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NON C'È SCIENZA SENZA CONOSCENZA

a cura di Sandra Zagatti
 

“Persino eminenti scienziati ci credevano.” Così Steno Sari commenta la popolarità raggiunta dall’astrologia nel XV e XVI secolo, in un articolo pubblicato sul Giornale del 3 gennaio. Quel “persino” la dice lunga sull’opinione di Sari sull’astrologia e, direi, anche sulla scienza di allora, che tuttavia sembra aver recuperato con gli interessi, mettendo poi “seriamente in discussione” le basi dell’astrologia… Almeno questo è ciò che scrive lui: ciò che lui e tanti altri credono, riuscendo però a sciorinare come “prove scientifiche” solo un trito e ritrito elenco di sciocchezze.

E’ così; e mi dispiace dover constatare ancora una volta quanto le motivazioni addotte per screditare l’astrologia siano risibili. Il bello, si fa per dire, è che lo sono proprio sul piano scientifico! Non voglio credere che chi fa certe dichiarazioni sia davvero così ignorante di nozioni di astronomia delle scuole medie, ma vista l’insistenza con cui vengono ripetute – sempre uguali, sempre le stesse – nonostante altrettante eroiche e inutili spiegazioni da parte degli astrologi, in alternativa posso pensare solo alla malafede. E cioè che ogni mezzo, anche se infondato, sia lecito quando il fine è combattere l’astrologia.

Se è così, nessun tentativo di fare chiarezza potrà mai servire. Ma poiché non vorrei sembrare presuntuosa o irrispettosa (e poiché in fondo penso che al mondo ci siano tante persone intelligenti e non prevenute) ne faccio un altro.

 

Cominciamo da qui:

“La parte del cielo dove si trovano i percorsi apparenti del sole, della luna e dei pianeti, detta Zodiaco, è suddivisa dagli astrologi in 12 parti uguali, ciascuna col segno di una costellazione. In realtà ci sono 14 costellazioni in quella parte del cielo. Non sono tutte della stessa dimensione e fino a un certo punto si sovrappongono una all’altra. Perciò le carte disegnate dagli astrologi non somigliano per niente a quello che c’è nei cieli fisici. Oggi il passaggio del sole fra le costellazioni, per chi osserva dalla terra, avviene con un mese circa di ritardo rispetto a 2000 anni fa…”

 

Ancora la solita confusione tra segni e costellazioni? Ebbene sì, e non se ne può più. Eppure, chi sa cosa sia davvero la cosiddetta Precessione degli Equinozi, non dovrebbe avere dubbi sul fatto che all’astrologia tropicale, quella comunemente usata (e criticata) in Occidente, delle costellazioni interessa meno di nulla. E il motivo è presto detto:

 

Come tutti sanno, l’Eclittica è la traiettoria che il sole percorre in un anno intorno alla terra; si tratta ovviamente di un percorso apparente, perché in realtà è la terra a girare intorno al sole, ma dal punto di vista geocentrico sembra che a muoversi sia proprio il sole. Ampliando l’eclittica di circa 8° di latitudine nord e sud, otteniamo appunto la fascia dello Zodiaco, al cui interno si proiettano le costellazioni zodiacali e vediamo orbitare i pianeti del nostro sistema solare. Ecco, i cosiddetti “segni” non sono altro che partizioni di 30° della fascia zodiacale, quindi suddivisioni spazio-temporali legate al moto di rivoluzione della terra: dodici tappe del percorso annuale del sole, che è quello che determina l’avvicendarsi delle stagioni.

Poiché la terra è inclinata sul proprio asse, l’Equatore Celeste è altrettanto inclinato di 23°27’ rispetto alla linea dell’Eclittica, il che porta questi due circoli ad incrociarsi in due punti sulla volta celeste, chiamati Punti equinoziali o Punti vernali. Il punto in cui il Sole si trova a transitare durante l’Equinozio di primavera si chiama Punto Gamma o Punto Equinoziale di Primavera: astronomicamente corrisponde all’inizio della primavera boreale (l’autunno nell’emisfero Sud), e astrologicamente corrisponde all’entrata del Sole nel SEGNO dell’Ariete. Il punto opposto, in cui passa il Sole durante l’Equinozio di autunno, si chiama Punto Omega o Punto Equinoziale di Autunno: corrisponde astronomicamente all’inizio dell’autunno boreale (la primavera nell’emisfero Sud), e astrologicamente all’entrata del Sole nel SEGNO della Bilancia.

Mentre l’eclittica è fissa, l’equatore celeste non lo è; in quanto estensione di quello terrestre. A causa delle varie attrazioni planetarie e di altri fattori, la rotazione della terra risulta infatti simile al moto di una trottola: l’asse dei poli quindi ruota leggermente descrivendo una specie di cono (attualmente l’asse punta come sappiamo verso la stella polare, ma verso l’anno 8000 punterà verso la stella Alfa del Cefeo, e nel 14000 verso la splendente Vega). Ma dunque, se l’asse polare cambia direzione, anche l’equatore (che è ad esso perpendicolare) cambia giacitura, e di conseguenza l’Equatore Celeste. Il che significa che incontrerà l’eclittica in punti equinoziali diversi, nel tempo, causando lo spostamento (a ritroso rispetto alle costellazioni: precessione) del Punto Gamma.

