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L'UE IN TEMPESTA

a cura di Francesco Astore
 
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Ardua, spinosa, irta di difficoltà, si presenta la strada dell’Unione Europea e della sua moneta unica (l’Euro), emblema della coesione tra gli stati e della stabilità economica continentale. Nubi minacciose si addensano infatti sul futuro di alcuni dei suoi stati membri, gravati dal pericoloso rischio di “default”, termine che sta a designare il fallimento, la crisi dei sistemi finanziari interni, e conseguentemente, dell’economia nazionale cui gli stati singoli, presenti nell’unione, devono tener conto. Un default di uno Stato, di una nazione intera non era concepibile fino a qualche tempo fa (se si eccettua la pur vistosa eccezione dell’Argentina, un decennio addietro). Invece, Grecia in primis, poi Portogallo e Spagna, stanno soffrendo per una cronica crisi che potrebbe portarli a una fuoriuscita dall’Unione, ma, dietro l’angolo, c’è pure lo spauracchio (da molti agitato) di vedere la nostra Italia costretta a staccarsi dal raggio della cosiddetta eurozona. Anzi questo rischio sta diventando, di giorno in giorno, più concreto.

La Grecia ha accumulato un debito pubblico oramai insostenibile e su cui pare impossibile riuscire (da parte dello stato greco che emette i titoli) a pagare gli interessi. Da qui il ripetuto effetto di manovre speculative (giocate al ribasso, dette appunto “ribassiste”) da parte dei mercati borsistici. La Spagna (che ha annunciato elezioni anticipate) e il Portogallo non se la passano di certo meglio. 

Esiste quindi un problema dei paesi cosiddetti “periferici” dell’UE che non riescono più a gestire un debito pubblico divenuto vertiginoso.

Abbiamo appreso che esiste il termine “spread” che quantifica la differenza tra i rendimenti di titoli di stato tedeschi (bund) e i titoli di stato italiani (Btp): questo differenziale ha superato più volte (anche per l’Italia) la cifra di oltre 300 punti, davvero “soglia limite”! Questo tasso è estremamente significativo poiché misura, detto  in sintesi, la fiducia degli operatori finanziari nella crescita e nella solidità economica di un paese. 

Ma pure negli Usa la situazione è particolarmente preoccupante, per questo immenso paese, “traino” dell’economia occidentale/globale, esiste la possibilità di un default dovuta all’escalation del debito. Per scongiurare il fallimento (sia pure tecnico), sono necessari accordi al di sopra dei partiti (repubblicani e democratici al congresso chiedono manovre impostate su direzioni opposte: tagli alla spesa sociale o tagli alla difesa, incremento della domanda interna o tasse per i ricchi) mentre Barack Obama arriva ad evocare l’apocalisse per definire il mancato accordo in parlamento sulla riduzione del debito. Vedremo, prestissimo, quel che succederà.

Dall’altra parte dell’oceano, intanto, nel recente vertice del 21 luglio di Bruxelles, i 17 dell’eurogruppo hanno varato un pacchetto di misure “straordinarie” per il salvataggio della Grecia, una sorta di “piano Marshall europeo” (un’evocazione a dir poco ambiziosa), da 109 miliardi per recuperare il paese ellenico dalla caduta libera e rinsaldare i legami tra gli stati dell’Unione Europea su una piattaforma politica economico- monetaria seria e condivisa. È stata definita “una soluzione eccezionale per un caso unico” ed è frutto della mediazione decisa fortemente dall’asse franco - tedesco, ovvero l’asse Merkel - Sarkozy. Previsto il raddoppio dei termini per la restituzione dei prestiti (con tassi ridotti al 3,5%) e il coinvolgimento del settore privato (banche detentrici dei titoli greci) su base volontaria.

Da più parti, tuttavia, si sostiene che questo è un rimedio temporaneo una “toppa” adatta a rammendare più che a risolvere. E gli analisti internazionali parlano di problema “spostato” nei mesi a venire. Infatti, già pochi giorni dopo l’iniziale adozione della misura eccezionale, la Grecia è di nuovo in acque “finanziarie” molto agitate.
Intanto l’Euro (e le economie dei paesi ad esso collegati) è costantemente sulle “montagne russe”, soffrendo di una giostra di alti e bassi che non offre certo stabilità o sicurezza.

Quali le cause che hanno determinato l’insorgere di questa terribile crisi economico finanziaria?

Svariate, non facilmente identificabili, provenienti da molto lontano.

