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SADDAM MUORE ESORTANDO IL SUO POPOLO

a cura di Penna Bianca
 
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Saddam Hussein è stato giustiziato all’alba. Per impiccagione, a Bagdad, nella sede dei servizi segreti militari iracheni. La sentenza del Tribunale speciale iracheno decretò che la morte gli sarebbe dovuta essere data entro 30 giorni a partire dal 26 dicembre. Di giorni ne sono passati 3, numero perfetto. L‘esecuzione è avvenuta alla presenza di 7 testimoni. Indossava un cappotto blu e camicia bianca; attorno al collo, prima del cappio, gli è stato avvolto un foulard.

Qualcuno dice che la faccenda si è risolta in modo veloce, pulito. Altri parlano di un “rito” durato 25 minuti. E’ stato lasciato appeso per una decina di minuti prima che un medico ne constatasse la morte. Hussein se ne è andato stringendo il Corano; le ultime parole sono state per il suo popolo: “Iracheni, rimanete uniti!”. Un’uscita di scena che rischia seriamente di elevarlo al ruolo di martire.

 

Quasi tutti i Paesi condannano tanto le sue atrocità quanto la sua esecuzione. Bush parla di “passaggio importante nel processo di democratizzazione dell’Iraq”, Per Israele “giustizia è fatta!”,  il Vaticano commenta l’esecuzione come un “fatto tragico!” e la UE la condanna decisamente ma nel suo interno c’è anche chi, come la Francia, si è limitato a prendere atto dell’accaduto. Il nostro governo ha bollato l’esecuzione come un “errore politico”, definizione che personalmente troviamo agghiacciante: pare che se ci convenisse politicamente potremmo diventare forcaioli a cuor leggero.

 

Grazie a un secondino che ha ripreso il tutto col suo cellulare il mondo è ora in possesso del documento storico-giornalistico più importante del 2006. Invece del Pulitzer che meriterebbe, il nostro è sotto processo per aver commesso una nefandezza sacrilega. Il filmato ha fatto il giro del mondo in un battibaleno; l’ultima occhiata dal “boia al suo boia” ha fatto da sfondo in tutti i talk show. Immagine dura e sfocata, ma è proprio l’imperfezione della ripresa in tempi di alta tecnologia ne hanno moltiplicato l’effetto drammatico. Il cadavere del dittatore è stato consegnato alla sua tribù e sepolto in un picccolo mausoleo ad Ajwa, il  paese natale nei pressi di Tikrit, città che dette i natali al feroce Saladino. Qualcuno ha scritto che Saddam è stato ucciso male, come se ci fosse un modo gentile per spedire la gente al creatore. E lui, il tiranno, negli ultimi momenti di vita ha mostrato una dignità grande quasi quanto la ferocia con cui ha torturato, ucciso, sterminato interi popoli.

 

Nel dialetto Tikrit Saddam significa “disgrazia”; la madre, pare una prostituta, chiamò così quel figlio che sopravvisse a un tentativo di aborto ed a un tentato suicidio. Una forza demoniaca, un anticristo arrivato nel mondo per seminare terrore e morte. E’ doveroso sottolineare che nella sua rincorsa al potere, Saddam Hussei fu aiutato, in passato, da quegli stessi Paesi che l’hanno mandato a morte.

 

Saddam Hussein nasce a Tikrit il 28/04/1937 alle 07.05, e anche se abbiamo qualche riserva (è comunque la  data di nascita ufficiale) cercheremo di capire se corrisponde a ciò che lui, in vita, ha dimostrato di essere. Il suo sole in toro lo troviamo in 12^ casa, congiunto ad Urano e trigono a Nettuno, e questo porta a pensare ad un uomo che, almeno inizialmente, ha pensato davvero ad aiutare gli altri, i suoi amici, il suo popolo, in nome di un ideale di vita diverso e migliore da quello in qui si è trovato a nascere. Dove trova terreno fertile, in questo tema natale, la smania di potere assoluto?

 

Guardiamo dunque Plutone, (il pianeta che più di ogni altro ha la simbologia del potere), il quale trigona saturno, marte e luna. Già un Plutone trigono a saturno trasmette il bisogno di avere potere, un potere che si esprime, in questo caso con grande carisma nella comunicazione (plutone è in 3^), con un ascendente sulle folle (saturno in 11^), con una capacità di affermazione importante (marte in 6^ congiunto a luna).  Il suo marte infatti si esprime nel sagittario, segno forte e coraggioso, ma anche pontificatore e con punte di fanatismo. Un fanatismo espresso anche dall’opposizione fra il suo Plutone ed il suo Giove di nascita. Giove, infatti rappresenta anche la fede, la religione, la filosofia di vita, e da qui, a combattere e tiranneggiare in nome di un Dio, il passo è breve.

 

Sembra proprio che Hussein abbia fatto leva sui bisogni del suo popolo, che abbia mostrato allo stesso la possibilità di uno stile di vita migliore, di un lavoro sicuro, ma come tutti i dittatori di questo mondo, una volta raggiunto il potere non ha onorato le promesse fatte alla sua gente. Certo, famigliari ed amici intimi hanno ricavato enormi vantaggi da lui, ma a discapito degli interessi del popolo intero. Di lui si può dire, ed è stato detto, che era forte con i deboli e debole con i forti, ma siamo del parere, che se oggi lo si potesse interrogare e lui, rispondesse sinceramente, direbbe che non ha fatto nulla per sé, ma solo per il popolo irakeno, e, Dio ci aiuti, lo penserebbe davvero.




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