Venere : secondo pianeta personale







Lidia Fassio


Il secondo pianeta personale è Venere: anch’esso vicino al nostro Sole (Mercurio e Venere sono i due pianeti che si trovano tra la Terra e il Sole) può allontanarsene al massimo di 45°. La funzione di Venere riguarda espressamente la costruzione dei fattori affettivi, parte importantissima per l’Io, fondamentale tappa nella vita infantile per giungere alla strutturazione di un senso di autostima personale, di un sano rapporto con sé stessi e con gli altri (armonizzare e relazionare) e di una capacità di riconoscere i valori interni che costituiranno i parametri individuali su cui si innesterà la capacità di scegliere.

Tutte le potenzialità che questo pianeta ci offre derivano dalla semplice e magica parola “affetto” (1) che è ciò che orienterà e dirigerà la vita fino a divenire “scelta”. In psicologia questa parola assume un’importanza straordinaria poiché sono proprio gli affetti vissuti sotto forma di bisogni, desideri e sentimenti che spingono il bambino ad entrare in relazione con qualcosa di esterno che, provvedendo a soddisfare i suoi bisogni, crea le basi per una gratificazione.

La prima esperienza di “relazione” avviene nel bambino proprio attraverso questa funzione. L’incredibile sequenza di sorrisi, abbracci, di contenimento e rassicurazione che la madre fornisce al suo bambino sarà lo straordinario impianto che fornirà un’idea di relazione come di un “voler partecipare e voler scambiare” con un altro essere umano.

Venere è il pianeta che permette di essere attratti dal mondo esterno e quindi di non restare fissati su di sé (insieme a Mercurio ha il domicilio primario in un segno d’Aria, elemento che ricorda il bisogno vitale di relazionare e scambiare): rappresenta la possibilità di rompere il guscio narcisistico, indispensabile premessa per rivolgere lo sguardo altrove; è la prima esperienza di interazione e seduttività che il neonato sperimenta cercando risposte ed accoglimento che stimolino il desiderio di stare in intimità con un “oggetto” a lui esterno.

E’ provato che i comportamenti seduttivi adulti sono costruiti sulla falsariga di questi primi approcci. I preliminari amorosi sono identici a quelli messi in atto nella prima parte della vita. Dice Freud nel Compendio di psicoanalisi: “occupandosi del corpo del bambino, la madre diventa la sua prima seduttrice ed essa fungerà da prototipo per tutte le successive relazioni amorose di entrambi i sessi”. Senza un adulto adorante e quasi corteggiante il bambino potrebbe non provare mai l’eccitazione di abbandonarsi alle relazioni umane e potrebbe restare fissato nella fase narcisistica.

Proprio attraverso Venere noi iniziamo invece a sperimentare quel contatto umano profondo da cui scaturirà il desiderio di entrare in comunione con altre persone.

Il simbolo venusiano a volte viene scambiato con quello lunare: in realtà, Venere rappresenta l’incontro con la parte del piacere e della gratificazione che giungono dalla relazione e alimenterà la strutturazione di quella funzione psichica che chiameremo “capacità di amare e di entrare in relazione”, mentre la Luna fornisce holding – protezione e nutrimento emotivo – creando quel senso di attaccamento che porterà a trovare dentro di sé la capacità di contenere le emozioni, di proteggerci dalle situazione distruttive (interne ed esterne) e di imparare a dar vita e far crescere. La Luna è molto legata al bisogno di radicamento e alla creazione di una situazione emotiva stabile in cui poter poi far nascere e crescere qualcosa che dia anche un senso di continuità alla vita. Venere è la modalità con cui abbiamo sperimentato la relazione e l’amore, ma è anche il senso di umanità condivisa e la voglia di scambiare con altri.

