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MEDIO ORIENTE IN FIAMME

a cura di Francesco Astore
 

Un attonito silenzio prende il posto di qualsiasi parola: assordante e duro, è il silenzio dell’impossibilità di esprimere il dramma che sta vivendo in questi giorni il Medio Oriente, ormai avviato verso un incendio che dilaga furiosamente, imprevedibilmente, insensatamente. 
È un incendio contrario alla volontà di Dio, contrario a qualsiasi legge umana, contrario a qualsiasi convenienza politica e persino all’elementare buon senso.
Ma nulla sembra si possa fare per arrestarlo, per gettare acqua sul fuoco dell’odio, per placare gli animi votati a un improbabile martirio, più che a cercare una legittima, sacra, via di dialogo, se non di coesistenza tra religioni e ideologie.
A somiglianza delle fiamme che divorano ettari e ettari di boschi nelle roventi estati del nostro Mediterraneo, e adesso anche, tristemente, nei parchi intorno a San Francisco, così il fuoco distruttore sta abbattendo vite innocenti, uomini, donne, vecchi, bambini.

Rinunciamo subito a fornire un riassunto, a dare una spiegazione dell’accaduto, a raccontare tutte le parti coinvolte in questa dilaniante carneficina; rinunciamo a esporre le rispettive ragioni che sarebbero tante, contraddittorie, affonderebbero le radici in un passato remoto. Una corretta analisi dovrebbe tenere conto di tanti attori, di troppi eventi tra loro intrecciati: non basterebbe lo spazio di un articolo.

Di fronte alle scene di morte non possiamo però tacere.

In principio è stata la Turchia a muoversi con una tenace ed estenuante ribellione di migliaia di cittadini che lottarono per una transizione democratica in quella vivace e brillante piazza Taksim, cuore della moderna Istanbul. Nata contro l’abbattimento di 600 alberi a Gezi Park, è diventata una protesta all’islamismo governativo di Erdogan. La Turchia, ricordo, era uno Stato che, da sempre, anche per ragioni geografiche, si era distinto per essere socialmente vicino alla laicità dei Paesi occidentali. Ma anche in quella splendida terra il sacro fuoco dell’integralismo si è acceso senza rimedio da diversi anni. La ribellione di Istanbul nella prima metà di questo 2013 fu sostenuta anche da tanti dimostranti europei (tra cui molti Italiani) che presero parte alle proteste di piazza Taksim.

Poi è toccato all’Egitto che, dopo la faticosa cacciata di Mubarak, si è dovuto confrontare con la vittoria dell’islamico Mohammed Morsi (eletto nel giugno del 2012), poi di nuovo destituito dagli affamati di sacrosanta laicità, visti sfilare in cori di protesta in piazza Tahrir. Quel che ne è seguito lo abbiamo avuto sotto i nostri occhi durante questa estate infuocata e sono state le insensate stragi compiute dell’esercito del nuovo governo egiziano sui Fratelli Musulmani, i sostenitori di Morsi (si parla di migliaia di vittime).
Lo sdegno della comunità internazionale, la condanna, unanime, non è bastata.

Ora è la volta della Siria, flagellata da tre anni di guerra civile,  ci ha mostrato immagini che sono, a dir poco, raccapriccianti.
Nella sciagurata giornata del 21 agosto molta stampa decide di non diffondere le foto che sono giunte: scioccanti e di devastante impatto emotivo. Corpi allineati, fasciati nei sudari bianchi, i bambini si riconoscono dalle dimensioni più ridotte degli involucri funebri. Secondo le organizzazioni umanitarie legate ai ribelli siriani, 1300 sarebbero le persone uccise nel sonno dalle truppe di Assad con il gas nervino nei sobborghi orientali di Damasco. Il regime smentisce questa denuncia ma le immagini non lasciano spazio all’interpretazione: si tratta di un massacro. Nei corpi che si possono vedere non ci sono segni di ferite: esattamente come fu nel 1988, quando l’allora dittatore Saddam Hussein ordinò un simile assalto contro la città curda di Halabja, sterminando migliaia di civili. Ma il fuoco di alcuni cecchini non risparmia neanche gli ispettori dell’Onu la cui presenza non è riuscita a fermare il fiume di sangue e violenza che si è esteso anche sulla città di Aleppo (in un bombardamento sarebbero decedute 58 persone). Ormai è assodato: per l’amministrazione americana si tratta del più grande attacco di armi non convenzionali (i famigerati gas letali) da 25 anni. 

