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UMBERTO ECO. SOTTO IL SEGNO DI MINERVA

a cura di Francesco Astore
 
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Così titolava “Repubblica” il 21 febbraio scorso per dire addio ad Umberto Eco e, del tutto inconsapevolmente, rendeva uno straordinario omaggio zodiacale all’intellettuale, allo scrittore, al linguista, al semiologo, al filosofo scomparso due giorni prima. Umberto Eco apparteneva al Capricorno, segno governato da Saturno, accostabile per caratteristiche e simbologie a Minerva, divinità romana della saggezza, della filosofia, ma anche patrona delle arti, dei mestieri e della strategia militare. La rubrica che Eco teneva per il settimanale “Espresso”, chiamata “La bustina di Minerva”, conteneva  riflessioni “profonde con uno stile leggero”, spunti e analisi sulla politica, sulla cultura, con uno sguardo ironico e aperto sui mutamenti del mondo. Sorprende la durata di questa collaborazione, racchiusa in piccoli trattati filosofici in un paio di cartelle, cominciata nel 1985, si mantiene per una trentina d’anni,  giustappunto come noi astrologi sappiamo, un ciclo di Saturno.

Tutto nel tema natale di Umberto Eco rivela l’assonanza con Saturno o, se preferite, con la latina Minerva. E non solo per l’appartenenza al segno del Capricorno. Eco, nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932 alle ore 18,30, vanta nel suo tema natale, oltre al Sole, proprio “Saturno in persona”, ospitato quell’anno nel Capricorno.

A riprova del fatto che non è affatto Saturno a determinare pessimismo e malinconia (piuttosto dettati da un Giove leso o da una Luna afflitta), scopriamo un temperamento tutt’altro che cupo. Umberto Eco era vivace, scanzonato, amava sorprendere con le sue battute folgoranti e i giochi di parole ad effetto, pur conservando quella visione saturnina di realismo, di rigore logico, di costante approfondimento e ricerca, che incontriamo, nell’arco di oltre sessanta anni, nella sua esperienza di intellettuale e nella sua produzione letteraria.

“Si può dire che Tommaso d’Aquino mi abbia miracolosamente curato dalla fede!”. Così affermò quando, all’indomani della laurea in filosofia nel 1954, smise di credere in Dio.

Si racconta che, arrivando alle 11,00 di mattina alla Bompiani (diresse la sezione saggistica dal ’59 al ’75), il famigerato zio Val (Valentino Bompiani, con cui intrattenne un fecondo rapporto d’amicizia e collaborazione fino alla morte), gli chiedesse una spiegazione del ritardo. Eco candidamente rispose che era dovuto al sonno. A sua volta l’editore ribatté, che almeno fosse stato nel bosco a guardare gli uccellini. Il giorno successivo, Eco si presentò alla stessa ora e prontamente gli rispose che tornava dal canto degli uccellini appena ascoltato nel bosco.

Entrato in Rai nel 1954 si concesse: “Qui sento un gran parlare di audio e video, ma non vedo il cogito …”. Comprese immediatamente la necessità di dare un nuovo corso all’erede della vecchia Eiar fascista.

Sulla sua passione per la filosofia aveva inventato una divertentissima rima: “Kant, filosofetto che mi piace tant”.

Al compimento dei suoi ottanta anni d’età, festeggiati all’Università di Bologna, che egli stesso, con un gesto di smodata generosità, aveva cofinanziato rinunciando alle sue borse d’Ateneo, all’annuncio della stampa del suo compleanno, dirà: “Se i giornali non hanno altre notizie se non questa, andiamo a catafascio. Anzi, a pensarci bene è una notizia vecchia; vecchia di 80 anni”.

Roberto Saviano ricorda il suo atteggiamento di professore con gli studenti che invitava a essere “giraffe dal collo più lungo, per sopravvivere mangiando le foglie migliori, ma anche per riuscire a vedere più da vicino la bellezza del cielo”.
Julia Kristeva, linguista e psicanalista franco-bulgara, lo ricorda “come il vecchio cattolico erede di una dimensione religiosa, ma a condizione di poterne ridere”. Alla studiosa, inoltre, rimane impresso “il sapiente che riesce a mettersi a cantare davanti agli studenti universitari”.

Non solo il marchio saturnino nell’irripetibile personalità di Eco, ma senz’altro pure quello mercuriale che tanto ha contraddistinto il suo pensiero.

Mercurio insieme a Saturno è l’altro corpo celeste che si mette in ascolto con curiosità, attenzione al nuovo e al diverso. Qui il pianeta è nel punto zodiacale dell’esilio, il Sagittario, ma recupera alla grande poiché appoggiato da valori a lui molto congeniali. Il senso dell’umorismo si tinge del gusto per il paradosso e del nonsense, nel gioco di smontare e rimontare le parole (Sagittario segno della parola), riuscendo a conferire ed esse un senso diverso, più comico, più aderente alla realtà. La tendenza ad essere scanzonati, a sfottere, sia pur con gentilezza e buona educazione, si inscrive proprio in questa bella posizione di Mercurio, completamente beneficato nel Sagittario e casa 5^: in congiunzione alla Luna, in trigono a Urano Ariete e casa 9^, in trigono a Giove Leone e casa 1^.

È in questa triangolazione particolarmente infuocata che si rintraccia il linguista (Giove – lingua e parola) e il semiologo (Mercurio - segno, significato). Urano, in Ariete e casa 9^, funge da catalizzatore delle energie comunicative di Giove e Mercurio, mettendo mano alla scienza dei segni e alle loro modalità di produzione, quindi di trasmissione. Mercurio consente l’analisi minuziosa, tecnica (Urano), dei linguaggi (Giove). La triangolazione di Fuoco che coinvolge Mercurio/Luna con Urano e Giove è la nota esuberanza temperamentale e ci spiega l’Eco fortemente appassionato e persuasivo, l’Eco generoso, l’Eco infiammato di idealismo.

