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L’EPILESSIA

a cura di Lidia Fassio
 

Come sappiamo dalla psicosomatica la malattia rappresenta e mette in scena lo stato di perdita di “unità” e di consapevolezza. Per quanto siamo abili e per quanta conoscenza abbiamo sviluppato, non è facile conoscere appieno il nostro corpo, anzi, potremmo dire, senza tema di smentita, che il corpo “è  sconosciuto” almeno quanto la mente e la psiche; certo non intendo dire che non sia conosciuto per i suoi apparati, le sue cellule e i suoi organi che sono stati tutti vivisezionati e visti nel loro funzionamento intrinseco ma, quello che balza agli occhi, è il suo essere sconosciuto nella comprensione dei suoi meccanismi profondi, del perché si ammala e comincia a manifestare sintomi che possano essere in qualche modo letti; in pratica, non è conosciuta l’intima relazione che avvia con la nostra psiche e con tutto ciò che è il senso della “salute”.

 

Partendo dal presupposto che noi siamo un’unità corpo mente e che il corpo è esso stesso un’unità in cui ogni singola parte lavora per un “tutto” che riguarda la salute integrale, dobbiamo dire però che il corpo è anche lo strumento attraverso cui noi proviamo tutte le nostre emozioni: gioia, dolore, sofferenza, amore, entusiasmo… ma non solo, è sempre attraverso il corpo che noi “leggiamo” il mondo: non è possibile vedere i colori senza i nostri occhi, non possiamo percepire i profumi senza il naso e l’olfatto e non potremmo udire le parole senza le orecchie per cui, il corpo, è il vero veicolo di ogni nostra sensazione, istinto ed emozione ma è anche il tempio dello spirito e questo spesso viene dimenticato.

 

Noi lo conosciamo poco e per lo più cerchiamo di tenerlo in vita anche se spesso lo trattiamo male non ricordandoci che, senza di esso, non possiamo andare da nessuna parte giacchè tutto, ogni sensazione, emozione o percezione passa attraverso il corpo. 

In realtà, fin da quando siamo piccoli, veniamo educati ad apprendere moltissime cose ma, l’unica cosa che nessuno ci insegna è “l’arte di vivere e di star bene”; senza una consapevolezza del nostro corpo non è possibile vivere bene e, pertanto, ignorando le cose basilari, il corpo per attrarre la nostra attenzione su comportamenti che non ci corrispondono, deve per così dire farci entrare in contatto con la malattia, con disfunzioni o esaurimenti che stanno a dimostrare che da troppo tempo c’è un carico che non è più sopportabile. 

 

Questo preambolo ci riporta ad affrontare l’ampio concetto di correlazione, di cooperazione e di comunicazione tra gli organi e tra le parti che compongono l’essere umano, nonché tra il corpo, la mente e l’anima e, trattando di Urano e del segno dell’Acquario non possiamo non prendere in considerazione che questo archetipo si occupa di ricongiungere parte materiale, mentale e spirituale e del bisogno di ritornare a quell’unità originaria in cui tutto collabora per un progetto comune.

 

Nell’ottica della scissione e della difficoltà di far cooperare tutte le parti si inserisce l’epilessia, una malattia altamente degenerativa del sistema nervoso che, come sappiamo, è il nostro principale apparato di “comunicazione”.

Il sistema nervoso ha il delicato compito di mettere in contatto all’interno tutti gli organi attraverso sofisticatissimi meccanismi sia fisici che chimici in grado di ricevere e di inviare sollecitazioni che portano “informazioni”. Ricordo che il sistema nervoso mette in relazione tutto l’interno ma anche, l’interno con l’esterno attraverso i cinque sensi.

Se qualcosa non funziona nel sistema nervoso, qualche parte di noi viene scollegata e non entra più nel circuito informativo che la tiene unita al tutto.

 

La caratteristica principale dell’epilessia è costituita dalle crisi che sono dovute ad uno stato di ipereccitabilità che genera una sorta di “scarica elettrica” fortissima e non controllabile che porta il soggetto ad una sorta di “svenimento” e ad una perdita di coscienza. La crisi si presenta ciclicamente e in modo molto rapido: poche sono le persone in grado di avvertirla prima; generalmente chi ne è colpito subisce uno scoordinamento motorio e, per via della perdita di coscienza non ricorda nulla di ciò che è successo.