Si alza, frattanto e purtroppo, la tensione anche nel tormentato Libano flagellato da un’ultima strage nella città di Tripoli. Poi ancora a Baghdad dove le bombe provocano altre decine di morti.
E nel nostro Mediterraneo divampa un incendio di proporzioni inaudite; notizie di immane violenza e crudeltà si susseguono costantemente, impossibile elencarle tutte.
Intanto, qui da noi, profughi siriani ed egiziani stanno giungendo a Siracusa mostrando un preoccupante flusso migratorio spesso gestito da organizzazioni criminali transnazionali che si occupano di far arrivare in Italia i rifugiati politici intenzionati poi a spostarsi nei paesi del Nord Europa.

Come guardano i nostri astri dall’alto del loro distaccato moto celeste questo inquietante scenario terrestre?

L’attuale configurazione planetaria che lo Zodiaco propone legge piuttosto fedelmente le vicende descritte.

Intanto, un preambolo. L’area intorno al bacino del Mediterraneo, sconfinando sino all’Arabia Saudita, a Iran e Iraq con tutti i popoli che lo abitano, corrisponde al segno zodiacale dello Scorpione. I pianeti che dimorano in questo segno tanto creativo, passionale e viscerale, quanto violento e dominatore, sono: Plutone, Mercurio e Marte. Di questi tre corpi celesti Plutone è il signore fondamentale del segno e, soprattutto, è pianeta molto lento capace di influenzare, con i suoi transiti, grossi cambiamenti sociali, politici, culturali.
Ma non solo, per lo Scorpione, acquisiscono grande importanza i transiti del suo pianeta, Plutone, anche quando non colpiscono direttamente, al positivo o al negativo, il segno in sé.
Succede così che gli aspetti di Plutone possono riflettersi sul segno, indipendentemente, come definiti tecnicamente “aspetti celesti”.
E si riflettono anche sulle aree geografiche che il segno rappresenta.

Da diversi anni Plutone è pungolato intensamente da rapporti che gli provengono dai suoi compagni di viaggio planetari (principalmente gli altri pianeti lenti e mediamente lenti: Urano, Saturno, Giove).
È per primo Saturno, appena entrato in Bilancia, tra ottobre 2009 e aprile 2010, quindi ancora tra luglio e ottobre dello stesso anno, a infliggere a Plutone (ormai installato stabilmente nel Capricorno), un nocivo quadrato. Nell’ardente debutto della cosiddetta primavera araba, a inizio 2011, Giove, nel bellicoso segno dell’Ariete, forma il quadrato a Plutone. Congiunto a Urano, velocemente, tra febbraio e marzo conclude l’aspetto che aveva formato, con più precisione l’anno prima, tra giugno e settembre 2010, quando entrambi avevano clamorosamente opposto il già martoriato Saturno in Bilancia.

Come si può facilmente intuire, le ribellioni mediorientali non nascevano sotto buoni auspici astrologici e soprattutto non nascevano con aspetti benefici del loro padrino celeste, Plutone. Infatti, il desiderio di libertà, giustizia e indipendenza da tutti i poteri si mescolava pericolosamente al fanatismo religioso, all’onnipresente “dettato” dell’Islam, a impedire, alla fine, qualsiasi speranza di vera liberazione e, soprattutto, di visione di primi albori di laicità in quei maltrattati popoli.
Urano in Ariete cominciò dal quel momento in poi il severo quadrato a Plutone in Capricorno (durerà ancora per altri 3-4 anni), a favorire una situazione incandescente, sempre sull’orlo di scoppiare in imprevedibili conflitti.