Tutto comincia o, sembra cominciare, con la scioltezza con cui si maneggiano i cosiddetti “prodotti finanziari derivati” e il fallimento della grossa banca Lehman Brothers del settembre 2008 che, di quei “derivati” aveva fatto il suo entusiastico cavallo di battaglia.

I prodotti finanziari derivati si muovono su una base di economia virtuale e non reale.

Nella sua recente Storia dell’euforia finanziaria, John Kenneth Galbraith spiega che: “l’innovazione finanziaria si fonda sul principio che attività reali (imprese commerciali, beni immobili) servono come base per l’emissione di titoli (azioni, obbligazioni, opzioni) il cui valore raggiunge, sull’onda di infatuazioni collettive, vertici assurdi che non hanno nulla in comune con le reali attività sottese. Fino al momento del crollo, regnano l’autocompiacimento e la credulità; il bisogno psicologico degli speculatori di dimostrare a se stessi che “il loro arricchimento non è fortuito né immeritato” ma dovuto a “un acuto senso degli affari”, dà la stura a sapienti giustificazioni confezionate all'uopo da servizievoli esperti. Chiunque dia prova di scetticismo e osi predire l'imminente scoppio della bolla di sapone è accusato di fare il guastafeste, se non addirittura di sabotare l'economia. Lo shock del crollo è accompagnato da una caccia frenetica ai capri espiatori, ma la gente ha la memoria corta e non impara mai la lezione”.

Il  gioco delle borse e dei mercati si basa sulla convinzione (e sulla aspettativa) di una “crescita perenne” dei rendimenti dove le possibilità di guadagno vengano di giorno in giorno ampliarsi, moltiplicarsi, decuplicarsi.

In questa arena di scommesse e di scommettitori ovvio che chi ci rimette siano i poveri risparmiatori, o gli investimenti, in varia misura attivi nelle programmazioni del lavoro e della crescita, nel quadro dell’economia generale di una nazione.

Da un punto di vista astrologico possiamo attribuire al segno del Sagittario dove per più di un decennio è transitato Plutone (1996 - 2007), pianeta signore della finanza e dei giochi in borsa, la causa della situazione creatasi. Sagittario, è il segno in cui troviamo il domicilio più forte di Giove - denaro, segno corrispondente agli Usa (da dove tutto comincia, finisce o si trasforma). Il Sagittario è un segno bonario ma ottimistico e vorace, convinto che si possa sempre verificare una evangelica “moltiplicazione dei pani e dei pesci”! Se trasferiamo questo concetto alla Borsa abbiamo gli effetti dell’avventurosa finanza creativa, di manovre sui mercati  molto simili al gioco d’azzardo e, i conseguenti crack avvenuti tra 2007 e 2008 (con l’uscita di Plutone dal segno). Ora Plutone occupa il severo Capricorno e sta mettendo a nudo tutta la situazione e i caratteri seriamente preoccupanti di economie che scoprono il bluff della combinazione virtuale/reale. Questo nuovo ingresso di Plutone in Capricorno, tuttavia, dovrebbe servire a svelare razionalmente i clamorosi errori di questo sistema e aiutare  a mettere ordine nei conti. 

Ma, ritornando all’UE, cosa riserva il futuro al vecchio continente?

Proviamo a dare un’occhiata ai due dei suoi passi fondamentali (trattato di Maastricht e nascita dell’Euro) e tentiamo un’analisi su quello che sta succedendo alla vecchia Europa.

È passato un decennio dal famoso trattato di Maastricht che, stipulato il 7 febbraio 1992, sanciva l’unione monetaria dei dodici stati (allora) membri dell’Unione. Erano, nell’ordine: la riunificata Germania, la Francia, il Belgio, l’Olanda, il Lussemburgo, l’Italia, la Danimarca, la Gran Bretagna, l’Irlanda, la Spagna, il Portogallo e la Grecia. In dodici aderirono al trattato, entrato poi, a tutti gli effetti, in vigore l’1 di novembre 1993.

