Il Sole nei Segni di Terra







Daniela Grazioli


SOLE IN TORO

Prova a pensare a un toro, subito ti apparirà questo enorme e possente animale dal corpo compatto e dai movimenti lenti, intento a pascolare a testa bassa, oppure sarà la forza cieca e rabbiosa della bestia che esplode nell’arena, in ogni caso un’immagine di enorme potenza e indomabile forza. In effetti l’eroe del toro non viaggia leggero, ad ogni passo inciampa ed incespica nell’intensità delle potenti passioni istintuali che si agitano nel suo cuore e lo tengono saldamente ancorato al suo piccolo campo e a ciò che cresce al suo interno.
Ma il suo mito solare gli impone di sbarazzarsi di tutte le valigie piene delle cose ammassate dalla cupidigia, dalla possessività e dalla limitata e ristretta visione che il suo mondo esclusivamente personale gli offre. La fatica, nel suo viaggio, sta nel superare, nell’andare oltre la sua tendenza alla possessività e all’egoismo, sempre rivolti ad inglobare e trattenere ogni cosa il nostro eroe trovi sul suo cammino. Il tesoro non è lontano, gli basterà cercare e trovare le sue reali risorse personali che sole gli permetteranno di costruirsi un forte senso di sicurezza interna che lo renderà indipendente e distaccato da ciò che possiede all’esterno.
E’ una lunga strada che, sostenuta e confortata dalla sicurezza interiore, lo accompagnerà fuori dal suo mondo, fatto solo di ciò che è suo o lo può diventare. Deve abbandonare il suo naturale paraocchi, che lo imprigiona nella cupidigia e lo incatena al suo piccolo mondo dove non lascia entrare nulla di estraneo, ma al quale disperatamente si aggrappa e per il quale spesso finisce col perdere tutto. E’ la storia di Minosse che per la sua insaziabile avidità e bramosia si appropriò anche di ciò che non gli apparteneva e finì per perdere la moglie e creare il Minotauro, un mostro ancora più sfrenatamente avido di lui. Troppe volte il toro si condanna alla perdita, all’abbandono e a grosse sofferenze proprio perché vuole trattenere ad ogni costo quello che non gli appartiene.
Il suo viaggio comporta il saper distinguere l’essere dall’avere, distinzione che può aver luogo solo se il nostro eroe si costruisce una sana struttura di valori che lo guidi nella scelta delle sue mete.
Fa parte del suo percorso imparare a capire che non tutto si può trattenere, che non tutto ci appartiene e quando non ci appartiene, dobbiamo lasciarlo andare, solo quello che abbiamo dentro è davvero nostro e non possiamo perderlo.
Forte e resistente l’eroe del toro dovrà superare la sua spiccata propensione alla materialità, la sua inerzia e difficoltà ad accettare il cambiamento e il diverso, con umiltà dovrà riconoscere il suo lato oscuro, è solo per questa via che potrà aprirsi al mondo e finalmente ascoltarne le molteplici voci, vederne i diversi paesaggi e arricchirsi realmente.
Il segno del toro in un certo senso è una contraddizione in termini, infatti da un punto di vista archetipo il toro rappresenta il vero volto del potere al femminile, corrispondente alla fase del matriarcato quando l’umanità del tutto inconsapevole del suo potere era in completa balia della natura, una natura che era, ora madre nutriente e protettiva, ora matrigna distruttrice e crudele, a questa universale ed ancestrale esperienza umana risale la tendenza del toro ad inglobare e trattenere tutto quello che la vita gli da. Il suo glifo d’altra parte, è un animale maschile simbolo di fertilità e fecondità, un animale che nelle sue fattezze sottolinea questo enorme nucleo di forza, resistenza e aggressività che se non viene riconosciuto ed identificato a livello cosciente si trasforma in bramosia e possessività. Insieme, queste componenti di femminile e maschile, mettono in evidenza le caratteristiche di calore, affettività, sensualità sicuramente presenti nel toro, e al tempo stesso indicano come tali qualità siano impiantate su degli istinti potentissimi, difficilmente controllabili, quali la possessività, la rabbia, la gelosia, l’irrazionalità, accompagnate a volte da ostinazione e ottusità.
E allora poiché eroi non si nasce, ma si diventa, il nostro taurino e testardo eroe, nel corso del suo viaggio dovrà faticosamente imparare a vedere tutto e non solo quello che vuole, che spesso coincide col non vedere e quindi lasciare fuori dalla sua vita, le cose che lo inquietano e distolgono dai suoi interessi; dovrà imparare a controllare i suoi istinti facendo ricorso a qualcosa di interno, un sistema di valori a cui affidarsi per evitare di diventare facile preda della bramosia esterna; dovrà imparare che non contano solo le “sue” cose, ma contano soprattutto le sue sicurezze, le sole che gli permettono di riconoscere come un bene anche quello che non gli appartiene e che lo rendono realmente libero.