Venere deve spingerci nell’età adulta a cercare nelle relazioni, qualsiasi esse siano, il senso di condivisione e di cooperazione, premesse indispensabili alla vera costruzione di un senso sociale che prenda in considerazione gli altri come esseri aventi uguali opportunità ed uguali diritti pur essendo tra loro molto diversi (passaggio dalla Bilancia all’Acquario e dalla settima alla undicesima casa). Importanti studi su ragazzi problematici e con comportamenti antisociali hanno dimostrato che da piccoli hanno subito gravi privazioni e non hanno mai ricevuto quel calore, quel piacere, quel senso di accettazione e di partecipazione necessario per diventare membri del consorzio umano.

Quando il bambino scambia sorrisi con le prime figure di accudimento comincia anche ad esprimere le proprie preferenze verso alcuni soggetti invece di altri; questa è la fase in cui si concentra in modo assolutamente privilegiato sulle persone piuttosto che sugli oggetti inanimati. Attraverso Venere il bambino viene “sedotto” dal viso della madre, dal suo corpo, dal suo modo di toccarlo e di tenerlo; più avanti sarà sedotto da suoni, da parole, da idee, da profumi, da tutto ciò che gli permetterà di scoprire sé stesso e gli altri e di appagare il desiderio e il bisogno di realizzare le proprie aspirazioni. In effetti Venere non è solo la grande seduttrice amorosa: possiamo considerare venusiano (e attrattivo) tutto ciò che ci piace e che, pertanto, vorremmo portare nella nostra vita. Così, da adulti, attraverso questo simbolo, ci innamoreremo non solo di persone, ma anche dell’arte, della musica, della filosofia e di tutto ciò che stimola il nostro desiderio di conoscere purché questo sia il riflesso di qualcosa che è anche dentro di noi e che una volta conquistato aumenterà il nostro senso di valore personale e di gratificazione.

Venere è importantissima per la formazione dell’Io perché è proprio dalla sperimentazione dell’interazione basata su abbracci, sorrisi, sulla reciproca voglia di stare insieme che il Sé permetterà all’Io di sentire che esiste perché è in relazione con l’altro. Da questi primissimi scambi nasce l’idea di essere parte di una comunità (Venere in seconda casa) e, dalle innumerevoli sensazioni che investono il neonato nella sua relazione più importante, nasce l’idea che si possa trovare un’armonia affettiva; da qui impariamo i fondamenti rudimentali dei rapporti umani ed approcciamo l’idea che noi occupiamo solo una parte di mondo, perché l’altra è occupata da altri e che il senso di armonia nasce dalla possibilità che noi e gli altri possiamo relazionare.

Ricordo che anche nel Mito di Adamo ed Eva, la percezione della “caduta” (fuoriuscita dal Paradiso Terrestre) deriva dalla rottura della relazione con Dio. Essere in relazione significa specchiarsi negli occhi di qualcuno, significa esistere.

I bambini iniziano fin dalla nascita a legare nella memoria fenomeni e sentimenti e lo fanno attraverso il senso del gusto molto ben sviluppato che reagisce istintivamente alle sollecitazioni mostrando con chiarezza di preferire una cosa piuttosto che un’altra, la voce della mamma a quella di altri, il profumo della madre a quello di altre persone e una pappa dolce invece di una salata. Il gusto personale nasce dalla sensazione “piacevole o spiacevole” che fa sì che il bambino accolga o respinga in modo immediato ed istintivo. E’ il primo e fondamentale codice binario su cui imposterà una serie di scelte basate sull’attrazione: “ciò che mi piace lo voglio portare a me perché mi procura sensazioni di benessere, mentre ciò che non mi piace lo voglio tenere lontano da me perché mi crea disarmonia e malessere”.

Una delle tematiche più frequenti a livello psicologico è la diffusa sensazione di non conoscere in modo chiaro ciò che si desidera, cosa piace veramente, e questo produce insoddisfazione che alimenta il bisogno di compensare il vuoto interno attraendo a sé surrogati che non faranno altro che aumentare il senso di svalutazione perché non conducono ad alcuna gratificazione. Venere è parte del “principio di piacere” e quando noi siamo in linea con questo archetipo proviamo gratificazione in ciò che facciamo, desideriamo o amiamo, e ciò aumenta il nostro senso di identità. Possiamo dire con maggior precisione che ciò che ci piace è ciò che valorizziamo; ciò che non ci piace ci lascia indifferenti perché non ha valore per noi .

