ASTROLOGIA IN LINEA
ASTROMAGAZINE - RUBRICHE - Il Fatto

COSÌ LONTANO COSÌ VICINO : L'OMBRA INVISIBILE DEL NEMICO

a cura di Sandra Zagatti
 
Non è possibile vivere nel terrore: non è né umano né naturale, perché sia gli esseri umani che la natura tendono nel tempo a trovare – o a ritrovare – condizioni di equilibrio, un “modus vivendi” il più possibile simile all’armonia, forse solo per istinto di sopravvivenza.
Lo choc emotivo dell’11 settembre americano ebbe un’onda comprensibilmente molto lunga in tutto il mondo, e l’elaborazione di quella ferita fu in parte sostenuta prima dalla solidale reazione collettiva e, dopo, in un certo senso anche dalla “distrazione” con cui il dibattito (e il dolore, la rabbia, la paura) venne spostato e deconcentrato sulla guerra in Iraq. Col tempo, si cominciò forse a pensare che un orrore del genere non avrebbe potuto ripetersi e in qualche modo la vita riprese e proseguì, per quanto più guardinga ed allertata almeno a livelli istituzionali. Gli attentati a Madrid dello scorso anno risvegliarono in seguito quella ferita con un nuovo choc. Per noi Europei il dolore, la rabbia e la paura improvvisamente diventarono persino più acuti perché vicini, vicinissimi: insieme responsabilizzanti e disarmanti. Eppure ancora una volta la vita si è riassestata e quel pesante potenziale emotivo, per non scoppiare, fu incanalato e distribuito in mille polemiche e scontri di ogni tipo.

Ma adesso che è accaduto di nuovo, a Londra… adesso tutti gli allarmi economici, i litigi politici o gli scandali etici che pure ci hanno dato di che “distrarci” finora, sembrano borghesi passatempi, vane scaramucce tutto sommato poco importanti e comunque superabili, di fronte a tanta violenza. Perché una bomba che esplode in metropolitana o in treno all’ora di punta è come un’immateriale Spada di Damocle su ogni tentativo di superare la paura: sia razionalizzandola che sublimandola. Non ci si difende da un nemico invisibile, non lo si può attaccare perché non si sa dov’è, e per lo stesso motivo non si può nemmeno fuggire o nascondersi da qualche parte.
Questa totale fragilità, questo “ovunque” e “chiunque” che non ci permette di arginare l’ombra dell’esistenza, di ripararci nel rassicurante dualismo di bene e male, buono e cattivo, dentro e fuori, è una simbologia astrologicamente nettuniana, ma estremizzata da dinamiche uraniane (eventi improvvisi, destabilizzanti… esplosivi): è dunque molto ben riconducibile alla mutua ricezione che, con Nettuno nel segno di Urano e Urano in quello di Nettuno caratterizza questi anni.
Ma la storia comincia prima.

Plutone, il mitologico Dio “invisibile”, sovrano degli inferi e pianeta della trasformazione, è entrato in Sagittario ormai dieci anni fa. Allora questo evento fu in un certo senso festeggiato, perché Plutone nel proprio domicilio in Scorpione faceva paura, era stato additato a “responsabile” del dilagare del cancro e dell’AIDS, e ci rassicurava saperlo all’opera nel più bonario Sagittario, segno della filosofia e della religione. Eppure, anche filosofia e religione rientrano in fondo nell’ambito di ciò che è “oltre”, e letteralmente il Sagittario rappresenta il confronto con ciò che è lontano e/o diverso… Pochi allora ci pensarono, ma è esattamente ciò che stava per accadere, dapprima con l’aiuto di un tecnologico Urano in Acquario (la scienza salverà il mondo) e di un disincantato Nettuno in Capricorno (utopia del materialismo), non necessariamente contraddittori. Poi, alla fine del ’98 anche Nettuno entra in Acquario; Urano ne esce, per entrare in Pesci, nel 2003; ed oggi i tre pianeti esterni, i tre pianeti generazionali, continuano a richiamare l’attenzione su ogni tipo di estremismo (non solo ideologico o religioso, ma anche sociale ed economico: si veda il fenomeno no-global), che vede il diverso come ombra e reagisce con violenza, offensiva o difensiva che sia o che sembri.

