ASTROLOGIA IN LINEA
ASTROMAGAZINE - RUBRICHE - Il Fatto

ZEUS IL DIO DEI CIELI

a cura di Lidia Fassio
 

Il mito è una traccia, un filo conduttore che, in ogni tempo, può essere utilizzato dagli individui per superare momenti difficili, problemi e conflitti. E’ così che si è mantenuto intatto e senza tempo: in effetti ogni mito rappresenta una serie di possibilità e individua fasi di sviluppo che possono essere prese ad esempio per superare i passaggi difficili della vita. Ogni personaggio mitico è al tempo stesso “archetipico” il che significa che il suo modo di operare e i suoi comportamenti possono essere presi ad esempio da coloro che, nella vita, si trovano di fronte alle stesse contraddizioni.

Zeus è un personaggio di primo piano corrispondente sotto tutti i profili al Giove astrologico che simboleggia tutte le potenzialità incarnate dal capo degli Dei.
Zeus viene incoronato “Dio dei Cieli” dopo la sua battaglia con il padre Crono, reo di aver accentrato su di sé tutti i poteri soffocando le potenzialità dei suoi figli, ingoiati per la paura di essere da loro detronizzato. Zeus è l’unico figlio a non essere ingoiato poiché salvato dalla madre e dalla nonna che lo allontanano dal padre facendogli trascorrere un’infanzia dorata tra le ninfe, protetto e nutrito, come sappiamo, dalla capra Amaltea.
Questo primo tratto del mito sta ad indicare che in lui vi è una differenza sostanziale rispetto ai suoi fratelli (Era, Poseidone, Ade ed altri) giacchè non viene ingoiato, non vengono quindi represse le sue potenzialità che, anzi, hanno grandi possibilità di sviluppo in un clima di serenità, nutrimento e protezione. Possiamo dire che Zeus ebbe un’infanzia dorata il che significa che ha avuto tutte le possibilità di sviluppare la sua reale natura.

Diventato adulto, viene sollecitato dalla madre Rea a mettere fine alle nefandezze del padre; lui accetta la sfida ma accetta l’aiuto di questo nucleo femminile tra cui campeggia la Dea Meti che rappresenta la Saggezza. Questo è un altro tratto interessante del mito che ci ricorda che non possono essere prese in considerazione solamente le prerogative della ragione e della mente (tipicamente maschili) ma esse devono integrarsi con una visione e con la sensibilità delle energie femminili che lavorano per unire anzichè per dividere.

Zeus ascolta i consigli di Meti e così, dopo aver liberato i fratelli, non accentra su di sé i possedimenti ereditati dal padre, ma li spartisce assegnando ad ognuno di essi un regno e tenendo per sé stesso il regno dei Cieli, governando  ad interim con Ade-Plutone e Poseidone-Nettuno su quella della Terra. Nei fatti tuttavia, sappiamo che i due fratelli si disinteressarono della Terra che, a tutti gli effetti, restò sotto il suo governo.
Zeus non segue i comportamenti dei suoi predecessori e quindi non uccide il padre ma lo invia nel Tartaro ed anche in questo si mostra particolarmente illuminato perché offre a Crono una grande opportunità di riscatto che, al tempo stesso, mette fine alla guerra sanguinosa tra padri e figli. In questo mostra magnanimità, mancanza di vendetta e saggezza. In effetti questo tratto può essere interpretato come un atto di generosità e come una possibilità di permettere una crescita di consapevolezza, cosa per lui molto importante.

Dopo la spartizione dei regni Zeus inizia una fase nuova in cui governa con saggezza e diventa il Dio più importante del pantheon ellenico; simboleggia la “luce, il cielo chiaro e anche il fulmine” tutti strumenti che possono essere assimilati alla coscienza che ha il potere di illuminare i contenuti dell’inconscio e di dissolvere le ombre.
Zeus è un Dio che, pur restando la maggior parte del tempo sull’Olimpo, viaggia però anche sulla Terra: infatti ci sono tracce di mito in cui lui si trova tra gli Etiopi, popolo che lo onorava con grandi sacrifici.
Ha molti poteri tra cui quello di provocare la pioggia e di scagliare i fulmini ma, quello più congeniale è sicuramente quello di promulgare le leggi e di mantenere l’ordine e la giustizia nel mondo.

Celebri sono i suoi innumerevoli matrimoni tra cui campeggiano tre donne in assoluto: Meti, Temi ed Era. La prima è la Dea della Saggezza, Temi è la Dea della Legge e la terza è la Dea del Matrimonio.
Ovviamente il matrimonio simboleggia la possibilità di unire in sé (attraverso la relazione) le capacità e qualità delle sue spose per cui, da ogni relazione, Zeus riesce ad integrare qualcosa di importante che gli consentirà di crescere e di manifestare all’esterno.

I filosofi e i mitografi hanno ipotizzato che le prime due spose Meti e Temi restarono sue consigliere anche dopo la fine del matrimonio.
Così si rivolge spesso a Meti per conoscere il suo pensiero e, grazie alla saggezza della Dea, acquisisce una visione più grande che gli permetterà di prendere decisioni ponderate e corrette. 
Temi invece pare lo consigliasse nel promulgare leggi intelligenti che fossero facilmente applicabili e che permettessero di mantenere l’ordine nel suo regno. Il matrimonio con Temi rappresenta l’incarnazione eterna della Legge e chiaramente ha un valore simbolico molto forte per il Dio dell’Olimpo.
Viene però  considerato il “Matrimonio sacro” solo quello con Era ed infatti, non può scioglierlo come invece ha fatto con gli altri precedenti. In questo patto Zeus dimostra che, nonostante la sua condizione privilegiata, non può disattendere una legge e, soprattutto, onora l’istituzione del matrimonio in quanto importante per il mantenimento dell’ordine.

