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NOBEL PER LA LETTERATURA A DORIS LESSING

a cura di Francesco Astore
 
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“Una cantrice delle esperienze femminili, che con scetticismo, fuoco e potere visionario ha osservato una civiltà divisa”.

 

Questa la motivazione che ha dato l’Accademia dei Nobel al premio conferito a Doris Lessing quest’anno: in tale frase è contenuta tutta la personalità astrologica della scrittrice inglese, nata a Kermanshah (Iran) il 22 ottobre 1919, (purtroppo non si conosce l’ora della sua nascita).

 

Il Sole è nella Bilancia, segno di osservazione lucida, distaccata, razionale degli avvenimenti in una civile convivenza (Bilancia secondo segno d’Aria, cosignificante della Casa Settima – la società).

 

Il luminare maschile si trova nei gradi di X – Proserpina (spazio della Terra, capacità di sconfinamento, grande principio femminile, la Grande Madre che tutto dona, regola e toglie) affermando la forza della creatività femminile nella scrittrice, caratterizzando la sua fertile esperienza esistenziale grazie alla possibilità di spaziare, in luoghi, terre, culture, orizzonti molto distanti tra di loro.

 

Doris, nata Taylor in Persia, è la 34esima donna a vincere un Nobel e l’undicesima a ottenere quello per la Letteratura nei 105 anni del premio. Con la famiglia si trasferisce in Africa in Rhodesia rimanendovi sino all’età di 30 anni; poi ritornerà nella madrepatria, l’Inghilterra rimanendovi fino ad oggi.

 

L’esperienza in Sudafrica del colonialismo inglese le farà affermare:

 

“Come specie siamo ancora molto tribali: noi siamo buoni, gli altri cattivi”.

 

Questa sensibilità alla duplicità della dialettica Io – altri è rafforzata dalla compresenza della Luna nel settimo segno zodiacale, (il Bianco Satellite, probabilmente, è ospitato nei gradi di Saturno – alterità) straordinariamente congeniale alla Bilancia come segno della scoperta “dell’altro da sé”, ma anche dell’altro come “alieno”, dell’altro “portatore di valori diversi e alternativi”, dell’ “altra”, naturalmente, infine.

 

Il rifiuto di qualsiasi unicità, la ricerca sempre del rovescio della medaglia, il campo dialettico osservato costantemente dalla Bilancia, l’attenzione anche per il “nemico”, sono parlanti a partire dal suo primo romanzo, autobiografico, “L’erba canta” del 1950, dove racconta l’esistenza degli indigeni nell’Africa inglese e le infruttuose vite dei coloni.

 

Lo “scetticismo” di cui parla la motivazione dell’Accademia dei Nobel è da ricercarsi nel nucleo dei pianeti raggruppati in congiunzione nella Vergine (Venere, Marte e Saturno): stimolo a una visione della realtà chiara e priva di facili sentimentalismi e ideologie.

 

“Non credo che il cow-boy Bush libererà il mondo dal terrorismo” ha avuto occasione di dire parlando della guerra in Iraq. Sono state «isteriche», a suo parere, le reazioni americane all'11 settembre e domandandosi il perché di tali reazioni: “In fondo gli americani sono nati dalla guerra e hanno avuto un conflitto civile violentissimo”.

 

Per i grandi movimenti Doris dimostra di avere più fiducia nell'individuo che nelle grandi organizzazioni, ha detto, infatti, di non crederci più: “Credo all'impegno di breve periodo di piccoli gruppi su temi specifici. I movimenti per la pace, la guerra, contro gli armamenti, semplicemente non funzionano. È una leggenda che io sia una specie di Giovanna D'Arco. Quando rifletto sul passato, oggi non vedo i grandi imperi e i dittatori, ma solo i piccoli individui, e le cose straordinarie che sanno realizzare”.

 

Eletta a icona femminista (Bilancia femminismo), grazie al romanzo che le darà notorietà internazionale, “Il taccuino d’oro”, facendola entrare nella rosa dei possibili candidati al Nobel, pubblicato nel 1962, racconta il diario di una donna che cerca una via d’uscita dall’ipocrisia della sua generazione.

Pur eletto “classico” della Letteratura femminista Doris tuttavia prende le distanze anche da esso: “Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero dirmi è, Sorella, starò al tuo fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più”.

