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ANORESSIA MENTALE 2° PARTE

a cura di Lidia Fassio
 
Per capire le ragioni dell’anoressia bisogna quindi partire da una visione deformata della realtà: le future anoressiche continuano a stare a dieta anche quando l’obiettivo auspicato è già stato raggiunto e superato da tempo.
Sono soggetti che vedono il loro corpo non come un insieme armonioso, ma come un ammasso di pezzi separati: si concentrano sulle cosce, sulla pancia, sui fianchi, e non conosco il loro limite: o meglio, esso viene costantemente spostato per impedirsi di raggiungerlo.
C’è quindi alla radice un disturbo nell’immagine corporea che si consolida in una ricerca ossessiva di magrezza; questo disturbo è anche il più difficile da confutare in quanto assume il tono di una vera e propria ossessione.

La parola Anoressia è però fuorviante nel suo termine, in quanto significa “mancanza di appetito”, mentre in realtà l’anoressica è una persona che soffre la fame, anche se non accetterebbe mai di confessarlo. La sua, infatti, è una vera e propria guerra tra due parti di sè.
L’anoressica ingaggia una guerra all’ultimo sangue con il cibo; il cibo è la cosa che desidera di più al mondo, però se lo nega e, di conseguenza, rinuncia a nutrirsi.

La cosa paradossale sta nel fatto che queste sindromi richiedono una grandissima dose di energia e di volontà: chi è debole o senza volitività non potrebbe mai soffrire di questo tipo di “sintomo”, proprio perché richiede perseveranza, costanza ed un’enorme capacità di tollerare la frustrazione oltre ad un grandissimo investimento energetico per essere realizzato.

Le ragioni per cui una ragazza sana decida ad un certo punto della sua vita di investire tanta energia nel disturbo alimentare possono e devono essere ricercate nella terapia individuale: infatti solo durante il trattamento potranno venire alla luce le cause iniziali che hanno motivato la scelta di questo tipo di sintomo attraverso cui comunicare al mondo il proprio disagio interiore. E’ chiaro che c’è qualcosa nella famiglia, nella madre, nel tipo di educazione e nella relazione che si ha con la figlia.
E’ altresì ovvio che quando sono marcatamente sottopeso questi soggetti presentano una serie di sintomi collaterali che vanno dalla depressione, all’isolamento sociale, ai disturbi dell’umore, irritabilità e insonnia, oltre a disturbi della sfera sessuale, ma è anche risaputo che questi soggetti riescono ad avere delle performances assolutamente uniche per rendimento e intensità.

Vediamo dunque di comprendere la personalità dell’anoressica

Per prima cosa, anche se l’eziologia di questa sindrome non è ancora totalmente chiara e svelata, sembrerebbe esserci un comune denominatore rappresentato da un ruolo molto difficile della figura materna che quasi sempre è troppo rigida e incapace di fornire risposte adeguate ai bisogni della figlia è un soggetto che non premia in alcun modo lo svincolo e l’indipendenza anzi, lo blocca; spesso la madre, per usare un simbolo per noi comune, è di tipo Saturniano, ovvero è una donna dedita al lavoro e alla famiglia, al dovere e risponde più alle convenzioni e alle norme sociali che non all’affetto e alle emozioni; in un certo senso è una donna più preoccupata di ciò che può apparire all’esterno che del reale benessere della figlia : la Palazzoli-Selvini ha definito spesso queste donne come troppo legate all’adeguamento esterno piuttosto che alla ricerca dello sviluppo delle qualità individuali della figlia.

Questo implica naturalmente un ambiente familiare che, anche se apparentemente non sembra contrastato da grandi perturbazioni, mantiene però una costante tensione sotterranea, ben percepita dalla figlia, una tendenza al malumore e all’irritabilità e molte volte una depressione strisciante, mai esplicitata perché la madre non può accettare consciamente l’idea di essere infelice. Vi i sono quindi dinamiche di aggressività non espresse che giacciono in attesa di un qualche manifestazione; ci sono sempre grandi difficoltà nell’espressione delle emozioni.

La madre è solitamente la figura prevalente nella famiglia e questo comporta un padre assente emotivamente o sminuito come figura, anche se, a volte … idealizzato.
Generalmente non vi è alcun riconoscimento dei reali bisogni emotivi ed affettivi, tutto in un certo senso è ritualizzato e l’amore sembra passare attraverso gli oggetti e le cose (sono famiglie che hanno buone possibilità economiche per cui i regali e il denaro hanno di fatto sostituito l’affetto e la disponibilità emotiva).

E’ fin troppo chiaro che dietro ad una persona anoressica vi sia un difficile rapporto con il suo “femminile” ovvero con quell’energia che deve essere introiettata attraverso la figura materna che ha come simboli il “contenere – proteggere - prendersi cura – nutrire fisicamente, emotivamente e psicologicamente” fino a produrre quello star bene con se’ stessi e nel proprio corpo che è l’unica vera modalità di vivere un femminile positivo ed essere in contatto con la vita proteggendosi da ciò che potrebbe essere distruttivo.

