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NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLLEONE?

a cura di Sandra Zagatti
 

Si è parlato diffusamente, negli ultimi mesi, del passaggio in segni di Terra di pianeti lenti ed autorevoli come Giove, Saturno e Plutone. Se ne è parlato bene in termini di concretezza, sicurezza, sobrietà ed efficienza; male in termini di rigidità, restaurazione, severità e sacrificio. Si è parlato di potere e di finanze, ma l’enfasi portata dal passaggio dei pianeti veloci in Vergine, nel mese di agosto, riporta questi ed altri argomenti alla nostra riflessione.

 

Le Olimpiadi si sono concluse, e a quello strano senso di malinconia che sempre accompagna la fine di ogni evento importante, si affianca una sensazione più sgradevole di disincanto, delusione, imbarazzo. La Cina ha vinto. Non solo nel medagliere sportivo, ma di fronte a tutto il mondo, che si è piegato al suo strapotere letteralmente “turandosi il naso” ed accettando di partecipare a questo grandioso spettacolo in cui Pechino ha mandato in scena la sua faccia più presentabile, anzi splendente di maquillage.

Già la cerimonia di apertura aveva colpito non solo per qualità ma per “quantità”: una massa incredibile di persone perfettamente sincronizzate, uniformate, dirette come un vero e proprio organismo collettivo. Non fu solo una dimostrazione di efficienza organizzativa e magnificenza tecnologica: fu anche uno sfoggio di potere; lo sapevano loro e lo sapevamo noi del “resto del mondo”, ma tutti fingemmo che si trattasse della solita “prima gara olimpica”, quella per cui le nazioni ospitanti tentano di cancellare il ricordo di quattro anni prima, sorpassandosi in spettacolarità già nella cerimonia inaugurale.

E adesso la Cina canta vittoria, elencando con trionfale precisione tutto ciò che è accaduto o non accaduto, come nelle (sue) previsioni.

Ad esempio, avevano detto che volevano superare gli Stati Uniti e raggiungere le cento medaglie. Presto fatto. Al modico prezzo di qualche sospetto di giurie non del tutto imparziali, di ricorsi non accettati, di regole applicate a singhiozzo, il risultato è stato raggiunto: cento podi per la Cina e Stati Uniti secondi negli ori.

 

Non ci sono state nemmeno le proteste, le dimostrazioni, i boicottaggi che tutti paventavamo; e questo nonostante le autorità cinesi avessero messo a disposizione di “eventuali manifestanti” tre parchi cittadini, mostrando come primo gioiello democratico una tale concessione di diritto – evidentemente non scontata – salvo poi respingere tutte le richieste di permesso e fermarne alcuni promotori per “chiarimenti precauzionali”.

Per quanto riguarda lo smog, per cui sembrava che gli atleti dovessero soffocare intossicati al primo allenamento, è stato sufficiente un “minimo” impegno preventivo: già da luglio quattrocentomila auto blu ferme, milioni di veicoli privati in circolazione a targhe alterne, centinaia di industrie chiuse tra Pechino e province limitrofe, con un blocco della produzione insostenibile in nazioni “normali” ma sopportato senza batter ciglio dalle finanze cinesi. Un’impeccabile dimostrazione di coscienziosità, che tuttavia non chiarisce perché mai – se è bastato così poco – prima e dopo le Olimpiadi non venga fatto invece nulla per ridurre l’impatto ecologico di un Paese che, insieme all’India, è responsabile del 25% delle emissioni nocive globali ma rifiuta le limitazioni proposte dal G8.

 

Che dire poi dell’”aiuto statale allo sport”, per cui la Cina si è presentata come una nazione solidale con i giovani che non possono permettersi la gioia di un’attività sportiva e la salutare crescita fisica e morale che permette? Li abbiamo visti, quei giovani: un vero esercito di “volontari” vestiti di giallo, sventolanti bandierine e ininterrottamente sorridenti, reclutati per riempire i posti vuoti sugli spalti e sostenere l’effetto del popolare “tifo spontaneo”. Un’altra farsa che ci siamo bevuti, mentre abbiamo finto di non capire la storia delle bambine taroccate da sedicenni, che fanno sport per sei ore al giorno ed ogni giorno della settimana, col rischio di essere escluse dai programmi se non dimostrano capacità, tornando poi alla vita normale senza nemmeno aver avuto un’istruzione adeguata.

 

E a proposito di bimbe, forse non tutti sanno che quella splendida creaturina che ha cantato alla cerimonia di apertura era anche lei, e suo malgrado, una finzione: che cantava in playback con la voce di una coetanea non altrettanto bella per essere mostrata in mondovisione. Eppure ci siamo commossi sinceramente di fronte a quella bambina, usata per lanciare un messaggio subliminale (“Come può nascere un tesorino del genere in un Paese cattivo?”) e dimenticando che molte altre neonate sono abortite o lasciate morire ancora oggi, per favorire il maschio in un Paese che ufficialmente non limita più le nascite ma ne “suggerisce” il controllo.

