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CHE COS’È L’OBESITÀ

a cura di Lidia Fassio
 

Uno dei problemi delle società moderne è l’obesità, vero e proprio incubo americano ed europeo in forte contrasto con le immagini di magrezza quasi anoressica che imperversano ovunque sui magazine e nei negozi di moda attraverso manichini che rievocano taglie impossibili tipo 38 e 40 che, pertanto, spingono tutte le ragazzine a somigliare a questi modelli.

 

L’obesità rientra in quelle che vengono chiamate “dinamiche alimentari” ma, a mio modo di vedere, è comunque ascrivibile nelle forme di dipendenza che, fanno anche parte dei così detti “stili di vita” complessi.

 

E’ inutile dire che mangiare è un atto sociale, il gusto è l’unico tra i cinque sensi di cui possiamo godere in compagnia. In effetti tutti noi impariamo a mangiare insieme agli altri componenti della nostra famiglia, le feste le passiamo a tavola mangiando dolci e torte, le cerimonie ovvero matrimoni e battesimi vengono celebrate invitando ospiti a mangiare. Non solo anche gli affari si combinano spesso a tavola per non parlare delle cenette a lume di candela tra innamorati. Il cibo accompagna la nostra vita suggellando i momenti più importanti.

Il cibo, la tavola, la convivialità sono tutti ben rappresentati dal segno del Toro, da Giove e dalla casa seconda che, ci dice bene in che modo ci nutriamo e cosa intendiamo con questa parola.

In effetti abbiamo sempre detto che il Toro è un segno molto sensuale, legato in modo preciso al gusto, dotato di un palato molto raffinato a cui concorrono Venere e Giove.

Sappiamo anche che il cibo è uno degli ingredienti che, unito all’amore, al contenimento e al senso di piacere danno “sicurezza ed appagamento” e conosciamo le difficoltà che possono esistere quando qualcosa non è andato benissimo nella prima fase della vita (quella per intenderci della casa II) a questo livello per cui permangono insoddisfazioni, senso di precarietà e di vuoto nonché desideri di compensazione e di risarcimento che possono dar vita a distorsioni sul piano psicologico che contamino sia l’immagine di sé che il valore di sé distorcendo ciò che si intende per piacere e nutrimento.

 

Prima di affrontare il tema dell’obesità è opportuno vedere come dovrebbe essere il rapporto con il cibo e capire come funzionano i processi legati all’alimentazione.

 

L’ipotalamo regola, tra le altre cose, anche i rapporti con il cibo; è un centro nervoso che, in collaborazione con una serie di processi chimici, si incarica di mantenere un buon rapporto cibo-peso.

Il sistema funziona in modo tale da mantenere sempre l’equilibrio ponderale e pertanto, se ci si alimenta in modo esagerato rispetto ai nostri bisogni aumenterà la massa grassa nel corpo, il che comporterà un corrispondente aumento dell’insulina (un neurotrasmettitore) che ha il compito di informare direttamente l’ipotalamo della necessità di ridurre l’appetito andando ad utilizzare i grassi precedentemente immagazzinati.         

In questo modo preserva l’equilibrio del rapporto “cibo-peso”; se invece si scende oltre un certo livello di massa grassa, allora si innesca una reazione contraria che comporta l’aumento di appetito per cui l’aumento del peso ponderale.

 

Ovviamente perché il sistema funzioni ognuno dovrebbe regolarsi sulla base dell’appetito nel senso che dovrebbe mettersi a tavola solamente quando sente lo stimolo della fame e dovrebbe alzarsi quando avverte invece un appagamento che corrisponde ad un senso di pienezza,  soddisfazione e benessere.

 

Non possiamo però dimenticarci che il cibo è una funzione che, fin da quando siamo piccoli, è strettamente collegata all’affettività oltre che alla sensazione di riempimento per cui bisogna prendere in considerazione che c’è un altro binomio che è spesso fortemente imprintato nella nostra psiche che è quello “cibo-amore”, in particolare “cibo-mamma” inteso in questo caso come Luna ovvero come gratificazione, accoglienza, calore e rassicurazione emotiva.

Il cibo in effetti serve in moltissimi casi a compensare un disagio emotivo che il soggetto non riesce a sedare diversamente.

