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KHAJURAHO E I SUGGESTIVI TEMPLI DELL'AMORE

a cura di Paolo Crimaldi
 

Khajuraho è un piccolo villaggio, di circa 7000 abitanti, nel nord-est dell’India, ma profondamente suggestivo, dove è ancora possibile respirare l’aria di un tempo, dove i ritmi sono quelli umani, scanditi dal passare delle ore e delle stagioni.

In questo piccolo villaggio, forte è l’odore della natura, specie se ci si va nella stagione del monsone (tra giugno e ottobre) e per molti versi corrisponde molto all’idea di India che molti di noi hanno ancora.

Ma Khajuraho è famoso per i suoi templi, induisti e jainista, costruiti a cavallo dell’anno Mille, che raffigurano (quelli induisti) in raffinatissime pose plastiche, le varie posizioni del Kamasutra, il libro noto a noi occidentali come quello del sesso e delle sue varianti.

Ma in realtà si tratta di un trattato, che scevro da ogni pregiudizio, illustra le varie forme della sessualità passando dal sesso di gruppo, all’omosessualità per arrivare alla zoofilia, senza mai un accento morboso o volgare. Ma è nelle rappresentazioni iconografiche, nelle statuaria di questi meraviglioso templi, che si può comprendere la raffinatezza di un eros, che libero da pregiudizi e finalità procreative, è pura creatività, atto di gioco giocoso tra due ( o più) persone, libero incontro tra anime che desiderano darsi piacere reciproco.

 

Nei vari templi, racchiusi entrambi in due parchi, e quelli induisti sono nella zona occidentale, vi è la raffigurazione precisa delle varie posizioni consigliate dal Kamasutra, ma soprattutto è bene sapere che vennero costruiti con un intento anche educativo, perché si pensava che dalla loro contemplazione si potessero trarre insegnamenti utili per ravvivare la vita matrimoniale e dare felicità e durata all’unione, allontanando dal grigiore e dall’infelicità che gli inglesi seppero portare in questo paese, grazie al bagaglio di bigottismo pseudoreligioso e paure e disprezzo nei riguardi del piacere e della passione.

Ma i consigli che troviamo nel Kamasutra sono in larga parte permeati anche nell’astrologia vedica, poiché un astrologo indiano, nel momento in cui va a sottoporre i temi natali di due potenziali sposi ad un analisi sinastrica, tra le prime cose che cerca di comprendere, è se ci sarà felicità sessuale tra i due, se riusciranno a darsi piacere, a sedursi, aspetto di vitale importanza se si considera che l’istituto del matrimonio combinato non prevede che i due giovani si conoscano, ed anzi spesso ciò avviene solo quando ormai si è deciso già tutto.

 

Da un punto strettamente astrologico grande rilevanza assume Kuja, il nostro Marte, poiché se in un uomo si trova leso da aspetti provenienti da Saturno o dalla Luna, in genere non è particolarmente consigliato per una sposa, mentre se è congiunto a Guru, il mostro Giove, è sicuramente espressione di vitalità, passione e grande potenza sessuale.

Marte nell’astrologia vedica ha una notevole importanza, ma le sue posizioni sono tra le più conosciute anche dai non addetti ai lavori, perché una sua particolare afflizione può portare anche al divorzio, per cui a tutti sono noti i Kujadosha, ovvero le posizioni negative di Marte che sarebbe preferibile evitare nella scelta di un partner. Vediamo quali sono:

 

-         Marte in prima casa, tranne se si trova nel segno dell’Ariete

-         Marte in quarta casa, tranne se si trova nel segno dello Scorpione

-         Marte in casa settima, tranne se si trova nei segni del Capricorno o dei Pesci

-         Marte in casa ottava, tranne se si trova nel segno del Cancro

-         Marte in casa dodicesima, tranne se si trova nel segno del Sagittario.

 

Una persona che ha una tale posizione di Marte è consigliabile che trovi chi ha un Kujadosha simile al suo, poiché in tal modo le “negatività” vengono quasi annullate. Questo è il consiglio che viene dato dagli astrologi indiani!  

Ma un viaggio a Khajuraho è consigliabile non solo per rinverdire il proprio immaginario erotico, bensì per potersi immergere in un atmosfera che una volta assaporata, difficilmente si potrà dimenticare e molto probabilmente riusciremo anche a mettere a tacere quei tanti sensi di colpa, che frutto di una educazione sessuofobica, ci impediscono di contattare la gioia che l’incontro con un altro corpo può darci.




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