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BARBABLÙ

a cura di Lidia Fassio
 

Nella fiaba ci sono sempre, come abbiamo visto, temi di crescita che hanno un grande valore collettivo; le fiabe sono “perle di saggezza” che sembrano indicare la via da seguire in alcune situazioni della vita, situazioni che rappresentano sempre momenti di crescita.
Questo indica che nella nostra psiche sono presenti “impulsi allo sviluppo” che si affacciano quando siamo in difficoltà e quando facciamo ricorso a quelle risorse interne che, nella vita ordinaria, sono invece nascoste.
Astrologicamente possiamo vedere questo tema nel simbolo della casa VIIIa, casa che rappresenta la nostra “trasformazione”, intesa come cambiamento profondo che può avvenire solo se abbiamo preso contatto con quelle parti di noi che stavano in Ombra.

Questa favola, contrariamente a molte interpretazioni psicoanalitiche che la riconducono al tema della fedeltà e della sessualità, tratta invece in modo molto evidente la tematica vittima e dell’aggressore.
Nell’immaginario collettivo queste due figure assumono una colorazione particolarmente asimmetrica: la vittima viene vista con occhi molto compassionevoli mentre l’aggressore assume su di sé le proiezioni di violenza e di aggressività dell’intera umanità e, proprio per questo viene visto sempre come un qualcosa di molto negativo, sicuramente una delle figure “Ombra” più temibili che può permettere l’aggancio di rimozioni molto comune nella nostra società : quelle della violenza e della distruttività insite in ognuno di noi.

Viste in chiave psicologica, entrambe le figure sono invece “simmetriche” per via dell’assoluta complementarietà che fa di loro “due lati di una stessa medaglia”; infatti, vittima e aggressore possono esistere solo insieme; è impossibile trovare una vittima senza qualcuno che la renda tale e, viceversa, non abbiamo aggressori senza una vittima: questa è la particolarità interessante che fa sì che un bel giorno, proprio per via della rimozione di una parte profonda presente in entrambi i personaggi, questi si incontreranno per potersi riprendere ciò che è personale.

La vittima dovrà riprendersi la forza che ha temporaneamente delegato all’aggressore e quest’ultimo dovrà riprendersi la fragilità e la paura delegati alla vittima.

Nel caso specifico, è la donna che – inconsapevolmente - si mette nella condizione di diventare vittima non dando retta a sé stessa lasciandosi condurre altrove da qualità e valori appartenenti all’aggressore.

La favola inizia con Barbablù che dà una grande festa perché deve trovare moglie; nel paesino si mormora molto su questo uomo che, di tanto in tanto, cerca moglie perché la precedente non c’è più. Inoltre, lui ha una barba blu e questo non sembra renderlo particolarmente gradito e appetibile.
Lui è interessato a due fanciulle del paese ed ha chiesto la mano di una delle due alla madre; tuttavia, queste non ne vogliono sapere (entrambe lo trovano un po’ repellente) e quindi lui ha organizzato la festa in modo da poterle incontrare.

La festa è fantastica: Barbablù è molto ricco e può permettersi un grande sfarzo e un grande dispendio di energie : il suo scopo è molto chiaro.
Ovviamente, Barbablù tira fuori tutto quello che possiede e mostra il tutto alle due ragazze; la festa dura parecchi giorni e parecchie notti e, alla fine la figlia più giovane capitola e, superando tutte le sue ritrosie e remore estetiche, decide di sposare Barbablù.

In effetti, in questo lasso di tempo è accaduto che l’esibizione della ricchezza (risorse e potere), ha fatto cambiare di molto le opinioni della donna: significa che lei si è lasciata sedurre dal potere di lui e dimenticando completamente la voce interiore che le aveva dato un grande avvertimento facendole sentire un disagio verso questa persona; a livello psicologico possiamo interpretare questo come una sovrapposizione della parte razionale ai danni di quella istintiva; questo passaggio è fondamentale perché nessuna donna può diventare vittima se tiene fede ai suoi valori interni e non si lascia sedurre e distrarre da … valori che non sono suoi.
La parola “sedurre” implica proprio un “condurre altrove”, ovvero distogliere la persona dai suoi obiettivi e condurla verso obiettivi di qualcun altro.

La donna a questo punto si identifica con lui, o meglio, con il potere di lui; non con ciò che lui è, ma con ciò che lui ha : questo la predispone ad alcune difficoltà che arriveranno in seguito perchè è come se lei avesse svenduto la sua autenticità in cambio di qualcosa di esterno, di fittizio, di apparente; in pratica è lei che inizia a svalutare sé stessa, anzi, a tradire sé stessa.

Un passaggio di questo genere indica una identificazione inconscia con l’aggressore che, nell’immediato sembra offrire potere e grandezza, ma esporrà invece a grandi problemi.
Dopo il matrimonio la coppia dà un’altra grandissima festa a cui partecipa l’intero paese; la favola dice che i festeggiamenti durarono circa un mese.
Ritornati alla normalità, Barbablù dice alla moglie che deve partire per concludere un affare e, a quel punto, consegna il mazzo delle chiavi dell’intero palazzo alla moglie con la proibizione di entrare dentro all’ultima stanza in fondo al corridoio del primo piano.

Questo è un altro tema centrale della favola e, soprattutto dell’individuazione. Il tema della PROIBIZIONE è fondamentale perché, ogni inizio di scoperta di sé e di indipendenza passa attraverso una disobbedienza che reca in sé il superamento di un tabù.
La proibizione solletica la curiosità della donna che - come ben sappiamo - appena Barbablù è fuori di casa è già pronta a scoprire cosa ci potrebbe essere in quella stanza.

