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IL SENSO DELLA VITA

a cura di Lidia Fassio
 

Non è facile per l’uomo moderno scoprire quale è la sua vera vocazione. Sappiamo bene che per giungere all’autorealizzazione, abbiamo bisogno di capire prima quale è la nostra strada, quella che, una volta intrapresa, non solo ci porterà alla meta, ma ci regalerà un senso di soddisfazione interno che non ha nulla a che vedere con l’essere “arrivato socialmente”, non almeno come si intende comunemente oggi.

Spesso si confonde vocazione con scelta di studi o con professione: non sono assolutamente la stessa cosa; uno può scegliere un ciclo di studi che sia in linea con le motivazioni interne e con quel Daimon che innegabilmente spinge per aprirsi una strada nella nostra coscienza; se saremo in grado di udire questa voce interna, allora gli studi saranno semplici come semplice sarà ciò che verrà dopo.

Non tutte le persone hanno la capacità o la possibilità di comprendere da giovani questa “vocazione”; a volte la voce interiore è stata così tanto soffocata da essersi ripiegata al punto da diventare muta e così, si perde di vista ciò che si è interiormente e la direzione che si può prendere per esprimere questo potenziale per seguire altre direzioni che sono sollecitate dall’esterno, dal bisogno di realizzazione economica, o dal desiderio di essere gratificati nell’immagine che il mondo ha di noi.

In questi casi, il lavoro, la professione che si andranno a fare non saranno gratificanti, così come non sono stati gratificanti neppure gli studi, anche se sono stati portati avanti con senso di responsabilità e interesse.

 

La nona casa e il segno del Sagittario si legano alla vocazione e, in questo segno non sono presenti né Saturno, né Marte né Plutone; il che significa che nella vocazione non sono compresi il senso del dovere, né quello di affermazione in senso stretto, né le tematiche legate al potere personale; i pianeti rappresentati in questo segno sono Giove e  Nettuno che, guarda caso, indicano un aggancio con il mondo transpersonale o, se vogliamo, con i grandi principi universali e la spiritualità che, sembrerebbero essere gli attivatori dell’ispirazione e della possibilità di comprensione.

 

Come a dire che, ad un certo punto, prima di poter accedere ad una vera autorealizzazione, bisogna necessariamente cercare una pienezza di significato, unica cosa che permette di superare le grandi frustrazioni che, altrimenti, segnano profondamente la vita.

Come a dire che se non entriamo in quest’ottica possiamo vivere a lungo nella totale “frustrazione esistenziale” che solo apparentemente ed illusoriamente può essere compensata attraverso le gratificazioni derivanti da una “carriera interessante”.

La decima casa dell’oroscopo tende a portarci molto più in là, non a caso al suo interno non vi è solo Saturno ma anche Urano che, proprio in questa casa, ha il compito di connetterci con l’altra parte di noi – quella che sta fuori dalla coscienza –  che è l’unica in grado di dare significato. 

Il codice zodiacale è molto abile nel farci capire quali sono le tappe che dobbiamo affrontare nella vita: non esiste in pratica realizzazione se non abbiamo prima individuato un aggancio con quella parte di noi che sa da dove arriviamo, dove dobbiamo andare e cosa dobbiamo realizzare non certo per un soddisfacimento narcisistico ed egopatico, ma per poter dispiegare – come dice Maslow – i nostri veri potenziali.

Se sottovalutiamo queste informazioni, non sarà possibile arrivare alla pienezza dell’autorealizzazione e, come conseguenza, trasformeremo i successi materiali in realizzazione, ma non sarà la stessa cosa per il nostro mondo interiore che continuerà a non essere soddisfatto e che, mostrerà a qualche livello questa mancanza di gratificazione e di pienezza.

 

Uno dei più grossi problemi della modernità riguarda proprio il “senso della vita stessa”; molte persone avvertono noia e assenza di significato per cui, qualsiasi cosa fanno non porta ad una crescita interiore ma, paradossalmente, quasi ad uno svuotamento di energia.

Le scuole di psicologia umanistica concordano con il dire che è la frustrazione esistenziale a produrre affezioni psichiche e non certo la frustrazione sessuale o il senso di inadeguatezza come intendevano Freud e Adler.

