Una relazione affiatata e piacevole con il cane si avvale di strumenti educativi specifici che possono migliorare il benessere di tutti i soggetti coinvolti.
Partiamo sempre dalle regole di avvicinamento e di contatto con il cane: se il pet è estraneo, attendiamo dal proprietario il permesso di avvicinarsi (non tutti i cani gradiscono socializzare), evitando così spiacevoli attacchi, ringhi o morsi, nel rispetto di un eventuale rifiuto dell’animale (forzarlo produrrebbe solo aggressività e disagio). Prima di toccare il cane lasciamoci annusare, in attesa che ci conosca attraverso l’olfatto e, se sappiamo il suo nome, chiamarlo può rassicurarlo e incuriosirlo. Non avviciniamoci mai al cane bruscamente, sorprendendolo alle spalle o in traiettoria frontale (segnale di invasione), evitiamo di chinarci dall’alto su di lui invadendo lo spazio vitale della zona intima (rispettando quindi la distanza sociale “prossemica”): il corretto contatto suggerisce di appropinquarci disegnando una curva, inginocchiarci mostrando il fianco (o leggermente laterali), di battere le mani per terra o sulle gambe per attivare una comunicazione amichevole verso il cane. Mostriamoci quieti e gentili: se il pet ricambia, proviamo ad accarezzarlo allungando la mano con il palmo rivolto verso l’alto, con movimenti lenti, senza toccare la testa (gesto di dominanza che può venire frainteso se per il cane siamo estranei) e prediligendo i fianchi, la parte inferiore del muso, la schiena. Se l’animale preferisce distaccarsi, lasciamolo tranquillo (se volesse, ritornerebbe da noi spingendo o toccando leggermente il nostro corpo). In caso di cani impetuosi, che invadono lo spazio personale, mantenere sempre la calma, allontanandosi voltando le spalle al pet (segno di interruzione dell’attenzione): il cane si disinteresserà a noi non trovandoci disponibili.
Fondamentale anche la conoscenza della comunicazione tra cane e essere umano: nel lungo processo di domesticazione attraverso cui il cane è diventato il migliore amico dell’uomo (in cambio di protezione e sostentamento per il suo impiego nella caccia e nella guardia), le due specie si sono legate anche a livello emotivo, in una relazione appagante, che differisce tuttavia in alcune norme comunicative. Nella comunicazione verbale il cane non riconosce il significato delle parole, bensì il suono, che viene associato al comando, ecco perché bisogna usare sempre la stessa parola per l’esecuzione di un compito, da abbinare a un gesto specifico. Rivolgiamoci al pet con coerenza e calma, senza confonderlo con troppi comandi o parole. La comunicazione canina è guidata principalmente dal canale non verbale (“sottile”, basata su gesti, posture del corpo) e para-verbale (tono, ritmo e intensità): l’umano è efficace se usa un tono assertivo (chiaro e deciso nella richiesta), non troppo basso, debole o minaccioso. Il cane ci avvisa del suo stress tramite i segnali di calma, ovvero sollecitandoci la necessità di essere lasciato tranquillo, o di interrompere attività/comportamenti, o di spostarsi/staccare quando ripetutamente sbadiglia, si lecca il naso, si scrolla, si gratta, annusa attorno, si allontana, ci dà le spalle e si sdraia, si inchina o si stira, si blocca (freeze) o cerca attenzione.
I comandi di base - accrescono la sicurezza del cane (che lodato e premiato aumenta l’autostima), migliorano le capacità mnemoniche e di concentrazione, rafforzando la relazione con l’umano (fiducia ed empatia reciproche). Il nome del comando va sempre pronunciato prima di attuare il gesto: se il comando viene eseguito, lodiamo il cane per come è stato bravo in tono di voce alta (sereno e festoso), ripetendo l’esercizio e ricompensandolo. Addestriamo il pet anche solo pochi minuti al giorno in un training divertente grazie al “rinforzo positivo”: gratificando il cane, egli associa l’emozione positiva al compito, replicandolo volontariamente per ottenere il premio (che deve essere immediatamente conseguente all’esecuzione, come gustosi bocconcini in cibo riservati a quella specifica circostanza); quando l’azione diventa meccanica il premio in cibo può essere eliminato e sostituito da un complimento come “bravo” o carezze per lodarlo della sua abilità. Sgridare il pet non serve e deteriora le emozioni in negative: non presentando il cane capacità di giudizio, non può dedurre il corretto comportamento da assumere, che va sempre proposto come giusta alternativa). Quando il cane sbaglia, basta ignorarlo senza premiarlo (“rinforzo negativo”), riproponendo il comando e premiando il pet se lo esegue.
