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PER ELISA. UN SECOLO CON LISA MORPURGO

a cura di Francesco Astore
 
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È passato più di un secolo dal lontano maggio del 1923 che diede i natali a quell’ irraggiungibile viaggiatrice tra i misteri dell’universo, la mai dimenticata Lisa Morpurgo, straordinaria e profonda studiosa di astrologia divenuta nelle sue mani uno strumento logico-razionale di conoscenza.

Si accostò per la prima volta, con freddo scetticismo da traduttrice, al linguaggio dei segni zodiacali, quasi per scherzo, quasi per gioco. Svolgeva la professione di recensire testi di narratori per una nota casa editrice. Fu così che le giunse un piccolo libro Le Zodiaque di Francois-Regis Bastide, testo che tradusse. Da lì cominciò un’impresa verso un mondo inesplorato, ma che in quel momento per lei era impensabile. La curiosità la portò ben presto molto oltre, a toccare con mano quante informazioni nascondesse quel macchinario vagamente esoterico, varie volte manipolato, quel “relitto zodiacale”, come lei stessa lo definì. Messaggio nella bottiglia giunto fino a noi, malgrado i tentativi via via di edulcorarlo, piegarlo alle esigenze degli astrologi, cortigiani al servizio dei potenti nel corso dei secoli. Quel che lei definirà “il sublime sapere” sarà minacciato di distruzione in diversi momenti della sua storia. Specialmente nelle epoche cupe, quelle della caccia alle streghe. E sempre, come lei affermerà, “dobbiamo tuttavia immensa gratitudine a chi tra difficoltà intime e pubbliche, costretto alla cautela e all’istrionismo, tenne vivo il poco che ancora rimaneva del gioco zodiacale”.  

Il “messaggio”, a dispetto di tutto e tutti, continua oggigiorno a funzionare e attende di essere svelato o meglio decodificato.

Nel suo famoso romanzo di fantascienza pubblicato nel 1975, Macbarath, Lisa Morpurgo indicò alcune sue scoperte che riguardavano lo Zodiaco e il problema del Tempo sotto forma di narrazione:

«Questo mio ultimo libro, in realtà ne ha sostituito un altro, astrusissimo, di matematica pura, che forse mi richiederà ancora mesi e mesi di lavoro, perché per farmi capire dovrò inventare un nuovo linguaggio. Nel frattempo, ho scoperto che la fantascienza può essere un ottimo veicolo per diffondere certe ipotesi molto serie sotto un’apparenza fiabesca e innocente. In fondo, questa è stata sempre la tecnica efficacissima dei miti e vale la pena di applicarla anche oggi” .

La traduzione dell’arabo Macbarath è messaggio.

Una sorta di avviso ai naviganti, gli abitanti della Terra, messaggio di “misteriosissima origine”, per usare ancora una volta le sue parole.

Addossarsi l’immane fatica di decifrare quell’inafferrabile “codice” costituì, possiamo dirlo adesso, a più di un secolo dalla sua nascita, lo scopo della sua vita. Perché capì quanto, dietro le fumisterie esoteriche che avevano accompagnato lo studio degli astri fino a quel momento (grosso modo gli anni Sessanta del secolo scorso), si nascondessero evidenze, o meglio verità scientifiche, tutte da portare alla luce. Quasi come una levatrice di informazioni, dall’ignoto, Lisa Morpurgo le portò alla nostra conoscenza. Informazioni, o meglio “dati” riscontrati, esaltanti per la mente di chi, come lei, le ricercava. Perché, come dirà più avanti: “non c’è pace per la febbre della scoperta”. In quanto ogni “porta”, che con la sua mente rigorosissima e lucida, riusciva ad aprire, muovendosi nel labirinto zodiacale, rivelava cruciali, nuove “porte” per dischiudere altre conoscenze, allargare lo spazio del sapere astrologico.

Fu lo stratagemma del filo di Arianna quello impiegato da Lisa Morpurgo per entrare nei meandri del complesso marchingegno dello Zodiaco. Sciogliendo il mitico gomitolo, collegò numeri, percorse segni, seguì pianeti, rintracciò la dialettica, la simmetria e la specularità, fino ad ottenere una decodificazione completa.

Ed è così che davanti ai nostri occhi increduli, Lisa Morpurgo ha srotolato o meglio disvelato una stupefacente cosmogonia.

Come possiamo definire il suo percorso di scienziata?

È stata molto più di una scrittrice, di una narratrice, di un’astrologa, poiché riuscì a decrittare un messaggio con “l’uso delle armi affascinanti della logica”, come lei stessa affermò.