 

Le cause che producono questa malattia possono essere dovute a lesioni organiche oppure ad alterazioni del metabolismo.

L’epilessia si lega indissolubilmente ad un fatto interessante che è stato messo in luce allorchè si è cercato  di curare i malati della malattia separando il corpo calloso per evitare le crisi. Il corpo calloso è un fascio enorme di fibre che collegano tutte le aree corticali che lo attraversano e che collegano un emisfero alle aree speculari dell’altro.

Tagliando il corpo calloso si capirono bene le funzioni distinte dei due lobi: in effetti, i malati non avevano più crisi e il loro Io, la loro identità non risultava assolutamente compromessa ma avevano manifestazioni tutt’altro che comode che riguardavano il riconoscimento degli oggetti, il saperli nominare e il coglierne il significato e la funzione.

 

Simile all’epilessia è la “corea” altrimenti detto “mal caduco o ballo di san Vito”; anche queste danno crisi convulsive con manifestazioni motorie, alterazione della sfera sensitiva e psichica che vengono imputate ad una superattività di un gruppo di cellule cerebrali. Non è ancora chiarissima l’eziologia di questo gruppo di malattie che, come tutto ciò che riguarda il sistema nervoso, non è ancora ben conosciuto.

 

Esistono due tipi di epilessia: quella così detta “idiopatica” da quella considerata “sintomatica” che è conseguente a ictus o a gravi stati febbrili non curati in maniera positiva o da gravi traumi cranici. Le crisi arrivano all’improvviso spesso a causa della luce improvvisa, di rumori forti, di sensazioni tattili disturbanti.

Possono riguardare parti estese del cervello o localizzazioni specifiche e da questo dipende anche l’intensità delle crisi: da questo la specifica di “grande male” o “piccolo male”; nel primo caso la crisi inizia quasi sempre con un urlo ed una caduta a terra con perdita totale di coscienza; nel secondo caso, c’è una assenza che si nota dallo sguardo nel vuoto, interruzione del discorso o dell’attività che si faceva e poi la ripresa senza avere consapevolezza di ciò che è accaduto però mancano la crisi motoria grave e la caduta a terra.

 

Questa malattia viene considerata a livello “energetico” come legata alla sensazione di essere esclusi e separati dalla totalità e dalla vita dovuta ad un difficile rapporto con la figura di autorità.  Di solito si tratta di persone che sembrano esageratamente suscettibili che, di fronte a situazioni complesse, preferiscono agire con la “fuga” in modo da non affrontare il conflitto. La malattia si manifesta sempre in giovane età e la reazione di caduta e di fuga permette di non affrontare pienamente ciò che, invece, andrebbe affrontato. Lo svenimento e la perdita di coscienza vengono considerate modalità finalizzate all’evitamento della tensione e del conflitto.

 

Chiaramente questa lettura viene fatta dalle persone che si interessano di terapie energetiche e, non sempre, è sostenuta dalla scienza e dalla medicina ufficiale. Tuttavia, dato che spesso è configurata con combinazioni tra Mercurio, Urano e Saturno, è probabile che ci sia una forte tensione interna tra la libertà e il bisogno di rispondere alle regole e all’autorità esterna e che, questo, non affrontato sul piano psicologico, possa trasferirsi sul corpo, fino a creare una vera e propria patologia.

 

Senza dubbio queste persone sono costrette a vivere in uno stato di continua sicurezza in quanto, non potendo in alcun modo prevedere la crisi, vengono seriamente invalidate (almeno quelle che soffrono del Grande Male) e questo le porta a vivere in una situazione protetta, con qualcuno che si prenda costantemente cura o che controlli la situazione.

In fondo, la relazione tra Saturno e Urano può indicare un reale problema a farsi carico della propria persona e, in questo caso, la malattia potrebbe avere un senso, obbligando il soggetto ad una vita non completamente autonoma.




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