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I NOSTRI FIGLI HANNO UNA VOCAZIONE

a cura di Lidia Fassio
 

Ogni individuo si ritrova prima o poi a pensare alla sua autorealizzazione anche perché, nella nostra società, il lavoro occupa una parte consistente della giornata e della vita, per cui, tutti immaginano una vita gratificante in cui vi sia spazio per una professione interessante dove coltivare e far crescere le proprie qualità e capacità.

 

Fin da quando si è bambini si pensa a “cosa si farà da grande” e, in quella fase della vita, ci si permette di sognare spaziando per le professioni più disparate senza tenere conto delle effettive possibilità con cui ci si confronterà poi a partire dall’adolescenza fase in cui si è chiamati a fare delle scelte che riguarderanno e condizioneranno il futuro.

Pochi di noi però hanno percepito una sorta di “chiamata” dall’interno per cui la maggior parte ha deciso cosa fare da grande su basi completamente diverse:

 

-          alcuni hanno seguito direttive familiari perché vi erano già professioni

avviate da tempo in cui era più semplice confluire senza troppo battersi con la spietata concorrenza esterna;

 

-          altri si sono lasciati cogliere dal  problema della sicurezza e quindi hanno

scelto professioni in cui vi fossero sbocchi certi che non richiedessero troppa fatica e precarietà; 

 

-          altri ancora, sono semplicemente capitati a caso in un lavoro che,

magari, non ha nulla a che fare con i loro sogni e le loro immagini interne

che non hanno mai realmente individuato;

 

-          infine, vi è anche una folta schiera di soggetti che brancola nel buio

facendo lavori del tutto insoddisfacenti con la speranza di potervi mettere fine prima o poi, senza però aver ancora capito verso quale strada dirigersi.

 

Vi sono invece soggetti che, fin da bambini sembrano ispirati da immagini interne che li guidano e che pian piano, prendono forma fino a diventare vere e proprie “vocazioni”. La parola deriva dal latino e significa “chiamata” e ci ricorda che un’autorealizzazione, così come la vuole la casa Xa, quella che per eccellenza ci dice se stiamo esprimendo tutti i nostri potenziali, non può essere un’oasi nel deserto ma si deve costruire nel tempo, partendo da questa spinta interna che sembra “chiamare” e volere a tutti i costi che si segua una direzione precisa.

 

La vocazione ha molto a che fare con la nostra natura più profonda; origina infatti dal nostro Sé che ha a cuore ciò che siamo e ciò che dobbiamo diventare e, perciò, conosce tutto ciò che possediamo sotto forma di risorse e potenzialità e sa ciò che siamo in grado di sviluppare e portare in una professione che non abbia uno scopo “prettamente individuale” ma che possa servire anche un progetto più grande.

 

Un tempo c’erano alcune professioni che, per eccellenza, venivano considerate vere e proprie “vocazioni” : medico, insegnante, sacerdote, suora erano per eccellenza pensate non propriamente come un lavoro che si faceva per necessità, ma come un qualcosa di più nobile e, pertanto, richiedevano una spinta interiore tale che finiva per farle somigliare più ad una missione.

 

In effetti è proprio di questo che si tratta, solo che, nella nostra società  il denaro ha contaminato tantissime cose ed ha stravolto completamente il mondo del lavoro corrompendolo con false illusioni di altrettanto facili guadagni, finendo per depistare tantissime persone da qualcosa che invece avrebbe reso la loro vita più soddisfacente oltre che molto più facile da realizzare e da portare avanti.

 

La differenza profonda tra “fare un lavoro” e avere una “vocazione” sta tutta racchiusa nel senso della “chiamata” che, venendo da dentro, non può tener conto di ciò che sta fuori ma riguarda strettamente la pasta di cui siamo fatti e le caratteristiche intrinseche che ognuno di noi possiede naturalmente senza dover troppo programmare con la mente ciò che dobbiamo fare.

 

Astrologicamente parlando il discorso è molto chiaro: il lavoro, quello che noi facciamo per necessità e per soddisfare giorno dopo giorno i nostri bisogni, è segnalato dalla casa VIa, una casa che si trova sotto l’orizzonte e che ha più a che fare con i “doveri” che abbiamo nei nostri confronti e nei confronti della comunità in cui viviamo in cui, ovviamente, vi sono cose che devono essere fatte per garantire il suo funzionamento.

