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RIPRESA O NON RIPRESA? QUESTO È IL PROBLEMA

a cura di Fabrizio Cecchetti
 

La leggera brezza di ottimismo che si era levata due anni fa dagli Stati Uniti ora è arrivata anche a Bruxelles e Francoforte, gonfiando le vele del buon umore persino alla nostra più austera Europa.

La ripresa definitiva dell'economia, dopo quattro anni di recessione, sembra infatti ormai a portata di mano anche secondo gli analisti della stressata, ma pur sempre imperturbabile, Banca Centrale Europea.

Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 si sta verificando un miglioramento di alcuni indicatori economici persino in Italia e negli altri paesi periferici dell'UE; almeno così sostengono i loro capi di governo come il nostro Enrico Letta, forse per darsi un po' di coraggio e rasserenare gli animi molto agitati del bel paese (vedi il movimento dei forconi).

La Federal Reserve, la potentissima banca centrale americana, del resto, ha cominciato da poco l'assottigliamento graduale dell'enorme quantità di nuova moneta (85 miliardi di dollari) messa in circolazione ogni mese per fluidificare gli ingranaggi finanziari bloccati dalla terribile stretta creditizia iniziata nel 2008.
Ciò significa che la locomotiva economica statunitense ha ricominciato a tirare davvero e non c'è più bisogno di pompare liquidità supplementare nel sistema per farlo funzionare; o almeno così sembra.

Un'altra fonte inaspettata di ottimismo giunge, poi, sempre dagli States e in particolare dal suo settore energetico. L'industria petrolifera del gigantesco paese d'oltreoceano pare, infatti, aver trovato un nuovo El Dorado negli scisti bituminosi del Montana e del Nord Dakota. Formazioni geologiche dalle quali si possono estrarre grandi quantità di gas e petrolio utilizzando una particolare tecnologia di fratturazione e pressione delle rocce, il cosiddetto "fracking", dall’impatto ambientale devastante.

L'euforia generata dalla copiosa produzione di gas e petrolio di scisto ha indotto l'IEA (l'Agenzia Internazionale per l'Energia) ad annunciare trionfalmente che la produzione mondiale di questi due combustibili fossili è ricominciata a crescere soprattutto grazie alle estrazioni effettuate negli Stati Uniti. E non basta, la stessa agenzia ha aggiunto che, forse, grazie a questa tecnica, si è aperta una nuova era di abbondanza energetica globale che permetterà agli stessi USA di diventare indipendenti dal resto del mondo, in particolare dall'oro nero saudita!

Queste notizie che rimbalzano dai settori della finanza e dell'energia rappresentano senza dubbio un'iniezione di fiducia per l'economia balbettante di mezzo mondo, ma è giusto chiedersi anche quanto le speranze di risolvimento della situazione siano davvero fondate e se soprattutto le politiche a monte vanno nella direzione opportuna.
Dopotutto, la grande crisi globale che si è aperta come un'orrida voragine cinque anni fa, specialmente in Occidente, non era stata prevista da nessuno, o quasi.

Perché allora dovremmo credere alle voci di un’ormai prossima uscita dalla turbolenza? Alcuni studiosi più liberi e indipendenti, sostengono che non è possibile risolverla con dei semplici aggiustamenti, o meglio con la solita ricetta della crescita e dello stimolo ai consumi. La perturbazione, infatti, potrebbe essere assai differente dalle altre precedenti e cioè costituire l’inizio di un declino verticale e irreversibile dell'intero sistema su cui si regge la nostra economia e la nostra società globale.

In base agli studi condotti da stimati ricercatori di dinamica dei sistemi complessi, infatti, emerge che la causa primaria di tutto il dissesto che stiamo vivendo è proprio il paradigma della crescita infinita dei consumi su cui è incardinato il nostro modello di sviluppo. Un imperativo categorico impossibile da mantenere in un sistema sostanzialmente chiuso e finito come quello della Terra.

Al contrario di quanto ci dicono e ripetono gli economisti, assecondati fin troppo servilmente dai politici e dai governi, la strada dello sviluppo perseguita ostinatamente come abbiamo fatto finora ci porterebbe a un collasso rovinoso ormai prossimo o a una serie di collassi sempre più ravvicinati e spasmodici.

Cosa può dirci l’astrologia in merito alla situazione attuale? Può aiutarci a capire se stiamo davvero uscendo dalla grande scarpata in cui siamo caduti, oppure se siamo così ciechi da finire in un abisso ancora più profondo?

