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AVIDITÀ, DENARO E POTERE

a cura di Lidia Fassio
 

Da molto tempo assistiamo alla decadenza morale e materiale delle istituzioni e di molti suoi rappresentanti il che dovrebbe sollecitare in ognuno di noi alcune riflessioni sull’altrettanto forte decadenza dell’uomo che, lentamente ma quasi inesorabilmente, sta perdendo integrità e valore finendo per abbruttirsi e per inseguire miraggi che non apportano nulla alla sua crescita ma che, per contro, conducono alla perdita di sé. 

L’ingresso di Plutone in Capricorno ha esasperato le cose e, come è tipico di questo archetipo, ha portato alla luce e agli occhi di tutti tutto ciò che prima si intuiva ma non era palese,  per cui assistiamo giorno dopo giorno al dilagare della corruzione, degli abusi e dell’avidità che spingono le persone a fare qualsiasi compromesso pur di avere ciò che non si è meritato e che, di conseguenza non sarebbe lecito ottenere, danneggiando e saccheggiando le risorse collettive per avere sempre di più.

Senza dubbio nell’occhio del ciclone ci sono il modo di fare politica e quello di gestire risorse e patrimonio pubblico; le configurazioni dei pianeti lenti di questo periodo (Plutone in Capricorno, Urano in Ariete e Nettuno in Pesci) stanno portando fuori tutto il marcio esistente ma, purtroppo per noi, mostrano anche la depredazione che è stata fatta che ha causato il crollo della credibilità delle istituzioni e della politica,  il che evidenzia il problema del disimpegno e della scarsissima partecipazione collettiva a questi temi proprio allorchè ci sarebbe un estremo bisogno di attenzione e di controllo da parte della gente per far sentire il fiato sul collo a chi, in qualità di rappresentante, ha il dovere di occuparsi con responsabilità e con efficienza di ciò che interessa tutti noi.

Un tempo era difficile entrare in politica e poche erano le persone che volevano dedicarsi alla gestione della “cosa pubblica”; forse perché non c’erano grandi tornaconti ma soprattutto perché la politica sembrava noiosa, impegnativa e, di certo, bisognava lavorare molto senza  guadagnare un gran che, eccezion fatta per i dittatori che, ovviamente, facevano il bello e il cattivo tempo incuranti di tutto ciò che girava attorno a loro. Per questo l’ingresso in politica non era tra le priorità dei giovani; solamente una piccola percentuale cominciava a bazzicare le sedi di partito alla ricerca di un futuro in quel campo.

Negli anni ’80 il grande Sandro Pertini ricordava che, quando andò per la prima volta negli Stati Uniti ad incontrare il presidente Jimmy Carter, dovette chiedere in prestito un cappotto di buona fattura, perché, quelli che possedeva non erano all’altezza del ruolo che doveva sostenere.

Oggi questo è del tutto anacronistico dato che i politici guadagnano molto e, in molti casi, la carriera di amministratore pubblico è molto più promettente di quella privata e senza dubbio, con minori rischi soprattutto se gli appoggi sono quelli giusti e se si fiuta al momento giusto il vento che soffia più forte. Tra le altre cose, ciò che fa gola sono i vitalizi più che dignitosi che i politici acquisiscono anche se hanno esercitato la loro funzione per pochissimo tempo il che risulta inaccettabile per qualunque  altro lavoratore che, invece, deve avere numerosi anni di attività per accedere ad una pensione, quasi sempre minore.

Per questo la politica è molto ambita e sono tantissimi i giovani che sperano di riuscire a ricavarsi uno spazio in quel contesto e, nel comune modo di pensare, regna l’idea che i politici abbiano grandissimi privilegi anche in altri campi e che possano fare tutto ciò che desiderano senza rendere conto delle loro azioni.

Da un certo punto della nostra storia si sono cominciati a contrabbandare alcuni significati tra i quali quelli del denaro e del potere. Il primo non è più considerato il mezzo attraverso il quale garantirsi una vita migliore ma è diventato il “fine” ultimo che porta l’uomo a voler avere sempre di più, mettendo in secondo piano il desiderio di coltivare altri valori molto più preziosi; per ottenere denaro si svendono orgoglio e dignità incuranti dell’impoverimento personale, posseduti solamente dalla concupiscenza e dalla bramosia dell’avere.

Altrettanto dicasi del potere che non rappresenta più la possibilità di esprimere al meglio le risorse personali in qualcosa di importante e di utile che motivi e renda integri, ma sembra diventato un mezzo per comandare e sottomettere gli altri utilizzando disprezzo ed arroganza.

Astrologicamente il potere è legato a Plutone che simboleggia l’essenza e le intenzioni profonde di un individuo che si esprimono attraverso l’agire nel mondo e non ha nulla a che fare con l’esercitare l’autorità che, invece, è un simbolo di Saturno. Il potere è qualcosa che nasce dall’interno e ha poco a che fare con l’esterno anche se, quando lo si esprime, tutti sono in grado di vederlo poiché sono presenti carisma, fierezza, forza e capacità di catalizzare l’attenzione altrui. Il potere può però essere utilizzato male, per cui si distorce e diventa facilmente abuso ed è pienamente illusorio in quanto il soggetto non appartiene più  a sé stesso ma è guidato da qualcosa che lo divora lentamente e che via via  lo “possiede” sempre di più. 

