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NON C'È PIÙ RELIGIONE

a cura di Luna
 
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I tempi cambiano. Cambia la moda, il senso civile, la società, il modo di essere, i valori. Cambiano anche i proverbi. Non potremo nemmeno più dire “Morto un Papa se ne fa un altro”, ora il detto popolare dovrà essere trasformato in “Se un Papa muore o si dimette, se ne fa un altro”. Ebbene sì. Il nostro Sommo Pontefice Joseph Ratzinger noto come Benedetto XVI,  ha stranamente deciso di farsi da parte. Il mondo intero stranisce, abbozza, si interroga; si chiede il perché. Ce lo chiediamo anche noi. Guardandolo in televisione appare come un uomo stanco, avvilito, sconfitto. Sconfitto da chi o da cosa?

E’ una storia intrigante quella del Vaticano, il più piccolo, ma uno dei più potenti Stati della terra.
A Dio piacendo (secondo me non gli piace per nulla) gli abitanti di questo stato, nonostante il cristianesimo predichi modestia, umiltà e semplicità, vestono ricchi abiti, preziosi anelli e vivono in splendide dimore. Le lotte di potere, all’interno delle mura vaticane, fanno impallidire i politici nostrani, notoriamente incollati alle poltrone del potere temporale. Ma di questo parleremo più tardi. Iniziamo a capire chi è  e da dove viene Joseph Aloisius Ratzinger.

Il Sommo Pontefice nasce a Marktl am Inn in Baviera il 16.04.1927 alle 04.15 am. E’ il terzo figlio di Maria Rieger e di Joseph Ratzinger. Il padre è un commissario di gendarmeria, proveniente da una modesta famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. La madre Maria, prima del matrimonio, era una cuoca provetta che esercitava la propria professione in diversi alberghi bavaresi. Joseph cresce quindi in una famiglia tedesca di modeste origini che si deve adeguare, con malessere, alla crescita del nazismo nella propria patria. Un regime a cui la famiglia dovette dare il proprio contributo di sangue: un cugino di Joseph affetto dalla sindrome di Down, più giovane di lui di pochi mesi, fu portato via dai nazisti per una “terapia”. Dopo poco tempo arrivò la notizia che il povero giovane era deceduto. E’ assai probabile che questo ragazzo fosse rientrato nel “programma di eutanasia dei portatori di handicap promosso dal regime. D’altronde  Hitler ed i suoi accoliti, erano convinti di essere una razza superiore ed i tedeschi che non corrispondevano a questa visione folle ed utopistica, dovevano essere soppressi, probabilmente con lo stesso gas che poi venne usato per sterminare in massa gli ebrei. 

Il padre era fortemente contrario al regime; disse di lui l’altro figlio, Georg: “Era un acerrimo nemico del nazismo, perché riteneva che fosse in antitesi con la nostra religione (Cattolica)”.
Nel 1939, a soli 12 anni Ratzinger entra nel seminario di Traunstein, ma solo dopo 3 anni, deve tornare al Ginnasio perché l’edificio viene destinato ad uso militare. Il giovane viene iscritto, come molti suoi compagni di classe (coercitivamente) alla Luftwaffenhelfer, che costituiva un supporto della Luftwaffen. Negli anni successivi avvengono continui spostamenti fra il servizio militare ed i seminari, ma mai Joseph ha sparato un singolo colpo d’arma da fuoco. Nel 1945, durante una marcia militare prende coraggio e diserta. In quel periodo per i disertori era prevista la fucilazione, cosa che Ratzinger riesce ad evitare grazie ad un sergente che lo fece scappare. Viene però preso prigioniero dagli alleati che lo rilasciano il 19 Giugno 1945.  L’orribile conflitto finalmente finisce, e lui si iscrive all’Istituto Superiore di filosofia e teologia di Frisinga, e successivamente entra nel Seminario Herzogliches Georgianum di Monaco di Baviera. Continua però gli studi di filosofia e teologia nell’Università Ludwig Maximilian di Frisinga. Viene colpito, durante i suoi studi, dal pensiero neoplatonico agostiniano e ama la filosofia di Pascal.

Viene ordinato diacono nel 1950 , e consegue la laurea con il massimo del punteggio e summa cum laude presentando una tesi su S.Agostino. Nel 1957 lo troviamo ad insegnare Teologia fondamentale all’Università di Monaco. Nel 1963 si trasferisce in quella di Mùnster. Nel 1966 gli viene affidata la cattedra di Teologia dogmatica all’Università di Turinga. Nel 1969 viene chiamato dall’Università di Ratisbona. Viene infine nominato Vice presidente dell’Università di Regensburg, carica che ricopre fino al 1977. Tutto questo tour negli atenei tedeschi gli conferisce grande esperienza e capacità nel trasmettere la conoscenza ai propri studenti.