Ora, se vogliamo ottenere delle risposte sensate dalla nostra antica disciplina, non possiamo fare altro che tentare di ricostruire la dinamica celeste che ci ha portato al momento presente e che ci condurrà verso il futuro, ossia tentando di leggere il “tempo” segnalato da quello strano e misterioso orologio cosmico che chiamiamo Zodiaco.

Concentrando l’attenzione sul posizionamento attuale delle sue “lancette” più lente (e cioè i pianeti che vanno da Giove a Plutone, con l’aggiunta di Eris che forse corrisponde al pianeta X-Proserpina ipotizzato dalla compianta e geniale Lisa Morpurgo), notiamo subito un fenomeno celeste abbastanza raro su scala umana: un rapporto angolare di 90° (cioè disarmonico) tra Urano e Plutone.

L'ultimo in ordine di tempo avvenne nei primi anni '30 del secolo scorso, in perfetta coincidenza con il dispiegarsi di una delle più gravi crisi globali del capitalismo industriale: la famigerata Grande Depressione. Un dissesto economico avviato dal crollo della borsa di Wall Street nel 1929 e poi dilagato in Europa, soprattutto in Germania, dove offrì alimento al movimento nazista responsabile dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Nonostante le ovvie differenze, bisogna ammettere che ci sono sorprendenti analogie tra ciò che avvenne nei primi anni '30 del Novecento e quello che sta succedendo da un po' di anni a questa parte, dopo il fallimento della Lehman Brothers.  
Entrambi i periodi sono stati caratterizzati da pesantissime cadute dei mercati finanziari e da una profonda e prolungata recessione economica. Eventi che hanno provocato fallimenti a catena delle imprese, disoccupazione galoppante e  impoverimento rapido generalizzato, turbolenze sociali e politiche di stampo populista e persino nazionalista; soprattutto in Europa.

Questa singolare corrispondenza potrebbe essere frutto semplicemente del caso se non si fosse in gran parte ripetuta al momento della quadratura Urano-Plutone della prima metà degli anni '70 dell'Ottocento, subito precedente a quella degli anni '30 del Novecento.
Nel corso di questo aspetto negativo più datato, infatti, scoppiò un'altra gravissima crisi economico-finanziaria, la prima dell'era industriale. Una perturbazione caratterizzata dal fenomeno inedito della sovrapproduzione e quindi dal crollo verticale della domanda e dei prezzi. Le conseguenze immediate di tale congiuntura furono, come adesso, i fallimenti a catena delle banche e degli imprenditori, i licenziamenti in massa dei lavoratori, il disagio e le contestazioni sociali. 

Grazie a correlazioni simili si possono trarre delle deduzioni molto interessanti non soltanto sulla natura simbolica di questo ciclo, bensì pure sull'evoluzione futura della società mondiale.
Per quanto questo balletto planetario uraniano-plutonico non sia l'unico in gioco, dato che ce ne sono altri ancora più lenti e potenti, esso può esserci molto utile comunque per comprendere il periodo problematico in cui ci stiamo dibattendo. 
Dopotutto è l'unico oggi a trovarsi in fase dissonante e a segnalarci la nostra  prolungata fase di tribolazioni.

Cosa rappresenta, dunque, il ciclo Urano-Plutone?

In estrema sintesi, esso corrisponde al ritmico svolgersi nel tempo del rapporto tra l'istinto vitale, oscuro e magmatico, riconducibile a Plutone, e la volontà decisionale lucida ed organizzata, ricollegabile a Urano.
Il primo impulso spinge l’umanità a sfruttare egoisticamente qualsiasi risorsa disponibile e ad escogitare qualunque stratagemma, o a commettere qualunque cattiveria, pur di affermarsi nella lotta per l'esistenza. La seconda, invece, predispone la nostra specie a trovare i mezzi e i modi per realizzare concretamente tutto quanto  possa servire nell’immediato, agendo a volte in senso conservatore oppure rivoluzionario, a seconda delle circostanze.

Oltre a ciò bisogna aggiungere anche gli elementi materiali della realtà connessi ai due pianeti. A Plutone sono associati il denaro, il traffico commerciale, il mercato  finanziario, la fertilità dei campi, le ricchezze minerali del sottosuolo, le fonti di energia ad alta concentrazione, ma anche l'inquinamento e gli agenti patogeni; a Urano, invece, sono agganciabili la tecnologia, la scienza sperimentale, l’industria, il lavoro, le opportunità vantaggiose, ma anche i tagli netti e le sciagure inaspettate.  

