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Il Sole nei Segni di Fuoco
a cura di Daniela Grazioli
ARTICOLO DI ASTROLOGIA IN LINEA
 
SOLE IN ARIETE

Ti ricordi della bella principessa o della fanciulla indifesa, pura, ingenua, delicata come un fiore che nelle favole d’ogni tempo e paese è sempre prigioniera di un re, un tiranno o un padre-padrone? Ebbene l’ariete è il cavaliere che lancia in resta parte per salvarla. La fragile pricipessa in realtà è la sua “anima” che imbrigliata dal pressante bisogno di agire, andare, fare “cose” senza alcun indugio, non ha il tempo di ascoltare e dare voce ai sentimenti che la abitano.
In realtà non è subito molto chiaro che la forza, l’aggressività, l’audacia che facilmente sfocia nell’incoscienza, che gli arieti sentono scorrere nelle vene, servano a liberare qualcosa rinchiuso dentro di loro, è invece lampante da subito il loro grande bisogno d’azione che quasi sempre diventa impulsività che non permette di tener conto dell’esperienza passata.
E allora senza sosta il fiammeggiante sole arietino inizia imprese, parte all'avventura, ricade negli stessi errori, fino a quando imparerà ad entrare in contatto col mondo del pensiero e del sentimento, con i quali inizialmente è poco a contatto, pressato com’è da un’immensa carica di energia che deve essere consumata, ma che una volta bruciata invece di lasciare luce e calore si trasforma in cenere, in altre parole un gran da fare e poco di fatto, e allora via di nuovo….
Il vero viaggio del nostro eroico cavaliere incomincia da qui e starà nell’imparare a placare i suoi impulsi, nel sottometterli all’Io e nel ritrovare la sua “anima”, ossia quella parte di sé legata al sentire e all’ascolto del proprio mondo interiore, che può in un certo modo consigliarlo e alimentarlo dall’interno.
Durante il suo viaggio si dovrà scontrare con il potente tiranno che tiene schiava la delicata principessa: ecco il nemico, un avversario che l’ariete vede sempre fuori, nel mondo, e quasi mai riconosce dentro di sé, mentre tutta la rabbia e l’aggressività che rivolge all’esterno nasce soprattutto dalla paura di restare lui stesso priogioniero dei propri impulsi. E allora non lasciamoci ingannare quando un ariete si lamenta perché sono tutti contro di lui, in realtà sta solo proiettando sugli altri la sua rabbia.
Per i cavalieri che hanno il rosso cuore di fuoco dell’ariete la lotta è un bisogno vitale, nascono con la capacità di combattere, all’inizio però tale capacità è incosciente e si disperde in un turbine di iniziative, slanci e azioni prive di organizzazione, che non portano a nulla.
L’ariete è ambizioso, vuole essere un capo, “un capo di che cosa?”, tale meta non può restare un semplice obiettivo in sé e basta, senza alcuna reale sostanza, il nostro eroe dovrà quindi imparare a trasformare la sua aggressività in energia direzionata, costante e paziente e soprattutto dovrà integrarla con la sua energia femminile, la sua “anima” liberata dal tiranno e finalmente riconosciuta, che sola può infondere significato e valore alle sue mete.
Il suo viaggio perciò inizia quasi sempre con la lotta contro un nemico esterno, lotta che lo porterà a scoprire la propria forza, coraggio e lealtà, per arrivare alla meta finale che consiste nel diventare un vero capo, uno che sta alla testa, come il suo sole richiede, capace cioè di dirigere con la testa la sua enorme energia verso le cause e gli ideali che il suo cuore, ormai capace di ascoltare, gli dirà.

