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MANGIARE O NUTRIRSI

a cura di Sandra Zagatti
 

Mentre controllavo la mia posta, qualche giorno fa, ho notato di sfuggita due notizie riportate a fianco, tra la pubblicità. L’ordine di queste “news dal mondo” varia continuamente ad ogni ingresso sul sito, e quindi mi hanno colpito ulteriormente: non solo per ciò che riportavano ma per il loro casuale accostamento.
La prima notizia, purtroppo, era la morte di Isabelle Caro: la ventottenne francese, famosa per aver posato nel 2007 per una campagna choc contro l’anoressia. Allora pesava 31 chili; l’anno prima aveva toccato i 25 ed era entrata in coma. Decisa a guarire, era riuscita a raggiungere i 45 chili di peso, ma il suo corpo gravato da una vita senza cibo non ce l’ha fatta, e Isabelle è deceduta il 17 novembre, sembra per cause polmonari.
La seconda notizia riguardava invece Donna Simpson, un’americana di 43 anni che, dopo aver conquistato nel 2007 il Guinness come “mamma più grassa del mondo”, adesso ambisce a quello di “donna più grassa del mondo”. E poiché sembra che le concorrenti siano molte e la meta ardua (pesa “solo” 300 chili ma il record è di 454), si mette d’impegno consumando qualcosa come 12000 calorie al giorno (contro le 2000 consigliate per la sua età), e per la sera di Natale se ne è concessa 30000. Molti siti riportano il menù: 12 kg di tacchino con 2 kg di ripieno, 2 prosciutti glassati, 7 kg di patate, 5 filoncini di pane, 4 litri di salse varie, 10 kg di verdure, e come dessert una quantità imprecisata di “marshmallow” (una specie di caramelle) con crema di formaggio, panna montata e biscottini; il tutto accompagnato da vino dolce e ingurgitato in poco più di due ore.
Donna Simpson a 9 anni pesava già 83 chili; Isabelle ha cominciato a soffrire di anoressia a 12 anni. Io leggo queste notizie, guardo quelle foto, che non sembrano nemmeno raffigurare due esseri imparentati come razza umana, e ciò che provo è un misto di pena, di rabbia, di orrore e di sconforto.
Pena, sicuramente, per Isabelle: troppo giovane, troppo triste. Sarei tentata di aggiungere “troppo fragile”, ma so che sarebbe un paradosso: come sa perfettamente chi si occupa di patologie alimentari, la costanza nel rifiuto del cibo richiede una forza di volontà eccezionale, perché gli anoressici hanno un rapporto malato con il cibo e lo temono, lo odiano ma lo desiderano di continuo…

In astrologia, per valutare questo rapporto con il cibo si guarda in genere la Luna, simbolo cardine del nutrimento primario ricevuto dalla madre, con tutto ciò che ne consegue in termini di capacità di diventare madri di noi stessi e nutrirci, accudirci, proteggerci. La Luna è anche l’autoimmagine, cioè il modo assolutamente soggettivo in cui ci vediamo, ma che si forma nell’infanzia, con i primi “feedback” che riceviamo, appunto, dalla madre e dalla famiglia. E infatti non di rado, nel tema di persone anoressiche, c’è una Luna importante ancorché conflittuale, e infanzie analogamente difficili, madri difficili.

Isabelle nacque il 12 settembre 1982, con Sole e Venere in Vergine. Anche questo è un segno da tenere d’occhio nei disturbi alimentari, perché legato in generale al rapporto con il corpo e in particolare al senso di ordine, di pulizia, di salute, e al bisogno di accettazione. Importante, a questo proposito, la quadratura di Nettuno al Sole di Isabelle, che rende confuso il senso di identità e sottolinea quella percezione di essere sbagliati, non “conformi”, in qualche modo sporchi, tipica degli anoressici. La Luna è in Cancro, fortissima nel proprio domicilio: in mancanza dell’ora di nascita non è possibile collocarla nei gradi precisi, ma nell’arco delle 24 ore passerebbe dal trigono con Giove a quello con Marte in Scorpione. A proposito di forza di volontà, già questi pianeti la dicono lunga, ma la forza di volontà scorpionica può essere anche autodistruttiva, si sa… La stessa Luna potrebbe essere in quadratura a Mercurio (che governa il Sole) e/o a Saturno: aspetto molto probabile, considerando quanto le dissonanze di Saturno ai Luminari gravino sull’autostima e quanto, in particolare, quelle alla Luna parlino di madri severe, a volte anaffettive o comunque privative. Saturno è anche il tempo, la maturità, l’autonomia che realizziamo crescendo, laddove la Luna parla sempre, in qualche modo, di dipendenza…
A tal proposito è interessante ricordare il titolo dell’autobiografia che Isabelle scrisse nel 2008, sempre per sensibilizzare l’opinione pubblica e le ragazze nei confronti dell’anoressia: “La bambina che non voleva crescere”. Lì racconta di un’infanzia assurda, con una madre depressa che la teneva segregata in casa, provvedendo personalmente (in quanto insegnante) all’educazione scolastica della bimba e impedendole di uscire, di relazionarsi con i coetanei, di confrontarsi con la vita. La madre, a quanto riporta Isabelle nel suo libro, voleva che lei restasse “la sua bambina” (notiamo il doppio significato sotteso al desiderio che restasse bambina, e che restasse sua…). Non le consentiva di esporsi al sole, per timore che ne rovinasse il candore, né di piangere; la riempiva di giocattoli ma non le permetteva di condividerli, e l’unica visita ai nonni aveva cadenza annuale. In tutto questo il padre sembra inesistente: più assente di quanto spiegabile con i continui viaggi per lavoro e comunque, purtroppo, in linea con la quadratura Nettuno-Sole.