In quel fatidico febbraio, astrologicamente colpisce l’accumulo di pianeti in Capricorno (Venere, Marte, Urano, Nettuno) poderoso stellium di Terra sostenuto dal trigono di Giove in Vergine e dal sestile di Plutone in Scorpione. Senza entrare troppo nel merito ed esprimere giudizi, la configurazione planetaria così costituita parla di un gruppo di potenti (pianeti in Capricorno trigoni a Giove - denaro nella Vergine, segno della conservazione dell’esistente) riuniti efficacemente per tutelare interessi grossi, forse anche per gestire considerevoli volumi di denaro liquido, denaro nascosto (Plutone, formidabile, nello Scorpione). Colpisce, a questo proposito, il sestile fortissimo tra un Marte esaltato in Capricorno e un Plutone domiciliato in Scorpione: due pianeti grintosi in segni durissimi, come dire pugno di ferro in guanto di velluto. Per il resto, di rilevante, troviamo un altro (piccolo) gruppo di corpi celesti riuniti (Sole, Mercurio e Saturno) nel liberale e diplomatico Aquario, forse a celare i veri intenti e le mire accentratrici del trattato, o forse ancora a porre un minimo di limite alle mire accaparratrice di questo gruppo di grandi banchieri, riuniti per tutelare gli interessi delle grandi aziende di credito.

Il trattato si prefigge mete ambiziosissime (valori Capricorno). Sancisce la trasformazione della precedente CEE in UE/Unione Europea (Aquario trasformazione) che ha come obbiettivo (tra i tanti) il raggiungimento dell’unione economica e monetaria (UEM), l’adozione di una moneta unica (valori Capricorno e Vergine in positivo aspetto con l’asse del denaro: il Toro e lo Scorpione, dove si trova un astuto Plutone), la messa in atto di una politica estera comune e di una cooperazione sul piano della giustizia degli affari interni (ancora l’Aquario trigono alla Bilancia/giustizia e sestile al Sagittario/rapporti con l’estero). Approvato, con alcune clausole d’eccezione per la Danimarca e la Gran Bretagna, è entrato in vigore un anno dopo, il 1 novembre 1993.

L’Euro nasce invece a Bruxelles il 31 dicembre 1998 alle ore 12,30: Capricorno ascendente Ariete, segni governati dal bellicoso e precario Marte. Il rosso pianeta si trova nella freddissima Bilancia e nella cosignificante 7^ Casa (settore dei contratti siglati) per accordare appunto, con un ligio e chiaro patto, l’accordo tra gli stati che alla moneta unica aderiscono.

Il Sole nel razionale e programmatore Capricorno, Saturno in 1^, contribuiscono a rendere fermo e immutabile il nuovo soggetto che ha l’ambizione di guidare un nuovo corso storico - politico (Saturno è in Ariete).

La Casa 2^ cade nel Toro (cosignificante) e lo stesso fa l’8^ con l’opposto Scorpione. Queste due Case scivolano poi nei due segni dei Gemelli e del Sagittario, ospitando, rispettivamente, Luna e Plutone tra loro in larga opposizione. La necessità di manovrare grandi capitali in modo proficuo e agile per gli stati che siglano l’accordo è esemplificato dalla configurazione planetaria tra 2^ e 8^, asse astrologico del denaro. Plutone (capitali, finanza ad alto rischio, ricchezze dei più forti) è nella sua sede (l’8^ Scorpione) e forma un bel sestile a Urano in Aquario 11^ e un preciso semisestile al Sole Capricorno 10^. Gli intenti dell’Euro sembrano realizzarsi nelle ambizioni (Casa 10^) e negli equilibri (Casa 11^) dei poteri forti, amici tra di loro. Non si escludono neanche spigliate manovre di “finanza creativa” che includono e sfruttano il nuovo fenomeno della globalizzazione (Plutone in Sagittario) e si avvicinano alle fluide regole del gioco della scommessa (valori Gemelli e Aquario, segni antiregolamentari, a volte, moralmente molto disinvolti).

Ma la Luna (deboli, famiglie, nucleo nutritivo - produttivo e relativo alla domanda di beni e servizi nel continente) sembra essere molto penalizzata, formando una durissima opposizione a Mercurio (i giovani, i figli di questa Europa in completa impasse) e anche un negativo quadrato a Giove in Pesci e 12^ Casa (sacrifici,  lacrime e  sangue).
Gli unici riscatti che le sono concessi provengono da Marte in trigono dalla 7^ Bilancia e da un trigono molto largo a Urano dall’Aquario 11^: le norme dell’unione monetaria poste a garanzie dei diritti sono un baluardo contro il pesante indebitamento (Giove leso) cui i settori più deboli sono sottoposti; i lavori creativi, innovativi, le nuove risorse offerte dalle avanzate tecnologie (Urano in Aquario) possono offrire qualche boccata d’ossigeno in più a quella che sarà presto definita la new economy o la net economy. 

