I Segni di Fuoco







Daniela Grazioli


ARIETE

Lo zodiaco inizia con il segno dell’Ariete che coincide con l’equinozio di primavera quando la notte è lunga come il giorno, la forza-giorno e la forza-notte sono in perfetto equilibrio, un equilibrio molto instabile perché subito dopo i giorni lentamente si allungano sempre di più e le notti si accorciano, è la forza-giorno, il principio individuale che incomincia a premere.
L’Ariete è l’inizio, l’archetipo, l’idea platonica dell’inizio. Iniziare comporta sempre l’idea di uno sfondo confuso ed omogeneo dal quale si e-merge, si sorge, si incomincia ad uscire, in questo modo la Genesi e le varie cosmogonie prendono avvio: dal caos, dal brodo primordiale, dal nulla, inizia, si differenzia un qualcosa che ha una forma che diventerà via, via più chiara e definita.
Ma nel momento dell’inizio, questo “incipit” ha bisogno di molta energia orientata in una precisa direzione, cioè al di fuori, per differenziarsi, perché altrettanto potenti sono le forze dell’indifferenziato che lo trattengono, in ogni istante corre il rischio di venire inghiottito nella notte oscura da cui vuole uscire.
Questo è il concetto, il principio formale che sta dietro al segno dell’Ariete, l’idea che unifica ed integra tutti i vari significati e contenuti che le diverse interpretazioni gli attribuiscono. Essere il primo, colui che da l’avvio al processo, è l’immutabile significato dell’Ariete, da quest’unica matrice derivano tutte le sue qualità.
Psicologicamente, e-mergere significa incominciare ad affermare l’unicità della propria personalità (il principio individuale) nei confronti dell’universo di regole, norme, convenzioni della società in cui si vive (il principio collettivo), che tutto uniforma e omologa. Significa incominciare a scoprire dove si è “diversi” e dove si è “uguali” e ciò fa paura, e l’Ariete come un bambino corre spavaldo avanti e poi, precipitoso torna indietro dalla mamma. Tuttavia non può fermarsi, il processo, il ciclo della vita dell’uomo come quello della natura è stato avviato, e tappa per tappa deve essere percorso fino alla fine. Dietro la personalità arietina c’è sempre il dinamismo dell’inizio con tutto ciò che tale concetto comporta: slancio, desiderio allo stato puro, incoscienza, coraggio e paura, attrazione per il nuovo e l’ignoto e nostalgia del conosciuto e del passato.
E’ la personalità che nasce e si afferma attraverso l’azione fine a se stessa, il risultato è irrilevante, lo scopo vero infatti non è quello di raggiungere o realizzare qualcosa, ma quello di sentirsi vivi tramite ciò che si fa, è l’azione infatti che da forma e contenuto all’energia confusa e indefinita che spinge a differenziarsi, ad affermare se stessi.

LEONE

Il Leone è conosciuto come il segno più individualista dello zodiaco, le immagini e le parole che abitualmente lo descrivono, lo presentano come un capo, un dittatore, il re della foresta insomma. Se a prima vista tale definizione può sembrare un po’ ridicola e banale, nasconde invece il segreto dell’individualismo del Leone, che è intimamente legato alla presenza altrui: il “re” infatti esiste solo se ci sono i sudditi, è una figura sociale, un re senza sudditi non è un re, ma un patetico buffone.
La forza-giorno, l’energia personalizzante e individualizzante è in fase decrescente, non spinge più l’individuo a costruire la propria personalità tramite un processo sempre più raffinato di separazione e differenziazione di sé dall’“altro”, ma agisce dall’interno in modo inconscio, come la forza-notte prima del solstizio d’estate.
E’ la forza-notte adesso, l’energia inglobante ed unificante del principio collettivo che continua la formazione e l’ampliamento della personalità individuale tramite esperienze che porteranno all’acquisizione di un senso di appartenenza sociale, alla consapevolezza cioè di essere un membro della società.
Tale processo inizia nel segno del Cancro, all’interno delle mura sicure e protettive della casa e della famiglia, il primo nucleo sociale, e continua col Leone che da queste mura deve uscire per affrontare, misurarsi e conquistare non più l’ignoto, come in Ariete, ma il proprio spazio nella società, un universo organizzato di compiti, doveri, diritti e responsabilità, variamente distribuiti tra i suoi membri.
Ed ecco venir fuori l’individualismo del Leone, l’esasperata affermazione dell’io, che si dissolve se non c’è un pubblico che applaude e svanisce se non c’è l’agognato riconoscimento sociale che lo rassicura sul proprio valore.
Da qui la tendenza a comandare piuttosto che collaborare, poiché chi ha il comando è riconosciuto come bravo, da qui gli slanci di generosità, perché a chi da si dice grazie, da qui i comportamenti drammatici ed esagerati, perché chi esagera, impressiona e così via.
Ma dietro tutte queste eclatanti manifestazioni, c’è la paura di essere inadeguato, di non saper far fronte alle richieste della società, senza appiattirsi e perdere la propria individualità, e allora si deve stupire, abbagliare, come il sole che nel periodo del Leone, irradia luce e calore senza risparmio, qualche volta fino a bruciare, inaridire, disseccare ciò che tocca.
“Meglio un giorno da leone che cento da pecora”, dice il proverbio, meglio perché, anche se uno solo, sarà ricordato, lascerà un segno duraturo e manifesto che tutti potranno vedere, a testimonianza del valore di chi ha vissuto quell’unico giorno.
Il Leone nel suo splendido immobilismo, comincia a conoscere il peso del tempo che passa: il tempo che nei segni precedenti era un eterno presente, frammentato e puntuale in Ariete e Gemelli, dove ha la durata dell’azione intrapresa o della scoperta di un nuovo legame tra le cose, ed era raccolto e ripiegato nel Toro e nel Cancro, impegnato a raggiungere un risultato o costruire una casa per l’oggi, nel Leone diventa il tempo che scorre, avanti e indietro, nel futuro e nel passato, e per non morire e scomparire si deve lasciare un’impronta, un segno del proprio passaggio.
La “casa” costruita in Cancro, nella fase d’esperienza rappresentata dal Leone, è abitata dai figli che condensano molti significati del segno: i figli sono una concreta, pesante e non evitabile responsabilità sociale, i figli trasformano la nostra identità di figlio in quella di genitore, i figli si portano via il tempo del futuro e i genitori diventano il tempo del passato, i figli sono la nostra creazione più bella e perciò la testimonianza più certa ed evidente del nostro valore e del nostro passaggio.
Anche l’arte, in quanto creazione ed autentica e genuina manifestazione dell’individuo appartiene al segno del Leone, infatti le opere d’arte si partoriscono come i figli.