 

Seguendo questa logica ci rendiamo conto che il cibo ha anche una terza funzione, per cui ha un vero e proprio valore “edonistico” giacchè, quando mangiamo, proviamo piacere per via dell’eccitazione, del desiderio e di ciò che proviamo attraverso le papille gustative che abbiamo in bocca e che questo può essere ricondotto soprattutto al pianeta Venere.

In effetti, anche il legame cibo-sesso è abbastanza stretto e, soprattutto sono molto simili i due desideri e, la parola appetito definisce sia l’uno che l’altro come li definisce la parola “sensualità”.

 

A seconda dei “nutrenti” di cui abbiamo bisogno abbiamo desiderio di mangiare cibi diversi; se siamo fortemente denutriti ci servono zuccheri, se necessitiamo di vitamine sentiamo la necessità di mangiare frutta e verdura, e se siamo senza energia abbiamo voglia di mangiare cereali e pasta e via dicendo. 

 

C’è però da dire che, nella maggior parte delle persone il cibo non è più regolato dai meccanismi biologici ma è condizionato da abitudini che si sono assunte nel tempo per cui, il nostro appetito non si regola più in base a ciò che ci serve ma in base ai gusti, ai desideri, alla golosità o ai bisogni di gratificazione che compensano vuoti affettivi; apporti calorici troppo elevati possono nascere anche da pasti procrastinati oppure da pasti frettolosi ed  inconsistenti quali quelli che si consumano in fretta nell’intervallo del lavoro.

 

Queste sono le regole generali ma possiamo dire che la situazione alimentare è estremamente più complessa e, senza dubbio, personalizzata da ogni singolo individuo, soprattutto per quanto riguarda le dinamiche fame e sazietà a cui si aggiungono i problemi legati ai condizionamenti. Non mangiamo più ciò di cui abbiamo bisogno ma ciò che ci piace e questo è sicuramente il caso di chi mangia sempre molto di più di quanto il suo corpo richiederebbe e che finisce per perdere contatto con il proprio peso; questo accade nelle civiltà del benessere dove notoriamente non vi sono problemi di fame e i cibi vengono resi molto più appetitosi in modo da soddisfare non solo il palato ma anche la vista inducendo così al consumo.

Per assurdo nelle civiltà del benessere hanno quasi tutti un problema con il peso in quanto un 30% della popolazione lotta con il sovrappeso, un buon 30% è obeso e quindi ha un serio problema con il cibo e il peso ed un 20% non mangia perché, pur non avendo problemi, ritiene di dover stare a dieta il che a volte significa “sotto peso”. Tutto ciò non è presente nel resto del mondo dove spesso vi sono invece ancora problemi di fame per cui, soprattutto in Africa, non vi è cibo a sufficienza per tutti.

 

Ci sono poi collegamenti incredibili tra cibo e vista: ci sono studi che riferiscono che di fronte ad un dolce particolarmente appetibile molte persone iniziano a salivare e, dopo alcuni secondi, si verifica nel loro corpo  un aumento di insulina che fa cadere immediatamente il tasso del glucosio del sangue andando ad esacerbare la sensazione di fame: in pratica, più secerniamo insulina e più il dolce sembrerà irresistibile.

 

Questa tendenza sembra accentuarsi in presenza di sofferenza; l’individuo che si trova a vivere in uno stato di sconforto emozionale si focalizzerà con maggior entusiasmo sul cibo trovando in esso una sorta di “sedazione”; anche la sensazione di non piacersi e di non piacere può  portare a disinteressarsi totalmente di sé stessi e, nel caso, l’aumento di cibo e di peso agirebbe come una sorta di difesa contro un mondo che sembra essere pericoloso e difficile da affrontare.

In questo caso, un corpo grasso non risulta essere invitante anzi, in genere allontana gli altri e così il soggetto può restare tranquillo senza fare lo sforzo di entrare in contatto.

 

Ci sono teorie che sostengono che chi è obeso cerca attenzioni e protezione e pertanto sposta il grandissimo bisogno di amore e di cure sul cibo come forma di soddisfazione sostitutiva, vivendo il cibo come un premio e come un surrogato alla sensazione di unità perduta o mai vissuta.