Frammenti di memoria nei racconti - avvincenti - di chi l’ha conosciuta, di chi ha sperimentato la sua brillante verve, goduto della sua generosità, l’ha frequentata, amata, possono restituire un ritratto efficace di “Lisa”.

Più che una docente, appare dai ricordi degli allievi, una compagna di viaggio in cui il calore umano, si mescola alla vivida intelligenza, il senso di giustizia è rischiarato dal rigore della logica, onnipresente quest’ultima, sempre in ogni istante del suo cammino.  E poi vogliamo ricordare il suo senso dell’umorismo? Così evidente in alcuni video, ormai d’epoca, che ci restituiscono intatta la sua vis intellettuale, il suo eloquio ammaliante.

Ma è impossibile comporre il puzzle, il dipinto compiuto di una personalità tanto poliedrica e sfaccettata. Pure rinvenendolo, a limpidi sprazzi nei sorrisi, nei bagliori rapidi passanti negli occhi delle sue fedelissime (le sue “collaboratrici”), che si incantano ogni volta che se ne rievoca il ricordo, si racconta un episodio, si narra un aneddoto di quell’epoca, quando “si andava a lezione”, a Milano, in via Lanzone.

Sarà quella una fase talmente istruttiva, talmente irripetibile nelle esistenze dei tanti famosi astrologi che lei formerà. Saranno quelli di una nuova era, quelli che si incammineranno, i nuovi astrologi che verranno alla luce. Perché quell’appuntamento è una fatale predestinazione, come loro ricordano, non senza un certo orgoglio, con “Lisa”. Sì, la Morpurgo riusciva con alcune di queste persone, in maggioranza donne, (indubbiamente dal nostro punto di vista delle privilegiate dal destino, quello di entrare in un contatto con una personalità di così gran formato), a costruire legami affettivi, profondi, dove metteva in gioco tutta la sua leggerezza, la convivialità, il desiderio di condivisione. La sua astrologia creava un linguaggio speciale che toccava i fatti di cronaca, tutto quel che accadeva attorno a lei, analizzato con la lente caleidoscopica dei moti planetari. Tempo presente che amava condividere con gli amici astrologi, interlocutori preziosi per lei, compagni di scoperte. Non è certo un caso che moltissime delle allieve e degli allievi eletti a suoi amici avessero, come lei, il Sole nella casa undicesima, settore appunto degli incontri amicali.  Per i segni zodiacali il Sole splendeva, invece con una insistenza schiacciante, nel segno del Leone, quasi a ribadire il tocco prestigioso, l’ambire a un profilo di alto livello. Non ultimo si rintracciavano anche valori Cancro, capaci di scandagliare le acque del sogno e della psiche, spesso in sintonia con la potentissima Luna ospitata nel tema della maestra – amica.

Eppure le testimonianze, i racconti, gli aneddoti di chi l’ha circondata non bastano.

Ci possiamo provare, in parte dalla lettura del suo tema natale, da lei stessa pubblicato nella prima edizione del Convitato di Pietra nel 1979 e, forse può restituirci una visione oggettiva, o almeno metterci in risonanza con i caratteri peculiari della sua anima zodiacale.

Soncino, in provincia di Cremona, è il luogo dove ha visto i natali la mattina del 19 maggio 1923 alle nove e trenta.

Come non riconoscere la generosità dei valori Fuoco, della sua espansività umana nell’ascendente Leone accompagnato dall’entusiasta Venere in Ariete?

E il calmo ragionamento, la fredda luce della mente che spiccano nel formidabile trigono d’Aria tra Mercurio in Gemelli in casa undicesima e Saturno in Bilancia nella terza?

E poi ancora la vibrante Stella nei segni d’Acqua, una delle tante componenti della sua genialità, di una “vista” che oltrepassa i confini, di quella percezione medianica creata dall’interazione di Urano Pesci, con Giove Scorpione e Plutone in Cancro?

La sua cultura gigantesca? L’Urano in casa nona, per sintetizzare all’osso, ma poi ancora Saturno nei gradi dell’esaltazione, Nettuno sollecitato al positivo e al negativo e quindi stimolo formidabile alla conoscenza, in casa prima.

La robustezza, la salute psicofisica, il buon senso si devono invece tutti al suo Sole Toro che, affiancato dalla Luna in Cancro, porta alla ribalta gli intensi valori affettivi, forse anche una dolcezza e una vulnerabilità segreta, quest’ultima manifestata solo con i suoi intimi.