L’osservazione delle vicende storiche ci conferma questa chiave di lettura. Nelle fasi del ciclo in cui il rapporto tra le due forze planetarie è stato armonico (congiunzione, sestile e trigono) le società umane hanno vissuto generalmente momenti di grande dinamismo creativo, sia in senso culturale che economico; nonché periodi di notevole fecondità e slancio demografico.
Viceversa, nelle fasi disarmoniche (congiunzione, quadrato e opposizione) si sono generate, spesso all’improvviso, delle crisi profonde e dei conflitti laceranti sul piano economico, finanziario, sociale, etnico, demografico, politico, ecc.

Si potrebbe dire con ragionevole certezza, che quanto più una popolazione o una sua élite si lascia accecare dalla brama di potere e ricchezza (Plutone), ed è disposta a rischiare qualsiasi cosa pur di ottenerle (Plutone) il più rapidamente possibile (Urano), sfruttando magari il lavoro altrui (Urano) in modo prepotente e disonesto (Plutone); oppure utilizzando macchinari (Urano) mossi da fonti energetiche sporche e pericolose (Plutone); tanto più si espone ai rovesci sconvolgenti cadenzati dagli aspetti negativi Urano-Plutone.

Giusto per fare un esempio concreto, negli anni intorno all’ultima opposizione dei due pianeti (1896-1907) scoppiarono in varie parti del mondo rivolte e conflitti sociali già latenti come quelle dei Boxer in Cina, dei lavoratori in America e in Italia, o dei comunisti in Russia. Un movimento tellurico mondiale che segnalava l’emergere qua e là di una crisi irreversibile del grandioso processo di industrializzazione delle nazioni occidentali e del loro slancio capital-imperialistico. Una crisi che culminò nella Prima Guerra Mondiale del 1914-’18, quando l’opposizione si era ormai sciolta da un po’ di tempo.

Similmente alle fasi destabilizzanti già menzionate, anche l’attuale manifesta delle caratteristiche particolari che la differenziano da tutte le precedenti.
Le sue radici, infatti, affondano negli anni ’60 e cioè nelle simbologie messe in campo dalla congiunzione Urano-Plutone che si era formata nel segno della Vergine. Al di là della legittima, ma banale, correlazione con i noti fermenti rivoluzionari dell’epoca, questo formidabile incontro planetario è stato senza dubbio specchio fedele di un fenomeno che ha caratterizzato il mondo negli ultimi cinquant’anni assai più profondamente e subdolamente di tutte varie rivolte studentesche: la segreta, e forse  inconscia, intenzione (Plutone) di creare una sorta di società “formicaio” uguale per tutti (Vergine); laboriosa ed efficiente (Urano), ma al contempo rigidamente programmata (Vergine) a soddisfare le onnipresenti esigenze del business (Plutone).

Com'era prevedibile, la forza sottilmente pervasiva di questa volontà si è manifestata soprattutto durante il benefico sestile Urano-Plutone svoltosi diciassette-diciotto anni fa, rispettivamente tra l'Aquario e il Sagittario.
A partire dalla metà degli anni '90, infatti, essa ha dilagato in tutto il mondo (Sagittario) imponendo le regole del mercato (Plutone) e i ritmi velocissimi della tecnologia più avanzata (Urano) come se fossero indiscutibili leggi bibliche (Sagittario) o indispensabili chiavi per aprirsi le porte del futuro (Aquario). Ed è proprio da qui in avanti che l'estensione organizzata (Urano) ed omologatrice (Vergine) del dogma del profitto e dei consumi (Plutone) giunge alle sue massime dimensioni, non solo in termini geografici, ma anche energetici e materiali (Sagittario).
I dati ci dicono che, in nome della crescita (Sagittario) e del progresso (Aquario) il cosiddetto fenomeno della “globalizzazione”, ha divorato in poco tempo una quantità di risorse senza precedenti (Sagittario), accelerando dunque in modo deleterio il doppio processo dell'esaurimento e dell'inquinamento (Aquario = equilibrio mortifero della termodinamica terrestre).

