ASTROLOGIA IN LINEA
ASTROMAGAZINE - RUBRICHE - Il Fatto

MANDELA: NOVANT’ANNI PER LA LIBERTÀ

a cura di Francesco Astore
 
Clicca sull'immagine

“Ho combattuto il dominio dei bianchi, ho combattuto il dominio dei neri; ho avuto a cuore l’ideale di una società libera e democratica in cui ogni persona potesse vivere insieme in armonia e con pari opportunità. Per questo ideale io spero di poter vivere e spero si possa raggiungere, ma qualora fosse necessario, è un’ideale per cui sono pronto a morire”.

 

In queste parole si scorge tutta la drammatica intensità, tutto il fervore, la straordinaria personalità di uno degli uomini più attivi per la difesa della libertà e per la capacità di soccorrere il debole, un uomo - simbolo del Novecento, lui che ha appena compiuto novanta lunghissimi anni: Nelson Mandela.

Sì, è l’uomo che ha legato il suo nome a quello dell’apartheid, l’abominevole regime di segregazione razziale imposto dai coloni inglesi e boeri in Sudafrica, lui, come si evince da queste brevissime parole, che ha tanto combattuto, tanto penato e sofferto, senza tuttavia mai arrendersi.

Ventisette i durissimi anni che lo hanno visto prigioniero (dal 1963 al 1990!) anni in cui la sua voce ha risuonato dal profondo della sua cella sprigionando una potentissima luce, un grido di giustizia al mondo e all’umanità intera, grido di dolore per la libertà delle donne e degli uomini della sua razza.

Il numero di matricola da recluso, 46664, assegnatogli al momento in cui fu destinato all’ergastolo per sabotaggio e cospirazione, è diventato a sua volta una sorta di mantra per la libertà e usato strategicamente dall’indomito leader come slogan della campagna anti – aids, morbo che ancora flagella il suo amato paese.

 

Figlio di un capo della tribù Thembu, Nelson Rolihlahla Mandela vanta un’origine aristocratica e dopo la laurea in giurisprudenza (ottenuta nell’università sudafricana per studenti neri) nel 1944, si investe in prima persona in una politica pacifista, quella dell’African National Congress che si batte contro la segregazione razziale. 

Questa militanza pacifica e senz’armi si fa guerriglia combattente e naturalmente clandestina, quando nel 1960, il governo in carica uccide 69 membri dell’ANC (il celebre massacro di Shaperville). Lo slancio aggressivo indotto sullo spirito di Nelson produce la corrente “La lancia della Nazione” (Umkhonto we sizwe) interna al movimento dell’ANC. L’arresto di Mandela avviene di lì a poco, nel 1963 e il passo verso l’ergastolo sarà ancora più breve, dopo un processo di nove mesi.

La prigionia di un uomo coraggiosissimo impressiona e scuote animi e coscienze per molti anni: nel febbraio del 1985 il regime di Pretoria gli offre la libertà, ponendogli però la condizione di rinnegare la guerriglia. Mandela rifiuta, rimanendo dietro le sbarre, comprendendo il tentativo da parte del potere di svuotare la sua figura e di renderla meno eroica e prestigiosa agli occhi della comunità internazionale su cui, egli è ne è cosciente, la sua immagine di perseguitato può fare molta presa.

E la sua arma segreta sarà proprio quella del consenso mondiale, che si palesa definitivamente quando gli Usa ritirano il loro appoggio al regime segregazionista e con la determinante guida politica di De Klerk, nel 1990, il combattente nero è liberato.

 

L’ultimo decennio del secolo fino ai nostri giorni è un susseguirsi di trionfi per Mandela: dall’elezione a presidente dell’ANC nel 1991, dal premio Nobel per la pace del 1993, alla carica di capo del governo e presidente della Repubblica del Sudafrica avvenuta con elezioni libere e leggi multietniche nel 1994 (durerà sino all’anno 1998).

Londra è una città particolarmente innamorata dell’uomo e del personaggio Mandela, infatti proprio in occasione del suo settantesimo compleanno, mentre egli era ancora in prigione, gli dimostrò grandissimo affetto (e una sensazionale pubblicità per la sua causa) nel giugno 1988 con un primo grandissimo concerto rock allo stadio di Wembley.

 

Poi, per la novantesima candelina invece, il 30 giugno scorso, la città è sempre Londra, lo scenario Hyde Park, le star sono Amy Winehouse, Annie Lennox, Bono, Zucchero e tanti, tanti altri a tributare un sincero affettuosissimo augurio ad uno dei padri dell’emancipazione razziale.

E lui, questa volta non più in carcere, partecipa con humor e carisma intatti: “Continuate a sostenere 46664!” Questo il numero dei biglietti stampati e venduti dalla Fondazione 46664, i cui proventi andranno alla lotta contro l’Aids in Africa.

