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IL MITO DALIDA

a cura di Paolo Crimaldi
 
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Difficilmente un artista continua a godere di un folto seguito di fan anche dopo la morte e soprattutto a continuare a vendere dischi già pubblicati in passato, eppure per Dalida sembra che il tempo non sia mai trascorso e adolescenti entusiasti come nostalgici adulti continuano a rendere vivo il mito di questa artista italo-egizo-francese, tanto che a breve ci sarà un fiction televisiva sulla sua vita interpretata da Sabrina Ferilli.

 

Infatti Dalida, al secolo Yolanda Gigliotti, nasce il 17 gennaio 1933 alle ore 21.00 a Chombrah un piccolo quartiere de Il Cairo, dove resterà fino al 1954, anno in cui di nascosto dai genitori, degli italiani immigrati originari della Calabria, si iscrive al concorso di Miss Egitto, dove vince e dà avvio alla sua carriera artistica, lasciando il lavoro di segretaria presso una ditta di import-export.

E’ il giorno di Natale del 1954 quando sale su un aereo diretto a Parigi ed inizia il suo ingresso nel mondo dello spettacolo che già dopo due anni, nel 1956, la vedrà scalare le classifiche con la canzone Bambino, che la farà conoscere al pubblico europeo, portandola poi negli anni sessanta a raggiungere successi che ancora oggi, con arrangiamenti vari, sono riproposti da altri artisti che riconoscono quanto abbiamo influito sulla propria formazione musicale.

 

Dalida ha praticamente cantato in tutte le lingue, dal francese all’italiano, al tedesco, fino all’arabo e al giapponese e in ogni parte del mondo ha riscosso successi e riconoscimenti che però sembravano essere in netto contrasto con quella che era la sua vita privata, fatta di delusioni, prove anche difficili e amori finiti talvolta in modo tragico. Questo contribuì a rendere ancora più forte il suo mito e ad essere amata dal suo pubblico a volte in modo morboso e ossessivo e quasi ci si aspettava da lei continuamente che mantenesse fede a questa ormai consolidata equazione di luce e ombra, tanto che il gossip sulla sua vita privata vendeva tanto quanto i suoi dischi e qualche volta ha addirittura rischiato di mettere in ombra la sua carriera artistica.

 

La voce particolare, i continui cambi di look e soprattutto una particolare attenzione alle varie mode musicali le permisero di cavalcare più decenni, anche grazie all’aiuto e alla dedizione del fratello Orlando, il quale le aprì le porte a generi come la disco music che nessuno mai avrebbe immaginato appartenere a Dalida. Eppure fu un successo, ogni sua nuova apparizione era non solo un evento musicale, ma anche di costume e il suo nome era amato sia dalla cultura chic parigina che dalla gente comune che ballava le sue canzoni leggere (Comme disait Mistinguett, Salma ya salama) o si identificava con quelle più intimiste come Pour ne pas vivre seul, Il venait d’avoir dix-huit ans o quella che maggiormente emozionava le platee Mourir sur scene, nella quale invoca la morte nel momento di massimo successo e riconoscimento, una sorta di profezia di quello che di lì a qualche anno doveva poi creare il mito Dalida.

 

Ma tutto questo non poteva bastare alla sua vita, probabilmente la faceva sentire ancora più sola, tanto che in più di qualche occasione aveva già manifestato l’idea del suicidio. Ma attese una sera di maggio, del 1987, il 2, depistando la sua governante e tutti coloro che le erano vicino, facendo credere di andare a teatro, per poi invece fare il giro dell’isolato e ritornare a casa, libera della presenza di persone che potevano impedirle di portare a termine quel qualcosa che pensava già da tempo. Ebbe il tempo di scrivere “Perdonatemi, la vita mi è insopportabile”, per poi addormentarsi per il suo ultimo sonno.

 

A distanza di dieci anni, il 24 aprile 1997, il comune Parigi le ha dedicato una piazza nel quartiere di Montmartre, nel quale troneggia il suo busto, riconoscenza attribuita solo ad altre due donne: Giovanna d’Arco e Sarah Bernardt.

 

Dalida nasce sotto il segno del Capricorno ed ha un ascendente in Vergine, aspetti che l’hanno resa una donna decisa e caparbia, capace di grandi sacrifici e rinunce pur di raggiungere la meta prefissata. Tutto ciò è reso ancora più forte dalla posizione di Mercurio e Venere sempre nel segno del Capricorno, che hanno segnato fortemente il suo modo di pensare e di lavorare, tanto da doverla portare a fare a volte scelte dolorose riguardanti la propria vita privata. Probabilmente tutto ciò ha acuito un carattere già abbastanza sospettoso e diffidente, soprattutto quando pressata dal successo e dalle continue aspettative di chi le era accanto, ha perduto il rapporto con la realtà e si è rinchiusa in una solitudine dalla quale le è stato poi difficile uscire.