SOLE IN LEONE

Ti ricordi di Riccardo cuor di leone, il re dai folti riccioli biondi e i brillanti occhi azzurri, l’audace e coraggioso re cavaliere che sconfisse il feroce saladino? Ebbene il leone è un po’ come lui, un re dal cuore intrepido e generoso, pronto a battersi per i più nobili ed alti ideali ed il suo viaggio è quello del cavaliere che lotta contro l’ingiustizia e l’oppressione.
Il leone infatti, è il segno del sole e il sole non può brillare solo per sé, ma deve dare luce, vita e calore a tutti. L’eroe del leone perciò, dovrà imparare a condividere il tesoro che conquisterà, altrimenti ne sarà lui stesso annientato.
Nel leone c’è un senso di creatività che deve essere ricercato e sviluppato ed il suo viaggio sta proprio nella creazione di se stesso, che lo dovrà portare a sviluppare compiutamente la propria individualità. C’è sempre nel leone una grande visione, un grande ideale ed una forte superiorità, accompagnate però dalla difficoltà a scendere nel mondo della realtà. Il leone ci nasce con questo senso di superiorità, ma superiore non è, eroi si diventa, non si nasce, e così il leone dovrà imparare a rinunciare alla propria egopatia desiderosa di riconoscimenti, e al fascino abbagliante dell’immagine, per acquisire il vero potere che viene dalla sostanza dell’azione e dal ragionamento illuminato, solo allora la sua energia e la sua regalità saranno conquistate sul campo e potranno brillare davvero.
Come il sole nel cielo non può prendere luce ed energia dagli altri pianeti, ma lui stesso li illumina e guida, allo stesso modo l’eroe del leone dovrà brillare di luce propria e non riflessa, in altre parole, non l’ammirazione ed il plauso del pubblico devono essere il movente e lo scopo della generosità del suo cuore, della sua creatività, del suo forte e trascinante senso d’identità, ma il suo vano orgoglio dovrà essere sostituito dalla sicurezza e dalla fiducia in sé, che nascono dall’interno e non dall’approvazione esterna, la sua naturale tendenza ad avere un seguito, ad essere un capo, dovrà trasformarsi in autentico amore verso gli altri, solo allora il nostro re della foresta conquisterà una reale padronanza di sé che gli consentirà di diventare l’eroe che deve essere, un esempio, un modello per gli altri, non più sudditi, ma suoi pari.
Questo segno ha tre simboli fondamentali, il primo è quello del leone vero e proprio, il cosidetto re della foresta, riconosciuto come tale forse più per la folta criniera e l’aspetto esteriore che non per le sue doti di combattente, cacciatore o trascinatore. Chi nasce nel segno del leone condivide alcune peculiarità con l’omonimo felino soprattutto quando si accontenta del riconoscimento della sua regalità senza essere tale nella sostanza. Può diventare allora un re che sfrutta chi gli è intorno, superbamente convinto di poter avere tutto in virtù della sua luminosa apparenza e del suo carisma, in questo modo però diventerà come un involucro vuoto che se non viene riconosciuto da un pubblico e perciò in qualche modo riempito, sconfinerà nella tracotanza, nella presunzione e nell’arroganza attirando a sè solo adulatori, che lo seguiranno finchè il suo nome, il suo prestigio e il suo denaro dureranno.
Il leone è come il sole, deve brillare naturalmente e generosamente, ma la luce, il calore, l’energia che sprigiona possono abbagliarlo e renderlo cieco, e le sue stesse nobili qualità diventare insopportabili difetti. La sua stessa luce lo può abbacinare ed ingannare al punto di non sapere più distinguere il vero dal falso, l’amico dal nemico, chi lo ama da chi lo adula. Il calore può giungere a bruciare ogni cosa lo avvicini, creando intorno al suo io ipertrofico solo deserto e desolazione.
Il secondo simbolo del leone è il cuore, l’organo del corpo che per l’uomo da sempre è la sede dei sentimenti e delle emozioni che, come si dice, fanno battere il cuore. Dal cuore inoltre parte il sangue che irrora e alimenta tutti gli altri organi del nostro corpo, e al cuore il sangue fa ritorno dopo averli nutriti e ripuliti dalle scorie. Il cuore è perciò un centro di grande energia che deve distribuire a tutto il corpo, l’eroe leonino deve diventare esattamente come il suo cuore, una pompa che da sangue agli altri organi senza rispamiarsi, solo se riuscirà ad usare la sua energia, il suo enorme potenziale in modo disinteressato, potrà diventare un vero un re, un re per merito e non per censo.
Il terzo simbolo del leone è rappresentato proprio dal viaggio dell’eroe, l’eroe che ha il compito di trovare il tesoro che salverà il regno e la principessa. L’eroe tuttavia non potrà tenere solo per sé il tesoro conquistato, poichè il potere che gliene deriverebbe lo annienterebbe, infatti il tesoro, come il regno e la principessa sono beni che appartengono a tutti, all’intera umanità, simboli delle ricchezze sepolte nell’inconscio collettivo al quale solo i migliori possono attingere, gli eroi appunto, gli unici capaci di sconfiggere e superare i feroci mostri che vi stanno a guardia, e cioè le paure, i fantasmi del passato, i bisogni regressivi, gli istinti e così via.
Ma una volta compiuta l’impresa e acquisita in questo modo una più vasta e profonda consapevolezza, l’eroe deve rendere tutti partecipi della sua conquista, della sua nuova e più ampia consapevolzza e diventare così un esempio da seguire, un modello da emulare. Il leone è uno dei segni più carismatici dello zodiaco, è il perno centrale dell’elemento fuoco, ha bisogno di agire, di riconoscimento, di lasciare un’impronta di sé nel mondo, che renda testimonianza del suo passaggio, e trasformi la sua effimera presenza nel mondo in qualcosa d’imperituro che va oltre i confini della sua vita mortale.
Simbolicamente appartiene alle figure che fanno da tramite tra l’umano e una realtà superiore, può far brillare la luce dell’immortalità a cui l’uomo può legittimatamente aspirare o restare accecato da uno smodato amore per se stesso, da un’immane egopatia che renderà vana e vuota ogni sua azione.

