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COSÌ FORTE, COSÌ FRAGILE : IL GRANDE ESEMPIO DEL PAPA

a cura di Sandra Zagatti
 
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E vedemmo in una luce immensa che è Dio, un Vescovo vestito di Bianco…
salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi…
Il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina
e tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena,
pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino;
giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce
venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi…
(Dalla trascrizione del“Terzo Segreto di Fatima”)


Ci aveva stupito, il 16 ottobre 1978, la fumata bianca per il 263° successore di Pietro. Sconosciuto, imprevisto… e polacco: il primo Papa non italiano dal XVI secolo.
Ma fin da subito capimmo che non era solo un Papa “che veniva da lontano”, come lui stesso si definì, ma anche davvero diverso, eclettico, unico. Era straordinariamente colto, parlava più lingue di quante noi sapessimo esistere, ma era anche uno sportivo, che amava la montagna, aveva fatto l’operaio da giovane ed anche l’attore. Imparammo ad apprezzarlo, a rispettarlo, a stimarlo sempre di più; e a volergli bene. Non immaginavamo che il suo Pontificato sarebbe stato così lungo e significativo, tanto meno che avrebbe dovuto affrontare anche un calvario umano altrettanto lungo e che la sua sofferenza, la sua incredibile forza e dignità ci avrebbero coinvolti così profondamente. Tutti: cattolici e non cattolici, credenti o non credenti di ogni parte del mondo.
“Se sbaglio mi corrigerete”, disse nel suo primo discorso ai fedeli, fatto in un italiano imperfetto solo per quella pronuncia che lo ha sempre caratterizzato e che ci faceva sorridere di simpatia e tenerezza. Lo disse appunto in riferimento alla lingua, ma – forse – anche nella consapevolezza della responsabilità a cui era stato chiamato. Una missione, e non certo solo un ruolo, da cui non si è mai tirato indietro fino all’ultimo faticosissimo respiro. Senza sbagli ma accettando gli sbagli, propri e altrui.

Karol Józef Wojtyla era nato il 18 maggio 1920 a Wadowice, in Polonia; quella Polonia sovietica in cui un cristiano che si professasse tale dimostrava vera fede ed anche grande coraggio. La sua ora di nascita più accreditata oscilla intorno alle 17,30. Spicca la stretta congiunzione tra Giove e Nettuno, i pianeti della religiosità e della spiritualità, culminanti al Medio Cielo. E’ la stessa congiunzione che probabilmente l’ha sostenuto fin da bambino e nel corso di una vita intensa e travagliata, ma sorretta da una grande forza spirituale. Non solo: Marte congiunto all’Ascendente parla anche della sua forza fisica e mentale, della sua determinazione e volontà a lottare per i diritti umani (Bilancia), e ad andare avanti sempre e comunque sulla strada della giustizia, “come in cielo, così in terra”.
La madre di Karol muore quando lui ha solo nove anni. La Luna sicuramente in ottava casa, lesa dalla doppia quadratura di Saturno e Urano e senza altri sostegni, parla chiaramente di questa mancanza prematura e dolorosa, di questo pesante colpo inflitto ad una Luna in Gemelli che avrebbe potuto e voluto rimanere leggera ed allegra a giocare con la vita. Ed è proprio questo forte legame di vita e morte con la Luna-Madre che ha determinato la sua profonda devozione alla Santa Vergine, a partire dalla Madonna Nera di Cracovia fino alla Madonna di Fatima, a cui il Papa ha sempre sostenuto di dovere la salvezza dopo l’attentato del 1981 e di cui decise di svelare il famoso “Terzo Segreto”, sempre lasciato tale dai suoi predecessori. A questa Luna in Gemelli dobbiamo anche la sua capacità di dialogo e i suoi tanti scritti, da quelli teatrali giovanili ai successivi documenti dottrinali, ma anche saggi, racconti, poesie (ricordiamo la Lettera apostolica “Tertio millennio adveniente” dedicata al Giubileo del 2000, il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica nel 1992, ed anche il libro-intervista “Varcare la soglia della speranza”, uscito in tutto il mondo nel 1994, o l’autobiografico “Dono e mistero: nel cinquantesimo del mio sacerdozio” del 1996); alla stessa Luna è riconducibile l’importanza data al dialogo con le nuove generazioni… e pure quello sguardo intelligente e un po’ ironico con cui si propose al mondo da giovane Papa: quello sguardo che col tempo e la malattia si è purtroppo affievolito e spento, pur mantenendosi acuto non solo dal punto di vista fisico (non ha mai portato gli occhiali) ma soprattutto da quello umano.
Karol perde presto anche l’unico fratello e il padre, rimanendo solo a vent’anni in una Polonia occupata. Studia filosofia e poi teologia. Ma quando i nazisti chiudono l’Università, nel 1939, va a lavorare in una cava e in fabbrica, evitando così la deportazione. Nel 1942 la sua vocazione si fa più forte e comincia a frequentare il Seminario di Cracovia. Seminario clandestino, ovviamente, come l’Università.
Il primo novembre 1946 è ordinato sacerdote. Plutone e Saturno di transito sono congiunti a Giove-Nettuno natali, mentre Nettuno forma un trigono alla Luna e Giove stesso si congiunge al Nodo Nord, sancendo l’appuntamento con un destino accettato e seguito fino in fondo, senza mai un dubbio o un’esitazione. Nel 1948 discute la tesi di laurea e il Senato accademico dell’Università Jagiellonica, dopo avergli riconosciuto i titoli degli studi compiuti nel 1942-1946 a Cracovia e i successivi all’Angelicum di Roma, gli assegna il titolo di dottore con la qualifica di “ottimo”. Nel 1949 diventa Viceparroco a Cracovia, e comincia ad insegnare etica sociale alla Facoltà teologica dell’Università, poi presso il Seminario di Cracovia e in seguito all’Università cattolica di Lublino. Nel 1964 viene nominato Arcivescovo di Cracovia, insediandosi nella Cattedrale di Wawel; il 28 giugno 1967 Paolo VI lo crea Cardinale.
Il 6 agosto 1978 Paolo VI muore e il Cardinale Wojtyla partecipa al Conclave che il 26 agosto elegge Albino Luciani come nuovo Papa. Giove è congiunto a Plutone in nona casa. La morte prematura ed improvvisa di Giovanni Paolo I, il 29 settembre dello stesso anno, fa iniziare i lavori del nuovo Conclave che il 16 ottobre lo elegge Papa con il nome di Giovanni Paolo II. Giove è congiunto a Giove-Nettuno natali in decima casa; Urano è sul Nodo Nord, ma in quadratura allo stesso Giove, annunciando la grande potenza innovatrice di questo Pontificato nei confronti della tradizione ecclesiale, ma anche gli eventi drammatici, faticosi e violenti che avrebbe dovuto poi affrontare come Papa e come uomo.

Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato caratterizzato dai numerosissimi viaggi apostolici (Giove angolare e Plutone in nona casa), in particolare nelle zone di guerra e nei paesi dell’Est europeo: più di 100 viaggi internazionali ed altrettanti in Italia, quando solo Paolo VI aveva viaggiato prima di lui e per nove volte soltanto. Per lui viaggiare significava entrare in contatto diretto con le persone, non solo con i loro governanti, che pure incontrò quasi tutti (da Bush ad Arafat a Fidel Castro). Ha radunato anche più volte i rappresentanti di tutte le religioni del mondo, all’insegna della pace e dell’amore per Dio e per gli uomini; all’insegna di quel dialogo in cui la sua Luna credeva e che chiedeva. E ha visitato le capitali delle confessioni ortodosse, calviniste ed anglicane; è entrato – primo Papa della storia – nella Sinagoga di Roma, stabilendo le prime relazioni diplomatiche ufficiali tra Israele e Santa Sede ed assumendo su di sé la responsabilità di quei “conti aperti con la storia” per cui ha chiesto perdono al mondo di tutti gli errori commessi della Chiesa e degli ingiusti dolori inflitti ai non cattolici. Un “mea culpa” che, dal silenzio sull’Olocausto, all’Inquisizione, al Colonialismo e al caso Galileo, Giovanni Paolo II ha avuto il coraggio e l’umiltà di esternare senza mezzi termini e senza scuse diplomatiche… come voleva il suo Marte in Bilancia.
Che tuttavia era anche un Marte in dodicesima casa, quella che la tradizione astrologica associa ai “nemici nascosti”. E proprio nascondendosi tra la folla in Piazza San Pietro, il 13 maggio 1981, un giovane turco di nome Alì Agca gli spara contro due colpi di pistola. Quel giorno, in quel momento preciso, a Roma, la domificazione era identica a quella del suo tema di nascita: Plutone transitava sull’Ascendente; Urano esattamente opposto al Sole in ottava casa; Giove e Saturno stretti nella loro ventennale congiunzione in dodicesima… ma in trigono alla Luna. La Luna che lo salvò.
Acga viene poi arrestato. Il Papa subisce un lungo e delicato intervento e successivamente perdonerà il suo attentatore, andandolo a trovare personalmente in carcere, in una delle sue tante iniziative rimaste storiche; e per la sua grande capacità di comprensione. “Il cuore dell’uomo è un abisso da cui emergono a volte episodi di inaudita ferocia”: non lo disse in relazione al suo attentato, ma dopo vent’anni, dopo che Giove e Saturno si erano nuovamente congiunti, dopo il crollo delle Torri Gemelle di New York.
Ma qui comincia anche una storia di sofferenza personale, fisica e umana, che sembra stonare con l’energia vitale del suo Marte angolare, del suo Giove culminante in Leone, della sua Luna in Gemelli e in generale della grande “venusianità” del suo tema (Sole-Mercurio-Venere in Toro, Ascendente in Bilancia), che pure l’hanno caratterizzato nel suo approccio anche sensoriale all’amore per la vita e la natura.