Il senso di valore ha bisogno di costellarsi nel bambino attraverso gesti, tenerezze e cure che lo facciano sentire amato e, appunto, valorizzato; in una parola deve essere accettato e deve avere la sensazione di piacere e di essere importante per chi si occupa di lui.

Non c’è modo di formare qualcosa a livello psicologico se prima non lo sperimentiamo fisicamente attraverso un’altra persona; proprio dal riflesso che la madre rimanda al suo bambino nascerà quella prima impressione di sé, quel primo senso di valore e di stima personale che sarà il substrato su cui il bambino imparerà a valutare ciò che ha di fronte e ciò che conta per lui (valutare significa letteralmente “dare un valore” ). Senza una relazione e un contatto fisico stabile e duraturo con una figura importante, il bambino non svilupperà neppure un buon rapporto con il corpo e, a quel punto, il piacere di entrare in relazione intima con un’altra persona sarà perduto a livello profondo, così come sarà perduto il rapporto con il proprio corpo.

Senza aver sperimentato l’idea di essere importante e di piacere alla figura di riferimento, il bambino si sentirà senza valore e, in seguito, non solo non si valorizzerà, ma non saprà neppure valorizzare gli altri e questo influirà in maniera negativa sulla sua futura capacità di scegliere e di avere rapporti di scambio affettivo. E senza avere valore diventerà impossibile strutturare “i valori” personali che sono i parametri che aiutano a orientarsi nelle scelte.

Venere, dal suo domicilio primario in settima casa ci ricorda che le relazioni sono basate su gusti personali, su scelte razionali e sulla capacità di valorizzare prima sé stessi e poi gli altri, e sono mosse dal desiderio di superare il senso di separazione che l’Io sperimenta, cercando punti di condivisione con le persone che ci piacciono, che amiamo e con le quale desideriamo entrare in un rapporto di reciproco scambio e condivisione. In questo Venere è inconfondibilmente diversa dalla Luna che invece ricerca sempre la fusione emotiva sperimentata nella diade madre-bambino; Venere imposta relazioni paritetiche e pertanto necessita che entrambi abbiano acquisito il senso di separazione e cerchino spazi di condivisione. Venere rappresenta cosa noi intendiamo come “amore”, ma questa parola non avrebbe alcun senso se non fosse stata sperimentata nell’infanzia sotto forma di abbracci, di calore, di desiderio di scambio e di interazione.

Purtroppo però, se nella primissima parte della vita, quando il bambino cominciava a manifestare i suoi gusti, i suoi bisogni e i suoi desideri, questi non sono stati rispettati o peggio ancora, se ha avuto la sensazione che fossero “sbagliati”, l’Io avrà lavorato per rimuoverli, falsarli e sostituirli con altri accettati da chi si prendeva cura di lui.

Questa è una delle motivazioni per cui, da adulti, possiamo trovarci a conquistare ed attrarre persone e situazioni che poi non ci stanno bene, da cui o in cui non ci sentiamo valorizzati e non riusciamo a scambiare nulla o non troviamo gratificazione alcuna. Ogni volta che facciamo una scelta “sbagliata” abbiamo una sensazione di malessere interno, quasi di svuotamento, ed è allora che dobbiamo riflettere su quelli che sono i nostri gusti, i nostri valori, sul perché attraiamo a noi ciò che non ci piace e che, di conseguenza, sembra toglierci valore anziché aumentarlo.

Se i nostri gusti sono stati messi in scacco o alterati, saranno stati sostituiti da gusti di altre persone che avremo fatto nostri ma, proprio per questo, percepiremo la sensazione di non verità e fedeltà con il nostro interno profondo. La cosa più grave verrà però perpetrata ai danni del nostro senso di identità poiché non sapremo con precisione cosa vogliamo e il più delle volte finiremo per essere poi orientati da chi ci sta intorno.