Ipocrisia, propaganda, spettacolo di massa e ostentazione di forza: non molto dissimile dall’atteggiamento che certi animali assumono per impressionare gli avversari, ergendosi in tutta la loro altezza e gonfiando il petto di muscoloso orgoglio. Il presidente del Comitato Organizzatore dei Giochi, Liu Oim, ha affermato pochi giorni fa che il successo di queste Olimpiadi “dimostra la fiducia del mondo nella Cina”. Direi piuttosto che ne ha dimostrato la paura, perché evidentemente nessuno vuole inimicarsi il colosso asiatico, da cui buona parte del mondo industriale e commerciale dipende. Ed anche se, a detta del presidente del Comitato Olimpico Internazionale, “queste Olimpiadi erano il modo giusto per ottenere un’apertura”… l’apertura non c’è stata. Tutto è rimasto come prima.

 

Ma perché? Cosa è successo? E’ come se, nell’opposizione tra Saturno e Urano, il passaggio “in massa” dei pianeti veloci in Vergine abbia talmente sostenuto Saturno da rendere troppo leggero il peso di Urano: poco credibili le “aperture mentali”, poco decise le proteste, poco efficaci le campagne per i diritti umani, poco verosimili le dichiarazioni di assenteismo fatte da dirigenti e presidenti vari, tutti o quasi presenti, poi, alla cerimonia di apertura.

Insomma: cambiare tutto per non cambiare niente? Sembrerebbe proprio così, anche a giudicare dall’analoga delusione avvertita da molti in seguito alla scelta – proprio di questi giorni – fatta da Barack Obama in merito al suo eventuale vicepresidente degli Stati Uniti. Già, perché persino il rampante “uomo del futuro” del partito democratico ha ceduto e, con Joseph Biden, ha scelto il passato: il solito, comodo e rassicurante “vecchio politico”, “veterano del Congresso”, “concreto ed esperto”. Ha scelto Saturno, e poco cambia se l’ha comunicato via sms. Chi al suo fianco avrebbe preferito l’ecologista e Nobel per la Pace Al Gore, oppure una donna, da Kathleen Sebelius a Caroline Kennedy alla stessa Hillary Clinton, si è dovuto arrendere a quella che appare una decisione assennata, vista l’inesperienza di Obama non solo in politica estera, ma che potrebbe costargli un tot di elettori e comunque non elimina la sensazione di un’occasione perduta: per calcolo, per convenienza, per buonsenso, ma forse anche per il timore che la sola retorica propagandistica non basti a renderlo all’altezza del compito. Una decisione che sembra confermare il peso dei pianeti nel “previdente” segno della Vergine, in appoggio a Giove in Capricorno, che in quanto a potere non scherza ma ha davvero ben poco di rivoluzionario…

 

Purtroppo, le occasioni perdute sotto il cielo di agosto non si sono limitate ad una “assenza” di eventi attesi o di cambiamenti sperati, e quando Marte ha raggiunto l’opposizione di Urano, questa energia di scontro tra vecchio e nuovo ha comunque trovato un modo violento per esprimersi, con la crisi diplomatica tra Russia e Stati Uniti per cui è stato persino riesumato il termine “guerra fredda”. Adesso che Marte e i pianeti veloci si spostano in Bilancia c’è da sperare che si risolva davvero, questa crisi, ma è stato senz’altro con saturnina freddezza che i due presidenti sono intervenuti all’apertura dei Giochi Olimpici, per non alienarsi i favori cinesi proprio mentre la guerra si scaldava in Georgia. 

 

Per quanto riguarda la Cina, ci resta almeno la soddisfazione del K.O. tecnico rifilato dal nostro Roberto Cammarelle a Zhang Zhilei: un bell’invito – non solo simbolico – all’umiltà, per chi ha ostentato la propria forza da “peso massimo” fino all’ultimo giorno dei Giochi ma non ha avuto l’ultima parola…

Per quanto riguarda il resto del mondo, basti l’immagine dell’abbraccio tra la russa Natalia Paderina e la georgiana Nino Salukvadze, vicine sul podio due giorni dopo lo scoppio delle ostilità tra i loro Paesi, per dare un senso nobile anche a queste Olimpiadi, per farci credere che forse non tutto resta sempre uguale come sembra. Un insegnamento offerto ancora una volta da individui, e che solo la coscienza individuale può ricevere e trasmettere al futuro, come una pacifica e luminosa fiaccola olimpica.




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