I comandi di base più utili sono:
- Piede – per mantenere il cane al nostro passo: con il guinzaglio tenuto morbido (lo strattonamento trasmette pericolo al cane, innervosendolo e allertandolo) camminiamo pronunciando la parola “piede”; il cane non deve superarci, né tirare: se ciò avviene, cambiamo direzione in modo che il pet si trovi dietro di noi, oppure fermiamoci e, dopo che si è calmato, riprendiamo il passo. Una ricompensa in cibo appoggiata al nostro fianco nella mano opposta al guinzaglio mantiene la vicinanza del cane: fermiamoci e premiamolo se resta al passo, per poi proseguire e così via fino a al raggiungimento di una passeggiata fluida;
- Seduto - pronunciando il comando verbale “seduto”, con una ricompensa in cibo in mano, solleviamola dalla testa del cane (punta del naso) verso l’alto in modo che, per poterla raggiungere, sia costretto a sedersi (spostando il baricentro in basso); concedere al cane il premio post esecuzione del comando;
- Terra - con un premio in cibo nel pugno chiuso, eseguiamo il seduto e, pronunciando successivamente il comando verbale “terra”, abbassiamo la mano al pavimento, lasciando che il cane la segua col muso e quindi si chini stendendo al suolo le zampe davanti per raggiungere il premio appoggiato a terra;
- Resta o Fermo – utile in situazioni pericolose durante passeggiate, accoglienza ospiti, circolazione mezzi di trasporto. Con il cane seduto, pronunciando il comando verbale “resta” o “fermo”, collochiamoci di fronte a lui; successivamente iniziamo a indietreggiare con il braccio teso e il palmo della mano aperto e rivolto verso il pet (tipo “alt”), in modo che non si muova mentre ci allontaniamo da lui. Quando allunghiamo il tempo di attesa prima di tornare da lui, non aumentiamo la distanza e se allunghiamo la distanza, accorciamo il tempo d’attesa. Una volta ricongiunti al pet, sempre con il palmo a vista, ricompensiamo il cane estraendo un bocconcino dalla tasca (il premio è nascosto per non distogliere l’attenzione da noi);
- Richiamo - utile per sottrare il cane ai pericoli, ricondurlo a sé e in passeggiata. Nel richiamo il cane non va mai sgridato o inseguito/rincorso (potrebbe sentirsi minacciato o scambiare il gesto per un gioco, specie se cucciolo). Richiamare il cane a sé solo per interrompere il divertimento e riportarlo a casa viene spesso identificato dal pet come la fine di una situazione piacevole, motivo per cui spesso non obbedisce: nel richiamo è basilare che il cane risponda al suo nome, anche in presenza di distrazioni (ricompensarlo sempre quando arriva facendo dei richiami a vuoto, consentendogli a seguito di riprendere la sua attività). In esterna meglio abituare il cane alla vista del guinzaglio appeso al nostro collo, come oggetto abituale). Iniziamo con una gradevole sgambata all’aperto, camminando dalla parte opposta quando è ora di andare via (nel linguaggio del cane “seguimi”), attirandolo con un croccantino nel pugno e nascondendo la mano dietro gambe o ginocchia (simulando la ricerca) per poi concedergli la ricompensa dopo averlo legato al guinzaglio;
- Fronte – con il cane seduto a distanza davanti a noi, pronunciando il comando verbale “fronte”, portiamo il nostro pugno sul petto e, quando il cane ci raggiunge, lodiamolo e premiamolo (eseguire l’esercizio più volte, allungando la distanza, finché l’animale non esegue il ritorno anche senza ricompensa);
- Molla – (utile per impedire al cane di ingoiare oggetti). Il cane in questa attività si confronta con l’autorità (capobranco) testando la propria leadership. Lanciamo al cane un giocattolo che ama o la treccia in modo che ce lo riporti e, quando il pet si trova davanti a noi con l’oggetto in bocca, pronunciamo il comando verbale “molla”: se il cane lascia cadere l’oggetto dalla bocca, premiamolo con cibo, coccole o ripetendo il gioco;
- Zampa – adatto a esercitare l’autocontrollo nel cane (capacità di trattenere l’istinto in presenza di forte coinvolgimento emotivo) – con il cane seduto di fronte a noi e con un croccantino nel pugno, pronunciamo la parola “zampa”: solo quando il pet ci tocca la mano con la zampa per estrarre il premio, apriamola e ricompensiamolo; il pet assocerà la mano aperta al premio (ogni volta vedendoci a mano aperta e palmo rivolto verso di lui, solleverà automaticamente la zampa).
Nel training di insegnamento uomo-cane, l’astrologia applicata all’interazione tra specie umana e animale può considerare in primis Mercurio natale del pet - segno e casa in cui cade, simbolo di stile di apprendimento e intelligenza, archetipo di comunicazione, socializzazione e gioco - in correlazione con Marte natale, indicatore del tipo di rapporto che il pet vive con l’autorità (dominanza, assertività, deferenza/obbedienza o sottomissione).
Importante analizzare come il gioco/Mercurio si inneschi prevalentemente: attraverso movimento/esercizio fisico, attività predatorie/riporto (rincorrere/catturare oggetti simulando la caccia) e ricerca olfattiva (cibo nascosto) tipiche di dominanti Solare, Venusiana, Marziana, Mercuriale, Gioviana, Uraniana, Fuoco e Aria, oppure nel confronto-competizione con l’autorità, in prove più statiche di resistenza, problem solving, ricerca olfattiva (trovare oggetti nascosti su premio di cibo) tipiche di dominanti Saturnina, Uraniana, Solare, Marziana, Plutoniana, Terra, oppure ancora attraverso il coinvolgimento empatico con le figure affettive di riferimento (proprio di dominanti Lunare, Nettuniana, Acqua).
Pianeta focale è anche il Saturno natale del cane, associato a dedizione, assunzione del compito in obiettivi educativi/addestramento e accettazione dell’autorità (l’umano dovrebbe coincidere con il capo-branco in una sana collocazione gerarchica).
La Venere natale del cane esprime ciò che ama, lo coinvolge e diverte.
Per valutare attitudini e criticità nell’apprendimento consideriamo anche Terza e Nona casa del pet - indicatori di capacità e obiettivi più tecnici e specializzati - senza dimenticare la casa Cinque, che racconta del cane la tipologia di bisogno di divertimento, svago e soddisfazione nel senso più profondo e intimo della relazione uomo-pet.
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