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Il Sole nei Segni d'Acqua
a cura di Daniela Grazioli
ARTICOLO DI ASTROLOGIA IN LINEA
 
SOLE IN CANCRO

Il glifo del segno del cancro è il gambero, un animale che cammina di traverso, allo stesso modo fanno gli appartenenti al segno, che se possono, affrontano la vita di lato. Diventare un eroe non sarà una facile impresa per il nostro piccolo e sensibile cancro. Il suo punto di forza e contemporaneamente di fragilità e debolezza è la grande sensibilità che il nostro eroe dovrà imparare ad usare per gli altri e non solo a dirigere verso se stesso.
C’è nel cancro un grande bisogno di appartenenza, di dipendenza, di contatto emotivo, il cancro infatti è il segno che tende a mantenere in modo più marcato il legame con la famiglia, la madre ed il prorio passato. La battaglia che il nostro eroe dovrà combattere sarà la conquista dell’indipendenza emotiva che comporta la rinuncia al suo grande bisogno di protezione. Nel corso del suo viaggio dovrà imparare a guardare la vita di fronte e chiedere ed affermare ciò che vuole in modo diretto, vincendo la paura di perdere la protezione, rinunciando all’autoindulgenza e ai ricatti emotivi a cui spesso ricorre per ottenere passivamente ciò che non ha il coraggio di esprimere direttamente. Il nostro apparentemente fragile eroe cancerino infatti ha un tale bisogno di intimità, di sentirsi e mantenersi in contatto che piuttosto che mettere in pericolo tale legame rischiando di romperlo sembra disposto a rinunciare a tutto il resto, ma poiché ha le stesse esigenze e bisogni di tutti, cercherà di ottenerne la gratificazione attraverso atteggiamenti di passività, falsa debolezza, e il ricatto emotivo.
L’eroe cancerino perciò deve far crescere la sua spina dorsale e rinunciare al falso potere del ricatto e della fragilità, deve essere madre di se stesso per evitare di cercare madri ovunque, dovrà combattere per diventare autonomo ed essere capace di distacco, dovrà imparare a stabilizzare le sue dilaganti emozioni.
La luna, la regina delle emozioni, che per mezzo della memoria fisica e psichica ci da la sensazione stessa della vita, che ha origine nel legame emotivo ed affettivo che si stabilisce con la madre, la luna è anche la regina del cancro. E’ tale legame emotivo ed affettivo è la struttura portante di ogni individuo, quello che ci renderà capaci in seguito di strutturare delle relazioni affettive gratificanti ed appaganti. Ma per arrivare a ciò è necessario che il nostro eroe vinca le sue battaglie e riunisca all’interno di sé il suo grande senso di protezione e nutrimento con la conquista della capacità di distacco, che solo se uniti portano ad una reale affettività.
Se questo non avviene il nostro eroe diventerà come il ragno, questo insetto prepotentemente femminile, che tesse con grande strategia la sua tela per intrappolare il nemico che garantirà il cibo a sé e alla sua prole. Il ragno non attacca mai la sua preda, non entra in collusione diretta col nemico, ma lo imprigiona nei suoi invisibili fili, poi lo immobilzza con un potente siero paralizzante, ma non lo uccide, lo tiene in vita per servirsene quando ne avrà bisogno, perché il ragno si nutre di prede ancora vive. Allo stesso modo fa il cancro con chi ha vicino, gli tesse intorno una sorta di morbida ed avvolgente ragnetela di seta che all’inizio nutre e protegge, ma poi non lascia andare, comincia a soffocare, trattenere, paralizzare.
Il nostro cancerino eroe, perciò deve incontrare e portare alla luce questa sua zona d’ombra scura, impregnata di possesso emotivo e psicologico, che viene imposto strategicamente, senza colpo ferire, sempre con estrema dolcezza fino a farlo diventare un dolce veleno.
Il cancro rappresenta l’acqua, che è la fonte stessa della vita, e deve essere in grado di autonutrirsi, altrimenti cercherà di chiudere nella sua tela tutto quello che crea. Il viaggio del cancro quindi deve portarlo ad imparare a concedere per la seconda volta il dono della vita, dopo quella fisica deve donare, col distacco, la vita psicologica, in caso contrario diventerà una specie di mantide che contrasta tutti gli sforzi che i suoi cari faranno per svincolarsi e diventare indipendenti.