La stanza tabù rappresenta qualcosa di sconosciuto nella psiche della donna, qualcosa che deve essere “aperto”, che genera interesse e curiosità ma anche paura. C’è infatti il tema della punizione se si viola un tabù: tuttavia, è fondamentale la disobbedienza per qualsivoglia crescita. Possiamo anche interpretarlo come il bisogno di contattare qualcosa che prima era in ombra, isolato, scisso… lontano dalla coscienza.

La donna quindi si precipita davanti alla stanza e, in un attimo … apre la porta. All’interno c’è poca luce, ma sufficiente per vedere un numero imprecisato di donne morte. Lei in quel momento ha un sobbalzo, è terrorizzata, capisce in un attimo che anche lei sarà una di quelle, capisce che lui è un carnefice e che probabilmente lei morirà. In quel momento le cade la chiave a terra e, nel raccoglierla, si rende conto che è sporca di sangue.
A quel punto è in preda al panico ed esce alla disperata, chiude a chiave la porta e si precipita trafelata in cucina per pulire la chiave e lì scopre che il sangue non va via. La traccia è indelebile.

Possiamo leggere in questo brano alcune cose molto interessanti : lei scopre qualcosa che, ovviamente, a livello psichico è suo personale: è la sua distruttività, quella parte che non aveva mai voluto vedere e che l’ha spinta diritta verso Barbablù; le donne morte possono rappresentare la sua femminilità distrutta, le sue parti femminili sacrificate per poter sposare Barbablù; infine, c’è il tema della CHIAVE che rappresenta una spinta verso l’apertura di qualcosa di nuovo a livello psichico… qualcosa che si libera e che deve essere integrato nella coscienza.
La chiave che ha in mano indica anche che lei è padrona della sua vita, almeno nel momento in cui le ha e le usa.

Chiaro che lei è spaventata, l’incontro con la sua distruttività è terribile; ciò nonostante lei dovrà arginarla e farla diventare creativa, altrimenti effettivamente lei verrà annientata.
Noi tutti abbiamo una buona quantità di distruttività e, c’è un preciso momento della nostra vita in cui la vediamo; a volte le donne la incontrano attraverso un uomo e, in questo caso, lui ha il compito di fare da specchio… e così viene visto come il “distruttore”.

La donna in questo frangente sta pensando a cosa fare per salvarsi : sa che è una questione di vita o di morte; in quel momento però rientra anche il marito e, vedendola sconvolta le chiede subito le chiavi: lei tergiversa, dice che non le ha, che le ha lasciate in camera e che deve andarle a prendere, nel frattempo offre la cena al marito, lo invita a sedersi.
Lei sta pensando, sta cercando di prendere tempo e nel frattempo nella sua testa sta pensando ad una strategia vincente: non vi è salvezza se non trova un modo per arginare Barbablù.
Nel frattempo però lui l’ha messa alle strette e lei ha dovuto consegnare le chiavi e, ovviamente, lui ha visto la chiave sporca di sangue.
Lui sa… e anche lei sa che il tempo che le rimane è poco.
Qui accadono due cose importanti: lei prima chiede al marito un po’ di tempo per rimettere la sua anima a Dio e poi, quando sale nella sua stanza chiama a gran voce le sorelle e dice loro di cercare i suoi fratelli e di fare presto, altrimenti lei è spacciata.

Possiamo leggere questo a livello psicologico come il ricorrere ad una forza trascendente e spirituale che potrebbe giungere a lei attraverso una ispirazione; nel frattempo però lei ricontatta anche ciò che lei ha dentro di sé, i suoi veri valori, i suoi affetti, ciò che conta per lei, ciò che apparteneva a lei prima dell’incontro con Barbablù; quella è la parte incontaminata… sono i suoi istinti, le sue risorse sane: in quel momento lei si riavvicina al suo Se’ e questo si manifesta con il suo vero potere e non con quello esterno.

Proprio mentre lui sta per ucciderla arrivano i suoi fratelli che invece la liberano uccidendo Barbablù che, da aggressore diventa vittima.

La Morale

Questa fiaba ci ricorda che solo noi possiamo concederci il lusso di diventare vittime o meglio, possiamo essere vittimizzati da altri quando siamo già vittimizzati da noi stessi non credendo ai nostri sentimenti ed ai nostri valori ma accogliendo per veri quelli esterni.

Ci sottolinea però anche il fatto che la nostra psiche non si arrende alla vittimizzazione e pertanto ciclicamente tenta di metterci in contatto con il bisogno di liberarci, di trasgredire, di andare ad aprire certe porte dietro alle quali ci sono risposte che dobbiamo imparare a vedere e a cogliere.
La chiave che Barbablù dà a sua moglie indica che anche nelle situazioni più difficili ci sono degli spiragli; ci sono momenti in cui possiamo riprenderci il nostro potere in mano: sono le spinte alla crescita, all’affermazione di noi stessi e sono occasioni che la psiche crea per poterci offrire un’opportunità.

Infine, questa fiaba conclude soffermandosi sull’idea che se ritroviamo noi stessi ritroviamo anche quelle risorse che sono “salvifiche”: anche l’aiuto dall’esterno può arrivare a patto che ci siamo messi in dirittura della liberazione di noi stessi.
La fiaba ribadisce con forza che la salvezza non arriverà da fuori, ma arriverà dall’atteggiamento interiore e dal credere di avere forza e diritto alla vita.
Infatti, la vittima deve vincere la sua paura, perché è proprio questa che può trasformarsi in azione attiva e forza, ingredienti che servono per liberarsi da qualsiasi giogo. L’eroina infatti, trova la voglia di lottare e di superare la paura; non si lascia certo spiazzare da Barbablù, continua a pensare e a far andare il suo cervello alla ricerca di una soluzione e… alla fine, la trova.




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