Fama e successo possono essere simboli compensatori del potere personale in quanto danno una sensazione di falsa sicurezza; tuttavia, se esiste una distorsione rispetto all’utilizzo del potere queste persone avvertiranno un costante senso di vuoto che li ossessionerà, rendendo insaziabile la loro ambizione; spesso si vedono le conseguenze di questi comportamenti nelle persone che hanno potere politico, economico o militare. Il potere compensatorio in realtà è solamente un “imbellettamento” che copre la sensazione di impotenza che regna all’interno. Il vero potere deve radicarsi in risorse e valori autentici che diano un pieno senso di stima verso sé stessi. L’asse seconda-ottava indica proprio questo: Giove e Venere in seconda sono la base per la conquista del potere personale di Plutone in ottava.

Anche il denaro ha perso totalmente il suo valore di scambio ed è diventato simbolo di uno status sociale dentro al quale si celano significati nascosti che nulla hanno a che fare con esso ma che sono diventati invece la parte più importante: uno di questi è l’immagine che si vuole dare di sé attraverso ciò che si può comprare ed avere. Per questo il denaro è diventato una sorta di divinità utilizzata per avere più potere e, in ultima analisi, per corrompere ed ottenere ciò che si desidera e che non sarebbe lecito avere. Laddove c’è uno scarso valore di sé si può compensare con un’immagine grandiosa di sé.

Il denaro è legato al pianeta Giove che simboleggia le risorse che abbiamo al nostro interno, le sicurezze che riusciamo a costruire e, in ultimo, le “ricchezze personali” anche se non esattamente quelle che intendono i più,  dato che questo pianeta si occupa soprattutto di quel patrimonio biologico e culturale che si riceve alla nascita da tutto ciò che viene passato dall’ambiente, sotto forma di mentalità, credenze e valori che fungono da guida nella vita portando l’individuo verso la ricerca di principi autentici e di ideali che forgino una personale filosofia di vita che, una volta trovata, darà significato e senso facendo sentire l’uomo completo in quanto partecipe ed appartenente al mondo e non più bisognoso di trovare all’esterno conferme e successi.

Purtroppo, le distorsioni e le ambivalenze di questi due archetipi sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. Pian piano la nostra società si è affidata sempre di più al denaro facendone un oggetto di culto;  si pensa che chi possiede denaro possa permettersi praticamente tutto, anche ciò che non potrebbe e non avrebbe diritto di ottenere; purtroppo il danno sta nel fatto che quest’idea sta diventando sempre più corrispondente alla realtà in quanto, chi ha denaro può garantirsi non solo cose materiali, ma affetti, persone, giustizia, favori, connivenze e quant’altro ed è proprio questo che spinge chi non lo possiede a fare di tutto e di più pur di ottenerlo. Il paradosso sta nel fatto che da un lato si invidia chi lo ha e, dall’altro, si disprezza il modo becero in cui viene usato anche se poi molti sono pronti a fare le stesse cose nel caso in cui la vita offra un’opportunità.

Purtroppo, il denaro per alcuni individui sembra una vera e propria “possessione” in grado di sedurre quanto e forse più del potere.  E siccome denaro e potere circolano abbondantemente nella gestione della cosa pubblica ecco che il desiderio di fare politica non attrae più persone di provata moralità, ma esattamente il contrario, attrae soprattutto coloro che pensano di poter mettere facilmente insieme le due cose che considerano più preziose, scalciando per arrivare a godere di benefici  personali pur se ottenuti a totale discapito del bene comune.

La politica, come sappiamo, dovrebbe essere una “vocazione” nel senso che le persone che si predispongono a gestire ciò che è di tutti dovrebbero essere ben coscienti di essere semplici amministratori, per di più eletti dal popolo  e non padroni delle risorse per cui, dovrebbero essere mossi dal desiderio di onorare il voto ricevuto piuttosto che cimentarsi nel cercare di distrarre beni pubblici per interessi privati. Osserviamo però con estremo dispiacere che le cose non sono così e che una buona parte degli amministratori in realtà si sentono onnipotenti e si comportano come se fossero degli dei,  toccati da grandi complessi di superiorità  supportati dall’idea di essere intoccabili.

A tutto ciò ha sicuramente contribuito la competitività sfrenata che finisce per premiare non i migliori ma i più spregiudicati, coloro che non hanno scrupoli e che sono pronti a fare qualsiasi cosa pur di arrivare dove la loro ambizione li spinge cercando di ottenere posti di prestigio pur in mancanza di professionalità e di capacità.

Il culto dell’immagine ha raggiunto il top: ormai non c’è programma televisivo che non veda politici che parlano e che più che altro fanno sfoggio di aggressività e di volgarità, incuranti del ruolo che rappresentano e delle responsabilità e del rispetto che dovrebbero invece avere per chi li ha votati.

Purtroppo, in questo teatro della vanità anche le donne sono in prima fila e cercano consensi a volte più attraverso l’aspetto fisico che non mostrando capacità e competenza; senza dubbio le donne hanno faticato a ritagliarsi degli spazi e, proprio per questo, dovrebbero mettere in campo altri valori per ridare credibilità ad un settore che ha perso quasi tutto ciò che aveva in passato.

L’avidità è senza dubbio uno dei peccati più grandi ed è quello che sembra aver contaminato il mondo intero; in effetti è presente ovunque e non solamente nel mondo occidentale, per cui  sarebbe auspicabile che emergessero figure di alta moralità, le uniche che potrebbero veramente far pensare che una svolta è fattibile. Non sarà però possibile sconfiggere la logica del profitto se proprio da parte di chi è chiamato a dare il buon esempio attraverso l’amministrazione di ciò che è pubblico arrivano segnali di corruzione e di immoralità. Gli amministratori hanno ruoli e, pertanto, sono modelli a tutti gli effetti ed oggi mostrano il peggio di sé in quanto tradiscono valori e patti, inducendo le persone alla deresponsabilizzazione e, in alcune occasioni, a comportamenti imitativi del tutto inaccettabili.




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