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RETE A MAGLIE LARGHE

a cura di Sandra Zagatti
 

Si dice spesso che il web abbia caratteristiche e significati nettuniani. Non a caso si parla di “rete”, di “navigazione”, di “internauti”: tutti termini in qualche modo presi a prestito o derivati dal mondo marino. E, a proposito di mondo, quello del web è sempre stato definito “virtuale”. Inizialmente ciò non aveva connotazioni negative, e mirava semmai ad enfatizzare le immense possibilità di conoscenza, esperienza e comunicazione offerte da internet, nonostante la mancanza dei veicoli sensoriali o materiali tipici della realtà più comunemente intesa. Le connotazioni negative sono arrivate assieme agli effetti collaterali dell’utilizzo sempre più frequente e diffuso di internet, tra i quali cito solo la dipendenza (dannosa in particolare per i ragazzini, ma non meno insidiosa per gli adulti) e la metamorfosi dell’identità, alterata nell’immagine offerta mediante l’anonimato, i nickname, i molteplici account e le diverse personalità associate: spacciate per reali o persino ritenute tali. Anche queste, evidentemente, sono derive di stampo nettuniano.

Oggi credo che tutti possiamo affermare con certezza che, se per mondo virtuale si intende mondo “non reale”, allora no: si tratta di una definizione sbagliata, comunque superata. Chattare o scambiare mail con un amico lontano chilometri ha permesso a molti di noi di mantenere e persino rinforzare quell’amicizia, altrimenti destinata a spegnersi per carenza di frequentazione. Ci sono poi persone conosciute tramite forum che nel tempo sono diventate presenze piacevoli o preziose nella nostra vita, che abbiamo in seguito incontrato oppure no; e ci sono gli amici ritrovati tramite Facebook, gli interessi condivisi nei Gruppi, le informazioni raccolte o approfondite sui tanti siti… senza dimenticare le opportunità di lavorare su internet o grazie a internet. E tutto ciò è reale, non certo viceversa.

Poiché io stessa sono approdata a internet fin dai suoi albori nei primi anni ’90, e ormai sono connessa almeno dieci ore al giorno per motivi professionali o privati, ritengo di avere sufficiente esperienza per confermare che un mezzo è solo uno strumento e una possibilità in più, e l’eventuale danno che ne deriva dipende solo dall’utente: dal fine per cui lo usa, dal modo in cui lo usa. Come per altro è già accaduto con il telefono, l’automobile, la televisione. Una persona matura ed equilibrata può tranquillamente usare gli strumenti di internet senza per questo dimenticare i filtri critici dell’obiettività e, soprattutto, senza confondere o sostituire quel mondo con l’altro mondo (diverso, non migliore o peggiore) che sta fuori dal monitor.
Ciò premesso, e proprio perché resto affezionata al buonsenso, non dimentico Nettuno e guardo anzi con disagio al suo prossimo ingresso in Pesci. Nel segno del suo domicilio può davvero dare il massimo di sé, ma questo vale in tutti i sensi: e non è detto che il massimo sia sempre o solo il meglio.

Fino a poco tempo fa, ad esempio, c’erano le “Catene di Sant’Antonio” che ingombravano la posta elettronica, spesso tramite inoltri immediati che lasciavano in coda le lunghissime tracce dei precedenti passaggi e/o con l’immancabile elenco dei destinatari a indirizzo palese (cosa vietata dalla privacy, comunque inopportuna anche perché apprezzatissima dai virus…). Oggi l’inoltro collettivo è in maggioranza sostituito dalla “condivisione” su Facebook, ma la sostanza non cambia: è altrettanto immediata. Pochi si danno la pena di leggere fino in fondo ciò che girano al “popolo della rete”, limitandosi spesso al titolo o alle immagini allegate; pochissimi, tra quelli che leggono, ne controllano prima la credibilità o la fonte.
Un esempio recente riguarda la “tassa sui cani” che il nuovo governo avrebbe imposto agli italiani. A parte che non si trattava di tassa ma, semmai, di un parametro aggiuntivo nel (pur discutibile) “redditometro”, la manovra era ancora in discussione per cui si trattava di voci: infondate, tecnicamente errate e comunque premature. Eppure, per giorni la rete è stata intasata da condivisioni e commenti sdegnati, e a nulla sono serviti i tentativi di chi spiegava come stessero le cose “realmente”…

Un altro esempio. E’ in atto una polemica alquanto sentita da parte di chi ritiene che anche la Chiesa debba pagare l’ICI per gli immobili su territorio italiano e ad uso diverso da luoghi di culto; che non sono pochi. Orbene, per enfatizzare la protesta qualcuno ha girato un link che portava il seguente titolo: “La chiesa greca dona il suo patrimonio immobiliare alla nazione in difficoltà”. Naturali e scontati i commenti a seguito delle immancabili e infinite condivisioni: bisogna prendere esempio! così si fa! qui è invece una vergogna! Ora, io non so come stiano davvero le cose, ma quell’articolo l’ho letto e soltanto due righe sotto il titolo c’erano queste parole: “La chiesa ortodossa greca sarebbe pronta a cedere parte del suo vasto patrimonio immobiliare per aiutare il paese”. C’è differenza tra una parte e il tutto, e soprattutto c’è tra il modo verbale indicativo e quello condizionale: una differenza di grammatica e, nel caso, pure di sostanza. O no?