Per poter scegliere abbiamo bisogno di una scala di valori personale ed abbiamo bisogno di razionalità; questa è la motivazione per cui Venere è un pianeta di Aria poiché tutto quello che la riguarda deve giungere da un atto cosciente: l’amore stesso deve basarsi su una scelta ed una valutazione contrariamente all’innamoramento che è una pulsione che deriva direttamente dall’inconscio e che spinge alla riproduzione (casa quinta).

Nel mito di Afrodite ci sono alcuni punti interessanti da analizzare a livello psicologico per meglio capire questo archetipo. Afrodite sceglieva sempre, non era mai scelta: era lei che sfoggiava il portentoso cinto magico che la rendeva irresistibile agli occhi di chi desiderava conquistare; tuttavia, per colpire il cuore dell’altro e far scattare la scintilla dell’amore e la voglia di relazione, doveva rivolgersi ad Eros, poiché era lui che possedeva le frecce ed era lui l’unico che poteva lanciarle. Questo significa che tra il momento della vista dell’altro e quello dello scatenarsi del desiderio che prelude al sentimento, deve passare del tempo che, a livello simbolico, rappresenta lo spazio di “riflessione” in cui entrano in gioco la valutazione e la ragione.

L’amore – ci dice il mito – esige riflessione; senza una necessaria valutazione delle reali capacità di accettazione di sé e dell’altro, non si passerà mai dallo stato di innamoramento a quello di amore e mai si arriverà ad una vera relazione adulta.

Ecco perché Venere è un pianeta personale, perché ha a che fare con la conoscenza e con la coscienza: amare, attrarre l’altro significa aumentare il senso di conoscenza di sé poiché ciò che ci attrae è ciò a cui diamo valore ed è il riflesso di qualcosa di nostro che possiamo scoprire attraverso la relazione. Se c’è corrispondenza tra l’interno e l’esterno noi avremo gratificazione, aumento dell’autostima e senso di benessere e di identità; se invece ciò che attraiamo e portiamo a noi non ci gratifica significa che l’interno e l’esterno non corrispondono e che stiamo ancora valorizzando qualcosa che non ci appartiene, che magari viene valorizzato dalla società ma che non corrisponde ai nostri valori personali i quali, di conseguenza, saranno svalutati e denigrati.

A livello affettivo, se abbiamo introiettato l’amore in modo ambiguo, falsato, o se lo abbiamo legato in qualche modo alla sofferenza, all’umiliazione, al sacrificio o alla violenza, il nostro senso di integrità e di valore sarà tradito e ciò che intenderemo come “amore” sarà una brutta copia contrabbandata per buona; questo, purtroppo, ci porterà ad attirare persone che non solo non ci piaceranno e non ci gratificheranno, ma ricaveremo un senso di svalutazione, di non avere il diritto ad essere amati ed accettati e tutto questo azzererà il nostro senso di autostima .

Il potere seduttivo di Venere è un gioco sottile e prezioso poiché ci spinge verso atteggiamenti e qualità che ci attraggono e di cui l’altro è assolutamente ignaro in quanto appartengono a noi; tuttavia saranno proiettati sull’altro che diventerà l’inconsapevole complice del nostro bisogno di conoscenza. Spesso si attiva attraverso lo sguardo, al punto che Platone parlava dell’amore come della “malattia degli occhi” poiché – secondo lui – l’amore scatta quando si stabilisce un legame tra la forma interna e la forma esterna ovvero tra l’immagine di una figura amata ed interiorizzata a suo tempo e il suo risuonare improvviso all’esterno. Tuttavia, se l’immagine interna è deteriorata quello che accadrà all’esterno sarà altrettanto deteriorato ed ecco perché questo pianeta personale – più di altri – utilizza il meccanismo della proiezione che consente di rimettere in scena un certo tipo di relazione che avrà il solo intento di riportare alla luce l’immagine interiorizzata dell’amore e della relazione, permettendoci di riparare i nostri gusti personali e il nostro senso di valore.