SOLE IN SCORPIONE

Un coraggioso e solitario cavaliere, avvolto in un mantello di tenebre, che solo la notte può vedere correre veloce, è l’eroe dello scorpione. E’ un viaggio nell’oscurità quello che lo aspetta, c’è un’unica e scura strada che scende sempre più in basso, dove il buio è più fitto, e lui, il nero cavaliere la deve percorrere tutta, deve scendere e scendere, fino in fondo, perché solo se arriverà a quell’ultimo luogo, potrà risalire con lo splendente tesoro che gli spetta. Deve arrivare dove la vita s’intreccia con la morte, nel posto delle passioni assolute, delle pulsioni inconsce e finalmente conoscere quel luogo, di cui fin dalla nascita “sa”, ma non conosce.
Lo scorpione infatti, è il segno che più di ogni altro è in intimo contatto con le pulsioni dell’inconscio, è un segno d’acqua, e come l’acqua è ricettivo, femminile, reattivo, ma i due pianeti che lo governano sono Plutone e Marte, i più rappresentativi dell’energia maschile. Questa stretta e profonda mescolanza di maschile e femminile indica che nello scorpione da un lato c’è una una natura di base informe, compulsiva, sempre in movimento, che il minimo turbamento può scuotere e far salire in superficie, dove si manifesta con azioni, imprevedibili, viscerali ed irrazionali, e dall’altro lato ci sono le energie maschili di forza, fecondità, creatività ed azione, che devono trovare una via di uscita per esprimersi, ma poichè sono immerse in tale liquida e femminile base, hanno a disposizione solo canali indiretti.
Per questa ragione uno scorpione non attacca mai per primo, è un giocatore di scacchi, la prima mossa è sempre dell’avversario, lui risponderà nel modo meno prevedibile.
Lo scorpione è un po’ il segno maledetto dello zodiaco, gli altri segni hanno altrettanti pregi e difetti, ma i suoi gettano un’ombra d’inquetudine e paura, che rispecchia l’esasperata sensibilità emotiva di cui è dotato e che fin dall’infanzia ha imparato a nascondere e proteggere per non soccombere. Lo scorpione infatti, che lo voglia o no, avverte e capta atmosfere strane, torbide, miste a sensazioni di morte, di paura di non soppravvivere e per difendersi sviluppa un controllo assoluto sulle proprie emozioni, che sente pericolose a causa della sua eccessiva vulnerabilità.
Il simbolo più noto ed eclatante di questo segno è proprio lo scorpione, il piccolo animale dotato del velenoso pungiglione, capace di dare la morte. Questo insetto non attacca mai per primo, ma se è provocato reagisce con assoluta determinazione e sicurezza, re-agisce, non agisce. Se imprigionato, non ha possibilità di scampo, preferisce trafiggersi col suo pungiglione e darsi la morte piuttosto di cadere in mano al nemico. E’ una madre capace di sacrificare se stessa per i suoi piccoli, infatti quando non ha più alcuna possibilità di dare loro del cibo, offre se stessa in pasto per salvare la loro vita.
Allo stesso modo lo scorpione dello zodiaco è generalmente un individuo sensibile, coraggioso, non violento, ma preparato ad una continua e strenua difesa che sa diventare aggressiva, pronto a tutto pur di non soccombere. E come il piccolo animale dal nome uguale al suo, anche il nostro eroe, prima di prendere coscienza del suo potere, può lentamente avvelenarsi col suo stesso pungiglione, coltivando strategie di vendetta e distruzione e covando nel cuore odio e risentimenti, condannato com’è al crudele gioco di una difesa ad oltranza che invece di proteggerlo, come un acido lo corrode e distrugge. Da queste oscure ed accecanti passioni che gli avvelenano il sangue, incomincia il viaggio del nero cavaliere dello scorpione che dovrà imparare a far luce sui risentimenti e l’odio viscerale che nasconde dentro di sé e dovrà scoprire come trasformare il suo stesso veleno nella potente medicina che risana le sue ferite e che può far di lui un guaritore anche delle ferite altrui.
Lo scorpione più di ogni altro segno deve prendere coscienza che nel mondo niente è permanente, e che solo dentro di sé deve cercare e può trovare un centro di sicura ed affidabile stabilità che gli consentirà di vivere le continue trasformazioni che la vita impone. La perdita è un tema che il nostro coraggioso eroe facilmente incontrerà nel suo cammino, si confronterà con la perdita quando non accetterà la trasformazione, quando resterà pervicacemente attaccato ad emozioni e schemi di pensiero negativi, quando cercherà di trattenere tramite un assoluto controllo quello che non può trattenere, ecco in tutti questi casi, sarà il volto inesorabile della “perdita” a riportarlo sulla retta via.
