La Luna







Daniela Grazioli


C'è la tremante luna pescina con le lacrime in tasca, la teatrale e drammatica luna leonina, l'impavida e irritabile luna arietina, l'esigente e algida luna bilancina… e così via, ognuno ha la sua specialissima luna.
Ma cos'è alla fine questa luna che anche in astrologia conserva lo stesso incanto e mistero che ha lassù nel cielo?
Fare l'elenco delle sue simbologie (la casa, la madre, l'infanzia, il sonno ecc..) alla stregua della lista della spesa è estremamente riduttivo e lontano dalla sua natura.
Iridescenti e nascosti fili d'argento collegano tra loro questi simboli in un inestricabile e misterioso disegno per addentrarci nel quale dobbiamo spogliarci della fredda logica della ragione e ascoltare la voce delle nostre emozioni, poiché la luna è prima di tutto la nostra emotività, il nostro più istintivo e naturale modo di reagire ai fatti della vita.

La luna è la nostra casa poiché ci indica quali sono le cose che emotivamente ci nutrono, che ci fanno stare bene, e nella nostra casa o nella nostra stanza o in quello che abbiamo scelto come nostro spazio, noi stiamo bene, ci sentiamo protetti ed al sicuro. "Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu mi sembri un'abbadia", afferma la voce della saggezza popolare, questa è la casa di cui ci parla la luna.
La casa, in quanto estensione del grembo e dell'abbraccio materno che ci accoglieva e conteneva da piccoli, e perciò la luna è anche la madre e l'infanzia. E secondo la sua posizione nel tema e gli aspetti che riceve dagli altri pianeti, possiamo avere un'idea dei problemi e dei doni che la nostra infanzia e il rapporto con nostra madre ci hanno lasciato.

Allo stesso modo, la luna è l'immagine della compagna ideale che l'uomo va cercando ed affonda le proprie radici nell'immagine del femminile che si è formata nell'originario rapporto con la madre, il primo grande amore di ogni uomo. La madre è anche il primo oggetto d'amore di ogni donna, che da oggetto di desiderio si trasforma nel primo e fondamentale modello/oggetto d'identificazione a cui ogni bambina guarda ed aspira. Pensate a quante volte avete indossato le deliziose scarpe con il tacco a spillo di vostra mamma, oppure l'avete osservata con quello sguardo incantato e limpido che solo i bambini hanno, mentre si metteva il rossetto sulla labbra, e poi, davanti allo specchio, ne avete imitato i gesti sentendovi altrettanto belle ed importanti…
Le tracce di queste amate e sognate immagini materne sono sepolte dentro di noi, ma conservano la stessa intensità e gli stessi colori smaglianti di allora, si trovano sulla linea di confine tra la donna che crediamo di essere e la nostra femminilità più profonda e spesso inesplorata.
Nel tema di una donna, perciò, la luna è la donna che è e che potrebbe essere se sciogliesse i suoi nodi e riempisse i suoi vuoti; è l'immagine di sua madre che vive nella sua mente e ancora la nutre o condiziona; e poi è la madre che è o sarà con i suoi figli; e poi, … e poi è tantissime altre cose.

La luna è un pianeta di frontiera: scivola lenta e silenziosa sui paesaggi dell'io illuminati dalla luce della coscienza e le ignote ed oscure regioni dell'inconscio, dove spesso e volentieri sconfina.
La luna insieme al sole simboleggia la polarità di maschile e femminile presenti in ciascuno di noi. Se il sole guarda avanti e con la luce della coscienza vuole distinguersi ed illuminare la propria unicità, la luna guarda indietro e desidera ritornare a confondersi e fondersi nel grembo caldo ed accogliente da cui trae origine la vita. Il ciclo della luna è infatti, intimamente legato ai ritmi della natura e alle fasi della vita, si nasce, si cresce, si culmina nella pienezza, si cala, si muore.

Nella mitologia troviamo alcune dee che incarnano il principio femmininile e illustrano come tale archetipo si possa esprimere nella giovinezza e nella maturità della donna. Artemide/Diana, Atena/Minerva e Estia/Vesta sono tre dee vergini, nel senso che non appartengono a nessuno, solo a se stesse.

Artemide è la vergine cacciatrice che vive nei boschi in compagnia delle ninfe ed era la protettrice delle fanciulle fino dall’età del matrimonio. Appare di carattere severo e selvaggio pronta ad uccidere per salvare una compagna. Guai all’uomo che avesse visto lei o le compagne mentre si bagnavano nelle fresche acque di laghi o ruscelli silvestri. Il cacciatore Atteone che aveva sorpreso la dea mentre faceva il bagno, per punizione venne trasformato in cervo e poi sbranato dai suoi stessi cani. Artemide è legata ad un’immagine di giovane donna molto solidale con le altre donne, come lo dimostrano il fatto che trascorreva il suo tempo in compagnia di ninfe ed i suoi interventi in aiuto delle compagne. Quando la luna appariva nel cielo, Artemide era sempre presente e piante ed animali danzavano. Astrologicamente l’immagine di Artemide è legata alle lune nei segni d’aria, infatti le donne con una luna d’aria hanno un grande bisogno di contatti, di comunicare, di stimoli mentali, più che sentire pensano ed hanno il problema di riuscire ad entrare in contatto e riconoscere i loro e gli altrui bisogni emotivi.

