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DRACULA IL VAMPIRO

a cura di Lidia Fassio
 

Se le fiabe che incutono paura non tramontano mai, altrettanto possiamo dire dei  film dell’orrore che, soprattutto quando raccontano storie di persone che vivono in condizioni particolari, possedute da demoni, o che sconfinano in mondi non umani e  che vanno al di là della così detta “normalità”, sono tra quelli che hanno più successo di pubblico forse perché raccontano di collusioni più o meno intense con “l’al di là e con il mondo degli spiriti, o, per altri versi, dei demoni”.

 

Il successo di film come “l’esorcista”, giunto ormai al n. 3, e ad un completo   remake della prima versione, la dice lunga su come questo argomento sia appassionante ed intrigante e non dia segno di crisi, soprattutto quando i film vengono costruiti sul una trama valida ed accattivante… che li rende  “credibili”.

 

Il perché le persone hanno bisogno di “sperimentare paura” e perché interessano questi temi, dimostra che vi sono sentimenti sia di attrazione che di repulsione per tutto ciò che ha a che fare con la “perdita di coscienza” e con la parte più “mostruosa e sotterranea dell’anima”.

Solo così si spiega l’attrazione per film quali “dr. Jackyll e mr. Hyde”, “Psyco”, oppure quelli tratti dai racconti di Edgar Allan Poe che  risultano essere sempre molto accattivanti, soprattutto per i giovani.

 

Dracula il Vampiro

 

Ci sono però anche personaggi come Dracula e Nosferatu: i vampiri,  personaggi assolutamente irreali che però riescono ad affascinare la fantasia di chi vuole passare due ore aggrappato alla sedia … magari, coprendosi gli occhi per non vedere le scene più crude.

 

L’esordio dei film dell’orrore è stato del tutto coincidente con l’inizio della psicoanalisi che, tra le tante altre cose, ha avuto il pregio di rivelare l’esistenza dell’inconscio che ha aperto una finestra su qualcosa che può essere molto diverso da come noi lo immagina la coscienza.

 

E’ li’ che possono albergare i nostri vampiri  interni ed i nostri mostri e allora, se questo timore esiste, perché non esorcizzarlo facendolo vivere sul palcoscenico in modo da assicurarsi che resti esterno e non interno a noi?

 

I film dell’orrore sono molto chiari, sembrano le favole in quanto rappresentano inequivocabilmente il mondo della beata innocenza e quello della mostruosità e del male; proprio in questo modo lo spettatore può garantire di mantenere la sua psiche in quello stato di dicotomia che serve a tranquillizzarla.

 

La figura del vampiro è un esempio interessante dal punto di vista psicologico perché simboleggia una creatura che vive al confine tra vita-morte e che, non avendo vita propria, si nutre della vita degli altri (sangue – identità ); creatura che per morire veramente deve essere trafitta da un paletto di frassino piantato direttamente nel cuore (anche questo simbolo dell’identità e dell’IO) e che, una volta morta, si trasforma in un mucchietto di cenere.. (inesistenza). Certo, qui c’è immaginazione da vendere, ma anche simbolismo da vendere!

 

Il vampiro è affascinante perché mantiene un rapporto diretto con la morte (infatti è un non-morto che vive (da non-vivo) in una terra di confine che gli permette però di conoscere entrambi i mondi); in un certo senso, conosce il grande mistero di una continuità della vita che, anche se negativa, si perpetua attraverso l’assoggettamento di un’altra persona (simbiosi parassitaria) e di uno sdoppiamento continuo tra una vita notturna (sveglia al tramonto e rientro all’alba)  e un sonno diurno (dentro ad una bara su un letto di terra natia).

Sembra la fotografia di una tipologia simbiotica, che, quando accade nell’età adulta non può che essere negativa, parassitaria e mortifera. E’ una classica dinamica IIa – VIIIa di possessione-seduzione Toro Scorpione, in cui il rapporto vita morte è molto intenso ed assolutamente dipendente.

 

E’ una creatura astuta, in grado di trasformarsi .. (può essere pipistrello, lupo, creatura della notte) ma, la sua caratteristica più orrifica, sta nel bisogno di succhiare il sangue di un vivo per nutrirsi: soggioga le sue vittime, le possiede, toglie loro la volontà (sangue) e le lascia in uno stato di “non – vita”, proprio perché succhia loro il sangue che è simbolo della vita che scorre dentro le vene (noi definiamo “sanguigna” una persona che è piena di vitalità).

 

Ricorda la grande possessione demoniaca in cui un soggetto è ridotto in schiavitù da un’altra creatura, spesso anche molto affascinante, anche se si parla, ovviamente, di fascino perverso e mortifero.

 

Il vampiro ha un’altra particolarità interessante dal punto di vista psicologico;  non proietta la propria ombra e, di conseguenza, non si riflette negli specchi, a dimostrazione della mancanza di vera corporeità e materialità: Aldo Carotenuto sostiene che, al cinema, il vampiro è quasi sempre maschio, mentre, in senso archetipico il vampiro è una creatura femminile (le Lamie, erano esseri mostruosi metà donne e metà uccello che succhiavano il sangue dei bambini)

 

Ciò che affascina e inquieta è il legame di complicità tra il vampiro e il vampirizzato: è un legame di sangue che si regge sull’impossibilità di separazione; infatti il sangue serve al vampiro, ma produce anche  una sorta di morte che successivamente rende la vittima immortale; qui si crea la dipendenza totale, in cui vi è per compensazione uno stato di “potere assoluto” che simbolicamente è la vittoria sulla morte anche se, in questo caso equivale ad uno stato di “non vita” (come del resto lo è la condizione della simbiosi tra madre e figlio quando si prolunga oltre il necessario). 

 

E’ interessante anche il simbolo della “non rilflessione dell’immagine” del vampiro nello specchio: nel vampiro non c’è identità in quanto nessuno probabilmente gli ha concesso quella riflessione di sé che avrebbe generato senso di separazione e costruzione di identità. Non avere “ombra” ha valenze particolari nel simbolismo psicologico: indica da un lato un non portarsi  addosso la parte negativa e, dunque, non accettare lo stato di “mortalità”; dall’altro, indica lo stare dentro ad una esistenza in cui non vi è un IO separato (che vive di luce propria) ma solo una fusionalità ed una dipendenza totale  (che vive la notte in piena  oscurità); infine, nel vampiro, anche la relazione è molto particolare, è simile in tutto e per tutto alla simbiosi pre-egoica in cui si vive per effetto di un’altra persona.

 

Il fascino dei film sui vampiri potrebbe dunque legarsi a quel desiderio intenso di vivere in uno stato di “indifferenziazione” in cui non vi sia la morte e il dolore e in cui vi sia qualcuno che appaghi tutti i bisogni. E’ un ritorno al pensiero magico infantile che tanto seduce la nostra anima e la nostra psiche.




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