Questa prima parte del viaggio è una sorta di obbligatoria discesa agli inferi, simbolo di un percorso di dolore, di un’esperienza di morte e trasformazione necessaria a cauterizzare e risanare le ferite ancora aperte attraverso la comprensione delle dinamiche inconscie sottostanti ai comportamenti e alle reazioni compulsive ed automatiche tipicamente scorpioniche. Risalirà nudo il nostro eroe dall’oscurità in cui è disceso, spogliato del suo mantello di tenebre, rinuncerà a tutte le difese e maschere che via, via ha indossato, e giunto alla conoscenza di sé, potrà finalmente perdonarsi, guarire e diventare consapevole padrone del proprio potere.

SOLE IN PESCI

Il segno dei pesci è portato all’universalità e alla globalità anche se spesso sono proprio queste tematiche intrinseche a spaventarlo tantissimo perché vengono vissute sul singolo individuo come una perdita di identità. Ineffetti il simbolismo di quest’ultimo segno è legato all’abbandono delle difese dell’io, è legato al lasciare andare quelli che sono i confini dell’io, quindi non alla perdita di sé ma alla perdita di quel senso di separazione che abbiamo vissuto dal momento in cui siamo nati fino al momento in cui non si compie questo ricongiungimento tra l’io e il sé. Quindi il simbolismo dei pesci implica questo ricongiungimento, cioè questo io che cede i suoi confini e si reintegra con la matrice originaria da cui era partito.
Questa tematica è anche ben rappresentata dal suo glifo che rappresenta questi due pesci che nuotano in direzione opposta, uno verso il trattenimento del senso dell’io vissuto come simbolo dell’individualità e della divisione faticosamente conquistata nel cammino della crescita personale e l’altro invece che spinge verso l’abbandono di questo confine dell’io per raggiungere questo senso di unità di nuovo con il tutto. E’ chiaro che quello che non deve essere perduto è il senso di identità che è fondamentale per il segno dei pesci.
Nella fase storica in cui stiamo vivendo che dovrebbe rappresentare appunto la fine dell’era dei pesci e l’inizio dell’era dell’aquario, questo tema dominante sembra evidenziarsi con molta intensità, il mondo e la gente sono sempre più portati ad abbattere ogni tipo di divisione, di confini, dogane, barriere linguistiche, religiose, commerciali, tutto sembra non avere più senso, le telecomunicazioni poi hanno ridotto le distanze facendole sembrare quasi nulle, abbattendo concetti di lontananza, di estraneità. Tutto questo crea però anche un terribile senso di confusione, una paura profonda di perdere quello che è proprio, quello in cui ci si è riconosciuti, territorio, razza, cultura, lingua, identità e con movimento speculare ognuno vorrebbe aggrapparsi con tenacia alle sue radici, alle tradizioni famigliari, dialettiche, territoriali quasi per sconfiggere la sensazione di sradicamento che si sente. Nascono così desideri di secessione tesi al mantenimento delle origini etniche che in realtà coprono una paura di perdere il proprio senso di identità. Eppure il mondo va inevitabilmente verso un cammino di unità anche se ciò non ha nulla a che vedere con l’uniformità, unità si intende : singole individualità che scambiano ad un livello ancora più profondo di quello che abbiamo visto nell’aquario perché qui il mezzo dello scambio è il sentimento, è l’empatia.
Il mito che più si lega al segno dei pesci è quello di orfeo, orfeo è un personaggio pescino, musico, poeta, personaggio molto sensibile, riesce ad incantare chiunque lo sta ad ascoltare, tanto la sua espressione è struggente e la sua musica è toccante. Orfeo è innamorato pazzo di euridice e proprio il giorno in cui incorona il suo sogno d’amore, il giorno delle nozze, lei viene morsicata da un serpente e muore. Orfeo è distrutto dal dolore, vaga piangendo con questa sofferenza indicibile e qualcuno lo consiglia di scendere e di affrontare ade il dio degli inferi per cercare di riottenere la sua innamorata. Orfeo quindi scende nel mondo di ade e comincia ad implorarlo e siccome non ottiene risposta comincia a suonare la sua cetra in modo così toccante e a declamare poesie al punto che ade si commuove, ade e persefone quindi hanno un ripensamento unico caso nel mito. Orfeo non riesce a rassegnarsi alla perdita come se non riuscisse a superare l’idea di aver perduto e di non poter aver indietro la sua sposa. Quindi piuttosto preferisce morire. Ade gli concede di poter riportare indietro euridice ammonendolo di non voltarsi mentre torna indietro altrimenti la perderebbe per sempre. Orfeo ringrazia ed inizia il cammino di ritorno, dietro di lui sente i passi di euridice ma non può guardare se effettivamente è lei, quando sta ormai per raggiungere la meta e già vede la luce del mondo dei vivi è preso dal panico, comincia a pensare di essere stato raggirato e in preda ad un’ansia e ad una sensazione di smarrimento e quasi di disorganizzazione interna, volta la testa e proprio in quel momento euridice sparisce e questa volta per sempre.