Il rapporto Cibo Madre è un’equazione elementare nell’infanzia ed è un qualcosa che permette ad ogni bambino di entrare in rapporto con il mondo esterno potendo fidarsi di esso proprio in virtù di quel “filtro” che la madre ha operato tra l’esterno e l’interno, pre-masticando le esperienze in modo da permetterne l’assimilazione e la digestione senza che il bambino ne risulti terrorizzato o distrutto.
Nell’anoressica, questo “filtro” è andato perduto insieme al piacere di nutrirsi e ai fondamentali bisogni di sicurezza e di contenimento, per cui il suo mondo è fatto solo di forza di volontà e, in esso, non vi è posto per una comunicazione sana tra la maschera e l’essere.

L’anoressica non riesce a crescere perché non può sentire il corpo adulto come suo, perché troppo simile al corpo della madre da cui il suo IO tirannico vorrebbe in ogni modo trovare distinzione e separazione senza però riuscirci totalmente.
La difesa che viene trovata da parte dell’Io consiste nel rinnegamento del corpo e del cibo-nutrimento assumendo al suo posto un’immagine ideale di un corpo asessuato, senza forme e, dunque, infantile.
La vita, nell’anoressica perde ogni significato, al suo posto si fa luce un senso di esistenza che si affaccia sul nulla a livello affettivo ed emotivo.

Dice Marion Woodman : “L’Io non possiede un suo sistema di valori. Non è padrone in casa sua. Per tutto il giorno la maschera, o Persona, recita con perfetta efficienza, ma quando il lavoro è stato svolto, questi ritmi frenetici ed estranei continuano a dominare il corpo e l’Essere. Non c’è un IO che dica basta, non c’è un Io forte e differenziato capace di scalare le marce per accordarsi su ritmi naturali.

Qui diventa estremamente interessante il tema natale che mostra quasi sempre aspetti Luna Saturno, affiancati da un Sole debole, che rappresenta – simbolicamente – la difficoltà di giungere ad un accordo tra il bisogno di dominare e controllare il tempo in senso lineare di Saturno e il bisogno lunare di mantenere un ritmo ciclico e circolare, il tutto non supportato da un Io forte che sappia prendere le redini della vita in mano. Nell’infanzia, questi soggetti sono stati spesso violentati nei loro ritmi naturali fino a perdere il senso del ritmo fisico-corporeo, che finisce per sottomettersi all’inflessibilità e al controllo saturniano (Crono).
Il loro Io non è autonomo e sembra posseduto da un qualche demone sul quale non hanno alcun controllo. Quel demone indossa la maschera della rispettabilità e del dovere ma chiede perfezione ed efficienza che devono esprimersi in un mondo perfetto, una pulizia perfetta, un corpo perfetto e risultati… perfetti.

E’ chiaro che quello che deve essere riequilibrato nella personalità di questi soggetti è il principio maschile (razionale, direzionato all’obiettivo), che deve essere integrato da quello femminile che qui si presenta nella sua modalità “ombra”; in queste donne, la parte maschile è posseduta da un animus negativo che ingoia completamente quella femminile e così, la testa perde il contatto con l’anima e il senso della vita.

Manca ovviamente un rapporto con l’interiorità psichica poiché è stato introiettato tramite la madre un modello tirannico, invadente, ipercritico e superefficiente, che non ammette repliche e, praticamente, non ammette vita.

Il difficile rapporto con la madre produce la percezione di un corpo pesante, ingombrante e minaccioso, una specie di tiranno che deve essere affamato per impedirgli di travolgere ogni cosa; a questo proposito sono molto interessanti i disegni che fanno le anoressiche in cui si nota una dissacrazione delle “forme femminili” viste come demoniache e fagocitanti.

Perché si scatena nell’adolescenza?

Poiché in quegli anni si presentano per la prima volta le grandi difficoltà con il mondo esterno che richiedono adeguamenti e costruzione di un’identità adulta. E’ allora che queste ragazze regrediscono somaticamente perché non sanno far fronte. Il primo effetto è l’assenza di mestruazioni che fornisce la certezza di non dover affrontare la maturità perché sentono un’identità troppo instabile; secondariamente questo consente di non affrontare le prorompenti pulsioni e desideri sessuali che non saprebbero dirigere in alcun modo e che quindi devono essere “soppressi”.

Il corpo diventa in pratica la parte negativa della madre che, quindi, può essere attaccata in modo che non possa mettere in scacco la fragilità dell’Io della ragazza.

Da un punto di vista psicosomatico questo aumento delle patologie alimentari nelle ragazze lascia intendere che vi sia anche un preciso messaggio dell’inconscio collettivo attraverso cui prendono vita ansie, angosce, problemi che appartengono, con buona probabilità, a tutta la società occidentale.
Questo messaggio ha sicuramente a che fare con l’enorme difficoltà che le donne oggi avvertono con la dimensione “fisica”: da un lato, infatti, il loro corpo viene sopravvalutato a livello estetico e narcisistico, ma dall’altro viene svalutato totalmente da un punto di vista dell’espressione reale del “femminile” : è un corpo che sembra servire solo per essere esibito e che, quindi, diventa un oggetto virtuale anziché un corpo concreto che deve trovare un’armonia con le componenti psichiche.

Nel prossimo numero verranno trattate “bulimia ed obesità”.




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