ogni individuo di fare la propria parte per eliminare le cause che producono le problematiche. E' ovvio che in questi casi, non ci riferiamo alle depressioni specifiche che possono essere legate a lutti, a separazioni o a fatti comunque dolorosi
accaduti ad un certo punto della vita che trovano motivazioni potenti, ma intendiamo riferci a quel malessere di vivere che accompagna molte persone e che originano quasi sempre nell'adolescenza, restando poi latenti all'interno della psiche fino a quando, un fatto specifico o una crisi particolare lo farà rieplodere, magari in modo virulento.

Personalmente sono convinta che la depressione si può innestare solamente su alcune tipologie caratteriali ed è su quelle che, ad un certo punto, sembra innescarsi un fuoco per autocombustione. C'è un fatto molto importante che ha indicato la psicosomatica: nei depressi vi è sempre una "enorme potenzialità creativa" che non trova modalità di espressione nel modello di vita che conducono. Jung scrisse che la creatività è un istinto e che come tale non può essere rimosso se non a scapito di gravi problemi nell'equilibrio personale. Egli pone la creatività come una "forza motivante dell'accadere psichico" insieme a fame, sessualità, attività, riflessione. Jung definisce tutto ciò "istinto", anche se poi fa una sua riflessione in cui si chiede se è proprio un istinto o se è solamente simile ad un istinto; in ogni caso, la cosa importante di questa visione Junghiana sta nell'idea che la creatività sia una necessità assolutamente imprescindibile di ogni essere umano. Tuttavia, in alcune persone sembra non esserci traccia di creatività: allora ci domandiamo; ma in queste persone, non esiste, oppure è stata totalmente rimossa? Qualcosa però mi porta a pensare alla seconda ipotesi, infatti, la medicina psicosomatica ed alcune branche della psicologia suggeriscono che questa parte c'è ma è seppellita, nascosta, imbrigliata, però è forte, ma per qualche motivo non riesce ad esprimersi e questo toglie vitalità.

Ovvviamente dal punto di vista astrologico, intendo riferirmi a quella parte fondamentale di creatività - quella che simbolicamente mettiamo nella casa 5a - che rappresenta ciò che ci può ri-creare, che può farci scoprire il nostro desiderio di vivere e di condividere con l'Universo il potenziale di creare, è la casa in cui mettiamo anche la sessualità, la riproduzione, la pulsione vitale che ci porta a esprimere all'esterno ciò
che siamo dentro e che, nel caso, ci rigenera e ci rinnova.
Questo è il punto, senza la creatività, la vita sembra non potersi ri-generare, sembra non poter trovare quella forza di ri-creare che è quella che, forse, noi esseri umani, condividiamo con Dio, con l'Universo e con la Forza Creativa Originaria.
Indubbiamente, con il termine Creatività non intendo assolutamente riferirmi alle opere d'arte: non è di questo che si tratta. La creatività è ciò che ci rigenera che ci fa sentire vivi, è il poter riconoscere una gratificazione interna che può andare dalla percezione di totalità e di esclusività allo stesso tempo, fino a giungere all'inventiva e alla creazione di qualcosa di nuovo e di irripetibile.
La creatività però nasce dalla possibilità (infanzia - casa 5a) di aver potuto esprimere la propria vera unicità; è questo che porta un bambino a cercare sempre risposte alternative e a vedere nelle difficoltà (che nell'infanzia devono essere presentate sotto forma di gioco) la possibilità di superarle come una sfida positiva a ricercare nuove strade a livello di immaginazione e di pensiero.