SOLE IN VERGINE

Un piccolo grande eroe, è l’eroe che deve nascere e crescere nel segno della vergine. Un piccolo grande eroe, che non avrà le luci e i fasti della ribalta, perché il suo viaggio non richiede straordinari ed appariscenti atti eroici, ma il lento e faticoso cammino necessario sulle strade in salita, strade che non offrono ombrosi e freschi luoghi di ristoro, ma esigono un paziente e metodico lavoro quotidiano.
Il segno della vergine riassume in sé i primi sei settori dello zodiaco, è un segno di integrazione, simbolicamente molto complesso, perché ha il compito sia di integrare e riassumere i significati e le esperienze di questa prima porzione dello zodiaco centrata sulla costruzione dell’unicità e separatezza della personalità individuale, sia di preparare al ciclo seguente, di porre le basi cioè dalle quali dovrà scaturire e svilupparsi la relazione della persona ormai individualizzata con l’altro, col sociale, con l’universo intero.
Il nostro piccolo grande eroe perciò, che si trova contemporaneamente all’inizio e alla fine di un ciclo, ha un compito ben arduo da assolvere: non deve lasciare nulla d’incompiuto e di sospeso, deve concretamente riconoscere i suoi limiti, sondare, sperimentare e raffinare le sue reali capacità e risorse, deve realisticamente completare e chiudere con l’”io, io, sono e posso…” e contemporaneamente accettare e prepararsi a spostare il proprio baricentro dall’io al noi. E poiché è attraverso il confronto con gli altri, i doveri, e le difficoltà del vivere quotidiano che si vengono a scoprire e conoscere sulla propria pelle tali cose, il nostro diligente eroe facilmente sarà accompagnato nel suo cammino da un senso di costante inadeguatezza che dovrà imparare a risolvere proprio attraverso tali confronti. E come non temere di perdere lungo tale percorso qualche particolare importante, qualcosa che, futile all’apparenza, potrebbe invece rivelarsi sostanziale?
E allora non al meglio bisogna puntare, ma alla perfezione, e quindi il nostro piccolo eroe controlla, discrimina, analizza all’eccesso, non vuole lasciarsi sfuggire nulla, ma poiché è impossibile, vedere tutto e sentire ogni battito d’ali, la sua tensione e ansia di controllo e perfezione aumenta a dismisura rendendolo costantemente insoddisfatto di ogni cosa che, vivisezionata in ogni minimo dettaglio, invece di diventare una motivazione, una spinta all’azione, diventa una potente causa d’immobilismo e frustrazione.
Ecco questi sono i rischi e i pericoli in cui il nostro eroe può inciampare e farsi male, perché in questo modo perde la possibilità di formarsi una visione globale e prospettica della realtà, perché attaccato solo al dato concreto e dimostrabile elimina le produzioni del pensiero immaginativo, che regalano leggerezza e spirito avventuroso alla mente. L’aspirazione alla perfezione che la vergine insegue si infrange ogni giorno contro l’inesorabile realtà del proprio corpo che, malgrado infiniti accorgimenti, inesorabilmente si deteriora e corrompe.
L’integrità, il prezioso tesoro che il piccolo grande eroe della vergine troverà alla fine del suo viaggio, è un’integrità interiore, che non ha bisogno di innumerevoli controlli, disamine, cautele, esterne ed interne, per conservarsi intatta.