 

Venere è nella casa IV, che notoriamente è legata alla famiglia e agli affetti, cosa che probabilmente le è sempre mancata, visto che l’importanza che dava ai sentimenti e alle emozioni è stata sempre notevole, anche se all’esterno ciò poteva non apparire, visto che trovandosi la Venere nel segno del Capricorno le impediva una manifestazione aperta e chiara delle proprie emozioni. Ma Dalida era anche una grande sognatrice grazie al meraviglioso trigono di Venere con Nettuno e talvolta ciò può essere stato un problema nella scelta dei suoi partner, visto che questo aspetto tende a far proiettare sulla persona amata delle qualità che i genere non possiede, una sorta di complesso della principessa che bacia il ranocchio che spera di trasformare in principe, ma nel caso di Dalida di principi ce ne sono stati davvero pochi e spesso sono rimasti solo dei ranocchi, e talvolta anche velenosi.

 

La Luna nel segno della Bilancia l’ha portata spesso a dare molta importanza all’aspetto fisico e a curare, in modo quasi maniacale, la sua immagine, così come i rapporti interpersonali, anche se poi i veri amici li poteva contare sulle dita di una sola mano, visto che i forti valori Capricorno del tema natale la portavano a selezionare moltissimo le persone che entravano nella sua vita e che diventavano veramente importanti solo dopo molto tempo.

 

Ma la sua forte personalità data dal Sole capricornino nella casa 5^, casa legata allo spettacolo, le ha permesso di creare giorno dopo giorno il suo mito, anche grazie al trigono con Giove e Marte entrambi nel segno della Vergine, aspetti questi che hanno permesso anche di fare scelte oculate e sempre centrate su un successo sicuro. Ma l’opposizione del Sole con Plutone la portava però, a causa di quel forte senso di responsabilità che aveva nei riguardi degli altri e del suo lavoro, a rinunciare a cose importanti, come gli affetti e una vita semplice, e a generare dentro di se un forte senso di autodistruzione, che poi l’ha portata a quel gesto estremo, che come scrisse un giornalista del Le matin deParis  la fece entrare come la Monroe nel regno dei miti eterni.

 

Ma la grande creatività e capacità di cavalcare le mode di Dalida è un regalo del suo Mercurio in trigono con Nettuno, che le ha dato sempre un grosso intuito ed una quasi capacità medianica di sentire in anticipo quelle che potevano essere le tendenze che di li a qualche anno avrebbero imperato. Ma la sua era una intuizione che non si disperdeva nelle nebbie di una creatività astratta e difficilmente ha lasciato a metà un progetto o lo ha perso per strada.

 

Il suo bisogno di perfezionismo dato dall’ascendente, Marte e Giove in Vergine, l’ha resa un attenta creatrice del suo mito, ma la ha anche isolata da un mondo vitale e caotico che le stava attorno e che non ha saputo cogliere la sua forte sensibilità, mascherata da atteggiamenti forti e decisi che portavano a pensare sarebbe stato in grado di farcela da sola. Forse mai nessuno, se non qualche amore e per giunta per un tempo molto breve, è mai riuscito a comprenderla e a penetrare nel suo fragile mondo emotivo, così generoso e disponibile, ma anche ferito e impaurito da esperienze che nel tempo le avevano reso la vita pesantemente insopportabile.

 

Ma la sua calda solarità, leggermente velata da quel sorriso a tratti triste, è il regalo più bello, oltre alla sua calda e particolare voce, che questa artista continua a farci anche a distanza di anni dalla sua scomparsa.

 

Per gran parte degli italiani è ancora forte il ricordo della storia d’amore tra Dalida e Luigi Tenco (21/3/1938), conclusasi tragicamente con la morte del cantautore genovese, dopo l’esclusione della sua canzone dal Festival di Sanremo. Tra i due artisti fu sicuramente subito passione, visto che il trigono del Sole di Tenco alla Luna di Dalida, fece scintille, ma il tempo non rese facile la relazione a causa delle rispettive Veneri in quadratura tra loro. La cantante vide nei forti valori Ariete (Sole, Mercurio, Venere e Saturno) di Tenco le qualità del suo ideale di uomo, ma non fece i conti con la sua estrema fragilità, cadendo nuovamente nell’errore di immaginare il proprio compagno diversamente da ciò che era.

 

Tra loro due la passione lasciò lentamente il posto a delle incomprensioni, dovute anche ai continui cambiamenti di umore e di interesse di Tenco, dati dalla Luna in sagittario e in casa 5^ e ai differenti stili di vita e obiettivi esistenziali, tanto da portare la loro relazione ad un lento declino, che però vide la sua tragica fine per altri motivi, che comunque lasciarono una profonda ferita nell’animo sensibile di Dalida.




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