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FIORI DI BACH : WHITE CHESTNUT LA PACE MENTALE

a cura di Corrado Nieli
 

Per la preparazione di White Chestnut si utilizzano i fiori della stessa pianta usata per Chestnut Bud (Aesculus hippocastanum). In quest'occasione, unico caso tra i secondi diciannove rimedi, Bach tornò al metodo della solarizzazione, ponendo i fiori dell'ippocastano in una bacinella di pura acqua di fonte, e lasciandola esposta al sole durante le ore più calde della giornata.

 

I bianchi fiori di White Chestnut non sembrano avere una struttura ben definita, lasciano nell'osservatore un'impressione di irregolarità, sembrano infatti aprirsi a caso in tutte le direzioni. Pochi di essi producono semi ed ancor minore è il numero di quelli che arrivano a generare frutti.

 

Come è facilmente intuibile, pur trattandosi dello stesso albero, la differenza di utilizzo e la differente tecnica di “estrazione” del rimedio, producono essenze con effetti diversi, ma con il comune denominatore della presenza/assenza mentale, dell'essere qui ed ora nel momento presente. Mentre con Chestnut Bud la mente è proiettata nel futuro, nello stato White Chestnut è come bloccata in un circolo vizioso, in un loop, in una sorta di prigione mentale fatta di uno o più pensieri ricorrenti che sembra impossibile spegnere, e che inevitabilmente ci allontanano dal presente e quindi dalla realtà e dalla vita.

 

Vediamo a questo punto cosa scrisse Bach.

“Per quelli che non possono impedire alla loro mente di avere pensieri, idee, ragionamenti che non desiderano. Questo normalmente accade nei momenti in cui il loro interesse per il presente non è abbastanza forte da occupare del tutto la loro mente. Si tratta di pensieri che preoccupano e che, se cacciati per un momento, ritornano. Sembra che essi girino in tondo e impongano una tortura mentale. La presenza di questi pensieri spiacevoli toglie la pace e impedisce di concentrarsi sul lavoro o il piacere quotidiano”. - Edward Bach

 

Pensieri persistenti, dialoghi mentali ossessivi e ricorrenti, scene vissute e rivissute mille volte nella mente; chi di noi può dire di non conoscere questo stato? Un litigio infuocato, una discussione non chiarita, una scelta sbagliata, il timore di un evento infausto, parole dure che non avremmo voluto dire alla persona amata. Quante volte ci è successo di rimuginare senza fine sull'accaduto, senza riuscire a smettere di pensarci? Ebbene quello era uno stato White Chestnut. In questo stato la mente ricorda un vecchio giradischi che salta sempre sullo stesso solco, e che ripete all'infinito lo stesso pezzo di un brano musicale. Bach lo definì infatti “lo stato mentale del disco rigato”. Così come un disco rotto, si continua a rimuginare su uno o più problemi senza arrivare a nessuna chiarificazione e a nessuna soluzione. Nello stato negativo White Chestnut, la nostra mente è come un criceto che gira sulla ruota, corre corre ma non arriva mai da nessuna parte, fino all'esaurimento dell'energia e al crollo.

 

La natura della ripetizione dei pensieri è meccanica e incontrollabile. Le persone in questo stato dicono frasi del tipo: “Quando mi entra in testa un pensiero non riesco più a scacciarlo”. Questo produce spesso il timore del riposo, perché non appena si prova a rilassarsi, si percepisce immediatamente il “frullatore” mentale in azione, con conseguente profondo disagio. Qui la sofferenza è data proprio dall’impossibilità di liberarsi dai pensieri ripetitivi: vi è una tensione mentale logorante, senza possibilità di concentrarsi sul presente: la sensazione è proprio quella di non riuscire a vivere mai serenamente il momento presente. Manca la pace della mente, necessaria, come ricorda Bach, per godersi i piaceri quotidiani.