Il Papa non aveva solo Marte in dodicesima; aveva anche Chirone in sesta, che sembra confermare con questa posizione l’esattezza della sua ora di nascita.
Chirone è un corpo celeste definito “planetoide”, possedendo una realtà astronomica a metà strada tra l’asteroide e il pianeta. Anche da un punto di vista astrologico è poco conosciuto, essendo una scoperta relativamente recente, ma ha conquistato una dignità simbolica ed un profondo significato spirituale e – quindi – esistenziale. Chirone è la “ferita” originale e individuale: è la necessità e insieme la capacità di affrontare il dolore, la malattia di cui l’anima deve fare esperienza e insieme la guarigione che ne sa trarre e realizzare. Nel tema di Giovanni Paolo II Chirone è dunque in sesta casa, là dove sperimentiamo il rapporto con il corpo materiale, con la sua funzione di contenitore di vita: tanto prezioso quanto fragile. Quadrato a Plutone, pianeta della rinascita nel ciclo vita-morte, e trigono alla congiunzione Giove-Nettuno, che imprime coscienza spirituale proprio mediante l’esperienza della vulnerabilità e caducità fisica.
Dopo l’attentato del 1981 comincia per il Papa un serie infinita di incidenti e malattie, reali o presunte, tanto che lui stesso definì scherzosamente il Policlinico Gemelli come il “Vaticano III”. L’infezione da cytomegalovirus nello stesso anno, e il sospetto di leucemia; l’intervento al colon con asportazione di una massa tumorale (che non si seppe mai se benigna o maligna) e quello per calcoli alla cistifellea nel 1992; la riduzione di una lussazione alla spalla destra in seguito ad una caduta nel 1993, che dà il via a voci su sbalzi di pressione, svenimenti e momentanee amnesie; inserimento di una protesi per frattura del femore dopo un’altra caduta nel 1994, con altrettanti sospetti di tumore osseo. Allora il Papa comincia ad usare il bastone, e si diffondono anche le prime voci sul possibile Morbo di Parkinson. Nel 1995 abbandona una funzione religiosa a causa di un malessere; nel 1996 una nuova infezione all’apparato digestivo lo blocca per due settimane, dopo di che subisce un intervento per appendicite. Dal 1996 il Morbo di Pakinson, mai ammesso ufficialmente, non è più nemmeno smentito e viene anzi confermato seppur indirettamente dai medici. La precisa opposizione tra Saturno e Urano, che quadra la Luna in Gemelli, sembra purtroppo emblematica nei confronti di malattie neurodegenerative gravanti in particolare sul movimento e la parola, e da allora il Papa ha infatti lottato contro un’invalidità progressiva, un tremore diffuso ed una difficoltà motoria ed espressiva crescente, il tutto peggiorato dall’intervento al femore e da un’artrosi che nel 2002 lo colpisce al ginocchio destro; fino al laringospasmo che ha decretato l’inizio della fine.
Per aiutarlo, facilitarlo nei suoi compiti e sostenerlo in questo vero e proprio calvario, sono stati inventati ed utilizzati strumenti di ogni tipo: scivoli, stampelle, passerelle, leggii mobili, braccioli meccanici ed elevatori, che hanno fatto tanto ma non quanto è riuscita a fare la sua incredibile volontà. Il Papa non ha mai voluto nascondere i sintomi o gli effetti delle sue malattie, ed anzi proprio mostrando la propria sofferenza ha dato la più alta testimonianza della sua fede. Ed è soprattutto questa l’eredità che ci ha lasciato. La sua grande dignità, la sua autorità morale unita alla compassione umana, il carisma che derivava da una forza interiore che era anche umile e totale abbandono al volere di Dio.
“Non abbiate paura di aprire le porte del vostro cuore a Dio”. Lo disse nel suo discorso di insediamento, lo disse con forza e lo ripeté: “non abbiate paura”.

Alle 21,37 del 2 aprile 2005, il Santo Padre ha lasciato il suo corpo stanco. Ha smesso di soffrire. A sei giorni da un’eclisse totale di Sole che vede i Luminari opposti a Giove, e che gli antichi avrebbero, sì, valutato con paura: “morte di regnanti”…
E adesso che non c’è più questo grande Papa, questo uomo straordinario, forte e tenero, a cui eravamo abituati ad affidarci, anche noi abbiamo un po’ di paura; per noi stessi, non certo per lui che non l’ha mai avuta e tanto meno l’avrà adesso.
Ci mancherà la sua forza, ci resterà il suo esempio e la sua benedizione. Cerchiamo di esserne degni.




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