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NETTUNO E L’ISOLA CHE NON C’È

a cura di Lidia Fassio
 

Da tempo considero le relazioni tra Venere e Nettuno quelle più complesse da un punto di vista relazionale in quanto, questo archetipo – essendo il signore dei Pesci della cosignificante XII casa – richiede un’evoluzione imponente per poter essere interpretato e vissuto nelle sue accezioni più luminose e sublimi; in caso contrario le difficoltà saranno tantissime in quanto i soggetti in questione si sentiranno avvolti da un profondo senso di incapacità a raggiungere ciò che tanto sembrano anelare al loro interno, qualcosa che ha a che fare con l’amore ma che, in realtà, è qualcosa di più e di meno facile da vivere.

Senza dubbio in queste persone il bisogno di fusione rimane fortissimo e negli aspetti di Venere o Luna con Nettuno resta incancellabile nel ricordo il senso paradisiaco vissuto nell’unica fase di vera fusione della vita: quella vissuta dentro l’utero. Nei nettuniani rimane imprintata nella loro psiche una forte nostalgia per quelle sensazioni di unità e completezza andate perdute, qualcosa che più o meno consciamente cercheranno di cancellare o sedare nella loro vita amorosa.

 

Nella mente di un soggetto che ha questi aspetti sono presenti grandi idealizzazioni che portano alla ricerca  della perfezione e della bellezza che sono due stati dell’essere che, pertanto, non possono essere raggiunti esternamente e ancor meno attraverso un’altra persona; quando parliamo di Nettuno occorre pensare che ci stiamo rivolgendo all’essenza più pura, al nostro “essere” più profondo che, quindi, è di per sé completezza ed unità anche se spesso non se ne ha consapevolezza e quindi non si riesce a “fare ritorno” a quel centro. La sensazione di completezza che si cerca in realtà è uno “stato d’animo” interiore a cui ognuno di noi deve mettere rimedio da solo.

 

Se dobbiamo interpretare alla lettera il simbolo non possiamo fare a meno di comprendere che Nettuno si riferisce a qualcosa che non può esistere nel mondo reale in quanto “trascende” lo stesso: non a caso il mito ce lo propone come un Dio che viveva negli Abissi più profondi, che non ha nessun potere sul piano materiale e che, ogni volta che doveva salire in superficie, doveva prendere una forma, dato che non ne aveva una.

Per l’Io è sempre difficile il confronto con l’inconsistenza e con la “non forma”; è spiazzante perché lo obbliga ad entrare in una dimensione che non gli appartiene e che lo fa sentire “estraneo”.

Ovviamente bisogna anche pensare che Nettuno si riferisce all’inconscio collettivo e, come tale, ad un ambito che è distante dalla coscienza, difficile da vedere e da comprendere.

L’Io nasce e si differenzia dall’inconscio e non vi è altro modo di formare una coscienza per cui continuerà a lungo a vedere questo altro regno come qualcosa di terrificante se non addirittura confondente e dissolvente, almeno fino a che non si renderà conto che “la polarità” è la più grande illusione della vita per cui comincerà a dissolvere le barriere che lo separano dall’unità.

 

Ora se analizziamo il simbolo di Venere (l’incontro con il piacere, con la  dimensione affettiva ed amorosa e, di conseguenza, con ciò che abbiamo erotizzato nel rapporto con la figura affettivamente più importante nella nostra infanzia) quando è in rapporto con Nettuno, significa che si è legato a qualcosa di indefinibile e, in un certo senso, di inconsistente; quasi “un’assenza”. Ebbene si, al di là di tutto ciò che pensiamo consciamente, quando i pianeti personali incontrano Nettuno siamo di fronte ad una funzione psicologica che si è misurata appieno con l’inconsistenza, l’assenza, l’impossibilità di definizione di una figura di riferimento e, per questo, possiamo ipotizzare che il soggetto abbia erotizzato proprio l’assenza e la mancanza di consistenza che hanno caratterizzato il primissimo rapporto affettivo.

 

Quando una figura importante non riesce ad essere interiorizzata in modo concreto e viene vissuta come psicologicamente assente, il bambino, per sopravvivere emotivamente, dovrà crearsi delle difese che daranno vita ad un’immagine ideale all’interno che, come tale, sarà costruita ad hoc e manterrà intatte tutte le aspettative di perfezione e di completezza desiderate ed inappagate.

 

Spesso mi ritrovo a pensare che i Nettuniani per qualche motivo a noi sconosciuto siano chiamati a fare un’esperienza di solitudine oltre che di diversità in quanto questa servirà per il loro progetto futuro; questa sensazione deriva dall’osservazione del fatto che essi non possono mai “cogliere” ciò che l’ambiente mette a disposizione; come se non fossero in grado di “prendere e di assorbire” e questo fa pensare al fatto che posseggano già una serie di contenuti interiori che pian piano si risveglieranno e che serviranno a portare qualcosa di importante nell’ambiente in cui vengono a nascere. Questi soggetti possono essere considerati veramente dei “messaggeri” che hanno un compito non facile e sicuramente non alla portata di tutti loro. In effetti la possibilità di espletare la loro “missione” dipenderà dalla forza interna che riusciranno a strutturare e da quanto saranno in grado di sopportare le condizioni di difficoltà iniziali, senza dubbio profonde ed autentiche.