 

Ci sorprende forse il fatto che Mandela esibisca nei gradi zodiacali geograficamente corrispondenti appunto a questa città, da sempre così attenta alle sue sofferenze, così in sintonia con i suoi messaggi di libertà, una luminosa e beneficata Venere (intorno ai 22 gradi dei Gemelli, gradi “londinesi” appunto)?

Partendo da questa splendida posizione di Venere possiamo raccogliere le fila dell’interpretazione astrologica nel Cielo di Mandela, che nasce ad Umtata il 18 luglio 1918 alle ore 14,45: Cancro con ascendente Sagittario.

Venere è pianeta importantissimo per un Cancro poiché trova nel segno la sua esaltazione (la celebrazione dei suoi valori) identificando così la dolcezza, la pietà per il debole (la latina pietas) la vocazione a proteggere, a prestare soccorso di cui spesso i nativi del segno più evoluti sono dotati.

“Il nostro lavoro non è ancora finito, c’è troppa povertà e oppressione per i più deboli” afferma ancora oggi.

Il Sole Cancro è nella eversiva, politica, portata alla sfida del cambiamento, Casa VIII e, a rafforzare questa informazione, forma un possente trigono alla Luna che si installa in Scorpione e Casa Dodicesima. Ottava e Dodicesima legate da un trigono e per di più in due segni d’Acqua (centralità data alle emozioni) e con il coinvolgimento della Luna (patria) denotano la capacità di andare controcorrente per amore del proprio popolo, di superare ciò che apparentemente è più grande di sé, la volontà di resistere in solitudine e davvero di attraversare l’esperienza durissima, alienante della prigionia, uscendone poi vivificati e trasformati (Scorpione segno di morte e di resurrezione).

 

La Luna Scorpione – Dodicesima è trafitta da una doppia, pericolosa quadratura di Saturno e Mercurio in Leone – Nona: testimonianza evidente del sacrificio individuale (Dodicesima) per far vincere un ideale (Nona). L’idealismo è il faro che fa risplendere il vissuto di Mandela ed è leggibile nell’ascendente Sagittario, nella stupenda Casa Nona, in un infuocato, coraggiosissimo Nettuno in Leone e Ottava (in congiunzione a Saturno). Intelligentissimo, avveduto, preveggente lo descrivono la congiunzione Nettuno – Saturno – Mercurio, il trigono Sole – Luna: tutti sulla diurna linea dell’orizzonte!

La necessità di impugnare le armi per difendere le proprie idee (e dunque gli ideali di Mandela non si nutrono di un pacifismo imbelle!) è giustificata dal sestile che la coppia Saturno – Mercurio forma con un severo, giusto, efficacissimo Marte in Bilancia.

 

Mandela entra in carcere nel ’63 e in quell’anno Nettuno in Scorpione si affaccia in Dodicesima (quadrando Mercurio e Saturno). A metà degli anni ’70 anche Urano entra in Scorpione (formando gli stessi aspetti), poi in Sagittario, ma rimarrà in Dodicesima fino all’incirca al 1985, proprio l’anno in cui si inizia a parlare di scarcerazione (ma è l’anno in cui anche Saturno transita in Scorpione e Dodicesima quindi bisognerà attendere ancora).

Nel ’90 (la definitiva liberazione) tutti i corpi celesti avranno lasciato la Dodicesima e viaggeranno ormai diretti tra le Case I (l’Io, l’esperienza da leader) e II (il territorio d’appartenenza, la cura della patria).

 

Ma ritorniamo a Venere pianeta così fondamentale nella trama celeste – esistenziale di quest’uomo, a conferma della stupenda tessitura zodiacale, l’astro forma un trigono formidabile con Urano, collocato in Aquario (nel suo “regno”, rara posizione planetaria!) un Urano che della libertà è il difensore più acceso, un Urano che dello spezzare il giogo delle tristi, umane prigionie è il grande esecutore. Il campo d’azione attivato da Urano si individua nella capacità di rendere plateale, far risuonare al mondo intero il disagio della segregazione razziale (il pianeta si colloca nella comunicativa Casa Terza: ancora una brillante posizione per il pianeta!).

Ma, come se non bastasse, un Urano così bello, così rivoluzionario, ha qui il dono di comporre un altro trigono, questa volta a Giove in Cancro: un Giove magneticamente congiunto a Plutone e alla omnipervasiva Venere.

La disinvoltura morale di Urano Aquario è neutralizzata dai forti valori venusiani e cancerini, il lucido realismo del pianeta è incanalato in direzione di un sentito slancio umanitario.

 

Amore per l’umanità, ideale di concordia tra i popoli e nella società dei viventi: quale migliore descrizione di una Venere, signora dell’armonia, ospitata (ricordiamolo, infine) in uno dei suoi punti d’elezione, perfettamente, magicamente direi, angolare al Discendente, nella bilancina Casa Settima?




Copyright (c) 2003 Astromagazine - la rivista di Astrologia in Linea - Tutti i diritti riservati