In fondo il grasso è uno strato protettivo che funge da difesa contro un ambiente che non accetta e non ama.

Altre fonti sostengono che il peso esagerato può essere una compensazione al fatto di non “avere peso” nella vita per cui, in questo caso, richiamerebbe simbolicamente ad un fortissimo bisogno di contare e di essere importanti e, soprattutto, visibili.

Molti attacchi di fame sono causati dalla solitudine; non è facile tornare la sera a casa dopo il lavoro e non avere nessuno che accolga e nessuno con cui parlare: il cibo in questo caso assume una funzione compensatoria di “compagnia”, una sorta di madre che placa l’ansia e il senso di isolamento.

 

Ci sono persone oggi che per scrollarsi di dosso i tantissimi chili in più.. (parliamo a volte di 100 e più chili di soprappeso) devono ricorrere alla chirurgia e fare un “bypass gastrico” che impedisca di mangiare come prima, in quanto riduce le capacità dello stomaco e rimodella l’intestino tenue per cui, alla fine, il senso di sazietà giunge molto più velocemente perché il corpo scatena una reazione in particolare ai grassi e agli zuccheri provocando sudorazione e nausea.

In genere questa operazione è definitiva e giunge dopo anni di lotta con il cibo, magari dopo aver provato a fare diete senza aver raggiunto risultati apprezzabili. In questo modo si ritorna ad una sorta di lenta e graduale normalità nei confronti dell’assunzione del cibo.

 

C’è da dire che non tutti gli interventi raggiungono lo scopo poiché ci sono anche casi in cui i soggetti riescono a bypassare gli effetti della chirurgia ricorrendo a spuntini molto ravvicinati fino a che ritornano a mangiare in eccesso come prima dell’operazione.

 

Le spinte a risolvere l’obesità sono fortissime giacchè questi soggetti lottano spesso non solo con il lato estetico (peraltro molto potente) ma anche con grandissimi sensi di colpa e, infine, con disturbi fisici via via sempre più prepotenti che derivano dallo sforzo che molti organi devono fare per portare, reggere e muovere un corpo che, a volte è  tre/quattro volte superiore al proprio peso forma.

Gli effetti più importanti sono sull’apparato cardiocircolatorio e su quello motorio; ci sono però anche effetti meno evidenti ma ugualmente forti quali quello di trovare difficoltà nell’entrare in macchina, oppure a  trovare vestiti adatti o, come si ventila oggi, a pagare di più in aereo perché si occupa uno spazio maggiore, o, come succede negli Stati Uniti a trovare molta più difficoltà nell’essere assicurati a causa del maggior rischio.

 

Anche l’obesità come la bulimia e l’anoressia hanno comunque una radice difficile con l’amore, l’autostima e  l’immagine di sé: tutti e tre questi soggetti abitano un corpo che non piace, che non sentono in armonia con il loro interno e, quando si mettono davanti ad uno specchio, ne ricavano un’immagine di imperfezione. Certo, vi è molta differenza tra l’anoressica che vede un’immagine deformata di sé che la obbliga a togliere sempre più cibo e l’obesa che, invece, si vede come esagerata, brutta e deforme o meglio, senza forme; in tutti i casi tuttavia non vi è modo di gestire il rapporto con il cibo con equilibrio.

In fondo, il corpo è un po’ come una casa … e quando ci si è identificati per tantissimo tempo in una certa forma, diventa poi difficilissimo adeguarsi psicologicamente ad una diversa.

 

Sotto il profilo astrologico la tendenza all’obesità può essere data da difficili rapporti tra Giove e Venere che, tra le altre cose, sottolineano anche una difficoltà con l’immagine di sé ed un senso di non appagamento sia a livello di assunzione di cibo che a livello affettivo. Resta in questi soggetti una sorta di “fame” che andrà investigata onde evitare che possano nascere idee e compensazioni su altri piani. A maggior ragione se questi rapporti poggiano su valori Sagittario e/o Toro che, inducono all’inquietudine e al bisogno di possedere e di incorporare parti di mondo che, come sappiamo, possono essere simbolicamente rappresentate dal cibo.




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