Conosciamo tutti la sua “carriera ecclesiastica”, ma guardiamo le date più importanti, tenendo presente che la sua vera vocazione, come si evince dalle svariate cattedre di cui sopra, è sempre stata quella di studioso e di insegnante. Il 24 Marzo 1977 viene nominato Arcivescovo di Monaco e Frisinga da Paolo VI e prese, come motto episcopale, l’espressione “Cooperatoris Veritatis”, collaboratori della verità, dando la seguente spiegazione alla propria scelta: “Per un verso, mi sembrava che questo era il rapporto esistente fra il mio precedente compito di professore e la nuova missione. Anche se in modi diversi, quel che era e continuava a restare in gioco era seguire la verità, stare al suo servizio. E, d’altra parte, ho scelto questo motto perché nel mondo di oggi il tema della verità viene quasi totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità.”
Il 27 Giugno 1977, dopo solo tre mesi dal conferimento del titolo di Arcivescovo, lo stesso Paolo VI lo nomina Cardinale. Partecipa al conclave che nomina al soglio pontificio, prima Albino Luciani e successivamente Karol Jozef Wojtyla. Dopo l’elezione di quest’ultimo, il famoso Giovanni Paolo II, Ratzinger vuole tornare nella sua amata Baviera, ma il Sommo Pontefice lo nomina prefetto della Congregazione per la dottrina delle fede, Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale, bloccandolo così all’interno del Vaticano.

Da quel momento, una lunga serie di incarichi di varia natura gli viene affidata ed il nostro Ratzinger si trova nell’impossibilità di tornare nella sua patria. Il papato di Wojtyla è durato ben 26 anni, ed, a mio avviso, alla morte dello stesso, lui si è illuso di poter coronare il sogno di tornare in Germania. Macché, il conclave decide che il nuovo Pontefice sarà proprio lui, e da umile servo nella vigna del Signore il buon Joseph piega la propria volontà per l’ennesima volta e dice fra sé e sé :“obbedisco”.
Sono convinta che è stata una scelta opportunistica quella del Conclave, era troppo arduo il compito di avvicendarsi alla guida della Chiesa dopo cotanto Papa. Chiunque avesse varcato il soglio pontificio si portava sulle spalle una scomoda eredità. Chi poteva eguagliare dunque l’incredibile amore e stima che Giovanni Paolo II aveva suscitato in tutti, fedeli cattolici e non, in qualità di Pontefice? Nessuno. Ed il buon Ratzinger accetta la nomina pur essendo consapevole che sarà di fatto impopolare. Il suo essere schivo, umile e poco empatico non aiuta di certo.
La sua vita è costellata di doveri e di obbedienza. Non voleva fare il soldato e lo hanno obbligato a farlo. Non voleva fare il Vescovo e lo hanno nominato Arcivescovo. Non voleva la nomina cardinalizia e gliela fanno ingoiare. Non voleva rimanere a Roma e gli affidano una serie di incarichi tutti da svolgersi in Vaticano. Infine, non voleva il peso della carica di Santo Padre e si ritrova in abito bianco e pantofole rosse con tanto di mitra e anello piscatorio.

A mio avviso, non ne poteva più. Fra l’altro un paio di considerazioni: un amante della verità come lui ha dovuto vivere in un ambiente come quello della Santa Sede, dove, checché se ne dica, le lotte di potere sono all’ultimo sangue ed alla verità hanno dato lo sfratto da almeno un paio di millenni.
Deve essere stato terribile, per un grande teologo e credente come Joseph Ratzinger, confrontarsi con chi, pur essendo Ministro di Dio, ha calpestato i grandi dogmi del Cristianesimo. Gli scandali della Madre Chiesa sono tanti, forse troppi. La pedofilia di alcuni sacerdoti, vescovi e a volte cardinali è ormai nota al mondo intero, come è noto il fatto che questi presunti uomini di Dio non siano mai stati puniti veramente. Hanno cercato di passare il tutto sotto silenzio, ma in un periodo storico dove tutti sanno tutto di tutti, dove internet ci informa della qualsiasi, dove la privacy è una legge-burla, il tentativo di mettere a tacere il tutto è miseramente fallito. Per non parlare dello IOR, la Banca del Vaticano, che non si fa sfuggire nessuna possibilità di fare brutte figure. Non c’è scandalo economico-finanziario dove lo IOR non sia implicato. Il suo potere nel mondo economico-finanziario ed imprenditoriale è strabiliante. Sarebbe infinito l’elenco degli scandali nei quali l’Istituto Per le Opere Religiose (un nome davvero improprio…) è stato coinvolto ma mai condannato. Già, mai condannato. D’altronde il Vaticano è uno Stato vero e proprio, con le sue leggi, i suoi confini, il suo esercito (la leggenda dice che avessero avuto per le uniformi uno stilista dal nome Michelangelo…) e non puoi andare a rompergli le scatole facendo indagini, puoi solo dichiarargli guerra…

