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LA CRISI IN UCRAINA E IN CRIMEA

a cura di Francesco Astore
 
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Echi di una guerra che non capiamo ci giungono da un Paese lontano da noi: l’Ucraina. Lontano sì, ma (non dimentichiamolo) inclusa in quella immensa area territoriale di popoli, culture, equilibri politici che chiamiamo Europa. L’Ucraina ha fatto parte dell’ex Unione Sovietica costituendosi, all’indomani della dissoluzione sovietica, Stato indipendente nel 1991. Il recentissimo dissidio interno ucraino si innesca nel novembre del 2013 quando il premier Viktor Janukovyč, promotore di una politica di forte intesa con la Russia, si oppone a un accordo con l’Unione Europea (Euromaiden).
Troppo lungo sarebbe cercare di ricostruire i processi, le cause remote di una vera e propria guerra civile che ha contrapposto i manifestanti europeisti di fronte alle forze della conservazione filorussa di Janukovyč.

Quel che resta impresso nei nostri occhi sono le immagini del dramma, l’inspiegabilità di come una nazione intera sia stata trascinata in sanguinosissimi scontri, culminati nella terribile carneficina di Kiev del 20 febbraio scorso in cui persero la vita decine di manifestanti (compresi i giornalisti), uccisi dai cecchini. Una carneficina autorizzata dal governo di Janukovyč.
La situazione si è risolta nella destituzione il 22 febbraio scorso di Janukovyč in fuga, ricercato perché responsabile di un’immane strage di massa. Sarà il nuovo ministro dell’interno Arsen Avakov a dichiararlo ufficialmente.

Frattanto la Crimea, la penisola che separa il Mar Nero dal Mar d’Azov, repubblica autonoma in seno all’Ucraina, da sempre filorussa, è teatro di nuove e preoccupanti tensioni. Il 27 febbraio una pattuglia russa irrompe nel palazzo del parlamento di Crimea e innalza la bandiera ucraina, presto sostituita da quella russa. Compaiono i famigerati blindati russi (denuncia il nuovo governo di Kiev) che occupano il territorio di Crimea, mentre anche la flotta navale russa si muove nel Mar Nero.

È del 6 marzo la notizia che il parlamento di Crimea ha votato la richiesta di entrare nella Federazione Russa all’unanimità, all’indomani del referendum popolare previsto per il prossimo 16 marzo. La secessione della Crimea dall’Ucraina è ormai quasi certa.

Dopo anni di fase distensiva seguita all’azione rivoluzionaria di Michail Gorbačëv e al crollo del muro di Berlino, l’Occidente e Mosca si fronteggiano nuovamente, riaprendo un nuovo inquietante scacchiere di conflitto. E questa volta la partita si gioca in Europa.

Di fronte a un addensarsi di nubi tanto minacciose, cosa promettono in Cielo i nostri infallibili corpi celesti? Restano muti? Certo che no, anzi. Riferiscono la pericolosità della situazione che si potrebbe fare ancor più preoccupante.

Partiamo da Marte, il dio della guerra, coinvolto come sempre in ogni tipo di conflittualità. Il pianeta si trova in un periodo di stazionamento (che dura in media otto – nove mesi e avviene ogni due anni circa) in cui rallenta il suo moto abituale per incidere in maniera più stabile e permanente sul segno dove transita.
Il segno che ospita in questo momento Marte è la Bilancia. In questo segno d’Aria, sociale, le cui prerogative sono la ricerca di conciliazione, le virtù del compromesso, la soluzione diplomatica in accordo con la comunità umana, Marte è fortemente a disagio. Il pianeta è difatti “in esilio”: pur essendo depotenziato in termini di slancio aggressivo e azione dinamica, può, tuttavia, riservare attacchi di irrigidimento fanatico con la pretesa di ristabilire la giustizia e determinare azioni inconsulte, poco razionali, specie se provocato negativamente da altre forze planetarie concomitanti.

Ricordo infatti che un transito analogo di Marte in Bilancia si verificò nel remoto 1982 e accompagnò la guerra delle isole Falkland che vide contrapporsi Regno Unito ad Argentina, provocando un’impasse internazionale da cui si uscì con difficoltà.
Ma all’epoca la situazione astrale non era preoccupante come quella attuale, dato che i pianeti non si trovarono mai nella “grande croce” tra segni. Ed è, ahimè, proprio il caso di questa primavera 2014, quando Marte si troverà nel mirino di una “grande croce” tra i quattro segni cardinali (Ariete – Cancro – Bilancia – Capricorno). I periodi (per fortuna eccezionali) in cui quattro pianeti riescono a mettersi in quadratura formando “in simultanea” anche opposizioni tra loro determinano spesso momenti di tensione, di ostacolo, di blocco da un punto di vista politico e sociale.
Per stare a tempi recenti in cui la croce si è formata (cambiando i segni interessati), ricordo il sanguinoso conflitto del Kosovo del 1999 quando la “croce” intercettò i quattro segni fissi (Toro – Leone – Scorpione – Aquario).

Per dirla in modo esplicito, con la croce si crea una configurazione di sei aspetti negativi (quattro quadrati più due opposizioni) che attivano in modo sincronico una sorta di corto circuito sul cerchio zodiacale. Una situazione a dir poco esplosiva, insomma.

Ritornando per un momento a Marte, proprio ora, nel momento in cui ha cominciato il suo moto retrogrado, sono iniziate le manovre militari russe in Crimea. Questo anello di sosta all’indietro si interromperà soltanto, effemeridi alla mano, il 22 maggio. È lecito attendersi dunque comportamenti contrari alla logica della mediazione e della negoziazione, entrambe necessarie per scongiurare derive autoritarie.