A questo punto, era ovvio che tale sfolgorante cavalcata globalizzatrice dei traffici e dei consumi (Plutone in Sagittario), ingenuamente convinta di esportare  prosperità in ogni angolo del pianeta, si stesse muovendo a grandi falcate contro una barriera insormontabile: i limiti dello sviluppo della società “formicaio” capitalistica.
Gli stessi “limiti” che erano stati previsti, peraltro, da un gruppo di scienziati del M.I.T. di Boston, contattati dal famoso Club di Roma alla fine degli anni ’60 per gettare uno sguardo sul futuro plausibile e non mirabolante dell’umanità (Giove-Urano-Plutone congiunti in Vergine-limitatezza nel 1968-‘69).

Ora, non può essere un caso che solo pochi mesi dopo l’ingresso di Plutone nel rigido e austero Capricorno, accompagnato dalla durissima opposizione Saturno-Urano tra Vergine e Pesci, scoppi la grave crisi finanziaria del 2008.
Il grande orologio zodiacale stava, infatti, segnando l'ora della resa dei conti, il momento storico cruciale nel quale dover prendere coscienza delle insuperabili limitazioni naturali alla crescita economica invocata ossessivamente, invece, dal sistema capitalistico (passaggio dal gioviano e vorace Sagittario al saturniano e frugale Capricorno).

La magnitudine di questa crisi è comprensibile non solo guardando la “lancetta” plutoniana, che si sta lentamente muovendo nell'invernale e privativo decimo segno zodiacale, ma anche dall’osservazione di altri importanti indicatori zodiacali.
Uno lo abbiamo già visto: la posizione della “lancetta” uraniana in relazione di quadratura a quella plutoniana. Il secondo elemento indicatore riguarda il giro di “orologio” zodiacale che Plutone stesso completerà entro circa la metà del prossimo decennio. Un giro di pista iniziato due secoli e mezzo fa in coincidenza della nascita della civiltà industriale e capitalistica nel paese che fece scuola: la Gran Bretagna.
Ciò significa che stiamo vivendo la fine del ciclo plutoniano correlato al nostro modello socio-economico ossessionato dal potere, dall'accumulo della ricchezza e dalla possibilità, solo illusoria, dell'uomo di emanciparsi totalmente dai vincoli della natura (Capricorno-indipendenza).

Il terzo indicatore è rappresentato dalla prossima quadratura che si stabilirà tra Plutone e il pianeta Eris scoperto attorno al 2005, ossia il planetoide circolante oltre l’orbita di Plutone stesso e che probabilmente corrisponde al pianeta X-Proserpina ipotizzato da Lisa Morpurgo.
La ragione per cui potrebbe assumere grande importanza la quadratura tra i due corpi celesti che si formerà nel 2019-2021, tra il Capricorno e l’Ariete, è segretamente legata alla loro simbologia. Se Plutone, infatti, rappresenta lo sfruttamento spesso troppo veloce e scriteriato delle risorse, X-Proserpina corrisponde invece alla riproduzione lenta o addirittura lentissima delle stesse, alla capacità cioè di “madre natura” di nutrire e proteggere, ma anche affamare e distruggere, i suoi stessi “figli” più  disadattati.

Il cortocircuito tra i due pianeti potrebbe confermare, insomma, quanto aveva previsto da tempo anche il grande A. Barbault. E cioè la possibilità che intorno al 2020 il nostro modello socio-economico vada incontro a un ultimo e cruciale spasmo della lunga crisi iniziata dodici anni prima. Una fase tetra e dolorosa in cui si prenderà probabilmente coscienza che la crescita materiale forzata e il suo inevitabile consumo di risorse sono insostenibili, e che se vorremo continuare a vivere dignitosamente e in pace sarà necessario decrescere adottando la più rigida e lungimirante parsimonia (triplice congiunzione Giove-Saturno-Plutone in Capricorno).

Nel frattempo, in attesa di questo appuntamento catartico, il 2014 appena cominciato ci offre l’opportunità di testare l’effetto destabilizzante di un’altra configurazione piuttosto disarmonica: la Croce assolutamente perfetta che si formerà il 23-24 aprile tra Plutone in Capricorno, Urano in Ariete, Giove in Cancro e Marte in Bilancia nel suo anello di sosta biennale!

Una configurazione che ha tutto il potenziale per far mandare all’aria qualsiasi timida speranza di ripresa e, dunque, di ritorno al Bengodi. Staremo a vedere.




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