La casa undicesima popolata dai pianeti evidenzia come le amicizie fossero il perno della sua vita. L’osservazione dell’animo umano e la curiosità verso il mondo che la circondava si evidenziano nel Mercurio vivacissimo in casa undicesima, trigono a Saturno in casa terza. I contemporanei per lei erano il droghiere, il salumiere, ma poi anche i suoi amici fidati Gabriel Garcia Marquez, Eugenio Montale, Guido Piovene, Dino Buzzati, Mario Vargas Llosa. Da tutti loro, dai comportamenti attingeva informazioni, ampliava l’esperienza per affinare l’analisi astrologica, costruiva un corpus di conoscenze che sarebbe diventato “la bibbia” di tutti gli astrologi contemporanei.

La “biblioteca di Lisa” si riempie nello spazio di vent’anni circa, dal 1972 al 1992. Dal primo testo l’Introduzione all’astrologia, al cosmologico e enciclopedico Convitato di pietra. Sistematizzando la struttura, con la Natura delle case, dei pianeti, dei segni, infine dei transiti.

Svecchiata da tutte le fumisterie esoteriche, negromantiche, alchemiche, l’astrologia dialettica di Lisa Morpurgo si candida a essere così definita “scienza”. La legge del numero (non certo in senso numerologico) regna sovrana, ad esempio quando l’autrice ripulisce il relitto zodiacale, riconoscendo come validi sei aspetti (e solo quelli), congiunzione, opposizione, trigono, quadrato, sestile, semisestile. Perché soltanto quelli corrispondono alla suddivisione del cerchio, di trecentosessanta gradi, per multipli e sottomultipli di dodici. E, soprattutto, ribadisce la legge del numero, con la limpidezza della logica dialettica, quando associa alle dodici case e ai dodici segni, i dodici corpi celesti. Aggiungerà ai dieci corpi celesti esistenti le due incognite planetarie (X e Y), che razionalmente stabilirà essere una “necessità matematica”, per chiudere il cerchio di dodici segni, dodici case e dodici pianeti, appunto. X, battezzato come Proserpina e Y, a volte definito Eolo, che agiscono interconnettendosi nell’intelaiatura dello Zodiaco, il cui significato, ben noto a tutti, è precisamente “via della vita”.

Dal macrocosmo del sistema planetario, al microcosmo del “vivente”, la nostra audace scienziata scoprirà nel “Convitato di pietra” come la macchina dello Zodiaco, una volta inseriti i dodici corpi celesti voluti dal codice, ricalca la struttura a doppia elica del DNA. Ci svelerà così un messaggio insieme semplice e sofisticatissimo, rivolto alle menti (presenti e future) di chi è in grado di intenderlo, atto a inviare informazioni e istruzioni. Utilissime per la scienza, “quando la scienza finalmente si interesserà ad esso”, come più volte Lisa Morpurgo auspicherà nelle sue opere.

Ma il campo di esplorazione non si fermerà certo qui. Andare oltre sarà per lei obbligatorio. Dalla rivelazione che lo Zodiaco è interconnesso con la doppia spirale del DNA, si passa al disvelamento dei sogni come persuasori occulti e della pressione che esercitano sull’ agire umano. Attraverso una dimostrazione lucidissima, nel Convitato di pietra perverrà al concetto di “condizionamento onirico genetico”. Perché il DNA (mostrato dal codice zodiacale), non è posto soltanto per regolare la parte organica, ma sottende pure la componente mentale e psicologica dell’essere umano. Così si esprimerà: “Ora, supporre che il messaggio genetico agisca sul nostro fisico programmandone non soltanto lo sviluppo intrauterino, ma anche tutto il processo di crescita, decadenza e fine, dall'infanzia alla morte, senza tuttavia incidere sui fenomeni cerebrali che accompagnano tale processo, mi sembra un'idea davvero medievale che rispetti puntualmente una netta separazione tra anima e corpo” . È un condizionamento onirico – genetico – zodiacale secondo l’autrice, che agisce in maniera efficace, inducendo comportamenti e azioni, collaborando a far sì che il destino di ognuno di noi si compia. E si compia in quelli che Lisa Morpurgo chiamava sempre “i tempi prestabiliti”.

Altra rivelazione di sconvolgente potenza conoscitiva, riscontrabile su ogni suo scritto, sarà lo svelamento sul piano socio politico del primato maschile e la presa d’atto della misoginia che il nostro Zodiaco patriarcale, a guida del Sole, con l’Ariete capofila, avalla. “La misoginia è uno dei cardini su cui ruota il ciclo patriarcale”  , pur ammettendo lo Zodiaco stesso, come ella dice, straordinarie vie di fuga, valvole di sfogo che permettono una visione “decondizionata” dello schema stesso.

