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SUI PASSI DEL BUDDHA : SARNATH LA CITTÀ DEL PRIMO DISCORSO

a cura di Paolo Crimaldi
 

A pochi chilometri dalla città santa per eccellenza dell’India, Benares, troviamo Sarnath, il villaggio dove il Buddha tenne il suo primo discorso dopo l’illuminazione avvenuta sotto l’albero del Bodhy.

E’ una piccola cittadina, un villaggio per la verità costruito attorno al sito archeologico abbastanza freddo e privo di vere attrattive, che però di riempie di pathos e di una strana energia in prossimità del tempio, dove attorno all’albero in cui Buddha s’illuminò, si trovano una miriade di piccole candele votive e di fedeli che recitano mantra, tanto da dare al luogo una meravigliosa aura di serenità e positività.

C’è da dire che l’albero in realtà non è quello originario, il quale si trova a Bodhgaya, ma di una parte di esso, ovvero di alcuni semi provenienti dallo Sri-Lanka dove pare si trovi parte dell’originale, donati al luogo sacro al buddhismo di Sarnath da un monaco cingalese tempo fa.

Ma al di là delle aspetto storico dell’albero su cui si concentra comunque gran parte del ritualismo del luogo, questo piccolo villaggio, se visitato in giorni particolarmente importanti per buddhismo, come ad esempio il Vesak, il capodanno buddhista che celebra la nascita di Gautama Siddharta, il Buddha storico, e soprattutto senza l’invadente presenza di una guida locale, si può effettivamente percepire e godere dell’energia carica di positività presente in questo luogo, che a vari livelli rappresenta comunque un dei posti più sacri del credo buddhista.

Il nome in realtà è una cattiva traslitterazione di sarang nat, che significa signore dei cervi, in riferimento all’incarnazione precedente Gautama  Siddharta, animali simbolo dell’intero universo buddhista, raffigurati spesso in coppia quasi a protezione dell’insegnamento e della dottrina di questa splendida filosofia di vita, ancor prima che religione.

 

In questo posto, così come in altri templi induisti o jainista, è possibile trovare persone che recitano mantra, ovvero una ripetizione consequenziale di sillabe dall’alto potere evocativo, con in mano un mala, un vero e proprio rosario costituito da 108 grani, il cui numero è dato dalla moltiplicazione di 12 per 9, ovvero del numero dei dodici segni zodiacali per nove, che è il numero cosmico secondo la tradizione induista.

Ma è proprio sull’importanza del numero che la vita del Buddha storico ci offre a livello astrologico delle vere e proprie informazioni circa il ciclo di Saturno. Infatti se si seguono le tappe del cammino evolutivo di Siddharta Gautama, scopriamo che esso fu fortemente influenzato dal ciclo di questo pianeta.

All’età di circa 29 anni lascio la reggia paterna per andare alla ricerca della verità , di quel qualcosa che potesse liberare l’uomo dal dolore. E’ il primo ritorno di Saturno su se stesso, il momento nel quale si fa il primo e vero bilancio della propria vita e ci si libera di tutto ciò che ancora ad un passato che non ci appartiene più. Ci emancipiamo dal influenza familiare, e paterna in particolare, e impariamo a seguire la nostra strada, anche se molto spesso si mostra ardua e piena di imprevisti da affrontare in completa solitudine, senza poter più contare su di un appoggio esterno. Ed è quello che attua Siddharta, intraprendendo il cammino della consapevolezza interiore attraverso un ritiro spirituale, all’interno di un bosco, sottoponendo il suo corpo ad ogni sorta di privazione fisica, per giungere alla grande illuminazione e consapevolezza che la verità è nel mezzo, in quella via mediana che è ponte tra i due poli estremi. E a questa conclusione ci arriva dopo ben sette anni, quando Saturno nel suo secondo ciclo va a formare la prima quadratura alla sua posizione natale, momento nel quale si accetta il cambiamento, si prende consapevolezza di alcune verità scomode e si attua un vero cambiamento esistenziale, sperimentandone gli effetti da subito e in prima persona.

 

Quanto strane possono apparire la coincidenze che spesso ci spiegano con linguaggio non astrologico delle verità da sempre presenti in questa meravigliosa disciplina, espressione cosmica della Filosofia perenne!




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