E la predilezione per la filosofia? Ancora i valori Sagittario, la casa 9^ in Pesci, il bel Nettuno in trigono al Sole. Senza scordare il Giove in Leone e casa 1^ che fa di lui il personaggio di grande formato, mai sazio di esperienze vitali e di conoscenza. 

Nel tema natale di Umberto Eco un segno del Sagittario così evoluto esprime la sua simbologia di avidità di scoprire e conoscere, di espandersi/acquisire sempre di più, di arricchire il proprio patrimonio intellettuale.

Aggiungiamo che la visione lungimirante, non di rado profetica, dimostrata in molti suoi scritti, si motiva nel recupero della trasparenza della Luna in Sagittario, signora per domicilio primario del Cancro, qui in casa 12^.

Tuttavia sono anche aspetti e valori negativi ad aiutarci a comprendere il vissuto e il pensiero di un uomo tanto fuori dal comune.

Nella lesione quasi senza scampo di Plutone Cancro – casa 12^ (al duro quadrato di Urano e all’opposizione di Marte, Sole e Saturno – casa 6^), ritroviamo la sfida al rischio che tante volte ha percorso l’esistenza di Umberto Eco.
Fino all’ultima, dell’autunno 2015, quando, dopo la vendita a Mondadori della divisione libri del gruppo Rizzoli (che include Bompiani), da lui definita con un ultimo, impareggiabile gioco di parole “Mondazzoli”, decide di fondare il nuovo marchio editoriale: “La nave di Teseo”. In quel momento proprio Plutone scioglie definitivamente la negatività che aveva col Sole alla nascita liberando l’Io da quell’ultima costrizione, proponendo l’indipendenza intellettuale e personale da ogni forma di giogo. Marte, ospitato al centro del Capricorno nei gradi dell’esaltazione del pianeta, parla della vis combattiva, dello spirito sferzante che si esercita sul presente, sui costumi umani (il pianeta è infatti in casa 6^). Un esempio su tutti viene dal saggio “Fenomenologia di Mike Bongiorno” del 1961, quando scrive: “Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità”. Ma Umberto Eco resta un uomo mite, gentile, come vuole nel tema natale la lesione secca di Plutone a quel Marte in Capricorno: burbero sì, ma benefico.

La lesione che Urano casa 9^ indirizza sulla casa 6^ è la mancata accettazione della quotidianità normativa, la critica alla massificante normalizzazione proposta dalla casa 6^. Perché il trigono Sole – Nettuno e il trigono Urano – Giove gettano luci su altri valori: la speculazione scientifica, la messa in discussione dei valori dominanti e dei loro processi comunicativi. Si pensi a “Apocalittici integrati” del 1964, testo allegro ma profetico sull’analisi della cultura di massa e su quel che sarebbe venuto dopo, quel che verrà espresso più compiutamente in “A passo di gambero” del 2006. 

Saturno è senz’altro il pianeta vincente della triade capricornina di Eco (Marte e Urano, troppo lesi, restano in sordina) e questo è presto dimostrato sia nei transiti cruciali dell’esistenza che nelle affermazioni dell’intellettuale.

Il culmine del successo Eco lo raggiunge grazie alla pubblicazione del suo primo romanzo “Il nome della rosa” pubblicato nel 1980. Qui realizza il miracolo di un romanzo popolare e complesso dove sono mescolati, in un insieme unico, generi diversi, dal giallo alla Sherlock Holmes al racconto filosofico e teologico, da San Tommaso d’Aquino, a Guglielmo di Okham, da Aristotele per finire alla questione fondamentale della povertà della Chiesa. Ebbene, Saturno, quell’anno si trova in Vergine e manda sontuosi trigoni al Capricorno.

È sempre la logica saturnina a mostrare il cammino, a rappresentare un faro nella vita di Umberto Eco. “È la logica, sapere tutto umano e sapere dei signa, a permettere di costruire nella mente e nel linguaggio la rete di relazioni e leggi che ci orientano nel mondo”.

Saturno, che nel tema natale di Eco forma anche un’opposizione a Plutone, opposizione emblematica del suo contestare, del suo mettere in dubbio, in alcuni casi, la logica stessa, inventarne una nuova o fare dell’errore uno strumento creativo.

Nella sua prima “Bustina di Minerva”, di cui riporto un estratto, osserva come “lo sbaglio” e “il caso” siano un mezzo per arrivare alla conoscenza. “Il fatto è che tutte le grandi scoperte avvengono per certa qual forma di serendipità, ovvero di quel genere di scoperte fatte per sbaglio (gli inglesi hanno questo termine che non esiste nel nostro lessico). E non sto pensando a Madame Curie che lascia la pechblenda sul comodino per disattenzione. Ogni grande scoperta avviene perché lo scienziato (o il filologo, o il detective), invece di seguire le vie normali di ragionamento, si diverte a pensare a cosa succederebbe se si ipotizzasse una legge del tutto inedita e puramente possibile. Per cui bisogna allenarsi a rischiare errori, con la speranza che alcuni siano fecondi. Certe volte temo che chi non scopre mai niente sia colui che parla solo quando è sicuro di avere ragione”.

Nel momento in cui il grande intellettuale ci lascia per sempre, Saturno-Minerva appare centrale e serenamente positivo nel suo tragitto celeste, nel progetto di transito che si appresta a concludere. È in Sagittario, perfettamente congiunto a quella Luna premonitrice che è “signora” della casa 12^, settore della gloria dopo la morte, suggellando la consacrazione definitiva dell’uomo alla memoria presente e, senza dubbio, alla memoria futura.




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