In astrologia, analizzando il simbolo di Venere nel segno e nella casa in cui si trova possiamo farci un’idea precisa delle cose che possono piacere a quella persona e che dovrà portare nella sua vita per sperimentare incremento di benessere e di autostima.

A Venere si associa anche quella zona della nostra psiche che è preposta alla solidarietà, alla cooperazione e all’altruismo: la prima testimonianza letteraria in cui si parla di altruismo è il poema di Gilgamesh scritto in sumero intorno al 2200 a.C.; esso narra le grandi gesta di Gilgamesh per ritrovare il fedele compagno Enkidar nell’Oltretomba e per riportarlo a nuova vita. Con la nascita delle grandi religioni si afferma anche l’idea dell’altruismo come base sociale da contrapporsi alla pura competizione. Eccles – biologo del cervello – sostiene che a livello cerebrale le aree destinate all’affettività e alla solidarietà nel corso dell’evoluzione si sono di molto ampliate rispetto a quelle preposte all’aggressività.

Buoni aspetti di Venere nel nostro tema natale ci rimandano ad una relazione sana in cui ci siamo sentiti amati, valorizzati ed accettati e in cui è stato possibile creare un buon senso di fiducia personale e di autostima: questa sarà la premessa importante per cercare e creare relazioni in cui sentirsi bene e scambiare ciò che si è e si ha; infatti, chi ha introiettato l’amore attraverso una relazione valida e rispettosa dei desideri e dei gusti personali permettendo di sentirsi amato in quanto “persona a pieno titolo”, non sarà mai attratto da situazioni che possano sminuire il valore e ancor meno da situazioni in cui l’amore diventi, per qualche deformazione, sinonimo di masochismo, di vittimizzazione o di strani giochi di potere.

Una Venere molto lesa nel tema natale ci rimanda a una sensazione di non amore, di non valore e di non accettazione e questa modalità diventerà il radar con cui cercheremo le relazioni e l’amore ed è per questo che, rimettendo in scena situazioni simili, si avrà la possibilità di ridefinire i propri confini, valori e il senso di sé: solo questo potrà condurre alla reale condivisione di spazi affettivi ed intimi con un’altra persona mantenendo il proprio senso di integrità e di armonia interna.

Non possiamo dimenticare che la parola amore non esiste se non comprende libertà personale, valore e integrità: in una parola l’individualità propria e dell’altro.

Leggendo il simbolo di Venere nei suoi rapporti con gli altri pianeti possiamo comprendere quale immagine si è introiettata e quale tipo di relazione è presente nell’inconscio e, di conseguenza, cosa si attirerà nella vita. Se Venere è legata da aspetti dinamici, le prime relazioni sono sempre difficili e non soddisfacenti.

Due pianeti in particolare simboleggiano problematiche precoci e bisogno di rimarginare ferite prima di poter raggiungere la possibilità di amare ed essere amati.


Rapporti Venere-Saturno

Se nel nostro tema natale c’è un rapporto tra Venere e Saturno, a maggior ragione se è un rapporto dinamico, significa che nella nostra psiche il concetto di affetto e di amore si è legato a quello di sacrificio, di senso del dovere e, spesso, di non desiderio o di rifiuto.

Significa che il bambino ha percepito un senso di dis-armonia nel delicato rapporto iniziale con la figura di riferimento. Saturno tende a mostrarci la zona in cui ci sono i nostri punti più fragili e più deboli e quando tocca Venere indica che le difficoltà sono state vissute nella prima grande relazione, per cui entrare in intimità e in contatto con gli altri sarà sempre una cosa difficile, che tende ad essere vissuta con disagio, con paura, in modo rigido e poco accogliente.

Dietro a Saturno ci sono paure del rifiuto, paura di sperimentare frustrazione, paura di avere nuove delusione e, sempre, bassa autostima.