Nel suo libro, Isabelle conferma che l’inizio della sua anoressia risale appunto a questa infanzia di solitudine forzata, a questa madre repressiva, apprensiva e oppressiva. In particolare ricorda un episodio apparentemente banale, quando a dodici anni si pesò e colse negli occhi ipervigilanti della mamma uno sguardo stupito e contrariato, in un certo senso deluso dall’evidente e naturale crescita della ragazzina. Fu da quel momento che Isabelle cominciò a mangiare sempre meno, a controllare il proprio peso con frequenza ossessiva (Scorpione) e precisione maniacale (Vergine) per contentare la madre che, pure, la incoraggiava proponendole immagini di attrici e indossatrici magrissime come riferimento. Oggi, è fin troppo facile considerare questa madre folle, più che depressa, dal comportamento che personalmente non esito a definire criminale. Eppure fu proprio la madre che, pur tardivamente, quando la situazione era ormai palesemente degenerata, portò Isabelle in ospedale e poi da uno psicologo per aiutarla a guarire…
Tanta tristezza, sì; tanta pena per questa femminilità confusa e disperata, sia nella figlia che nella madre.

Non provo la stessa tristezza per Donna Simpson. Ma nemmeno provo quella simpatia che spontaneamente avverto per tutte le donne cicciottelle, gioiosamente amanti del cibo, e che lei stessa vorrebbe esprimere e suscitare con le sue dichiarazioni, con la sua “filosofia” di vita: “Chi soffre di sensi di colpa per il cibo è ridicolo!”; “Sotto Natale bisogna mangiare a volontà!”.
Mi basterebbe pensare a tutte le persone del mondo che soffrono la fame, e che per Natale dovremmo semmai ricordare e aiutare di più, per provare un istintivo moto di antipatia nei confronti di questa signora ben più che cicciottella. Ma se considero che è madre di due figli, e che per partorire l’ultimo con taglio cesareo, nel 2007 (quando pesava 241 kg), ha coinvolto un’equipe di trenta medici e messo a repentaglio non solo la propria vita ma anche quella del neonato, allora la mia antipatia si trasforma facilmente in discredito, e in rabbia. D’altra parte, lei dichiara ai giornalisti che la intervistano di godere di ottima salute, ma già soffre di pressione alta, di diabete, non è in grado di camminare per più di qualche metro e gira persino in casa con un mini-scooter; nessun medico personale ovviamente la approva e persino i membri del New York Obesity Research Center hanno bollato come autodistruttiva la sua condotta alimentare. Se si trattasse solo di scelte personali, pur non condividendole ed anzi condannandole si potrebbe sorvolare, ma qui ci sono due figli, appunto: quale messaggio ricevono? quale esempio? quale educazione, non solo alimentare, sta loro trasmettendo Donna Simpson come fiera “mamma più grassa del mondo”?