Non parliamo poi degli allarmi virus, delle richieste di solidarietà, delle bambine malate terminali che chiedono solo che la loro poesia faccia il giro del mondo, dei cuccioli di panda terrorizzati dal terremoto in Cina o di altre notizie inquietanti o strazianti – tutte bufale – che  girano da anni, sfruttando la sensibilità (e credulità) della gente semplicemente per aumentare la quantità o durata di connessione e meglio ancora catturare indirizzi. Per dirla con i termini della rete, lo spam nasconde spesso spyware, malware, phishing… che evidentemente hanno gioco facile.

Ma il punto che voglio sottolineare è un altro. Che le persone leggano sempre meno è purtroppo un fatto conclamato: se ci riferiamo ai libri, ciò sembra dipendere proprio dal fatto che su internet si trova tutto, subito e gratis. Ma qui si comincia a non leggere più nemmeno su internet! La velocità di comunicazione permessa dal web, da mezzo che era, è diventata il fine ultimo e primario, come se “condividere” (che brutta degenerazione di un termine altrimenti legato a valori profondi) fosse la cosa più importante, a prescindere dal fatto che si condividano prima i contenuti o li si controllino. L’attenzione è ridotta ai minimi termini: si legge un testo per un paio di secondi, ed è sufficiente che sia preceduto da un richiamo-esca (Attenzione! Urgente!), che sia scritto in maiuscole o che porti un titolo emotivamente forte perché al terzo secondo quel testo venga girato a tutti i propri contatti. E poi? Poi niente, poi basta; avanti un altro link.

E dunque. Tra comunicazione e approfondimento, tra parola e pensiero, la lotta sembra impari e testimonia quanto l’asse Gemelli-Sagittario sia coinvolto in questa era moderna; nonché interpretato purtroppo non come integrazione ma come una banale opposizione che peggiora i difetti di entrambe le parti: la superficialità e rapidità di Mercurio, la retorica ed esagerazione di Giove. In tal senso attendo con perplessità l’ingresso di Nettuno in Pesci, proprio perché andrà a sollecitare la Croce Mobile, in cui il segno della Vergine (razionalità, discriminazione, obiettività e senso critico) appare già predestinato al ruolo di vittima principale.

Ci tengo a ricordare ancora una volta che Nettuno in Pesci dovrebbe e potrà tradursi in modi assai più evoluti, favorendo una riqualificazione dei valori collettivi (finalmente e davvero condivisi) che sono la prima ad auspicare. La fantasia, l’empatia, la partecipazione, la coscienza spirituale… sono tutte espressioni nettuniane. Ma lo sono anche il contagio emotivo, il buonismo sterile perché non trasferito nel comportamento responsabile relazionale, la confusione non solo tra mezzi e fini ma anche tra dentro e fuori (nonché tra emozioni e sentimenti, tra emozioni e pensieri), la mancanza di confini tra il Sé e l‘”l’altro da sé” (che non ha nulla a che vedere con la comunione tra Io e Tu), l’ideologia assolutista e in quanto tale a rischio di fanatismo.

Sempre più spesso sono convinta che solo l’individuo può elaborare ed incarnare l’aspetto più evoluto dei simboli planetari, evolvendo egli stesso; mentre la collettività, la società, la massa (anche quando si chiama opinione pubblica) tende ad appiattirsi e uniformarsi sui livelli più bassi, come nella ricerca del “minimo comune multiplo” di aritmetica memoria. E’ ovvio che il più grande comprenda in sé il più piccolo ma non viceversa: io stessa, quando insegno astrologia, non posso certo imporre un corso avanzato ai principianti ma posso includere nel corso base allievi più preparati che desiderano un ripasso… E’ raro che quantità e qualità coincidano.
Raro ma non impossibile. Almeno nel mondo virtuale anzi “virtuoso” di Nettuno, che dovrebbe estendersi non solo in modo orizzontale come Mercurio o verticale come Giove, ma in modo davvero globale: sia dentro che in alto che intorno.
L’ho già detto che tra il tutto e la parte c’è differenza, ma voglio aggiungere che il Tutto nettuniano non è una semplice somma delle parti. E’ un insieme. Un’armonia raggiungibile solo con il concerto di ogni componente e che solo così può produrre un risultato superiore.

La Croce Mobile, per convergere verso il proprio centro e da lì muovere la “ruota della vita” verso direzioni evolutive, necessita del contributo di tutti e quattro i suoi angoli zodiacali: Gemelli e Sagittario, Vergine e Pesci. Se manca una parte, le altre amplificheranno sé stesse per compensazione o pensando così di poterne fare a meno, ma la ruota si incepperà. Inflazionandosi, intossicandosi nella propria stasi, senza divenire qualcosa di meglio… e forse nemmeno qualcosa di più.




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