Giove  come fattore di fortuna, di benessere economico (e non solo) si trova racchiuso nel sogno, nell’idealizzazione della 12^, in una fase di “promessa da venire”, quasi una promessa della divina provvidenza che porterà arricchimento e vantaggi per tutti. Unico aspetto positivo su cui questo Giove può contare è il moderato sestile a Venere in Capricorno: un possibile “addolcimento della pillola” da parte delle autorità preposte, con misure temporanee, nelle situazioni di maggior stress?

È vero, non possiamo negarlo, che la moneta unica ha avuto il merito di un’unificazione (impensabile nei secoli  passati) e di vantaggi di transito e di scambio di merci, servizi, turismo.

Ma di sacrifici ce ne saranno ancora tanti e lo confermano i transiti planetari.

Attualmente sulla Carta Astrale dell’Euro è Saturno ad aver formato e ad aver l’intenzione di dare aspetti piuttosto rigidi (quadratura ai valori Capricorno: prima il Sole e poi, per il resto del 2011 e quasi tutto il 2012, Venere; quindi contemporanea opposizione a sé stesso).
Saturno transita nella 7^ e parla di necessità di concertazione obbligatoria, ma anche di costante minaccia di “privazione” di qualche partner dell’Unione (gli stati “fratelli” sono giunti a 18 e agli iniziali 12 si sono aggiunti: Austria, Finlandia, Malta, Slovacchia, Slovenia e nel 2011 si è unita l’Estonia).

In prospettiva  (2012 – ’14) c’è un roccioso Plutone che si congiunge al Sole del Tema Natale Euro, potenzialmente espressione di un fermento ricreatore, di un nuovo cammino propulsivo impresso alla moneta unica. Che forse (pur con i dovuti limiti) può prendere nuove leve di comando, nuovi campi d’azione e di manovra sullo scenario mondiale?

Ma adesso?

La corrosiva quadratura celeste tra Urano Ariete e Plutone in Capricorno non offre molte scappatoie e si sta esprimendo con i cali sulla produzione e le incertezze sui mercati azionari - mondiali di cui siamo tuttora spettatori. Il rialzo del prezzo di beni rifugio come l’oro sono destinati ancora a salire. La configurazione è compensata dal trigono di Giove in Toro a Plutone, ma questo aspetto, per il momento sta favorendo o sembra favorire soltanto la Germania (appartenente, appunto, geograficamente, al Toro).  

Anche il Sole dell’Euro riceverà un formidabile trigono di Giove dal Toro e in Casa 1^, ma purtroppo e, contemporaneamente, un penalizzante quadrato a Urano Aquario e  11^. La previsione che si può fare è probabilmente quella della Germania che si assume altre e onerose responsabilità, nonostante le recenti vicende con la Grecia. Tuttavia lo stallo può permanere in seno all’Unione Europea anche perché i mercati e le azioni dei governi interessati può rivelarsi (specie nelle economie dei paesi periferici tra cui includere il nostro) poco incisive o addirittura fallimentari.

Questa è la prima vera crisi che deve affrontare l’Europa e in discussione è la volontà dei singoli stati di sentirsi veramente uniti e pronti ad affrontare non solo una delle crisi finanziarie più importanti della storia ma anche il prezzo inevitabile di un’integrazione che non avrebbe mai potuto concretizzarsi senza contraccolpi. Paesi poveri, come la Grecia e il Portogallo, si sono trovati all’improvviso ricchi, grazie al fatto di avere una moneta forte e di potersi indebitare a costi irrisori, paesi con un alto livello di corruzione, come il nostro, invece di cogliere l’occasione di consolidarsi si sono ulteriormente indebitati, spendendo più di quello che avrebbero potuto, senza spingere verso le riforme che, ancora oggi, mancano all’appello. La Spagna e l’Irlanda hanno vissuto un clima di euforia e di grande liberalizzazione con una crescita strabiliante che purtroppo poggiava su basi effimere.  Ora, il salto che va fatto, ma qui ci vuole la volontà dei paesi, soprattutto di quelli che stanno meglio, o meglio dei più ricchi (Germania e paesi nordici dell’area euro) è di passare ad una vera e propria integrazione, non solo monetaria ma politica e fiscale, e di prendersi sulle spalle il fardello dei paesi più deboli.

Questa è la grande sfida che attende l’Europa.

I paesi più virtuosi saranno disponibili a prendersi sulle spalle le scelte irresponsabili e immature dei paesi oggi in crisi? Per il bene dell’intera Europa, convinti di lavorare, nei tempi lunghi, anche per la loro stabilità?




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