Ricordiamo che Ariete e Capricorno sono segni maschili che simbolicamente ospitano il domicilio primario e l’esaltazione del guerrafondaio Marte, dimostrando così quanto i venti di guerra possano soffiare sul fuoco di conflitti nuovi o irrisolti quando i due segni sono occupati dai pianeti.

A complicare i giochi planetari ci ha messo poi lo zampino anche un mistico Nettuno che, dal segno dei Pesci, ha dato slancio a tutte le religioni rivelate (Cristianesimo, Ebraismo, Islamismo). L’influenza nettuniana, se nel nostro Cattolicesimo ha fatto emergere la personalità illuminata di Francesco I, nel popolo “fratello”, il musulmano, ha incoraggiato, invece, maggiore inflessibilità, rigore, un rispetto della lettera del Corano e non del suo spirito. Quando, a fine 2012, Saturno è entrato nello Scorpione ha dato un trigono allo stesso Nettuno (trigono che si manterrà per quasi tutto il 2013, fino a inizio ottobre), l’azione fanatica si è fatta più dura, intransigente, senza possibilità di mediazione.
L’influenza benefica del trigono c’è pure stata, ha dato voce a quella parte evoluta delle nazioni mediorientali in rivolta contro l’ideologia dominante, specie quell’ideologia che colpisce, in modo francamente oscurantista e medievale, le donne.
Una potente sollecitazione indiretta di trigono è rimbalzata sul Cancro, segno specchio della condizione femminile, preparando poi, tra giugno e luglio 2013, il fortunato transito di Giove.

Si può attribuire, senz’altro, al trigono incrociato tra Giove/Saturno/Nettuno il “Malala Day” avvenuto il 13 luglio 2013 alle Nazioni Unite. Malala Yousafzai è una ragazza pakistana (festeggiava il suo sedicesimo compleanno il giorno prima, il 12, dunque nata sotto il segno del Cancro), che nell’ottobre 2012 ha rivendicato il diritto all’istruzione per le ragazze del suo Paese, sfidando apertamente i talebani. La ragazza viene ferita gravemente per questa sua presa di posizione coraggiosa ma il tentativo di metterla a tacere fallisce. Malala chiarisce a noi tutti quanto l’Islam sia una religione di pace e non di guerra e come i talebani ne abbiano stravolto il messaggio, estremizzandolo; poi aggiunge: “Prendete i vostri libri e le vostre penne, sono la vostra arma più potente. Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo. I talebani hanno paura del potere dell’istruzione, hanno paura del potere delle donne. Per questo uccidono, perché hanno paura”.
Parole che scuotono gli animi quelle di Malala ma che non sono certo bastate per fermare chi stava preparando quella micidiale polveriera che sarebbe esplosa in Egitto e in Siria qualche settimana dopo.

Quando Giove avanzando in Cancro è infatti giunto sui gradi dell’opposizione a Plutone nel Capricorno (e in simultanea quadratura a Urano in Ariete), proprio intorno alla metà di questo agosto 2013, i drammatici eventi di sangue in Egitto e Siria sono cominciati.
Va osservato, per i più esperti, come l’opposizione Giove – Plutone si inquadra nel ciclo dei rapporti tra i due pianeti, cominciato con la quadratura al momento della primavera araba (inizio del 2011) e sfociato ora nella sanguinosa crisi mediorientale.
Quel seme creatore (Plutone), che aveva visto un inizio apparentemente promettente, sembra dare adesso amari frutti. E la primavera araba pare arroventarsi sotto il sole di un’estate cocente.

