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I TEMPLI STELLARI DI HALEBID E BELUR - 2 PARTE

a cura di Paolo Crimaldi
 

Belur è l’altro tempio stellare, quello maggiormente vissuto e la cui atmosfera dà una sensazione di forte partecipazione da parte soprattutto dei visitatori locali.

Fu costruito intorno al 1100 d.C. ed è dedicato a Vishnù, il quale è sempre rappresentato con il suo veicolo, ovvero il Garuda, il mitico uccello al centro di tante leggende e storie del pantheon induista.

Ma ciò che maggiormente colpisce in questo tempio è il culto di una divinità molto ambigua e allo stesso tempo suggestiva: la dea Mohini, una dea ermafrodita, rappresentata per metà con un corpo femminile e per l’altra con fattezze maschili, la quale si rifà ad un culto arcaico del Kerala dedicato ad Aiappa, una divinità legata velatamente all’omosessualità maschile e la cui venerazione era praticata all’interno della foresta, e che ancora oggi ha una forte seguito.

Questa divinità accetta le offerte solo da uomini o da donne non più fertili o da bambine che ancora non hanno avuto il menarca. Secondo alcune tradizioni si pensa sia figlia di Shiva e la stessa Mohini, secondo altre solo di Shiva.

 

Mohini ha una storia molto complessa e pare sia stata inviata da Vishnù per far si che la lotta tra il bene e il male si concludesse a favore della prima. Infatti era in pieno atto la disputa tra le forze del bene e del male, la quale si svolgeva attraverso un tiro alla fune, fune che era costituita da un serpente. Poiché i demoni del male stavano avendo la meglio, Vishnù mandò Mohini a distrarre i demoni e favorire quindi la vittoria del bene, ma ciò comportò la perdita della sua prediletta figlia, e allora egli, essendone profondamente innamorato e non potendola naturalmente avere, visto che si trattava di sua figlia, creo Aiappa, in modo tale che in parte potesse ricordargliela.

Ma questa non è una che delle 333.000.000 divinità che si dice vivano nell’immaginario religioso degli indiani.

 

Questo mito che troviamo così ben raffigurato nel tempio di Belur non può non farci pensare all’equivalente del nostro Urano, della sua natura ermafrodita di fondo, dell’essere al di là del bene e del male, e soprattutto della grande apertura verso tutto ciò che non è convenzionale.

E’ bene ricordare che la cultura indiana prima della dominazione moghul (di origine araba) e quella britannica, non era affatto sessuofobica e ne è la prova il famoso Kamasutra, trattato sull’arte erotica così ben raffigurato nei templi erotici di Khajuraho (meta di uno dei prossimi articoli), ma anche in tantissimi altri siti religiosi del paese.

 

Ma ritornando ai templi stellari è bene ricordare che sono stati costruiti secondo i principi del Vasthu, lo yoga dell’abitare, ossia il costruire secondo dei principi di carattere astrologico-energetico, la cui trattazione è già presente negli antichi Veda, i libri sacri alla base di tutto il pensiero induista.

Secondo il Vasthu una abitazione deve essere costruita tenendo conto del tema natale del capofamiglia, secondo i principi legati all’attribuzione dei pianeti ai vari punti cardinali, e per la precisione il Nord è associato a Kubera, il nostro Mercurio, mentre il sud è legato a Yama, Marte; l’ovest è sotto il governo di Veruna, ovvero Saturno, invece l’est è il dominio di Indra, il Sole.

Ma sono presenti anche gli altri pianeti della tradizione astrologica indiana; infatti la Luna, Yanu, è legata al Nord-ovest, mentre Ishvara, Giove rappresenta il Nord-est. Il sud-est è influenzato da Agni, Venere, invece il sud-ovest è legato a Nirhuthi, l’asse dei nodi lunari.

Il tutto viene rappresentato in un grande quadrato, un Vasthu Mandala, il cui centro è occupato da  Brahma, il creatore dell’universo.

 

Ancora oggi alcuni templi e le abitazioni soprattutto dei bramini vengono costruite secondo i principi di questa antica arte e che nella sua semplicità permette di creare un ambiente energeticamente positivo in cui poter vivere e prosperare.




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