Con Venere-Saturno la figura di riferimento sembra distante, incapace di decodificare i bisogni del bambino, probabilmente per una difficoltà personale, per una non dimestichezza con le carezze, gli abbracci, le coccole: come se questo fosse qualcosa di negato e di non appreso a suo tempo e di impossibile da passare.

Il bambino con questo aspetto imparerà presto che per essere amato dovrà dare prova di fare delle cose, di essere buono e di prendersi delle responsabilità; con Venere-Saturno non esiste l’amore “incondizionato” ed anche il corpo sembra rispondere in maniera fredda e rigida nonostante il grande desiderio e la grande fame di affetto che si cela al suo interno.

La paura di essere feriti e rifiutati tende a prendere la meglio sul bisogno di darsi, di concedersi e di scambiare e questa è la ragione per cui si ripeterà uno schema che ben si conosce e che porterà ad un circuito difficile e doloroso: “ho bisogno però ho paura; non mi concedo perché temo di essere ferito e rifiutato; sono freddo e distante, vengo lasciato o rifiutato; aumento il senso di paura”. Fino a che non si arriverà a capo di questo circuito di dolore e sofferenza che induce a chiusura e riserbo, non ci sarà modo di trovare gratificazione in amore, perché tutto viene minato dalla paura e dal rifiuto che impediscono di entrare in un clima di intimità.

Non possiamo dimenticare che Venere è un pianeta attivo: il suo domicilio Bilancia ci ricorda una energia Yang per cui l’amore è una forza che spinge verso qualcosa che si desidera, è un movimento di tutto l’organismo che genera apertura e crea contatto; chiudersi, ritrarsi e trattenere (tematiche indicate in modo inequivocabile dal meccanismo di difesa saturniano) non hanno nulla a che fare con il piacere, ma sono indicatori di ansia, di paura e di dolore.

Saturno è il simbolo attraverso cui introiettiamo i principi morali esterni, il senso delle regole e del limite che forgeranno la struttura del nostro Super-Io; se questo è eccessivamente rigido, quando si trova in relazione a Venere, ne scaturisce uno schema mentale inibito e negativo in cui il simbolo del piacere viene associato a qualcosa di proibito o di sbagliato e questo conduce ad un conflitto tra il piacere e la morale e tra i due si verifica una scissione. Qualcosa di moralistico a livello collettivo entra nel mondo personale ad impedire che il piacere venga vissuto in modo sereno e tranquillo. Con Saturno l’amore finisce per far coppia con parole tipo dolore, sacrificio e senso del dovere; ed è per questa ragione che, nel tentativo di evitare la parte spiacevole del conflitto, si finisce per evitare anche il piacere.

Chi ha Venere-Saturno ha anche seri problemi di autostima e su questi dovrà lavorare per imparare a sentirsi “meritevole” d’amore; questo schema cementato in profondità obbliga a cercare relazioni in cui non vi è parità e in cui si cercherà di compensare con il “fare” ciò che si ha paura di non “essere” o di non “dare” su altri piani.

L’amore è essenzialmente armonia e se questa non viene trovata all’interno, difficilmente potrà essere trovata all’esterno. Amare significa anche “uscire dal limite” e chi ama cerca di proiettarsi fuori dagli schemi abituali; chi ama è pieno di energia, di creatività: l’amore è la fonte che ci porta al di là di ogni diversità, e che ci permette di ritrovare quella forza di attrazione che prima era immagazzinata nella psiche. Con Venere-Saturno l’energia invece è tenuta in scacco dalle paure, dalle inadeguatezze e dai limiti, ma per amare bisognerà scavalcare tutto ciò e spingersi “oltre”, sperimentando il concedersi e il donarsi.

Se pensiamo alla posizione di Venere come signora della casa settima, possiamo anche azzardare l’idea che l’amore sia l’energia che ci spinge fuori dalla “mediocrità” della sesta casa; dopo aver sperimentato limiti, necessità, adeguamenti e paure, arriva l’amore vero che ci traghetta in un’altra dimensione di noi stessi, per renderci liberi.