Non ci scordiamo che la Russia appartiene al segno dei Pesci che, in questo momento storico- astrologico, gode di notevolissime protezioni planetarie, capaci di iniettare nei governanti di questo enorme Paese il pericoloso seme dell’orgoglio patriottico. Alimentare focolai di ribellione e rivendicazione nella penisola di Crimea non pare una scelta ben ponderata. Ma l’amministrazione russa non si è certo lasciata scappare l’occasione (presentatele, in verità, su un piatto d’argento) di propagare il sentimento patriottico che la lega, da sempre, alla Crimea.
E uno dei protagonisti assoluti sul teatro degli eventi, Vladimir Putin, non ha certo voluto perdere questa opportunità.

Putin, nato a San Pietroburgo il 7 ottobre 1952 alle ore 9,30 vede transitare il belligerante Marte su un poderoso stellium (Saturno/Mercurio/Nettuno insieme al Sole) nel segno della Bilancia. Ma quel che più pone interrogativi sono le case astrologiche occupate dal pianeta, ovvero la 11^ e la 12^. La prima suggerisce soluzioni elastiche e di abile ricerca di compromesso, mentre la seconda propone stratagemmi anticonvenzionali o addirittura antiregolamentari, al limite del lecito. Il tutto ovviamente pur di soddisfare le ambizioni che sono, nel caso di Putin, spropositate e leggibili dalla fortissima posizione di pianeti violenti e dominatori come Marte, Plutone e Saturno nel suo tema natale.

Che Zar Vladimir voglia dimostrare nel Ventunesimo Secolo la potenza della Madre Russia? Auguriamoci di no, ma a operazioni militari russe iniziate e con questo Marte non proprio pacifico (e retrogrado) e prossimo a partecipare alla croce planetaria, non c’è da dormire sonni troppo tranquilli.

Per la precisione, la “grande croce cardinale” si verifica al 13° dei quattro segni di inizio delle stagioni coinvolgendo Urano in Ariete, Giove in Cancro, Marte in Bilancia, Plutone in Capricorno. In questo scenario, desta stupore misto a preoccupazione scoprire che Vladimir Putin ha il Sole per la precisione a 13° 55’ Bilancia.
Anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel, coinvolta senz’altro nel passaggio politico cruciale, non se la passa meglio, avendo uno stellium nel Cancro, Sole, Mercurio, Urano insieme a Giove pianeta ospitato proprio a 12° 12’.
Barack Obama ha da fronteggiare invece il pesante quadrato di Marte Bilancia che gli colpisce Saturno in Capricorno a 25° 19’ in casa 12^ tra marzo e inizio aprile 2014. In questo contesto, forse, si può presumere una mancanza di fermezza, di polso, quanto mai indispensabile da parte del presidente statunitense in questo momento? A metà aprile l’aspetto per fortuna si allontana e Marte forma un aspetto di benefico sestile sul tema natale del presidente: possibile una maggiore assunzione di responsabilità e un piglio più risoluto da parte di Obama? Staremo a vedere, ma la situazione è tutt’altro che incoraggiante.
Altri leader politici europei (François Hollande e David Cameron, per citare solo i più rappresentativi) e che non tratto per ragioni di spazio, sono presi in pieno dal ciclone determinato dalla “croce cardinale”.

Un altro dato astrologico d’importanza fondamentale ci viene dalla data di costituzione della martoriata Ucraina, nata sotto il segno della Vergine naturale figlia in dialettica zodiacale della Madre Russia/Pesci (Kiev, 24 agosto 1991, ore 18,00) che ci evidenzia la congiunzione di Urano (a 10°) con Nettuno (a 15°) del Capricorno, testimone del rivoluzionario mutamento dei poteri intervenuto nel far nascere la nuova nazione. Un’Ucraina bersagliata dal transito della croce cardinale, quindi, sulla congiunzione capricornina.

L’aspetto comincia a fine marzo per farsi esatto a metà – fine aprile e terminando soltanto a fine maggio. Le forze planetarie in gioco, al negativo, parlano di uno scatenarsi di appetiti che generano indebite invadenze (Marte – Giove – Plutone), escludendo o allontanando temporaneamente le vie diplomatiche (Bilancia lesa). Sono forze che portano a gesti sconsiderati (Ariete leso) e ribellismi apparentemente rivoluzionari (Urano), ma che mirano in realtà a restaurare situazioni di antico nazionalismo dal vago sapore romantico (Cancro), rinforzando assetti di potere (Capricorno) che nulla hanno di nuovo se non il riportare le lancette dell’orologio della Storia indietro nel tempo.
Di fronte a questa miscela esplosiva, la lesione Marte – Plutone può provocare una certa arrendevolezza da parte della comunità internazionale che non riesce a prendere una posizione netta e chiara e preferisce i tatticismi invece di comportamenti pronti e decisi.

Questa la lettura astrologica della “croce” prossima a formarsi presto in Cielo. Magari non succede tutto quel che abbiamo previsto e ci si augura di cuore che le nubi di tempesta si allontanino presto. Con questa configurazione è però sicuro che qualcosa succederà.

Il consiglio che gli astri suggeriscono all’Europa e al mondo intero è di sapersi attrezzare nel cercare strade di un nazionalismo meno aggressivo e animoso in favore di un rispetto più razionale nei riguardi di ogni etnia e cultura. E questo per scongiurare il rischio di un ritorno a un plumbeo clima di “guerra fredda” e di muscolare confronto internazionale, con tanto di spie e di trame segrete che percorrono e separano l’Est dall’Ovest, come ormai non si ricordava da tempo.




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