Ora, il Pontefice dovrebbe essere a capo dello Stato del Vaticano. Dopo il Presidente degli Stati Uniti D’America, l’uomo più potente del mondo. Sulla carta…. Ma qual è la verità? Stiamo parlando di un potere immenso e non solo dal punto di vista religioso, ma anche economico. La Chiesa è ricchissima e possiede un patrimonio (anche immobiliare) immenso. Il forte sospetto è che la figura del Santo Padre, in realtà sia una carica simile a quella del nostro Presidente della Repubblica. Visibile a tutti, popolarissimo, ma il vero potere decisionale non lo ha di certo in mano lui.

Voleva dare alla Chiesa un’immagine pulita, non c’è riuscito. Voleva affrontare e risolvere gli scandali dei preti pedofili e non glielo hanno permesso. Desiderava dare un’impronta più trasparente alle acque torbide degli affari dello IOR e gli hanno riso in faccia.
La contrapposizione fra potere spirituale e temporale non esiste nella Chiesta, li posseggono entrambi. Il tutto incuranti dell’esempio di un certo Gesù Cristo, un uomo, un profeta, un Dio che predicava (inutilmente) umiltà, compassione, bontà, perdono, semplicità. Il fatto che questa Chiesa era proprio quella che il Cristo aveva fortemente voluto, una Chiesa che doveva essere la casa di tutti, un esempio per l’umanità (e anche per le altre religioni) non ha mai contato molto per chi veramente esercita ed ha esercitato il potere in quelle meravigliose mura.

Ratzinger è un Ariete, un segno forte, pieno di energie e di buoni propositi. Un segno sincero, generoso ed ingenuo. La sua Luna in Bilancia pretende serietà, armonia, bellezza. La sua Venere in Toro è desiderosa di calore, semplicità, sostanza, sicurezza. Il suo Marte Gemelli è dinamico, giovane, intelligente e curioso. Il suo Mercurio in Pesci è empatico, sensibile, creativo e fantasioso, anche se molto umorale. Non sarò forse esaustiva nella descrizione del tema natale dell’Ex Pontefice, ma riassumerò dicendo che il buon Joseph non era adatto a tutte quelle cariche ecclesiastiche. Gli sono sempre state strette, troppo strette. La sua energia l’avrebbe voluta usare per studiare ed insegnare (saturno in casa 9), per diffondere la parola di Dio attraverso i libri, i trattati ed i convegni. Voleva una casa dove pregare e riflettere, ma il Vaticano è una casa troppo grande, troppo potente, troppo poco affine alla sua natura semplice e profondamente pulita. L’Ariete è un segno che ama agire, combattere, ma lo fa alla luce del sole, non può esprimersi al meglio nei tenebrosi meandri del potere ecclesiastico.

Impotente, stanco e sconfitto ha finalmente finito di obbedire al proprio senso del dovere con la più clamorosa delle disobbedienze. Ha dato le dimissioni, ha sconcertato il mondo intero con un atto che da centinaia di anni non era più stato messo in atto. Mi ha ricordato uno dei capolavori di Hermann Hesse “Il gioco delle perle di vetro”, dove il Maestro del Gioco delle Perle, un ruolo simile per importanza a quello del Pontefice, dopo una vita di studio ed obbedienza, si ritrova a non sopportare più i propri doveri, il proprio ambiente e le leggi che lo regolano. Nel libro, lui lascia l’incarico fra lo sgomento di tutta la sua gente, si ritira a vita privata e poco dopo muore in tragico incidente. Ma sono proprio quelle dimissioni e quella morte a fare di lui una leggenda.
Joseph Ratzinger ha fatto lo stesso. Ha smesso le vesti di Pontefice per rientrare in quelle dello studioso, del credente, dell’uomo di pensiero. I suoi ultimi atti e parole da Santo Padre, sono stati interpretati in molti modi, ma io trovo il seguente quello più affine alla sua natura. Un messaggio che lui lascia alla chiesa: “Chiesa, ritorna in te stessa. Convertiti in te stessa, ritorna nella tua interiorità. E lì, cerca la tua verità. Perché stai andando per il mondo in modo assolutamente pericolosissimo. Assecondando i peggiori istinti di potere e di potenza.”

Non ha potuto parlare chiaramente il Pontefice, non ha potuto raccontare la verità della sua vita da Papa, ma le sue dimissioni hanno fatto riflettere il mondo molto più di mille discorsi.

Non credo affatto che la Chiesa raccolga l’invito, e che ritrovi la giusta via, sono invece sicura che il Papa (Ex) l’abbia trovata ed intrapresa.




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