 

La vocazione invece è una cosa da casa IXa e affonda le sue radici in qualcosa di molto diverso e di molto più “personale”; non a caso questa casa si trova sopra l’orizzonte, immediatamente prima di quella dell’autorealizzazione e, pertanto, ci ricorda che nulla nella nostra vita può essere casuale poiché esiste un centro organizzato interno in grado di sapere esattamente chi siamo e cosa possiamo fare e di comunicarlo all’Io; questo centro non desiste neppure di fronte alle nostre continue sordità ma si impegna tutta la vita per portarci nella direzione giusta facendoci vivere inquieti ed insoddisfatti fino a quando non prestiamo orecchio alle ripetute sollecitazioni che continua a mandare alla nostra parte cosciente.

 

La casa nona è in relazione alle nostre “attitudini” e la parola stessa indica che, in ognuno di noi, esistono delle vere predisposizioni innate che, se vengono intuite e rispettate, ci portano automaticamente e senza grandi fatiche a quel senso di gratificazione interiore che possiamo percepire solo quando siamo in linea con il nostro “progetto interno”.

 

La casa IXa è legata simbolicamente al segno del Sagittario; è quindi una casa di Fuoco che ci parla di grandi energie che attivano speranza e fiducia in sé stessi e nel fatto che esiste un “progetto superiore” di cui ognuno di noi è parte; ci ricorda però che è anche una casa di crescita e di aspirazioni profonde  in cui non ci si può fermare poiché il fuoco interno muove alla continua ricerca di ciò che può dare senso e significato ad ogni cosa della vita.

 

La casa in questione ha anche a che fare con la nostra capacità di “espressione”; esprimere è ovviamente molto diverso dal “fare”; in effetti si tratta di fuoco e non di terra; esprimere implica qualcosa che abbiamo dentro e che deve solo essere portato fuori; qualcosa che è legato alla nostra essenza e che non vede l’ora di essere scoperto e di potersi manifestare con un atto creativo.

 

Quando si è giovani si è in contatto ed  ispirati da questa casa poiché ad essa è legata anche la visione del futuro; in casa IXa c’è l’idea che abbiamo di quel “creare il mondo” che può illuminare la nostra mente e farci da guida nutrendo  i nostri pensieri fino a farli diventare vere e proprie immagini proiettabili nella realtà.

Tuttavia, come tutte le cose che appartengono all’elemento fuoco, possono anche essere facilmente depistate dalle situazioni esterne, dalle aspettative che magari i genitori hanno nutrito per tanto tempo e che hanno finito per prevalere sulle nostre spinte interiori; altre volte non si è potuto nutrire questo mondo interno e, di conseguenza, non lo si sente e si finisce per avviarci verso strade che poco o nulla hanno a che fare con noi.

 

La casa nona è infatti la depositaria della nostra fantasia, delle nostre speranze e dei nostri sogni che si percepiscono fin da quando si è bambini (è legata ai pianeti Giove e Nettuno, ma anche a X, un pianeta che può alimentare  veramente la mente fino a non renderla schiava della realtà); è una casa che si aggancia ai principi innati che sono a contatto e costantemente nutriti dagli  ideali superiori; questo delicato mondo si forma a partire dai due anni di vita ma deve però essere alimentato nel bambino altrimenti finisce per richiudersi  su sé stesso attendendo magari tantissimo tempo prima di poter essere risvegliato.

 

Ci sono infatti soggetti che fin da piccoli hanno in mente una professione precisa che inseguono fino alla realizzazione e non vi è nulla che possa distoglierli da questa meta finale; altri invece non sembrano essere ispirati da nulla e finiscono più facilmente per essere porosi alle aspettative che giungono dall’esterno.

Di certo però, chi riesce a seguire la “vocazione” trova dentro di sé tutti gli ingredienti per avviarsi ad una vita soddisfacente in cui la professione diventa parte integrante della loro realizzazione, qualcosa che fanno con amore e che quindi non li stanca anzi, vengono energizzati da essa. In questo modo è molto più facile servire anche un progetto più grande e dedicare qualcosa di sé agli altri.




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