Rapporti Venere-Plutone

I rapporti tra Venere e Plutone sono straordinariamente complessi perché troppo spesso hanno alla radice della relazione un senso di tradimento e di ambivalenza. In questi rapporti “amore e potere” si sono legati indelebilmente. Quando si era molto piccoli si è sperimentata la relazione con modalità distruttive: la sensazione di essere totalmente in balia della persona che si prendeva cura di noi non era piacevole, era carica di angoscia, di timore, di paura di essere abbandonati e distrutti. Con Plutone si parla sempre di separazione, di perdita, di lutto; è il pianeta che ci ricorda che dobbiamo separarci dall’abbraccio simbiotico iniziale.

Venere e Plutone sono simbolicamente i due signori dell’asse seconda/ottava e, nonostante la simbiosi e il sogno di fusionalità perdurino a lungo dentro di noi, sarà inevitabile vivere la separazione per raggiungere la differenziazione. La relazione simbiotica deve dunque passare attraverso una separazione che porterà alla capacità di tollerare la frustrazione della distanza e della separazione; senza questo non si può sperimentare amore e non può esserci relazione perché non c’è Venere, ma c’è ancora e solo la Luna. Con Venere-Plutone, la fase di separazione non è stata semplice, ci si è sentiti feriti, angosciati e manipolati, non rispettati nei bisogni più profondi; spesso ci si è imbattuti in difficoltà che davano sensazioni di abbandono e di paura di distruzione, fino ad arrivare al senso di impotenza, a volte all’abuso, e pertanto ci si è strutturati a percepire i sentimenti altrui, soprattutto quelli negativi, cercando in questo modo di esorcizzare la paura mettendo in atto fantasie di onnipotenza.

Le paure non sono simili a quelle saturniane, qui si tratta di pulsioni di morte poiché si riescono a catturare i sentimenti ambivalenti che strisciano nella psiche delle persone che sono accanto e questo mette in scacco la fiducia in sé stessi e negli altri, mentre la vita sembra infilarsi in un tunnel di precarietà ed insicurezza: se la persona che si occupa del bambino è ambivalente, ed ama e odia contemporaneamente, il bambino che sente quest’alternarsi di stati d’animo opposti non potrà far altro che fantasticare di controllare ogni sentimento ed emozione per non rischiare di diventare vittima. Questo conduce da adulti a non potersi più lasciar andare dal punto di vista psicologico; non ci si può abbandonare perché si teme di essere traditi… (troppo forte è ancora la ferita: con Plutone sono difficili le riparazioni perché si è accumulata rabbia inespressa che, nel tempo, è diventata rancore); in questi casi le relazioni sembrano campi di battaglia in cui si vive una potente intensità a livello fisico, ma non ci si concede a livello psichico, come se questa sfera rimanesse vigile per poter prevenire qualsiasi segnale di allontanamento o di tradimento. Il non concedersi e il non aver fiducia conduce inevitabilmente alla perdita e all’abbandono e al ripetersi della situazione che si vuole controllare e ed evitare. In realtà, questa modalità di agire all’interno di una relazione porta inevitabilmente al tradimento di sé e, infatti, ciò che andrà riparata è proprio la fiducia personale affinché restituisca la possibilità di contare su risorse proprie, che non possono essere “perdute” poiché non dipendono dall’altro.

L’altra modalità di risposta di una Venere Plutone è quella della manipolazione e seduzione; se il bambino è stato vittima di invischiamenti e manipolazioni e non è stato rispettato nella sua integrità e nei suoi confini, da adulto si difenderà usando e, spesso, sfruttando il magnetismo e la seduttività (soprattutto quella sessuale) per arrivare ad avere potere sull’altro in modo da poterlo avere in pugno. In questo caso si rimette in piedi l’antica tragedia in cui dare e togliere erano sempre agiti dalla stessa mano e in cui il potere dell’altro consisteva nel negarsi e nel non garantire ciò di cui il bambino aveva bisogno per sopravvivere facendogli sperimentare frustrazione e totale senso di impotenza. Da adulto, questo soggetto può arrivare a non amare mai, a controllare e manipolare l’altro, abbandonandolo quando sente il bisogno di dare di più.