E’ evidentemente un moto molto lento: il giro completo del Punto Gamma è di 26.000 anni (2160 per segno, 72 per grado). Intorno a 2000 anni fa il Punto Gamma, che – lo ripeto – è e continua ad essere il grado zero del SEGNO dell’Ariete, si trovava proiettato sulla COSTELLAZIONE omonima: da qui, forse, è nata la corrispondenza tra segni e costellazioni che tanti malintesi provoca. In 2000 anni ha percorso circa 30° ed ora (ricordiamo che va all’indietro) è alla fine della costellazione dei Pesci, qualcuno dice già all’inizio dell’Acquario (a questo si riferisce lo studio delle cosiddette Ere). E così tutti gli altri segni lo seguono e si trovano a non coincidere più con le costellazioni omonime ma con quelle precedenti, pur rimanendo astrologicamente autonomi e astronomicamente coerenti alla loro definizione.

 

Dopo questa breve ma spero non inutile spiegazione tecnica, sottolineo ancora una volta che i Segni zodiacali NON sono le Costellazioni omonime: tra i tanti raggruppamenti di stelle fisse che il catalogo celeste ospita (88) ce ne sono in particolare dodici, tredici, quattordici… (è assolutamente irrilevante, visto che si possono “unire i puntini” delle stelle visibili più o meno a piacimento) che vediamo proiettate all’interno della fascia zodiacale e che portano lo stesso nome dei Segni perché un tempo erano ad essi approssimativamente sovrapposte, pur avendo un’estensione alquanto varia che non copre mai 30° precisi. A causa della Precessione degli Equinozi, questa coincidenza oggi non c’è più ma un bel chissenefrega – astrologicamente parlando – possiamo permettercelo! I Segni infatti non sono determinati dall’aspetto “reale” del cielo ma dalla posizione del Sole rispetto alla Terra (o, se volgiamo, viceversa) nel suo percorso annuale; sono 12 e non possono essere che 12 (visto che sono per convenzione di 30°) e il primo giorno di primavera coincide con il grado zero Ariete indipendentemente dal fatto che in quel momento, sullo sfondo, si veda una costellazione che porta lo stesso nome, una costellazione dal nome diverso o il Milano-Lecce in transito.

 

Ma un’altra domanda merita risposta, anche se più tendenziosa che sensata:

“Gli astrologi dell’antichità non sapevano dell’esistenza di Urano, Nettuno e Plutone. Come erano dunque spiegati i loro ‘influssi’ nelle carte astrologiche disegnate secoli prima?”

 

A parte che non di “influssi” si tratta (ma su questo ho già scritto e non voglio ripetermi), i pianeti moderni nell’antichità non erano spiegati… semplicemente perché non erano considerati. Di fatto, non “esistevano”.

L’astrologia è un linguaggio, e come ogni linguaggio amplia il proprio vocabolario assieme all’ampliamento della cultura, ma ogni cultura – ogni periodo storico – trova rispondenza e coerenza nel linguaggio contemporaneo. Ci sarebbe da chiedersi se siano le scoperte a modificare la cultura o se, piuttosto, queste non arrivino quando la cultura è pronta ad accoglierle; il che ci porterebbe – giustamente, a mio avviso – a far nuovamente corrispondere il termine scienza con il termine conoscenza… Ma questa è una valutazione filosofica che potrebbe apparire eretica agli “eminenti scienziati” moderni, per cui sorvolo. Certo è che anche l’avvento dell’energia elettrica ha modificato il nostro stile di vita e lo stesso concetto di “giorno”, di “luce”, di “veglia”… e quindi i pianeti invisibili hanno arricchito la simbologia astrologica di fattori meno legati all’esistenza concreta (i regnanti, le guerre, le malattie, i raccolti) e più alla vita interiore (creatività, pensiero, spiritualità, psiche), accordandosi nel tempo alla crescita dell’individuo e della società come ad un vero sistema solare. Crescita ancora in corso, va detto, come lo studio dei tre pianeti moderni e in particolare di Plutone (scoperto solo nel 1930); perché se le correlazioni sui pianeti tradizionali possono contare su millenni di osservazioni ed esperienza, i tre pianeti esterni possono invece esprimere ancora molto che non sappiamo… o forse che ancora non siamo.

 

E vado a concludere:

“Come disse un astrofisico, l’astrologia è diventata una specie di religione, ma è del tutto indimostrabile. Pensateci la prossima volta che leggete l’oroscopo o quando vi chiederanno ‘di che segno sei’…”

 

Se si dà come assioma, o meglio come dogma, che l’unico punto di vista valido sulla realtà sia quello della scienza, e l’unico “imprimatur” valido quello dato dalla riproducibilità in laboratorio… allora è vero: l’astrologia è indimostrabile e quindi è una bufala, al pari della religione, della filosofia, della psicologia, di tutti i sentimenti e le emozioni umane.

Ma allora che abbiano il coraggio di dirlo, certi Savonarola in camice, invece di tentare di demolire l’astrologia senza nemmeno conoscerne l’abc. Nessuno li obbliga ad essere “credenti”, ci mancherebbe; ma questo non li autorizza a considerare ingenui (o ciarlatani) tutti gli altri, ritenendosi gli unici detentori della verità. E ci pensino loro, prima di riesumare ancora impropriamente la Precessione degli Equinozi, per nascondere dietro al rigore scientifico ciò che è una banale, ancorché eterna, caccia alle streghe.




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