La legge della dialettica poi (la sua è un’astrologia dialettica) le suggerirà di ipotizzare, già dalle pagine del Convitato negli anni Settanta, la traccia di uno Zodiaco alternativo al nostro, matriarcale, che procede in direzione uguale e contraria e prevede come capofila pianeti femminili inseriti in segni femminili. E questo sarà il primo passo di quel “lungo cammino” che la porterà a decifrare una sconvolgente cosmogonia, perché “i segni sono gli elementi definitivi della crittografia zodiacale, ciascuno di essi rappresenta il prodotto di un’operazione spazio – tempo che si gioca contemporaneamente su quattro spirali in movimento e coinvolge due sessualità planetarie diverse per ciascuno di due distinti universi”.

Ma è davvero un’impresa ardua cercare di percorrere in poche righe quel che è stato il suo contributo immenso alla conoscenza. Mi limito a non mancare di riportare quella che è stata una delle sue ultime rivoluzioni: il ruolo dei pianeti in trasparenza, provenienti dal sistema alternativo al nostro e decisi attori di un’opera di “magnetismo a distanza” che si esercita sui nostri segni zodiacali. Diventate ormai famose, “le trasparenze” di Lisa Morpurgo sono indispensabili per quanti vogliano una lettura completa (e oltremodo sorprendente) dei temi natali.

E nel quadro delle previsioni centrate, come scordare, quando esisteva il muro di Berlino, quella sulla riunione delle due Germanie?

E poi ancora la predizione di rassicurante ottimismo, alla fine degli anni Settanta, sulla mancata catastrofe nucleare? E nel momento in cui altri stimati astrologi facevano informazione terrorista e preconizzavano un’imminente e sicurissima Apocalisse, in base alla presenza dei cinque pianeti lenti, da Giove a Plutone, tra il 1981 e il 1983 in un ristretto arco di gradi zodiacali.

Le sue deduzioni si servivano di un’astrologia geografica che si fonda su un sistema di ricognizione convincente del segno zodiacale con il luogo, la città, la nazione.

Tocchiamo invece oggi con mano quanto sta accadendo e lei scrisse già dalle pagine del Convitato cinquant’anni fa sull’innalzamento della temperatura terrestre, sulla fatale crisi idrica e sullo sconvolgimento climatico ad opera dell’uomo.

Nella “Natura dei Segni” del 1989 ipotizzò che con Nettuno in Pesci, segno del cosmo, si sarebbero avuti i primi esperimenti di voli umani nello spazio. E infatti il turismo spaziale si è realizzato proprio in questa epoca nettuniano – pescina.

Ma anche qui sarebbe troppo lungo fare una panoramica di quanto la studiosa del codice scrisse e che puntualmente si realizzò negli anni a venire. E forse attinse ancora alla sua prodigiosa Luna in Cancro e in casa dodicesima in quella intuizione – previsione sul morbo della mucca pazza, che esplose nel 1996 in Inghilterra, raccontata fedelmente nelle pagine del suo terzo e ultimo romanzo di fantascienza, “La noia di Priapo”, del 1988.

Nel giro di trent’anni circa la studiosa fonda una scuola vera e propria, ma fa nascere meglio un metodo di studio, una maniera logica di capire e usare l’astrologia. Saranno dodici i congressi che faranno capo alla sua scuola, e ancora una volta il numero non ci sembra affatto casuale.

Sentendo approssimarsi la fine, Lisa Morpurgo costituì all’inizio del 1997, con i suoi collaboratori, allievi vecchi e nuovi, gli estimatori di sempre, l’associazione “La nave dei Feaci”, gruppo di memorie e di studi astrologici, tuttora in vita, che avrebbe avuto e avrà nel tempo l’obbiettivo di mantenere attiva la visione rivoluzionaria e dobbiamo affermare, osandola chiamare, “scientifica” dell’astrologia.

Il nome Feaci, preso dall’Odissea di Omero, è oltremodo significante e affonda potentemente nella sconvolgente ipotesi proposta nelle ultime pagine del Convitato di pietra. “Gli ignoti abitanti di un ignoto pianeta, (i Feaci, appunto) che ha raggiunto un altissimo livello di tecnica navigatoria, dovrebbero avere un'importanza decisiva” , per permettere ai naufraghi del ciclo patriarcale (il nostro, quando i tempi saranno maturi) di abbandonare la Terra, una volta che il nostro pianeta apparirà distrutto e inospitale. I profughi di un pianeta non più abitabile giungerebbero, scortati dai Feaci, in nuova Terra dove la vita ha una direzione uguale e contraria alla nostra. “Un'Itaca sperduta nello spazio attende un Ulisse astronauta” . Perché, già dal lontano 1978 la nostra Lisa ipotizzava: “le maglie dei condizionamenti censori si allentano, il velo sta per essere squarciato. Forse, nel morbido cielo notturno già i Feaci ci osservano, pronti all’accompagno” .




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