Il Sole nei Segni d'Aria







Daniela Grazioli


SOLE IN GEMELLI

Il mito dei gemelli è quello del puer aeternus, il fanciullo eterno che ha le ali, ma è zoppo, perciò quando è in cielo, simbolicamente l’universo delle idee e del pensiero, vola agile e leggero, si muove e libra con abilità e facilità, ma quando è sulla terra, il regno della materia, della carne e le sue passioni, cammina a fatica, non riesce ad entrare in contatto né con la sua parte più umana e profonda, né con quella degli altri. I gemelli hanno tutto per creare contatti, trovare collegamenti e connessioni tra cose che non sembrano in relazione, infatti sono socievoli, intelligenti, divertenti, acuti, curiosi, versatili, sono un segno d’aria ed hanno davvero bisogno di comunicare, avere contatti, creare nessi.
Questa è la parte più facile e chiara del loro viaggio, per fare questo i gemelli hanno le ali, c’è poi un’altra parte, più oscura e difficile che, zoppiccando e con fatica, dovranno percorrere. Tale percorso sta nel riconoscere il mondo delle emozioni e nel mettere in comunicazione non solo l’io con l’ambiente esterno, ma anche le diverse parti di sé, soprattutto il mondo delle emozioni con quello del pensiero, tra questi due mondi infatti, per i gemelli, sembra esserci un vetro opaco che li tiene lontani e separati. In altre parole, il brillante e curioso eroe gemellino tanto è bravo a “pensare”, tanto è insufficiente a “sentire”, ma a lungo andare se non riconosce, recupera e mette in contatto questa parte più buia e profonda di sé col chiaro mondo delle idee, corre il rischio di diventare leggero come un guscio vuoto a cui non crede più nessuno, perché privo di sostanza all’interno.
I contatti, le esperienze, gli studi, il conoscere, lo sperimentare non possono restare un lieve gioco fine a se stesso, ma devono portare il nostro eroe a raggiungere il senso della propria identità e il senso della relatività della vita, che è sottoposta alla leggi del tempo e della natura.
Nel mito il puer è una creatura immortale ed eterna, non soggetta al deterioramento del tempo che scorre, l’eroe gemellino che con il puer aeternus ha tanto in comune, ma non condivide “l’aeternus”, essendo un puer mortale, dovrà imparare nel corso del suo viaggio a “incarnarsi” nel corpo di cui è dotato, dovrà imparare a riconoscere e sentire il peso e la forza degli istinti e delle emozioni in se stesso e negli altri, solo in tal modo la sua mente non si ridurrà a un brillante strumento di vuote ed eleganti speculazioni, ma diventerà l’efficace strumento di elaborazione delle esperienze della sua vita. Se questo non accade invece di un eroe diventerà un clown, condannato ad interpretare sempre la medesima parte perché non ne conosce altre, costretto a far ridere anche quando vorrebbe piangere, obbligato a sembrare eternamente giovane anche quando è stanco e bisognoso di oasi di affetto, pace e maturità.
Se non riesce a riunificare ed integrare dentro di sè cielo e terra, questi due principi psichici, come vuole il glifo dei gemelli, il nostro povero eroe resterà sempre un’unità incompleta, capace di spaziare solo nel mondo della razionalità e del pensiero, ma straniero in quello delle emozioni e dei sentimenti. Il destino gli riserverà allora una tragica sorpresa: vecchio tra i giovani, e giovane tra i vecchi, non troverà mai la propria collocazione.