Atena/Minerva è la vergine guerriera, che nasce dalla testa di Zeus balzando fuori dal divino capo con un grido di battaglia che risuonò così lontano da far rabbrividire la terra e il cielo, era completamente rivestita di armi d’oro brillante e brandiva una lancia acuminata, in questo modo si presentò agli attoniti dei dell’Olimpo. Già questa nascita, così poco ortodossa, che fa di Atena una figlia partorita dal padre, sottolinea alcune caratteristiche della dea, prima di tutto Atena di “materno” non eredita niente, in secondo luogo è la dea dai “saggi consigli”, come indica il fatto di uscire dalla testa/mente di Zeus, ed infine invece di nascere piccola, indifesa e nuda, viene alla luce già adulta ed armata di tutto punto. In Atena, di ciò che simbolicamente si lega al “femminile” non c’è nulla, anzi i suoi comportamenti sono tutti di stampo maschile, per esempio ama esercitarsi al combattimento oppure correre coi suoi destrieri e quando è chiamata a giudicare Clitennestra per i suoi delitti la condanna senza alcuna pietà…. Atena è legata ad un immagine di donna che nega e rifiuta la propria parte femminile, deprivata nell’infanzia di un efficace contatto col materno, congela la propria vita emotiva, e si trasforma in una specie di amazzone. Astrologicamente la figura di Atena si collega alle lune fortemente caratterizzate da saturno.

Infine Estia/Vesta, la vergine del focolare, l’unica tra tutti gli dei dell’Olimpo che non prende mai parte a dispute o guerre. Anche Estia, come Artemide ed Atena, rifiuta ogni pretendente e giura sulla testa di Zeus di restare vergine, di non appartenere mai a nessuno, Zeus in cambio le assicura la prima vittima di ogni sacrificio e le concede in dono, poiché non potrà avere regali di nozze, di “essere” fuoco. Estia è la più mite, la più onesta e caritatevole delle dee dell’Olimpo, il fuoco di cui Estia è custode è sacro, guai se si spegne, la casa o la città in cui tale fuoco si spegne viene colpita dalla sventura. Estia perciò è presente in ogni casa attraverso il fuoco, di lei non esistono rappresentazioni iconografiche, sembra che anticamente simbolo di Estia fosse un braciere, il cui fuoco era mantenuto vivo sotto la cenere, attorno a questo fuoco che era simbolicamente e concretamente il “centro”, si riuniva la famiglia o il clan. Questa dea è legata all’immagine di una donna in un certo senso senza volto, donne che non presentano al mondo un’immagine chiara e definita di sé, ma vivono molto in se stesse. Astrologicamente Estia si collega alle lune fortemente nettuniane che sottolineano l’aspetto mistico del femminile.

In queste tre dee vergini, vergini nel senso che hanno fatto una scelta di indipendenza, la costruzione dell’identità non passa attraverso nessun altro, ma è completamente imperniata su se stessi. Il contrario avviene invece con le prossime tre figure di dee, Demetra/Cerere, Era/Giunone, Persefone/Proserpina, le cui vicende sono tutte determinate dal rapporto che ognuna di loro ha con l’altro, o come madre, o come figlia o come moglie. Per tutte e tre è la relazione che da sostanza alla loro identità, senza relazione perdono il loro significato, non esistono. In tale relazione tuttavia ognuna di loro, in modi diversi, subirà delle violenze fisiche o psicologiche, perché, ci dice il mito, è estremamente pericoloso costruire la propria identità unicamente in funzione della relazione che si ha con l’altro.

Era, la dea del matrimonio, era la moglie di Zeus. Il dio inizialmente la corteggiò senza successo, fino a quando trasformatosi in un cuculo infreddolito, Era intenerita, lo avvicinò al suo seno per riscaldarlo, subito Zeus riprese le divine sembianze e violentò la dea che fu così costretta a sposarlo. Si dice che la notte delle loro nozze sia stata lunga 300 anni, infatti Era si bagnava regolarmente nella fonte di Canato la cui acqua ogni volta le restituiva la verginità. Tuttavia dopo questa lunga ed appassionata luna di miele, Zeus riprese le sue abitudini di seduttore, e la loro vita si trasformò in una sequela di liti e vendette. Era, infatti, offesa ed umiliata dalle continue infedeltà del marito, si vendicava intessendo tortuosi raggiri contro di lui e perseguitando le sue amanti e i loro illegimiti figli, in ogni caso ritornava sempre da Zeus al quale, in un certo senso, aveva affidato la sua vita. Il problema di Era e delle donne che come lei vivono se stesse unicamente attraverso il matrimonio, è questa loro grande dipendenza affettiva ed emovita dalla relazione, unica garante della loro sicurezza al punto che spesso per salvarla ad ogni costo, annullano se stesse. In questo modo, quando capita che malgrado il loro sacrificio e loro volontà, perdono la relazione, perdono anche se stesse. Nel mito questo non accade, anzi il mito, proposto il problema ne traccia anche una possibile soluzione, Era, infatti, con un atto di grande creatività personale, decide di generare un figlio da sola senza Zeus, un figlio che è solo suo, una sua esclusiva opera di creazione, in tal modo si costruisce un proprio spazio all’interno del quale è affrancata dalla dipendenza. Astrologicamente la figura di Era è legata alle lune fortemente caratterizzate da Plutone, le donne con tali lune infatti, hanno un forte bisogno di vivere in prima persona il proprio potere e la propria creatività.