Plutone ha il difficile compito di far perdere all’Io il senso di onnipotenza e questa è l’unica vera opportunità di trasformazione (vero e proprio simbolo legato a Venere-Plutone); per arrivare a questo dobbiamo vivere appieno la passione nella relazione (2). Il punto è che la trasformazione avviene per lo più nella sofferenza: infatti, insieme all’amore si sperimenta anche il lutto e l’impotenza.

Chi ha Venere-Plutone, se non passa questa fase di catarsi che lo porti al perdono, non sperimenterà l’amore perché questo può nascere solo se si sono ripulite le emozioni e le pulsioni. L’Io successivamente deve andare oltre l’innamoramento e la fusione (entrambi troppo carichi di idealizzazioni e di illusioni) per entrare in una relazione psichica; se però è troppo fragile e teme di misurarsi con la frustrazione, non crescerà e si comporterà come colui che “seduce e abbandona”, in cui tutto rimane a livello fisico e strumentale.

Con Venere-Plutone si è sperimentata una fase di “separazione dalla figura materna” in modo drammatico, vissuto come un vero e proprio abbandono in cui ci si è sentiti morire perché senza strumenti e senza potere; da adulti, bisognerà ritornare su quel lutto rivivendolo attraverso un’altra perdita, carica di intensità e di rancore in cui si dovranno affrontare tutti i sentimenti infantili ancora seppelliti ed inesplorati. E’ questo materiale inconscio che porta alla paura di arrivare fino in fondo e alla messa in atto di un comportamento coercitivo in cui si seduce, si conquista, si rende impotente l’altro, dopo di che lo si abbandona per evitare di mettersi totalmente in gioco a livello psichico.

Plutone richiede il superamento di questo limite. Occorre capire che l’esperienza di perdita non è tanto rivolta all’oggetto amato quanto ai confini dell’Io che, attraverso il proprio abbandono e il lasciarsi andare diventano labili al punto da permettere che la relazione intima possa ripristinare, a livello psichico, l’unità e la fiducia perdute a suo tempo.

Con Venere-Plutone, non basterà arrivare all’unità fisica (ottenibile con il rapporto sessuale) ma si richiederà un’unità molto più potente a livello psichico ed emotivo, altrimenti ci sarà uno spreco di energia che non condurrà a nessuna trasformazione ma solo allo svuotamento di sé.

Per concludere, Venere Plutone ci mette di fronte alla nostra vulnerabilità psicologica che nasce da un’autostima scarsa da ricercarsi in una profonda ferita nell’anima. La seduzione – significato molto venusiano – deve cercare il confronto e solo allora diventa il preludio alla relazione vera in cui vi è la trasformazione con il conseguente riconoscimento di sé e dell’altro.

L’amore, così come Venere lo intende, produce una spinta alla crescita con una modalità estremamente interessante: prima ci illude di trovare l’uguale a noi all’esterno, poi pian piano ci conduce verso le differenze (prima esterne e poi interne) e così ci aiuta a ritrovarci e a completarci, usando la relazione con un altro essere con l’intento di condurci gradualmente ad un vero senso di partecipazione al mondo, unica possibilità per ritrovare il senso di totalità perduto. E’ un ritorno all’armonia in piena consapevolezza e in piena libertà.

Venere attraverso l’amore ci seduce e, illusoriamente, ci allontana da noi stessi, mentre in realtà, proprio attraverso lo specchio dell’altro, ci traghetta nel nostro mondo interno e ci fa scoprire quella parte di noi che risuona nella proiezione e che deve essere risvegliata (in questo Venere è un principio di conoscenza per l’Io); in seguito, opera per riportarci – sempre attraverso l’amore e la relazione – a quel senso di partecipazione al mondo, alla specie e all’universo.

L’Io attraverso Venere vive l’esperienza di un Tu che dovrà poi diventare un Noi.


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