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ALLARME DEPRESSIONE TRA I GIOVANI

a cura di Lidia Fassio
 

Il mese scorso si è svolto a Milano un convegno sulla depressione che ha messo l’accento sul crescente aumento di bambini e adolescenti affetti da questa patologia.

Sembra quasi un controsenso pensare che un bambino che è l’emblema della vitalità e della salute a tutti i livelli, possa trovarsi immerso nel limbo della depressione.

Non è neppure facile decodificare e diagnosticare la malattia in quanto, nei bambini, tende a manifestarsi attraverso forme “mascherate”, tipo enuresi, anoressia, irritabilità, incubi notturni ed aggressività che si vanno ad aggiungere a sintomi più classici quali, la chiusura e la mancanza di motivazione.

 

Chiaro che ci sono diverse infanzie che riflettono varie condizioni ambientali: un conto è un bambino che vive a contatto con adulti attenti ed affettivi e che riceve risposte adeguate ai suoi bisogni, un altro è vivere in condizioni disagiate in cui è difficile potersi appoggiare ad adulti sani poiché sempre intenti a lottare con problemi economici, sociali o familiari.

 

Cercheremo di far comprendere quali sono i sintomi che possono mettere in allarme sia la famiglia che la scuola che, non dimentichiamo, ha il compito di segnalare ai servizi sociali eventuali difficoltà del bambino, in modo da poter intervenire laddove non c’è una famiglia amorosa ed attenta. Questa infatti è la situazione in cui un “bambino” può perdersi; anche la depressione è un grido di aiuto che viene rivolto all’esterno e se nessuno lo coglie, allora il pericolo aumenta.

I fatti di cronaca quest’ultimo mese registrano il suicidio di due adolescenti che non hanno trovato un ambiente adatto a supportare i loro problemi che, almeno nel caso del ragazzo torinese, erano esasperati da una degradazione dell’ambiente scolastico.

 

E’ indubbio che un bambino che non si sente “importante” nell’ambito in cui vive finisce più in fretta per sentirsi demotivato e per perdere contatto con l’iniziativa e la voglia di fare. Questo in genere è il primo sintomo della depressione: non aver voglia di fare nulla per un bambino è veramente anacronistico; quando questa situazione appare vuol dire che l’ambiente esterno non è in grado né di stimolarlo né di interessarlo e il ragazzo finisce così preda della noia e dell’apatia.

 

La depressione, astrologicamente parlando, può essere data da particolari transiti di Plutone o di Saturno su Marte; condizione di disagio in cui entrano in gioco trasformazioni che possono bloccare temporaneamente l’affermazione e la vitalità. 

 

Anche un ambiente eccessivamente svalutante può dare effetti molto negativi su un bambino; la percezione di non essere adeguato, di essere sbagliato e di fare sempre e solo errori può essere un retroterra che porta a  lasciar perdere tutto, la scuola, la correttezza e l’impegno: se nessuno premia la sensazione di “non esistere e di non valere” può impadronirsi del bambino fino al punto da non sentire di avere strumenti per far fronte alla vita.

 

Chi sta a contatto con il bambino deve quindi riuscire a cogliere il disagio; un bambino depresso fa cambiamenti notevoli nel suo carattere: può irrigidirsi, diventare aggressivo, ma può anche tendere ad isolarsi, a non mettersi in gioco e a chiudersi progressivamente di fronte agli altri, perdendo ogni interesse.

Critiche, punizioni, derisioni, umiliazioni sono alla base di molti bambini che mostrano sindromi depressive e se trovano attorno adulti nervosi, irritati e distratti, la situazione può anche peggiorare.

Infatti, la forma più comune di depressione infantile è quella così detta “reattiva”: il nome indica una risposta ad un fatto preciso che può essere la separazione dei genitori, un lutto o una situazione che precipita senza che nessuno si faccia carico del lato psicologico fino a  che la malattia si insedia.

A volte basta anche il cambiamento di casa con totale sradicamento dei contatti sociali può creare grandi difficoltà ambientali e scolastiche da cui il bambino non ce la fa ad uscire.

In linea generale tutti i traumi che comportano difficoltà di ordine affettivo o distacchi vanno sempre guardati attentamente nell’infanzia perché da una condizione iniziale di chiusura apparentemente temporanea, può arrivare poi una cronicizzazione.

 

Il sintomo principale è il cambiamento di umore che è sempre presente nei depressi anche se, ovviamente,  non viene espresso dal bambino;  si manifesta con abbassamento della tonicità e degli interessi verso gli altri e il mondo; accompagnano senzazioni di sconforto e di smarrimento che portano pian piano all’indifferenza verso ciò che c’è attorno.

Spesso sono presenti pensieri negativi che via via attanagliano il bambino fino a dominarlo completamente.

Non è da trascurare la nascita di un fratello o di una sorella: anche questo può dare vita a sentimenti di inadeguatezza che possono dar vita a sensi di esclusione.

La separazione dei genitori è la causa più frequente che può portare ad una depressione che origina dalla sensazione che il mondo stesso stia andando in frantumi; inoltre, nel corso di una separazione il bambino può sentirsi di peso o  rifiutato e svalutato fino a sentirsi inutile.  

 

Il comportamento da tenere nei confronti di cambiamenti di umore, di demotivazione, eccesso di chiusura o di disturbi del sonno deve essere molto attento senza per questo eccedere nell’interventismo terapeutico. Oggi vi è la mania di dare farmaci antidepressivi ai bambini e questo non è positivo perché può creare problemi ancora più gravi della depressione; in ogni caso vige la regola del buon senso che dovrebbe portare la famiglia verso la figura di uno psicologo infantile in grado di seguire sia il bambino che la famiglia per  scoprire quali sono i disagi sottostanti.

 

A volte sono i genitori stessi che vanno educati a sostenere il bambino e a rassicurarlo rispetto agli affetti e alle situazioni; la terapia familiare può essere molto valida proprio perché va a lavorare su tutte le dinamiche che sono in gioco e non solo quelle che riguardano il figlio.




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