Questo tema è intrinseco al segno dei pesci e al suo pianeta nettuno, significa che il segno dei pesci deve aver trovato dentro tutte le certezze perché se ancora deve cercare fuori delle certezze, nettuno non è certezza, nettuno è senso di partecipazione e non ha più niente di materiale, niente di tangibile, per cui il segno dei pesci deve potersi riunificare, ricongiungere, ritrovare questo senso di unità proprio perché tutte le certezze, tutti i rapporti, tutte le tematiche sono già state interiorizzate e quindi non c’è più bisogno di schemi, non c’è più bisogno di sicurezze, di cose materiali ed esterne, quindi se si cerca ancora garanzie, sicurezze all’esterno e se ci sono ancora dubbi ed irrequietezze si perde e tutto sfuma e chiaramente sembra perdere di importanza. Orfeo rappresenta anche la situazione di quando ci troviamo a non avere più risorse, in cui non si può far altro che accettare la perdita proprio perché da questa possiamo imparare molto sulla nostra natura e su quella parte di noi che a poco a che fare con la ragione e con i fatti ordinari ma che è vita e sostanza dall’interno. Quindi la sensazione di non essere soli e di non essere quindi abbandonati nasce proprio dal senso di spiritualità della vita che ti fa sentire parte di un tutto così come il tutto è impresso in ogni nostra parte. I pesci quindi non possono appoggiarsi a tattiche, a strategie cerebrali, tutto quello che è la fonte di nutrimento ed apprendimento è altrove, quindi va oltre a quella che è la volonta umana o va oltre a quello che è rappresentato dalla mente umana, solo quando l’io non ha più potere, cioè quando tutti i normali modi di provare a padroneggiare le situazioni falliscono allora può apparire qualcos’altro che prima si riteneva impossibile.
I pesci ci fanno capire che solo quando abbiamo perso tutto quello che sta all’esterno possiamo trovare quello che ci supporta realmente dall’interno. Per questo appaiono vaghi, insicuri, indecisi spesso sulle strade da intraprendere perché sono molto più legati all’inconscio che non alla ragione, a ciò che li muove dall’interno che non sono imprese, non sono cose ma riguarda il senso di spirituale che è gelosamente racchiuso all’interno di ognuno di noi e che ci fa sentire partecipi. Per questo i pesci sono anche così empatici, così capaci quindi di sentire tutto quello che si muove intorno a loro ma proprio per questo devono avere una grande una coscienza, un grande senso di individualità perché solo la capacità di distinguere quello che sta fuori da quello che sta dentro, quello che gli appartiene da quello che non gli appartiene e quindi di sentire le emozioni ma di non entrare nelle emozioni degli altri questa è una parte importantissima del segno dei pesci. Solo questo darà al segno dei pesci quella capacità di empatia e quella capacità di riuscire a supportare le persone che stanno male e che soffrono proprio in virtù del fatto che tutto questo si fa per cuore, per amore non per dovere ma tutto questo è religiosamente tenuto a distanza da quello che è il proprio mondo personale cioè significa che i pesci devono avere confini ben solidi che definiscano quello che è il mondo personale da quello che è l’umanità in generale di cui loro fanno parte. Ovviamente i pesci sono anche un segno estremamente artistico proprio perché l’arte è un altro degli strumenti per entrare in comunicazione con tutto quello che ci appartiene e con tutto quello che c’è attorno, quindi l’arte diventa una fonte di canalizzazione, una serie di impressioni e di emozioni che sono archetipiche ed universali e per questo possono essere comprese ed interpretate da tutti. Ci sono persone di questo segno che possono fare da catalizzatore per tutto quello che viaggia sotto il pelo della coscienza e che può essere canalizzato da loro che sono i primi interpreti, sono quelli che più degli altri riescono a cogliere qualche cosa del patrimonio collettivo e a portarlo a quello individuale facendolo così comprendere.