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CAPODANNO ... E IL SENSO DELLA VITA

a cura di Lidia Fassio
 

Il 2005 sta velocemente congedando e siamo ormai già contaminati dallo spirito del nuovo anno con tutte le aspettative e le speranze che si ripongono nei confronti di ciò che arriva e che ha in sé ancora tutte le possibilità.

Nel 2005 si è manifestato più fortemente che in quelli passati il bisogno di parlare e di affrontare il discorso del "significato della vita e dei valori veri". Mai come nella nostra epoca così attanagliata da problemi economici, dal bisogno di produrre e di consumare e di riuscire a mettere insieme le tremila cose che ogni giorno riducono la vita ad una corsa sfrenata e senza senso sono affiorate alla mente domande del tipo "che senso ha tutto ciò"?, c’è ancora un vero "senso nella vita che conduciamo"?.

Sempre più spesso si sente parlare di "valori" che non ci sono più e che devono essere ritrovati; tuttavia, perché questo accada bisogna prima individuare quali sono le cause che generano questo senso di vuoto interno e come si può fare per riconquistarli al fine di trovare chi si è, perché questo è ciò che abbiamo veramente smarrito.

La psicologia umanista sottolinea energicamente che ciò che fa dell’uomo una creatura fantastica è il contatto con sé stesso e la capacità di dare senso alla sua esistenza con azioni, pensieri e sentimenti forti e in linea con le reali motivazioni interiori; per ottenere tutto ciò sottolinea che la strada da intraprendere è quella di una reale ricerca di autenticità.

Oggi viviamo in una situazione in cui tutto sembra essere omologato e ogni cosa è uniformata a surrogati di valori generali che non tengono minimamente in conto la diversità che c’è tra individuo e individuo e finiscono per far perdere di vista il sentiero che ognuno dovrebbe intraprendere per dar vita a sé stesso.

I giovani sono quelli che sentono di più questo problema e, nel tentativo di ribellarsi spesso si allontanano dalla loro stessa vita ingaggiando una guerra con sé stessi nell’illusione di combattere il mondo e, sovente, finiscono per demolire la loro vita che si presenta nella totalità delle forze ma senza alcun canale in cui dirigerle. Oggi c’è molta angoscia nei giovani, un malessere che molti ignorano e che vedono solamente quando scoppia e investe la tranquillità della vita sociale collettiva senza peraltro comprendere le ragioni che spingono alla distruttività.

Sincronicamente a queste "nuove forme di disagio", e quasi in risposta ad esse sono nate in questo anno che ci sta lasciando una serie di trasmissioni e di film tesi a rivalutare i buoni sentimenti e a ritrovare qualcosa di più nella quotidianità della vita. Da un lato c’è stata la "fiction" che ha focalizzato il bisogno di un maggior senso di giustizia e di equilibrio sociale attraverso trasmissioni tipo "Distretto di polizia", "Un caso di coscienza" e "Gente di mare" ed altre che raccontano fatti di gente comune alle prese con la giustizia e con le difficoltà che si trovano ad affrontare ogni giorno in una città e in un ambito sociale; le storie sono sempre molto chiare ed inequivocabili per cui, almeno nella fiction, i buoni vengono premiati e i cattivi puniti.

Il cinema ha puntato molto sulle grandi riedizioni dei capolavori storici: dal successo del Gladiatore è arrivato Troy, Alessandro e le Crociate: tutti film in cui si è fatto leva non solo sull’azione e sulla trama ma soprattutto sui grandi valori che risuonano all’interno di ogni persona; l’amore per la verità, per la giustizia, il senso dell’onore, della patria e della difesa; c’è stata l’ennesima edizione di King Arthur interamente basata sul valore dei cavalieri che si presentano con un’etica cristallina foriera di grandi speranze che deriva dal combattere per chi non ha possibilità di difesa e di voce in totale contrasto con la corrotta e corrosiva mentalità della vecchia cultura romana vista in questo film nella sua massima degradazione.

A questo si è aggiunta nell’ultimi due mesi la trasmissione "Il senso della vita" condotta da Paolo Bonolis; l’idea del conduttore sta nel far raccontare ad un protagonista - conosciuto oppure no - la sua storia, espressa con molta naturalezza e spontaneità, affrontandola soprattutto sotto il profilo emotivo e del significato che l’esperienza ha avuto per la persona.

Questo anno che sta finendo sembra lasciarci un profondo monito: la vita è importante solo se noi la rendiamo tale ovvero se la riempiamo di valori veri che partono da dentro e sembra anche dirci che a questo non ci sono alternative o scorciatoie: identificarci con ciò che arriva dall’esterno è quanto di più dannoso per la nostra anima che si scollega fino a far calare dentro di noi una sorta di tenebra che somiglia al "vuoto" totale e all’assenza di vita.

Chiudiamo dunque questo anno con la speranza di poter investire nel 2006 molte più energie nel ritrovare contatto con ciò che è andato perduto; abbiamo bisogno di ritrovare il senso della vita dando valore a ciò che abbiamo e che facciamo, mettendo passione in tutto ciò che ci ispira e che vogliamo conquistare, nel credere di poter essere ciò che vogliamo essere, e nel tornare a "sentire e a fidarci" di quelle voci che da dentro possono supportarci perché arrivano da quella parte che non ha mai smesso di richiamarci a ciò che siamo.

Forse abbiamo bisogno di affidarci una volta ancora all’amore che è l’unica dimensione che va oltre l’umano e che più di ogni altra cosa dà senso alla vita.




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