6 Casa Zodiacale







Daniela Grazioli


Con la 6 casa si chiude l’emisfero inferiore della carta di nascita individuale, dalla prima alla quinta casa si sono susseguite molteplici esperienze, tra loro molto diverse, ma tutte orientate nella stessa direzione: la progressiva costruzione della personalità individuale, in questo senso l’ambiente nel quale l’individuo si muove ha la funzione di permettere e facilitare tale processo di costruzione. Un genere di esperienze, quindi, che pur nella loro varietà, vanno solo “avanti” nello sviluppo dell’io, a meno che non intervengano fattori pesantemente negativi: cioè, se la famiglia è “buona”, le radici dell’individuo saranno salde, se l’ambiente è aperto ed accogliente, la sua esplorazione, sarà feconda e produttiva, e così via.
Il problema, la difficoltà, non è nella natura delle esperienze proposta dalla casa, ma nelle condizioni in cui tale esperienza avviene, se queste sono buone, l’esperienza in sé sarà appagante e gratificante per l’individuo.
Con la 6 casa questo processo si interrompe, subisce un brusco arresto, infatti il genere di esperienze che fanno capo alla 6 casa, sono esperienze di crisi, crisi che hanno lo scopo di provocare un riorientamento, un riadattamento nell’individuo, sono esperienze che preludono a un passaggio, un cambiamento che avverrà poi in VII casa e che richiede una nuova e diversa percezione di sé e dell’altro.
Le esperienze di casa 6 sono esperienze di rottura: vengono subito dopo quelle della 5 casa che hanno offerto all’io, la pienezza dell’amore, l’orgoglio di un figlio, l’ebbrezza del rischio, nella casa 6 invece l’esperienza può essere l’amore che finisce, il figlio che delude, il rischio che spaventa, in altre parole l’esperienza della sconfitta che fa sentire inadeguati, non all’altezza di realizzare ciò che si credeva di poter fare ed essere.
Esperienze di limiti fisici e mentali, esperienze di crisi, di riassestamento e riadattamento a se stessi e all’ambiente: una nuova impietosa e imprevista scoperta di sé, non più che cosa sono capace di fare, avendo tanto a disposizione, salute, energia, creatività e intorno a me, persone che mi amano e apprezzano, ma cosa sono capace di fare restandomi così poco a disposizione, poca salute, poca forza, poco spazio per esprimermi, un ambiente ostile o quanto meno neutro. Che cosa faccio di me stesso in queste condizioni? Questa è la 6 casa: esperienze di limitazione alla fiduciosa espansione dell’io, e in certi casi esperienze di situazioni d’emergenza che portano direttamente alla sostanza dell’individuo, al nocciolo duro di ciò che si è. La domanda è: cosa ne facciamo della nostra esperienza di fallimento, sofferenza e sconfitta? Abbasso la testa e umilmente comincio ad imparare nuove tecniche, un nuovo approccio ed un uso diverso delle capacità che mi restano, oppure crollo e mi perdo in innumerevoli altre esperienze, spesso chiamate “sfortuna”, che confermano e consolidano il mio fallimento.
Nelle esperienze di 6 casa non c’è niente di facile e scontato, ogni obiettivo è raggiunto a costo di sforzi, fatica, resistenza e soprattutto umiltà. Umiltà di riconoscere di non essere ciò che si credeva, di aver bisogno di imparare e perciò di disciplina ed obbedienza, perché ogni cosa si impara dal basso.
In questo senso i testi tradizionali affermano che il campo delle esperienze di casa 6 riguardano la salute che per conservare si deve curare, i doveri e le responsabilità della vita e del lavoro d’ogni giorno che richiedono umiltà e disciplina, la gerarchia, la burocrazia che comportano il rispetto delle norme e delle regole.


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