 

Così, nella dimensione amorosa i Nettuniani finiscono per innamorarsi spessissimo poiché desiderano  qualcosa che non è possibile avere (non almeno nel modo in cui pensano) perché la ricerca andrà spostata  all’interno; solo così potranno successivamente accedere alla dimensione dell’amore reale e non più  idealizzato.

 

Nettuno è un pianeta in mutamento continuo che non si può afferrare e perciò si può solo fantasticare e così, anche nelle relazioni adulte, le persone che hanno molti valori Pesci o nettuniani finiscono per sentirsi costantemente insoddisfatti in quanto si aspettano che la completezza arrivi dall’esterno, da quell’idea che da qualche parte esista un “principe azzurro”  in grado di risvegliare e di dare felicità.

Sono tante le persone – soprattutto le donne – che cambiano spesso partner certe di trovare sempre in “quello che verrà dopo” quell’amore che hanno in mente e che non sono riuscite ad ottenere dall’ultimo.

 

Altre, nell’attesa di realizzare il “sogno” restano dentro a situazioni in cui negano sé stesse e si annullano per un’altra persona incapaci di definirsi e di prendere in mano il loro reale valore personale e il loro potere. Ho visto spesso persone cercare una sorta di “redenzione” attraverso la sofferenza il che copre sempre un senso di autostima esageratamente carente che porta alla dissoluzione dei propri confini e all’incapacità di difendere la propria integrità psicologica.

 

Il sogno della “fusione” resta sempre fortissimo se il soggetto nettuniano non ha sviluppato una forte identità che è, e rimane, l’unico vero baluardo per filtrare le energie di questo pianeta che, in caso contrario, può dissolvere esageratamente le barriere tra il conscio e l’inconscio fino al punto da non sapere più chi si è e cosa si vuole.

 

Un altro aspetto tipicamente nettuniano è il tentativo di “fuga dalla realtà” nonché il costante tentativo di deformazione della stessa. Molti soggetti vivono in una sorta di “mondo immaginario” che serve ad allontanarli da una realtà che trovano difficile cavalcare: in genere c’è nei nettuniani una sensibilità estrema abbinata ad un senso di porosità che in molti casi viene vissuta come fragilità e mancanza di struttura e questo conduce alla sensazione di non avere strumenti per vivere la quotidianità e per sentirsi forti nella vita. Senza dubbio, quando Nettuno è molto leso e tocca i pianeti affettivi nel tema natale, possono esserci fortissime dipendenze emotive ed affettive e questo favorisce la sensazione di non poter vivere nel mondo della realtà se non attraverso o appoggiandosi a qualcun altro. In questo caso i soggetti si candidano spesso all’abbandono in quanto tendono a diventare eccessivamente bisognosi e questo li porta a vivere sempre situazioni dolorose, simili a quelle infantili.

 

Certo, occorre dire che Nettuno ha una predilezione per gli “amori impossibili” e sarebbe bene che i suoi protetti si rendessero coscienti del fatto che dietro alle tante sofferenze amorose c’è in fondo una personale incapacità di stare dentro ad una relazione normale in cui il confronto con il reale e con l’imperfezione sarebbe troppo forte e difficile da gestire.

In effetti, nell’opera di idealizzazione i nettuniani sono anche abituati ad immaginare ed assestarsi su un mondo perfetto e completo che è rintracciabile solo in una dimensione fantastica, del tutto estranea alla vita materiale.

E’ così facile per loro fare confusione cercando all’esterno  qualcosa che faccia rivivere quelle sensazioni che hanno nella loro testa e che non trovano poi nella relazione.

 

Nettuno ovviamente è tutt’altra cosa quando è vissuto in modo maturo e luminoso; richiede integrità e capacità di mettere confini precisi tra sé e gli altri nonché tra mondo esterno e mondo interno evitando così di cercare fuori quello che, invece, è già dentro. Nettuno ci ricorda che noi siamo “una totalità” e che è del tutto illusoria l’idea di essere separati e soli; tuttavia, se non ricontattiamo il senso spirituale e quello di appartenenza universale, diventa difficile sentire questa esperienza all’interno e, al suo posto, interviene un profondo senso di vuoto che, a quel punto, vuole essere riempito da un’altra persona che, tuttavia, nella psiche della persona è alla stregua di una sostanza.. che deve dare sollievo ad un’ansia e ad una malinconia  che sembrano non avere fine.

 

Ancora una volta lo Zodiaco ci ricorda che non si può arrivare all’ultimo archetipo e all’ultima casa senza avere gli strumenti necessari e senza averli raffinati ed interiorizzati. Gli archetipi precedenti, quelli che incontriamo sulla nostra strada nel lungo percorso di strutturazione dell’Io saranno i soli a consentirci di affrontare il grande Dio degli abissi senza perdersi tra i suoi trabocchetti ma imparando a stare a galla e a farsi cullare dalle sue onde che comprendono anche la fantasia e la sensibilità.




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