SOLE IN BILANCIA

Non un’unica e lunga strada, impervia ed irta di pericoli, ma chiaramente diretta alla meta, è il cammino che aspetta l’eroe della bilancia, non è questo il tipo di fatica che prevede il suo viaggio, lo aspetta qualcosa di più sottile ed impalpabile del sudore e dello sforzo necessari ad aspre e scoscese salite, lo attendono il dubbio, l’incertezza, l’insicurezza che nascono di fronte ad ogni bivio, ad ogni sentiero che si biforca e prende direzioni opposte.
Così è fatta la strada che troverà davanti a sé il nostro eroe, bivi, diramazioni, incroci, e nessuna indicazione, o sceglie o resta fermo, paralizzato e divorato dal dubbio, questa è la sua fatica. “Scegliere” è il compito ultimo della bilancia, ma per scegliere se non ci sono cartelli esterni si deve cercare dentro e così dovrà fare l’eroe bilancino, dovrà trovare la propria scala di valori che lo guidi e dissolva la nebbia del dubbio quando sarà costretto a trovare o inventare la propria via tra due altrettanto importanti.
La bilancia è un segno d’aria e perciò di relazione, e la relazione per definizione comporta la presenza di un “tu” oltre all’io, questo incontro tra l’io e il tu è il simbolo chiave della bilancia. Tale confronto tra l’io sempre sicuro di conoscere tutto di sé, e il tu, il diverso da sé, inaspettatamente risveglierà zone ignote ed oscure della psiche, poiché il tu, l’altro, rappresenta oltre all’incontro col diverso anche l’unica ed irripetibile possibilità di confronto con le proprie parti inconsce che chiedono di manifestarsi ed essere integrate.
E’ venere, la dea dell’amore e della bellezza, che a questo punto verrà in aiuto del nostro eroe, è venere infatti che travestite tali parti in ideali immagini interne troverà il tu sul quale proiettarle, e così conoscerle quando col tempo si riveleranno col loro vero volto di fantasmi inconsci.
Solo in questo modo, solo attraverso lo scambio, è possibile esplorare i territori oscuri dell’inconscio, e poi scegliere, perché il nostro eroe deve continuamente scegliere di rompere ed abbandonare il confortante guscio imbevuto di narcisismo in cui finora è stato avvolto, e andare verso l’altro non per l’antico e l’infantile bisogno di fusione e gratificazione, ma per un maturo desiderio di unione e completamento di sé che solo l’incontro con l’altro permette.
In questo senso il matrimonio sacro è legato al simbolismo della bilancia, è infatti il riconoscimento simbolico della congiunzione dei due aspetti del nostro essere che solo tramite il contatto col diverso da sé si può raggiungere, unione che avviene solo quando attraverso l’altro e l’amore si entra in contatto con la parte nascoste di sé.

