Il Sole







Daniela Grazioli


“ Si’ lo so, a volte sono troppo impulsiva, d’altra parte, lo sai, sono un’ariete…” E cosi’ nell’immaginario del senso comune, quelli dell’ariete sono coraggiosi e impulsivi, quelli del toro sono testardi e pazienti, quelli del capricorno ambiziosi e seri e via di seguito, ad ognuno il suo vizio e la sua virtù.
In realtà le cose non stanno così, infatti riuscire a realizzare quello che la posizione del proprio sole in un determinato segno e settore dello zodiaco ci suggerisce, non e’ ne’ semplice, ne’ scontato.
Il sole rappresenta il nostro bisogno di autoespressione, e’ il simbolo dell’io e le sue caratteristiche ci indicano la strada che dobbiamo percorrere per diventare cio’ che intimamente sentiamo di dover essere.
Ora appartenere al segno dell’ariete non significa necessariamente essere coraggiosi, audaci, leali e tutte le altre qualità che comunemente in modo molto superficiale gli vengono attribuite, ma di certo significa che se si appartiene a questo segno e non si riesce ad affermare se stessi con vitalita’ e a lasciar fluire con generosita’ la propria energia nelle imprese che si intrapendono, allora sicuramente si diventera’ un individuo interiormente frustrato e insoddisfatto, al quale sembrera’ di aver tradito se stesso, senza neppure avere avuto modo di sapere di quale se stesso si sarebbe trattato.
Per ogni segno dello zodiaco c’e’ una meta da raggiungere, un destino da compiere che non puo’ essere eluso, pena il vuoto e l’insignificanza del proprio esistere. A volte capita di vivere dei periodi in cui tutto scorre liscio, senza intoppi, anzi di piu’, sono tempi di successi, eppure, invece di essere accompagnati dalla presenza della soddisfazione, spesso ci sentiamo vuoti, semplici ingranaggi di un meccanismo ignoto e privo di senso e, contemporaneamente ci sentiamo dei pazzi, poiche’ tutto attorno a noi ci arride e risponde ai nostri desideri, ma noi non siamo capaci di goderne e sentirci realizzati. Ecco, probabilmente abbiamo tradito, disconosciuto, non ascoltato la voce del nostro Sole.
Viceversa, puo’ succedere di incontrare persone che non hanno niente che giustifichi la serenita’ e la pace che vivono e trasmettono, ma e’ cosi’, stanno bene, e allora le guardiamo come mosche bianche e ci spacchiamo la testa a forza di chiederci come fanno ad essere in quel modo quando la loro vita e’ secondo noi tanto misera o dolorosa.
Non sappiamo vedere oltre il velo dell’apparenza eretto dalla societa’ che per tutti prescrive la stessa ricetta di felicita’, senza fare distinzioni di sorta tra le mete e gli obiettivi che ognuno di noi deve raggiungere per sentirsi compiuto, e che sono scritti in modo alquanto misterioso nella carta di nascita e nel DNA di ciascuno.
Scoprirlo e perseguirlo e’ il compito di tutta la vita, il nostro Sole ci indica la direzione, le strade poi sono tante e diverse, quanto tanti e diversi siamo noi, la scelta e’ infinita e in quest’ambito si esercita e realizza la nostra liberta’, unico veto l’omologazione imposta dalle etichette in auge nella societa’.

Il sole quindi, rappresenta il nostro bisogno di autoespressione, la nostra tendenza all’autorealizzazione, che comporta la scoperta di ciò che veramente siamo, aldilà delle suggestioni e dei condizionamenti sociali e culturali. Tale scoperta e realizzazione è un viaggio che comporta dubbi, errori, disfatte e vittorie, la cui meta finale, cioè la totale e completa manifestazione e realizzazione di ciò che potenzialmente siamo, resta un punto lontano; è come la strada intrapresa dallo scienziato che esplora i segreti della natura, che sempre avanza, ma non raggiunge mai la totale scoperta e disvelamento di ogni segreto della natura.
E allora la nostra vera meta, concretamente realizzabile, sta nel rendere sempre più chiaro e libero da ogni scoria, il punto finale verso il quale dobbiamo tendere per realizzare noi stessi, punto che la posizione del nostro sole ci segnala, e soprattutto sta nel mantenere viva e costantemente accesa, la tensione, il desiderio, la volontà di andare verso quel punto, senza lasciarsi distrarre da falsi obiettivi; allo stesso modo dello scienziato che nel corso della sua ricerca rende sempre più chiare ed articolate le proprie ipotesi e sempre più si avvicina alla meta finale.

L’esempio che meglio illustra questo percorso che il nostro “io” deve compiere per realizzare il proprio sole, è il Viaggio dell’Eroe. Numerosi miti sono centrati su questa figura, l’Eroe, che ad un certo punto della sua vita deve lasciare ogni cosa e mettersi in viaggio per andare a cercare il tesoro o sconfiggere il mostro, in ogni caso per fare qualcosa di assolutamente essenziale e vitale. Questo viaggio che sarà pieno di pericoli ed ostacoli, simboleggia il processo d’individuazione, la scoperta e l’affermazione della propria individualità, che per trovare se stessa deve staccarsi e tagliare i legami che in modo inconsapevole la tengono ancorata all’ambiente.
L’eroe è sempre figlio di un genitore divino e di un genitore terreno, tale parentela dalla duplice natura è simbolo da un lato della parte “divina”, eterna, che immutabile brilla dentro ognuno di noi, e dall’altro della nostra parte mortale. Nei miti il genitore divino appare solo quando l’eroe inizia il proprio viaggio e nelle situazioni critiche e di pericolo che l’eroe incontrerà sulla sua strada, per aiutarlo o salvarlo; tale discendenza è la scintilla “divina” che splende dentro di noi, rappresenta la voce interiore che ad un certo punto della vita ci spinge a partire alla ricerca di noi stessi e ci riporta sulla strada giusta quando ci perdiamo. Le grandi crisi esistenziali che tutti dobbiamo affrontare in determinate età e periodi della vita, sono l’espressione psicologica di tale processo, crisi in un certo senso d’identità che poco o niente hanno a che fare con eventi esterni; tali periodi critici da un punto di vista astrologico sono contrassegnati dai transiti sul nostro sole.
Il genitore mortale è invece presente nella prima parte della vita dell’eroe, ed è quasi sempre negativo, crea ostacoli e difficoltà alla partenza dell’eroe che dimostrano come staccarsi e distinguersi dall’uniformità della collettività per affermare la propria individualità non sia facile. Infatti, l’eroe che trova il tesoro e sconfigge il drago diventa l’esempio di come sia possibile trovare e realizzare ciò che intimamente ci sentiamo “chiamati” ad essere, e questo spaventa e mette in pericolo il potere costituito che spesso si fonda sull’accettazione collettiva e passiva di regole e convenzioni che un’individualità ben definita non garantisce.
Quando l’eroe trova il tesoro il suo viaggio non è ancora compiuto, perché il tesoro che l’eroe conquista non appartiene solo a lui, ma a tutti, il prezioso segreto del difficile percorso della ricerca di sè deve essere svelato e la “conoscenza” raggiunta deve essere condivisa, in modo che ogni uomo sia spinto a cercare la propria strada e contribuisca così all’evoluzione di sé e dell’umanità.


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