 

Nella motivazione troviamo però pure il “fuoco”, dunque l’entusiasmo, il calore umano, la voglia di rischiare, la passione, che si bruciano tutti nella fiamma del Leone, segno dove Nettuno e Giove, trionfalmente, si incontrano.

 

Il “potere visionario”, la forza di descrivere il Tempo della Storia con straordinaria forza evocativa le viene donato dallo straordinario Plutone (creatività) in bellissimo aspetto a Mercurio Scorpione (scrittura).

Tra parentesi, Plutone in Cancro (1914 – 1939) segno della Letteratura ha generato una progenie di scrittori e romanzieri geniali nell’arco del suo lungo transito, e qui la Doris possiede il pianeta della creatività sostenuto anche da Saturno (maturità) testimoniando come il suo successo si sarebbe delineato nei tempi lunghi e nella stagione dell’inverno della vita.

Ha sempre parlato della vecchiaia con un certo distaccato cinismo come vuole appunto il suo severo Saturno in Vergine:

“Vantaggi non ne ha nessuno, l’invecchiamento è una questione di aspettative degli altri nei nostri confronti. In Pakistan nell’86 ho incontrato donne che potevano essere mie figlie e che avevano l’aspetto di trisavole, perché la società si aspettava questo. Ora ci si aspetta che non si invecchi mai. Il vero momento in cui si invecchia è quando si tirano i remi in barca. Nella nostra società passa l’accezione di vecchio come stupido, incapace: c’è sempre qualcuno da ghettizzare”.  

 

Tra i suoi libri più famosi ci sono anche “Memorie di una sopravvissuta” (’74); “Racconti” (’78) e soprattutto il ciclo di romanzi di fantascienza “Canopus in Argos: archivi” (’80) suggestivi annali di mondi futuri.

 

Dopo l’esperienza di mondi futuribili è tornata al realismo con “I diari di Jane Somers” (’84), poi con “Il sogno più dolce” (2002), e l’ultimo libro pubblicato 3 anni fa a 85 anni: “Le nonne” dove racconta l’amore tra donne mature e ragazzi che prende spunto da una storia vera.

 

L’indomito Saturno di Doris (esaltato idealmente nel suo segno solare la Bilancia) fa sempre sentire la sua voce, come durata nel tempo della sua esperienza di scrittrice, di donna, di cronista della storia.

 

Saturno che al suo primo ritorno su se stesso, sempre in Vergine, intorno ai 30 anni (’48 – ’50) la farà arrivare, per sempre in Europa, dalla sua Africa e le farà dare alla luce il primo romanzo, nel successivo la farà viaggiare nei romanzi di mondi fantascientifici (’80), infine ora, nel terzo ed ultimo passaggio (2007, appunto), la consacrerà alla gloria dei Nobel per la Letteratura.   

 

Ma quel che più spicca e ha fornito i mezzi, le occasioni propizie a  Doris per realizzare appieno la sua anima di donna e di scrittrice così celebrata, è senz’altro il prometeico Urano con cui si rapporta il Sole al portentoso trigono: perfetto al grado!

 

Un Urano che è in Aquario: antipatriarcale, antitradizionale, antisolare e soprattutto “antieroico”, quando più intensa, vibrante, volitiva, come nel caso di Doris Lessing, è la sua posizione nel Tema Natale.

 

Scorriamo infatti una frase da, L’erba canta:

 

“…è dai falliti e dagli sconfitti di una civiltà che se ne possono meglio giudicar le debolezze”.

 

E, ancora, in una celebre intervista la constatazione della caducità degli apparati politico – dottrinari:

 

“Mi rendo conto di aver vissuto momenti della storia che sembravano immortali. Ho visto il nazismo di Hitler e il fascismo di Mussolini, che sembravano destinati a durare mille anni. E il comunismo dell’Unione Sovietica, che si credeva non sarebbe finito mai. Ebbene tutto questo oggi non esiste più. E allora perché mi dovrei fidare delle ideologie?”

 

Sentiamo proprio risuonare gli squilli sonori del segno (l’Aquario) in cui il pianeta Urano ha il suo più forte domicilio, la natura espressa in forma più autentica, vero dono del cielo, rarissima posizione che capita solo ogni 84 anni e che la nostra romanziera ha manifestato pienamente!

 

“È dai falliti e dagli sconfitti di una civiltà che se ne possono meglio giudicare le debolezze” (Doris Lessing, tratto da L’erba canta).




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