Demetra, la dea del grano, del raccolto, non è sposa a nessuno, ma è madre di Core. Le vicende che il mito ci racconta di Demetra sono tutte incentrate sul rapporto madre/figlia e sull’evoluzione che il lato materno presente nel “femminile” deve compiere. Demetra è dapprima la madre che nutre, protegge e gioiosamente guarda crescere Core, la figlia innocente, che dopo il rapimento e lo stupro inflittele da Ade, prenderà il nome di Persefone, Signora del regno dei morti. Demetra perduta la figlia, perde tutto e per nove giorni e nove notti disperatamente cerca Core, chiamandola incessantemente per nome. Il decimo giorno giunge ad Eleusi dove diventa la nutrice del figlio del re di tale città, continua così in modo sublimato la sua funzione materna. In seguito, lasciata la reggia e ormai sicura del rapimento della figlia da parte di Ade, invece di risalire all’Olimpo, furibonda e piena di rabbia continua a vagare sulla terra impedendo agli alberi di dare frutti e all’erba di crescere, riducendo così gli uomini alla fame. Invano è più volte implorata dagli dei dell’Olimpo di tornare tra loro, Demetra è irremovibile e giura che la terra resterà sterile fino a quando Core non le sarà restituita, prosciugata dal dolore Demetra rende infeconda, incapace di generare anche la Madre Terra. Alla fine Core/ Persefone potrà tornare da Demetra ogni anno e trascorrere con lei i due terzi dell’anno e con Ade, il suo sposo, l’ultimo terzo. Demetra accetta e si riunisce alla figlia con grande festa, sa che Core, la “fanciulla” innocente è scomparsa, al suo posto ora c’è Persefone, la sposa di Ade e regina degli inferi, perciò la loro relazione di madre/figlia è irremediabilmente mutata. Demetra non può più essere la madre fonte di nutrimento e protezione in senso fisico, ma deve diventare una madre psichica capace di lasciare libera la figlia di andare per la sua strada. Infine Demetra in quanto figura centrale dei Misteri Eleusini, una religione misterica i cui riti si celebravano ogni anno ad Eleusi, acquista una valenza spirituale, ora Demetra non è più solo la madre di Persefone, ma diventa la “madre” spirituale di tutti i suoi seguaci. Astrologicamente l’immagine di Demetra è legata alla luna in toro o alle lune molto caratterizzate da giove, le donne con queste lune infatti hanno un fortissimo senso materno e devono imparare ad accettare di lasciare crescere e andare i loro figli.

Persefone, quando ancora è Core, la dolce e innocente fanciulla, l’adorata figlia di Demetra, più che vivere si lascia vivere, ignara dei pericoli che non vede e non vuole vedere perché non ha coscienza di sé, un giorno con facilità si lascia sedurre dai colori e dal profumo di un ingannevole fiore e lo coglie. Quel che accade in seguito, la terra che si apre per fare uscire Ade, lo stupro, il rapimento, sono eventi che sembrano non avere alcun legame con la sua azione di cogliere un fiore; in realtà tutto questo che simbolicamente rappresenta lo scontro con la realtà e l’acquisizione della coscienza avviene in modo tanto drammatico perché Core ha continuato a rimandare tale incontro ed ha continuato a delegare ad altri le proprie scelte, è perciò costretta a crescere ed assumersi la responsabilità della sua vita in modo traumatico. La discesa agli inferi trasforma Core in Persefone, trasforma la fanciulla in una “donna” capace di essere sposa e di governare un regno, così la trova Ermes quando porta ad Ade la preghiera di Zeus di lasciar tornare Persefone dalla madre. Persefone ritorna, ma prima di risalire sulla terra assaggia il rosso melograno, il cibo dei morti, e in questo modo si lega indissolubilmente ad Ade ed al suo regno, dove sempre ritorna. In seguito il mito ci parla di Persefone come di una regina begnina e misericordiosa, fedele al suo sposo. La figura di Core/Persefone è legata all’immagine di donne che fanno fatica a diventare e a riconoscersi come i veri soggetti della loro vita, generalmente sono donne molto dolci che mantengono un che di infantile che le porta ad attribuire agli altri la responsabiltà degli eventi che avvengono nella loro vita. Astrologicamente tali caratteristiche si possono trovare con più facilità nelle lune cancerine o molto legate a venere.


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