SAGITTARIO

Quando il 22 novembre il sole entra nella costellazione del Sagittario, la natura ormai spoglia e silenziosa si prepara a ricevere il rigore e il gelo dell’inverno alle porte. L’inverno, quando gli alberi spogliati dalla varietà multicolore e multiforme dei loro fiori e dei loro frutti si somigliano tutti, tronchi e nudi rami protesi al cielo, e i verdeggianti, dorati o fioriti campi della terra diventano ampie distese di bianca neve o di terra desolata. E’ il trionfo della forza-notte che tutto uniforma e assimila, creando legami che accomunano e uniscono tra loro i tanti e diversi individui, la forza-giorno è al minimo livello e, sconfitta e occultata, opera invisibile e silenziosa nei recessi dell’inconscio.
E’ il trionfo della coscienza sociale sulla coscienza individuale, che da astratto ideale da raggiungere nella Bilancia, attraverso le intense emozioni vissute nello Scorpione, diventa in Sagittario la “mente” che guarda lontano, e trova nuove relazioni e significati utili e funzionali all’organizzazione sociale, tali relazioni e connessioni si concretizzano nelle leggi e nei principi che imprimono ordine ed efficacia all’operare della società.
La forza-notte nel segno del Sagittario è un’energia costruttiva, espansiva, rivolta all’esterno, che sintetizza ed integra i risultati raggiunti nei due segni precedenti; la tensione all’ideale comunitario della Bilancia e il desiderio di partecipazione emotiva dello Scorpione, diventano nel Sagittario un’unica forza operativa, dotata di una precisa direzione e dei mezzi per realizzare i propri scopi, che sono sempre sociali, essendo tale forza un’espressione del principio collettivo.
L’individuo nel Sagittario, infatti, è prima di tutto un membro della società, poi il particolare signor x o y che, se necessario, senza remore, può essere sacrificato, perseguitato, eliminato per il bene della collettività.
La pressione sociale che nella Bilancia preme sull’io dall’esterno, nel Sagittario scompare come pressione esterna e diventa parte integrante e sostanziale dell’io, in questo senso per il Sagittario il valore ed il benessere del singolo sono sempre subordinati a quelli della collettività, o meglio della società a cui appartiene. Nella fase d’esperienza rappresentata dal Sagittario, l’identificazione dell’io con l’altro passa attraverso la condivisione delle norme, dei principi, dei valori sociali, non attraverso “l’essere parte” dell’Umanità o dell’Universo come avverrà nei Pesci.
Estendere e assimilare, sono le due operazioni fondamentali del Sagittario, estendere ed ampliare i propri orizzonti mentali e spaziali e contemporaneamente assimilare ed uniformare a questi altri individui che, insieme, uniti da sempre più numerosi e irrelati collanti sociali, contribuiscono a formare società più vaste e più stabili. In questo senso appartiene al segno del Sagittario la figura del missionario che porta il “Verbo” a chi non lo conosce, dell’esploratore/colonizzatore che rende civili gli incivili, del religioso illuminato che accomuna gli uomini nella visione di un’unica possibile salvezza, del pensatore/filosofo che trova i fondamenti teorici dell’operare della società.
Nella tradizione il Sagittario è associato alla mitica figura del centauro, metà cavallo e metà uomo, una specie di arciere con l’arco teso e la freccia diretta verso l’alto, il braccio e la mente, ambedue impegnati nello sforzo di conquistare il lontano.
Il braccio perché il cavallo è un efficace simbolo di poderosa forza istintuale, alla quale tuttavia è possibile mettere le briglie e addomesticare, e la mente perché è l’uomo cosciente che imbriglia e piega la forza dell’istinto alla sua volontà di espansione, indicata dalla freccia pronta a scoccare verso l’alto.
Il riferimento al cavallo inoltre, che per Freud è un simbolo di energia sessuale e per Jung di pura energia libidica, si collega all’erotismo e alla sensualità tipiche del segno, il Sagittario è un “assimilatore”, che ingloba con i sensi e con la mente.


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