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POLARIZZAZIONE E DIVISIONE

a cura di Luca Alberelli
 

Il pensiero polarizzato è una distorsione cognitiva caratterizzata da un'estrema semplificazione delle realtà, a causa della quale si è portati a perdere di vista la ricchezza di sfumature esistenti tra due estremi, in diversi ambiti di conoscenza. Questa modalità di pensiero disfunzionale è caratterizzata dalla tendenza a generalizzare, ad assumere punti di vista radicali, e ad includere diverse realtà in una stessa categoria, irrigidendosi sulle proprie posizioni.

Un esempio di polarizzazione del pensiero piuttosto diffuso in questo periodo è ravvisabile nella tendenza a considerare tutte le persone che per motivazioni diverse non vorrebbero farsi inoculare il vaccino contro il Covid, come dei “no vax”, includendole in una categoria connotata in termini estremamente negativi. L'etichetta “no vax”, viene infatti solitamente attribuita (secondo una visione stereotipica) a persone considerate ignoranti e disinformate, accomunate dalla sfiducia nella scienza e dalla propensione a credere a teorie complottiste. Sebbene i diversi individui si differenzino rispetto alla loro propensione a ricorrere a modalità di pensiero polarizzate, determinate “condizioni ambientali” possono esercitare un effetto polarizzante.

A livello collettivo il termine polarizzazione viene infatti utilizzato per descrivere un fenomeno di influenza sociale che si verifica quando una tendenza iniziale (un opinione, un'attitudine... ecc) subisce un'accentuazione-intensificazione in seguito ad una discussione-confronto tra i membri di un gruppo. Diversi studi hanno verificato sperimentalmente che gli effetti della polarizzazione possono manifestarsi in due direzioni: intensificando la propensione al rischio o quella alla cautela (a seconda del contesto). Più in generale, in ambito psicologico, col termine polarizzazione si è soliti indicare la scissione che si verifica all'interno di una comunità quando due sottogruppi si radicalizzano in direzioni opposte. Gli attuali dibattiti, sempre più accesi, tra sostenitori e oppositori delle politiche restrittive attuate dal governo, e tra “pro vax” e “no vax”, sono una chiara manifestazione di dinamiche di polarizzazione, che trovano un terreno particolarmente fertile per il loro sviluppo in un contesto comunicativo caratterizzato dalla complessità come quello attuale, soprattutto in relazione a tematiche “emotivamente salienti”.

Diversi ricercatori in ambito psicologico e sociale hanno cercato di far luce sui fattori coinvolti nella genesi dei processi di polarizzazione, fornendo contributi complementari. La teoria del confronto sociale, formulata dallo psicologo Leon Festinger, si è focalizzata sulla tendenza delle persone a valutare il loro punto di vista confrontandolo con quello “degli altri” (persone ritenute significative), per poi “adattarlo” in qualche misura. Secondo questa prospettiva i membri di un gruppo sociale, confrontandosi reciprocamente, avvertono il bisogno di sentirsi valutati positivamente, per questo motivo sono portati ad accentuare delle risposte che siano considerate socialmente desiderabili dal gruppo stesso.

La teoria dell'influenza informativa si è invece focalizzata sullo slittamento di opinione che può essere provocato dalla circolazione di nuove argomentazioni persuasive, in grado di favorire una risposta consensuale, che rende più estremi gli atteggiamenti. La forza persuasiva delle argomentazioni e la loro ripetizione contribuisce allo spostamento verso giudizi sempre più estremi.

Ad oggi si ritiene che entrambi questi tipi di influenza (normativa e informativa) siano determinanti nel produrre una polarizzazione di gruppo, in misura variabile a seconda del contesto. Ma il fattore più rilevante per l'accentuazione del fenomeno sembra essere “l'omofilia”: ovvero la propensione a scegliere di comunicare soprattutto con chi ha opinioni simili alle proprie, su determinati argomenti, e a limitare le interazioni comunicative con chi ha opinioni differenti. Si verrebbero così a creare degli scenari comunicativi “chiusi”, caratterizzati da “bolle di informazione”, che favoriscono la polarizzazione. Al contrario, in contesti caratterizzati da un atteggiamento generale di apertura, in relazione al fornire e all'accettare nuovi argomenti, si verifica un allineamento di opinioni.

Generalmente parlando, le persone non sono né totalmente aperte né totalmente chiuse-dogmatiche, ma quando si trovano a dover affrontare delle evidenze contrarie alle loro opinioni finiscono spesso per farsi guidare da un bias di conferma (una scorciatoia del pensiero che può andare a discapito dell'obiettività) che le porta a ricercare nuovi contro-argomenti per rinsaldare la loro posizione. Considerando poi che il dibattito tra persone che la pensano allo stesso modo tende a produrre una maggiore estremizzazione delle posizioni iniziali, e ad enfatizzare il proprio bias di conferma, si comprende in che modo possano formarsi dei circoli viziosi che alimentano la polarizzazione.

Attualmente diversi fattori rendono conto dell'intensificarsi della polarizzazione degli atteggiamenti delle persone su tematiche inerenti alla pandemia e alle vaccinazioni. Siccome la paura (della malattia, dei vaccini, delle restrizioni alla propria libertà, di nuove chiusure...ecc) è una delle più efficaci leve della persuasione, in questo periodo le persone sono più propense del solito ad accogliere messaggi propagandistici (provenienti da diverse fonti-direzioni) che hanno lo scopo di predisporre “il bersaglio” ad una visione unilaterale di una questione, minimizzando le altre prospettive.

Su versanti opposti: al bombardamento massmediatico finalizzato a persuadere le persone a vaccinarsi, attuato tramite i canali mainstream dell'informazione, si contrappone una propaganda anti-vaccinazione meno organizzata, che si diffonde soprattutto attraverso i social network. A questo livello subentra un'ulteriore problematica: siccome per loro natura gli algoritmi dei social tendono a mettere in risalto dei contenuti dal forte impatto emotivo (utili per trattenere le persone al loro interno), vi è il grosso rischio che finiscono per dare una risonanza eccessiva sia a notizie false e a teorie cospirative, che a feroci scontri tra gli oppositori.

I canali alternativi di informazione e i social network non divulgano però solamente delle fake news che diventano virali per contagio emotivo, ma anche le voci fuori dal coro di molti intellettuali (giuristi, filosofi, psicologi... ecc) preoccupati per le implicazioni giuridiche di certe scelte, e le voci di medici che hanno opinioni differenti sulla pandemia e sui vaccini: persone che troppo spesso vengono gettate nello stesso calderone dei no-vax più deliranti.

Solamente riconoscendo la complessità della situazione, e imparando a convivere con l'incertezza, sarà possibile “tollerare” le posizioni di chi ha opinioni diverse dalle proprie, riducendo la portata degli effetti della polarizzazione che rischiano sempre più di sfociare in gravi problemi sociali.




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