 

Queste persone hanno grandi difficoltà a prender sonno, in quanto è quasi impossibile staccare la spina della mente. La tensione mentale si prolunga anche nel sonno e spesso si viene svegliati con la netta sensazione che la mente stia già girando a velocità vertiginose. La tensione nella testa viene somatizzata spesso con cefalee, dolori alla fronte, al collo e tensione agli occhi; oltre al digrignare i denti nel sonno. Spesso anche in stato di veglia sono persone che “ruminano”, masticando continuamente con la mandibola. Può trattarsi di un solo pensiero che si ripete senza sosta, oppure della tipica sensazione d'aver la testa affollata di pensieri, quasi come una voliera nella quale siano stati introdotti troppi uccelli.

 

I tipi White Chestnut sono persone, in genere, mentalmente iperattive, talmente focalizzate sui loro pensieri da perdere il contatto col la realtà che li circonda, e quindi con le persone che tentano di entrare in comunicazione con loro. La loro mente acquisisce il predominio su tutte le altri parti della personalità. A livello emotivo sono spesso assenti e disinteressate verso coloro che gli stanno intorno. Le loro emozioni sono totalmente assorbite dal turbinio mentale, la mente è sovraccaricata da un lavoro che è incapace di smaltire.

 

Il nocciolo della questione è probabilmente la perdita di contatto con la guida interiore. Si cerca di risolvere i problemi col solo contributo della mente razionale, senza l'apporto intuitivo, di guida e di fiducia che provengono solo dall'Io Superiore. Detto in altri termini, c'è la possibilità che contenuti inconsci rimossi o negati tentino di emergere alla coscienza, ma vengano affrontati esclusivamente sul piano mentale, senza prendere in seria considerazione gli impulsi emotivi e senza soprattutto confrontarsi con essi. Direi che White Chestnut è il fiore delle “seghe mentali”, ovvero di tutto ciò che si pensa per non stare nel presente, e quindi in contatto con la realtà; ma soprattutto, in contatto con le proprie emozioni più profonde. Chiunque abbia praticato la meditazione, anche per brevi periodi, comprende perfettamente l'essenza di questo rimedio, e la sua importanza nel mantenerci in contatto con la fonte interna di informazione e di elaborazione.

 

Dal punto di vista dell'astrologia umanistica, penso che il collegamento sia stato limitato (forse da un Saturno iperprotettivo), per bloccare informazioni troppo minacciose, che provengono sia dall'alto (Urano e Nettuno), sia dal basso (Plutone). Perché, come scrive più poeticamente di me la Scheffer: ”Dai neri abissi affiorano ripetutamente le stesse rappresentazioni e s'infrangono come flutti sulla sponda della coscienza”. Da valutare è, a mio parere, la posizione astrologica e soprattutto gli aspetti di Mercurio con i pianeti transpersonali, e con quel Saturno che potrebbe fungere da potente filtro, limitando l'accesso della mente razionale alle informazioni provenienti da oltre il “confine”.

 

A livello meno cronico e più occasionale, qualsiasi situazione particolarmente preoccupante può generare uno stato White Chestnut, anche se la persona non è soggetta a crearsi facili ossessioni. Per esempio, possiamo  immaginare lo stato d'animo di qualcuno che a distanza di un paio di giorni dovrà affrontare un rischioso intervento chirurgico e che non riesca a togliersi dalla mente il pensiero di ciò che l'aspetta.

           

Spesso le persone in stato White Chestnut negativo cercano di tenersi impegnate per sfuggire al tormento dei pensieri ricorrenti. In effetti le attività manuali, soprattutto se a contatto con la terra, possono aiutare. Esercizi di radicamento possono essere utili ad uscire dalla mente ed a ritrovare il corretto equilibrio tra alto e basso. Voglio a questo proposito sottolineare, come uno dei problemi dell'albero dell'ippocastano sia proprio la superficialità delle radici; motivo per il quale viene spesso abbattuto dal forte vento.

 

Assumere il rimedio White Chestnut aiuta il cervello a recuperare la sua funzione di filtro permeabile, in modo che possa ricominciare a ricevere dall'Io Superiore le informazioni necessarie a stabilire le giuste priorità, e quindi ad eseguire i suoi compiti in ordine d'importanza, con ritrovata efficienza, chiarezza di pensiero, e con la giusta serenità mentale.




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