Dalle sue relazioni amorose nascono sempre molti figli e, quindi, lui incarna a pieno titolo anche il simbolo di fertilità; in effetti non c’è regione del mondo greco che non abbia vantato di avere come eroe un figlio nato da un amore di Zeus. Anche in questo possiamo vedere un simbolismo profondo che va al di là del semplice libertinaggio: in effetti molti figli ebbero poi dei compiti importanti nella loro vita: ad esempio la nascita di Elena venne vista dai mitografi come necessaria per diminuire la popolazione Greca ormai diventata troppo numerosa cosa che avvenne puntualmente con la guerra di Troia. Anche la nascita di Eracle ebbe come scopo quello di liberare il mondo dai mostri per cui, la procreazione di Zeus, ha sempre uno scopo provvidenziale che potrebbe essere associato alla sua lungimiranza.

E’ interessante il fatto che Zeus si sottomettesse esso stesso al Destino ed anzi, ne diventasse l’interprete e il difensore nei confronti degli altri dei che, spesso, avrebbero desiderato intervenire per cambiarlo. Celebre è il suo intervento ad impedire ad Apollo di  evitare la morte di Ettore, destinato già al regno dell’Ade.
Zeus regna con coscienza e responsabilità ed è anche l’unico Dio che non si abbandona ai tipici capricci divini, salvo in campo amoroso, dove si permette molte scorribande.

Molte delle sue simbologie andrebbero prese ad esempio oggi. In effetti possiamo assimilare il grande Dio ad una figura carismatica, profondamente fertile, in grado di promulgare leggi efficaci ed efficienti in grado di ristabilire giustizia ed ordine.

Oggi mancano completamente saggezza e giustizia due delle qualità di questa divinità; il suo operato sull’Olimpo ci fa comprendere che ieri come oggi sono fondamentali per chiunque voglia governare; senza questi ingredienti non vi è pace, perché senza giustizia, regna il caos da cui prima o poi nasceranno guerre e rivoluzioni.

La nostra politica da tempo sembra aver perso la bussola perché forse ha perso contatto con questo simbolo che, invece, sarebbe da riprendere.
Zeus rispettava pienamente anche le altre divinità e i loro regni: non esiste infatti alcun tratto del mito che veda delle intromissioni nelle decisioni dei suoi fratelli e, anche quando interviene con il figlio Apollo, lo fa per non mancare alle divinità che sono padrone del destino. Anche nel caso del rapimento di Persefone, egli invia Hermes a parlamentare con Ade e non si permette di dare ordini al fratello.

Questo fa comprendere come nella mitologia greca il senso di ordine fosse presente e rispettato anche dal capo degli Dei. Certo, si parla di un ordine superiore a cui Zeus si ispira per governare e crescere.

Non a caso, Giove, signore del Sagittario, ha il compito di portarci lentamente a prendere coscienza che non esiste solo il mondo tangibile e visibile giacchè esso deve pian piano connettersi con un ordine universale che è l’unico che può essere in grado di illuminare la coscienza ordinaria riempiendola di significato.
Il rapporto con l’ordine cosmico è evidente nel fatto che Giove è discendente di Urano, il che lo riconduce al simbolo del cielo stellato ovvio riferimento all’ordine cosmico che nessun Dio, così come nessun uomo,  può permettersi di trascurare o ignorare.
I suoi progenitori sono Urano e Gea la Terra ed in effetti il Giove astrologico funge da tramite tra il mondo materiale e quello spirituale e la sede in Sagittario ha proprio come intento quello di creare un ponte per far dialogare la sua duplice natura evitando di considerare un lato superiore all’altro.

Giove per svolgere la sua funzione deve infatti essere connesso sia a Nettuno che, astrologicamente parlando, indica il mondo spirituale con il suo ordine assoluto, sia con X, la Grande Madre, signora della Natura e della Materia.

Ci ricorda che le leggi degli uomini devono ispirarsi ad un ideale superiore perché, in caso contrario, non hanno valore e non possono trovare applicazione nel mondo concreto. Giove è un dio fecondo il che significa che è creativo ma perché questo possa manifestarsi deve possedere dentro di sé la capacità di dirigere la sua visione verso uno scopo superiore.

Quando Giove non riesce ad esprimersi attraverso i grandi principi universali che fecondano la mente ci troviamo di fronte a soggetti che vogliono governare come se fossero divinità ma, in realtà, commettono grandissimi peccati di hubris che cercano di compensare la mancanza di saggezza, lungimiranza e giustizia con l’arroganza e gli abusi di potere.

Mai come in questo periodo storico c’è bisogno della luce di Giove; non a caso la sua figura è stata sempre legata alla filosofia e alla religione che richiamano costantemente ai mondi del pensiero e dello spirito che sono al di là di quello materiale; lui può essere visto come la figura che fa da ponte tra i due mondi, esattamente come, dal punto di vista psicologico, Giove è il vero ponte tra la coscienza e l’inconscio; è la sua capacità di cogliere le intuizioni e di tradurre il linguaggio simbolico delle immagini che giungono dall’inconscio a fertilizzare la mente lasciando intravedere il cammino da intraprendere.
Giove è un simbolo di fiuto, lungimiranza e di capacità di vedere in anticipo ciò che potrebbe riservare il futuro. Senza queste capacità nessun governante può dirsi “illuminato” e, pertanto, non sarà mai in grado di prendere decisioni che possano realmente offrire nuove possibilità al mondo.




Copyright (c) 2003 Astromagazine - la rivista di Astrologia in Linea - Tutti i diritti riservati