E diciamola tutta. Perché credo che ogni lettore della sua storia si ponga un’altra domanda, come me la sono posta io: per assicurarsi almeno 12000 calorie al giorno, per raggiungere l’ambita meta dei 454 kg di peso con tanto impegno e determinazione… più che la forza di volontà qui ci vogliono anche soldi, e dunque quanti gliene servono, e dove li trova? Il conto è già stato fatto e lo ha dichiarato lei stessa: 750 dollari a settimana. Solo di cibo, sia chiaro, che ci sarebbero da aggiungere gli abiti su misura di una taglia L preceduta da sette X; alla faccia della crisi e di chi con un analogo stipendio mensile deve mandare avanti casa, cucina, mutuo e famiglia. Non è dato sapere quale lavoro faccia il più giovane e assai più magro marito (“Adoro le donne grasse, sotto una certa taglia nemmeno le guardo!”), ma lei, responsabilmente, ha trovato un modo per contribuire al bilancio familiare: oltre a una pagina Wikipedia in cui documenta la sua storia e il suo obiettivo, ha creato un sito apposito “per soli adulti”, in cui la si può vedere mentre si ingozza di ogni genere di cibo ipercalorico e ormai vietato dalle mense scolastiche oltre che dal buonsenso. Rigorosamente in bikini, e ovviamente a pagamento: 12 dollari a ingresso, per la precisione, ma pare che il prezzo valga la soddisfazione, per il genere di clienti che attrae.

Peccato che, in tante notizie sul web su questo fenomeno, non ci sia traccia della data di nascita e si sappia solo l’anno: 1967. Di sicuro, in quell’anno la congiunzione Urano-Plutone in Vergine era precisissima, e se Urano parla di eccentricità, Plutone ribadisce forza di volontà ma anche, come già detto, istinti distruttivi o autodistruttivi. Qui troviamo senz’altro l’ambizione, un po’ morbosa, di raggiungere in qualche modo un primato, di rendersi eccezionale e speciale. Tuttavia il rapporto con il corpo diviene erroneamente manipolatorio: non c’è potere sul corpo, ma potere (presunto) mediante il corpo. In merito, poi, alla “filosofia di vita” della Simpson, così ostentatamente e spavaldamente sicura, potrebbe esserci lo zampino di Giove, rimasto quasi per tutto l’anno in Leone (confusamente idealizzato da Nettuno in Scorpione); ma negli ultimi mesi Giove entrò in Vergine, aggiungendosi ai pianeti già presenti con la sua energia “dilatante”, il che non è da escludere…
Impossibile ragionare astrologicamente sul rapporto con la madre. Dal punto di vista psicologico, è comunque interessante leggere quanto riportato nella sua biografia: Donna Simpson era obesa già da bambina, “complice la cucina sostanziosa della mamma”. Non è chiaro se questa mamma sia morta, ma a un certo punto è stata comunque sostituita da una matrigna che tentò di farle seguire una dieta… “ma lei preferì rimanere fedele alla sua rotondità”. E alla mamma, forse. Possiamo dunque ipotizzare che la Simpson compensi antiche mancanze o perdite divorando cibo come a far provviste di vita. D’altra parte ogni squilibrio alimentare, soprattutto quando eccessivo e prolungato, nasconde e insieme evidenzia un problema grave “a monte”: un problema con la vita, gestito sempre sul filo di una sfida con la morte… tant’è che l’ultima donna detentrice del record tanto ambito è morta a 49 anni, ed è improbabile che lei non ne sia a conoscenza.

Donna Simpson sembra voler occupare sempre più spazio, come in una conquista territoriale, ma contemporaneamente ne perde il controllo e non può muoversi, in quello spazio, se non dipendendo da supporti; così come Isabelle Caro ha condotto la sua lotta con il tempo sul campo di battaglia del proprio corpo, togliendosi cibo e vita nel tentativo di rimanere bambina.
In ogni caso c’è un tributo sacrificale alla madre. E questo può aiutarci a riflettere, in questi anni in cui il segno del Cancro è e sarà particolarmente coinvolto da transiti dissonanti, sulla necessità di rivedere il nostro rapporto con il cibo e i modelli sociali di riferimento che, a seconda dei contesti, propongono il corpo femminile come “bello in quanto magro” o, viceversa, “sano in quanto grasso”. L’educazione alimentare e la scienza nutrizionale cominciano timidamente a entrare nelle scuole e nelle case, ma è ancora molto ciò che dobbiamo fare – e possiamo farlo a partire dal nostro comportamento, ognuno facendo un passo in più verso l’informazione e la trasmissione di una diversa cultura. Una cultura della Nuova Era, che sappia rinnovare il rapporto con il corpo recuperando innanzitutto la consapevolezza del suo legame con l’anima: Luna-madre, Luna-figlia, Luna-autoimmagine. E quindi una vera e più profonda cultura dell’Essere.
Non siamo solo ciò che mangiamo, come disse Feuerbach, ma anche ciò che nutriamo. E come lo facciamo; e perché.




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