SOLE IN CAPRICORNO

Il capricorno è il segno più alto dello zodiaco e a questa solitaria e cristallina altezza deve arrivare l’eroe del capricorno, guai a guardare in basso, sotto di sé, dove c’è la morbida ed avvolgente casa del cancro con la sua attraente dolcezza e gratificante protezione, la sua è una strada ripida e scosciesa, dove si può solo guardare avanti, altrimenti non vedrà le sporgenze della roccia dove appoggiarsi e facilmente perderà l’equilibrio.
E’ un viaggio arduo, difficile e faticoso quello che il nostro eroe deve compiere, deve arrivare in cima ed occupare il suo posto nel mondo, deve cioè conquistare la propria autonomia ed indipendenza personale, e per arrivare a questo dovrà a poco a poco rinunciare alla protezione, ai valori, a tutto quello che l’ha nutrito e cresciuto, dovrà voltare le spalle, in un certo senso “tradire”, questo grande grembo collettivo la cui voce era abituato ad ascoltare, e coltivare unicamente la propria individualità al fine di assumersi in prima persona la responsabilità della sua vita.
Il capricorno è un segno che porta sempre con sé qualcosa di privativo, un senso di rinuncia che gli deriva dal suo pianeta governatore, saturno, e rappresenta il prezzo che in qualche modo deve pagare per il suo tentativo di affrontare ogni esperienza personale appoggiandosi solo sulle sue forze. Dovrà diventare molto forte il nostro eroe per poter riuscire nel suo intento, e ci vorrà molto tempo e molta fatica per trovare tale forza, perché la sua natura l’ha portato, nell’infanzia, a difendersi dalle situazioni difficili erigendo mura e barriere che nascondessero ciò che non poteva sopportare.
Così celato e protetto dietro una maschera esterna, il nostro eroe ha inizialmente affrontato la vita, ma col tempo tale maschera di protezione è diventata sempre più rigida e soffocante, ed ha finito per imprigionare nella sua immobile fisionomia anche il suo io più autentico che è così diventato la vittima di un super-io tirannico ed inflessibile, che nulla concede nè a sé, nè agli altri.
Avrà bisogno di tempo l’eroe del capricorno per crescere, demolire mura e maschere, ed entrare in un vero e reale contatto con se stesso, con la sua forza e la sua debolezza. Il simbolo delle ginocchia che appartiene al capricorno, rappresenta proprio il fatto che per alzarsi in piedi ci si deve prima inginocchiare, allo stesso modo del bambino che prima di camminare con due gambe, deve camminare con quattro. La ferita originaria che ogni capricorno racchiude gelosamente dentro di sé, si dovrà riaprire permettendo al dolore di riemergere per lasciare crescere il bambino un tempo mortificato e bloccato. Quando questo processo sarà compiuto l’eroe del capricorno potrà completare il suo viaggio, realizzare pienamente cioè la sua autonomia e la sua indipendenza, e costruire se stesso affidandosi alle sue sole forze, diventando capace di tollerare negli altri quello che un tempo nessuno aveva tollerato in lui.
Il mito più rappresentativo di questo segno è il mito di Azazel, un dio ebraico originariamente unito ad Javè, che in seguito separatosi da Javè, impersonerà il capro espiatorio costretto a prendere su di sè tutti i peccati del popolo di Israele contro le leggi di Javè, e poi, solo e ramingo vagherà nel deserto con il suo carico di disperazione. Il simbolismo del deserto è sempre presente nei miti capricorniani, anche nel mito greco di Kronos/Saturno, altro mito legato al capricorno, Kronos è costretto a scendere nel deserto del Tartaro, questi luoghi rappresentano una sorta di errare vagabondo, una tappa dolorosa e necessaria che si deve attraversare prima di poter contattare la vita, nei suoi scopi e nella sua l’essenza.
Solo quando sarà passato attraverso questi luoghi desolati che rappresentano l’ombra personale che ognuno di noi si porta dietro, il severo eroe capricornino riuscirà a smantellare la struttura tirranica e giudicante sulla quale ha inizialmente forgiato la propria identità. Sarà proprio quest’esperienza a renderlo duttile, ad insegnargli a valorizzare la vita e a fargli credere che al mattino il sole sorge anche per lui.


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