 

Il punto fondamentale sta nel fatto che questa grave frustrazione resta spesso latente e non si manifesta pienamente, soprattutto laddove i soggetti sono realizzati da un punto di vista di ruolo sociale e sono molto gratificati a livello economico: come a dire che queste “deformazioni” prodotte dall’era moderna spesso depistano completamente i soggetti che, non indagano le motivazioni di una strisciante depressione che solo a tratti viene avvertita ma che si pensa  sia del tutto ingiustificata in quanto sin ritengono arrivati e quindi,  senza motivi reali di insoddisfazione.

 

Sappiamo però bene che è sempre l’ANIMA quella che si ammala e che, pian piano, se non corriamo ai ripari,  contaminarà il corpo. Motivazioni, autenticità e significato sono le parole magiche che consentono di sperimentare quello che si definisce senso di pienezza.

 

Tutti conosciamo qualcuno che ha cominciato a stare male subito dopo la pensione. Ci sono studi che ormai danno per scontato che una certa percentuale di persone sembra stare bene fino a quando è dentro al ciclo produttivo perché sono identificate con il lavoro e con il successo che, tuttavia, non hanno mai risposto a quella parte che vuole qualcosa di più e che, in cambio, è disposta a regalarci salute fisica e psichica.

 

Questi casi possono realmente indicarci che c’è qualcosa di più che va cercato nella vita: spesso sono proprio i manager quelli più soggetti ad ammalarsi; gli americani hanno coniato il termine “manager’s desease” ad indicare il disagio di soggetti che scambiano l’attivismo e la volontà di potere con la realizzazione interiore. Come ben dice Victor Frankl: “la volontà di potenza qui si manifesta nel suo lato più primitivo e più banale; ma si tratta della volontà di guadagnare denaro che offusca il desiderio di trovare significato”.

 

Per riuscire a modificare questo stato di cose, occorrerebbe “ascoltarsi” e percepire l’inquietudine che, sempre, accompagna queste persone. In effetti ci sono dei piccoli sintomi che, normalmente vengono sedati proprio con l’attivismo. La casa nona è una casa di ricerca interiore.. e, quando questa non può essere accolta, finisce per scaricarsi sull’attivismo e sulla produttività delle due case mercuriali (IIIa e VIa) che, solo illusoriamente, possono compensare qualcosa che non è sostituibile.

L’attivismo e il successo professionale sembrano tenere a bada l’inquietudine dell’anima che, tuttavia, lavora da dentro fino a minare proprio quella fase della vita (pensione) che, più delle altre, dovrebbe rappresentare il contatto con il lato spirituale, ovvero l’aggancio con Nettuno, il simbolo che ci vuole riportare all’unità perduta.

Ognuno di noi deve essere sostenuto da una ambizione parola che, quando è utilizzata in senso positivo racchiude un simbolo prettamente gioviale che il dizionario Devoto definisce come: “desiderio legittimo di migliorare la propria posizione, conoscenza e possibilità” mentre diventa un simbolo più legato all’ombra di Plutone quando assume il senso negativo indicato dallo stesso dizionario come “desiderio egocentrico di affermazione e di distinzione sociale da cercare con ogni mezzo”.

 

La differenza è sensibile e riguarda profondamente il tema proposto: nel primo caso, l’ambizione serve un principio più grande e viene anzi spinta dalla “vocazione” che corrisponde ad una chiamata de Se’; nel secondo invece, l’ambizione è totalmente asservita al bisogno di potenza, anzi, di onnipotenza dell’Io e segnala dunque una lesione intensa al senso di identità che, pertanto, deve essere recuperato attraverso l’essere riconosciuti dall’esterno.

 

La malattia che avviene dopo la fine del lavoro ci ricorda che non possiamo agganciare la nostra identità al ruolo esterno perché, nel caso, sarà difficile il passaggio nel momento in cui questo non ci sarà più; è quindi fondamentale ricordare che prima o poi dobbiamo agganciare il nostro bisogno di crescere ad una dimensione più spirituale dell’esistenza. Da un punto di vista astrologico questa difficile situazione può essere manifestata da quadrature tra Saturno e Giove, oppure quadrature tra la sesta e la nona casa; e, in ultimo da quadrature tra Nettuno e Saturno.




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