Mentre scrivo la situazione è in costante mutamento e sta aprendo un confronto internazionale tra nazioni piccole e grandi, schierate pro e contro un intervento militare su Damasco. Intervento che sarebbe, secondo alcune di queste nazioni, lampo, con tre giorni al massimo di bombardamenti. Premono per questo intervento principalmente la Gran Bretagna di David Cameron seguita dalla Francia di Francois Hollande con gli Stati Uniti di Barack Obama ancora fermi su una linea più prudente. L’Italia, anche in presenza di un mandato ufficiale dell’Onu, secondo il ministro degli Esteri Emma Bonino, non pensa possa prendere parte a qualsivoglia azione militare, in quanto già impegnata in varie azioni nel Mediterraneo. Nettamente contrarie all’intervento sono invece la Russia, la Cina e, ovviamente, l’Iran (dove la parola dell’ayatollah Kamenei ha già tuonato).

I pianeti si schierano in maniera ambigua e discordante sullo scacchiere celeste di questa inquietante vicenda internazionale.

Marte entrato in Leone, sembra dar man forte sia agli Stati Uniti, collocati nel Sagittario, inviando loro un coraggioso trigono, sia alla Gran Bretagna corrispondente ai Gemelli, porgendo loro anche un rassicurante sestile. I paesi mediorientali, che come abbiamo detto appartengono allo Scorpione, si vedono invece arrivare un negativo quadrato e forse dovranno reggere a una situazione che si fa più complicata con una possibile “ingerenza” armata di altri Stati nello loro faccende interne. Il meglio da augurarsi è che questo quadrato butti acqua sul fuoco dei conflitti e, pur umiliandone l’orgoglio nazionale, ponga fine alle dissennate carneficine. La Russia (appartenente ai Pesci), non riceve appoggi particolari da Marte in Leone, ma è sostenuta da una straordinario spiegamento planetario che la favorisce; potrebbe così alzare la voce e reclamare il suo potere d’influenza mondiale. La Cina, collocata nei Gemelli, beneficia del sestile dal Leone: quindi potrebbe far valere le sue ragioni di potenza globale con toni anche più perentori di tutti gli altri.

Da metà ottobre il pianeta della guerra entra nel segno della Vergine e fa mutare le sorti dei vari attori coinvolti. Sintetizzando: maggiori esitazioni e battute d’arresto per Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, mentre riprende vigore lo Scorpione e i Paesi mediorientali da lui governati e, in generale, il Mediterraneo (Italia compresa).
A dicembre Marte entra nel diplomatico segno della Bilancia restandovi, in anello di sosta, fino all’estate del successivo 2014. Questa posizione del pianeta favorisce gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Cina e non danneggia Russia, Francia e i Paesi Mediorientali.

Forse, nuovi tentativi di compromesso si potranno avviare a partire dall’autunno – inverno, probabilmente ad opera di personalità di prestigio, veri illuminati, provenienti anche dal mondo religioso e politico - culturale.
Non possiamo fare a meno di notare che, proprio in autunno - inverno (metà ottobre 2013 – metà gennaio 2014), si crea un saggio trigono tra Saturno Scorpione e Giove Cancro, trigono di intelligenza dimostrata dai poteri, forse di conciliazione pattuita con le ragioni del realismo. Il realismo dovrebbe così sposarsi alle questioni anche di carattere economico che agitano sotterraneamente il terreno di tutti i conflitti (ancora influenza del trigono Saturno – Giove). Si dovrebbe perlomeno giungere a una tregua e all’inizio di trattative in alcuni paesi invischiati in piccoli e grandi conflitti pluridecennali.

La strada tuttavia si mostrerà ancora in salita e irta di insidie: i dissensi anche violenti, i colpi bassi di Stati amici trasformati in nuovi nemici, non mancheranno, come mostrato dalle ripetute quadrature giocate tra Marte Bilancia e Giove Cancro. A questo bisogna aggiungere il completarsi del ciclo Giove – Plutone nella definitiva opposizione che si formerà tra i due pianeti tra la metà di gennaio e l’inizio maggio del 2014.

Lo sciogliersi di tante questioni conflittuali di quella che, ormai tre anni orsono, fu annunciata trionfalmente come “primavera araba” si capirà solo in questa nuova, prossima rinascita primaverile.




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