SOLE IN AQUARIO

Un uomo con una brocca in mano che dalla volta celeste versa acqua sulla terra, è il glifo dell’aquario. E’ un’acqua dalle qualità celesti, perciò superiore, quella che scende sulla terra, è limpida, pulita, in grado di lavare, purificare, risanare, in ogni caso migliorare l’umanità. Imparare a spostare il punto di vista dall’io al noi, capovolgere l’orizzonte dei propri pensieri e delle proprie azioni è la fatica che aspetta l’eroe dell’aquario.
E’ un viaggio che comporta un salto, un enorme salto in un mondo diverso, un mondo dove i bisogni e i diritti dell’io hanno meno importanza e valore dei bisogni e dei diritti del noi. Ma prima di arrivare al grande “salto” verso il mondo nuovo, l’eroe dell’ aquario dovrà risolvere, come nelle favole, tre difficilissimi indovinelli, pena la morte di ogni suo progetto e speranza. Lui non sa niente di tutto questo, è un eroe con tante e altisonanti idee in testa quello che parte dal paese dell’Aquario, idee come quelle di libertà, uguaglianza, fratellanza, comunanza dei beni e così via, è convinto che tra il dire e il fare non ci sia di mezzo il mare, ma, detto fatto, è un gioco da ragazzi.
Ed invece, eccolo ben presto fermo, immobile, davanti al primo misterioso enigma, che non gli riesce di risolvere, malgrado la soluzione gli sembri tanto chiara ed evidente. La questione riguarda l’insistente bisogno di sicurezza e di possesso del suo” io” che “deve” essere soddisfatto ad ogni costo, questo suo stesso “io” d’altra parte va predicando con grande convincimento che il benessere della comunità deve sempre venire prima del benessere del singolo, quindi anche del suo famelico io.
Che fare? Già a questo primo scoglio molti soccombono e rinunciano, ma non il nostro eroe che, se vuole andare avanti, dovrà risolvere il mistero di come “nostro” possa diventare e voler dire anche “ mio”. E quando ci riesce, riprende con sicurezza la sua strada gonfio d’orgoglio per la sua vittoria, ma non fa quattro passi che inciampa nel secondo e più difficile dilemma: è proprio vero che quello che lui è, pensa e fa, è così più importante, speciale e unico, di quello che fanno tutti gli altri? Riuscire a vedere nell’altro, un eroe, unico ed irripetibile come lui, la cui opera è come la sua, altrettanto necessaria ed indispensabile al benessere e al miglioramento sociale, è la soluzione del secondo enigma.
Ormai ridimensionato a misura d’uomo, l’io del nostro eroe non è tuttavia ancora pronto al grande salto, c’è un ultimo ed oscuro enigma da sciogliere prima di lanciarsi dall’altra parte. La sua soluzione questa volta è particolarmente difficile perché passa attraverso il confuso ed annebbiato mondo delle passioni e del potere che continuano ad alimentare l’io, ma è l’ultimo ostacolo tra l’eroe acquariano e il nuovo mondo. Nel nuovo mondo i concetti di uguaglianza e fratellanza sono presupposti indispensabili alla libertà di ogni uomo, non hanno nulla a che vedere con il livellare, l’uniformare e il conformare tutti a una qualunque data forma o dimensione, sono ideali legati all’espressione dell’individualità di ogni essere umano che comportano un concetto di pari opportunità per tutti.
L’aquario infatti è ben consapevole che ogni individuo è unico e diverso da tutti gli altri e che proprio tale diversità lo rende insostituibile. Infatti, nel grande puzzle dell’umanità ognuno di noi è un tassello unico e insostituibile destinato ad occupare quel particolare posto affinchè il disegno previsto dal puzzle possa compiersi ed apparire.
L’aquario perciò rappresenta il grande corpo dell’umanità costituito dall’insieme di tutti gli esseri umani, ognuno dei quali partecipa e contribuisce con la loro propria individualità al funzionamento dell’intero sistema funzioni. Per questa ragione il segno dell’aquario non ammette gerarchie, dogmi, regole, poteri, istituzioni limitanti che ordinano ed assegnano compiti e funzioni dall’esterno, ma tutto deve partire dall’interno, l’eroe aquariano cioè, arrivato alla fine del suo viaggio, non ha più bisogno di puntelli e sostegni esterni, leggi, regole, limiti, ma da solo sa e conosce qual è il suo posto nel mondo, dove finisce la sua libertà e inizia quella altrui, come canta Bob Dylan sa che la vera libertà è il lusso che può concedersi solo la disciplina. Il mito dell’aquario è il mito di Promoteo che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini e pagò un prezzo altissimo per il suo gesto, che regalava all’umanità la stessa luce e consapevolezza che solo gli dei possedevano.
Allo stesso modo, l’eroe dell’aquario dovrà compiere un gesto che aiuti e liberi l’umanità dalla schiavitù dell’ignoranza e del possesso, e soprattutto dalla schiavitù dell’essere e sentirsi irremediabilmente separato da tutti gli altri.
Il mito di Prometeo si compirà solo se il nostro eroe, insieme ad altri come lui, sarà in grado sia di assumersi la responsabilità del suo gesto, sia di pagare il prezzo che comporta, infatti chi detiene il potere non ha alcun interesse nell’avvento di un nuovo mondo, ma continua a lavorare per mantenere i singoli e diversi individui all’interno di una massa incolore ed uniforme che esegue e risponde ad un capo. Il mito dell’aquario è il mito di un’unità di intenti a livello sociale in cui il bene comune ha il soppravvento sul bene personale.
Chi ha molti valori aquario spesso sente come un richiamo interno e naturalmente si orienta verso professioni che hanno a che fare col sociale, tale scelta è un primo passo verso il ricollegamento all’universo umano.


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