SOLE IN SAGITTARIO

“Ma i veri viaggiatori partono per partire…" dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché”. In questo modo e con questo desiderio nel cuore, parte l’eroe del sagittario: la meta è lontana, spesso neppure sa se ci sarà una meta, ma il viaggio, il viaggio che dilata, amplifica, sposta i confini del mondo e della mente, il viaggio c’è, e questo è ciò che importa e insegue il nostro eroe.
Il viaggio è il simbolo più potente del sagittario, l’essere in movimento, l’allargare e spostare sempre un po’ più in avanti le linee di confine che trova lungo il suo cammino è il senso del suo viaggio.
Il sagittario è l’immagine di colui che vuole esplorare quello che sta al di là, sia in senso psicologico, sia filosofico, sia geografico. L’eroe del sagittario per compiere il suo viaggio deve andare oltre la realtà ordinaria quale ci è consegnata dai 5 sensi, non importa se in questo “oltre” nulla è tangibile e visibile, il nostro eroe ha dalla sua parte sia l’ottimismo e il coraggio che lo accompagnano oltre i territori conosciuti, sia la speranza e la fiducia nell’esistenza di qualche cosa al di là del “sensibile” che lo spingono a non accontentarsi mai, a continuare a cercare di andare oltre.
Questa è la tensione che lo sostiene e gli da forza, tuttavia tale tensione corre sempre il rischio di incepparsi e restare impigliata nelle maglie della vuota presunzione di aver trovato l’unica verità assoluta. Questa è una delle nebbie che può far smarrire la strada al nostro ingenuo ed idealista eroe che senza accorgesene può trasformarsi nel monolitico, dogmatico e intollerante sostenitore di tale presunta verità.
Il sagittario infatti, è un segno di fuoco ed esprime nel bene e nel male le qualità di questo elemento: da un lato è generoso, impulsivo, ottimista, dinamico come solo chi ha il fuoco dentro sa essere, dall’altro lato può essere portato a credere in ciò che lo entusiasma in modo cieco e assolutamente acritico, trasformando la sua voglia di esplorare e conoscere in atteggiamenti dogmatici e fideistici.
Sommando tutte queste cose si comprende perché il sagittario sia ritenuto il segno degli esploratori, dei filosofi, dei missionari, degli insegnanti, di tutti quelli insomma che hanno una qualunque fede o ideale che li spinge ad andare alla costante ricerca di cose che esaudiscano e alimentino la loro voglia di conoscere ed esplorare.
Simbolo del sagittario è il centauro, un essere metà uomo metà animale, che ben rappresenta la duplice tematica di questo segno, che da un lato sente di avere una mente che può spaziare ovunque, creare scenari futuri, immaginare mondi possibili, una mente che non ha confini, ma che si trova ad essere imprigionata in un corpo fisico che si ammala, deteriora, perisce ed è quotidianamente limitata dalla realtà materiale ed ordinaria.
Mettere insieme, conciliare l’ideale col reale, integrare la parte umana/spirituale che ci rende simili agli dei con la parte animale/istintiva che ci vincola alla mortale ed imperfetta realtà terrena del corpo è la grande difficoltà del sagittario
Il mito di Chirone, il più importante dei centauri, ben illustra il lacerante dilemma tra spiritualità e carnalità che alla fine del suo viaggio il nostro eroe dovrà risolvere. Chirone era un saggio, un maestro, un guaritore che poteva sanare tutti, ma non le dolorose ferite del suo corpo, immortale come un dio, non poteva morire, ma non poteva neppure guarire le proprie ferite e smettere di soffrire.