Nei depressi questa parte sembra essere stata "soppressa". generalmente si tratta di persone che, nel tema natale hanno questa enorme potenzialità, però nella loro vita non vi è rimasta traccia. Sono persone che ad un certo punto della loro storia hanno instaurato una modalità "regressiva" di funzionamento anziche' una "creativa e progressiva". In effetti, i valori casa 5a e Leone, e, per intenderci il Sole, in qualunque segno esso si trovi, porta con se una potenzialità "progressiva" che è quella che deve avere la meglio sulle forze "regressive" che, nei momenti difficili fanno la loro apparizione. In questi soggetti, la "paura" ha fatto si che le prove da superare siano diventate ostacoli insuperabili. Questi sono momenti in cui l'energia, anziche' continuare ad andare nella direzione giusta, sembra invece tornare indietro e cominciare a stagnare per di piu' cominciando a funzionare al contrario, ovvero creando fantasmi dove invece non esistono.
In effetti, nel depresso le barriere e gli ostacoli sono assolutamente immaginari: ed anche in questo vediamo al lavoro una creatività che però inverte la sua rotta e va a danneggiare le possibilità di progredire della persona e, ovviamente, della sua psiche.
Diventano infatti persone che vedono pericoli ovunque, vedono nemici e blocchi ovunque e che si "creano" appunto, un mondo immaginario di blocco e di impantanamento dentro il quale si calano sempre di piu'. Pian piano arretrano fino a far sparire quelle qualità come il coraggio di provare, di mettersi in gioco, la capacità di accettare il fallimento di una prova, e la voglia di vivere.
Così inizia la sofferenza che è un sintomo di difficoltà. La sofferenza avrebbe come unico compito quello di creare libertà; infatti proprio dalla trasformazieone della sofferenza nasce la possibilità di essere liberi.

Maslow vedeva nella "civiltà" con tuti i suoi processi di inibizione e di uniformità il maggior nemico per la creatività personale. L'uomo "depresso" è oggi, il riflesso della "depressione" in cui è caduta la nostra civiltà che per assurdo da un lato sembra premiare le persone inventive e creative ma, dall'altro sembra richiedere uniformità, pensiero lineare, capacità di adattamento a ciò che viene considerato "normale", capacità di diventare la rotella di un ingranaggio che non deve uscire dal suo percorso.
Questo è il malessere diffuso e, così, quando il male diventa collettivo, ci sono persone che sembrano "incaricarsi" di manifestarlo, di portarlo in superficie, per farlo conoscere a tutti, in modo da attivare reazioni che portino alla soluzione. Anche in questo noi vediamo la perfezione del sistema psichico che in ogni modo cerca una "possibile soluzione", nel caso, facendo emergere il sintomo, chiede disperatamente aiuto.
Nel caso della depressione, ovviamente, l'incapacità di poter portare avanti la propria vita, equivale a "non esistere". L'uomo, se non può creare, non può vivere: questo sembra essere il messaggio. Se non si mette mano al disagio, si creerà un vero e proprio "buco nero" che pian piano inghiottirà tutta l'energia vitale : se non ci si riconnette con la propria creatività non si ritroverà l'energia e non si potrà, di
conseguenza, trovare significato nella vita.

Chiaramente, il sintomo non è mai il riflesso di un solo problema della personalità: il disagio è sempre qualcosa di vasto e profondo che coinvolge l'intera personalità.
La creatività non può essere vista solo nella manifestazione evidente di qualcosa di nuovo: la 5a casa si pone al vertice del triangolo con la 1a e la 9a il che significa che la creatività non solo alimenta l'energia vitale, ma consente anche di trasformare la percezione della propria realtà che deve poggiare sull'idea di poter "costruire qualcosa di nuovo ogni giorno".
La personalità è una creazieone continua dal momento in cui si nasce fino al momento della morte. Non può esistere la personalità "una volta per tutte", è un processo vitale in continua trasformazione: se si blocca questo processo si comincia ad essere uniformi e ripetitivi e questo blocca la libertà di essere creativi.
L'asse 5a - 11a ci ricorda che l'uomo attraverso la creatività può e deve esprimere la sua autenticità ed unicità perchè è in questo modo che può liberarsi dal bisogno di avere leggi interne ed esterne che lo costringono a ripetere modelli di comportamento uniformi e accettati. Esprimendo se' stesso realizza la propria vera individualità.
Forse lo spirito dei tempi richiede a tutti gli individui di intervenire su questo eccesso di adattamento, sull'accettazione supina di ogni regola che viene data, sull'incapacità dilagante di non pensare con la propria testa e di esprimere il proprio potenziale creativo in pensieri, cose, atteggiamenti personali che siano espressione di quell'assoluta autenticità che da dentro disperatamente tenta di emergere in ogni modo.
Quando questo non accade, il sintomo della depressione ci ricorda che senza tutto questo è proprio la vita che viene messa in discussione.


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