Diversità, appunto: un termine banale e comunemente utilizzato, familiare, innocuo. Eppure il suo significato è più sottile e profondo, laddove la di-versità caratterizza ciò che si direziona “verso due mete”, opposte o comunque divergenti; lontane, appunto. Il Sagittario è il segno preposto a conoscere le diversità, metterle in comunicazione ed unirle: non a caso, ad un certo livello simbolico, è associato agli studi superiori (uni-versità); non a caso è associato anche a ciò che ci permette di collegare punti distanti rendendoli meno distanti, con quella “soluzione di continuità” che chiamiamo treni, autostrade, aerei, metropolitane… Da questo punto di vista il diverso e il lontano dovrebbe trasformarsi in ricchezza comune, non in quella sensazione di minaccia, di vulnerabilità, quasi di contaminazione a cui il malinteso apporto di Urano e Nettuno ha portato.
Questo è il – triste – quadro generale. Ma quando si parla di violenza, è sempre molto probabile che ci sia lo zampino di Marte: pianeta veloce, dunque non particolarmente incisivo nei suoi passaggi a livello mondiale anche perché a suo modo umano (il che non sempre è rassicurante); che tuttavia sa agire assai potentemente, e prepotentemente, come “detonatore” all’interno di passaggi planetari più lenti, come quelli dei pianeti generazionali. Perché Marte è il vero e proprio istinto di sopravvivenza: orgoglioso guerriero dell’affermazione e della volontà, quando positivo, quando sa essere pura energia a sostegno delle mete più nobili… ma anche aggressivo difensore di tutto ciò che è avvertito come territorio, geografico, politico, religioso o economico che sia (in senso fisico ha molto a che vedere con il sistema immunitario). E’ Marte a parlare per bocca del segno che governa, l’Ariete, e a dire “IO”, guardando dritto in faccia il segno opposto della Bilancia, quello del “TU”. E allo stesso modo in cui l’asse Gemelli-Sagittario dovrebbe essere l’asse della comunicazione, quello Ariete-Bilancia dovrebbe essere l’asse della relazione. Come dicono fin troppo i giornalisti, “il condizionale è d’obbligo”, ancor più a giudicare dai drammatici effetti che le comunicazioni di massa e le relazioni coatte dei nostri tempi “moderni” hanno causato…

11 settembre 2001, ore 8.45. Marte aveva concluso la sua congiunzione a Plutone e si opponeva alla Luna sull’asse dei Nodi; non solo a New York.
11 marzo 2004, ore 7.39. Marte era opposto alla Luna in Scorpione sull’asse dei Nodi; non solo a Madrid.
7 luglio 2005, ore 8.51. Marte congiunto al Nodo Nord dall’Ariete quadrava la Luna in Cancro; non solo a Londra.
E ancora: Marte si opponeva alla Luna (in Ariete) anche il 2 agosto 1980, nell’ora della strage ferroviaria a Bologna; era quadrato alla Luna e al Nodo Nord il 26 ottobre 2002, quando si concluse drammaticamente l’assedio del teatro di Mosca da parte di un commando ceceno; ed era trigono alla Luna sempre congiunta al Nodo Nord anche alla fine dell’analogo e tragico assedio alla scuola di Beslan, piena di bambini, il 3 settembre 2004…
Anche le ferrovie, i teatri e le scuole sono ambiti da Sagittario.
Certo ogni mese la Luna forma almeno un aspetto con Marte, ed ovviamente – e per fortuna – non sempre accadono attentati o tragedie di tale violenza. Ma è doveroso notare che, viceversa, quando accadono queste tragedie Marte è in aspetto alla Luna. Perché la Luna rappresenta l’innocenza e la fragilità: “donne e bambini”, come una volta si diceva di chi doveva essere lasciato fuori o salvato per prima, non coinvolto o addirittura sacrificato.
Anche Marte il guerriero sta forse subendo gli effetti di quella confusione nettuniana di cui parlavo all’inizio, se è vero che in queste guerre “moderne” i militari non sono più distinti dai civili, o i colpevoli dagli innocenti… E la presenza dei Nodi in queste dinamiche astrologiche aggiunge significati profondi, forse interrogativi antichi, che non possiamo sottovalutare; perché un legame Luna-Marte sull’asse nodale non accade con analoga frequenza mensile e, soprattutto, perché questi eventi riguardano tutti: non solo New York o l’America, non solo Madrid e Londra o l’Europa; non solo gli “altri”, buoni o cattivi che siano, ma anche noi.

Personalmente non so, o meglio non posso sapere con certezza, se è il karma collettivo che si sta manifestando in questi anni, reclamando giustizia o richiamandoci alle nostre responsabilità; se così fosse, comunque, si tratterebbe di un karma davvero pesante, che agisce in modo impietoso sulle nostre coscienze e forse in un estremo – a sua volta – tentativo di risvegliarle. Ciò che so è che la colpa di tutto ciò non è attribuibile a Marte, e nemmeno ad Urano, Nettuno e Plutone, che si sono dati appuntamento nella storia e destino umano semplicemente per rispecchiare in cielo – e non causare – ciò che accade in terra, togliendoci i nostri alibi al solo fine di farci capire che ogni ombra appartiene a ciò che la proietta, e forse vittima e carnefice non sono sempre così diversi o distanti, o almeno non così “esterni”, come crediamo.




Copyright (c) 2003 Astromagazine - la rivista di Astrologia in Linea - Tutti i diritti riservati