Il sogno in terapia







A cura di
Lidia Fassio


Il sogno può essere usato per “curare” perchè può portare alla coscienza attraverso il simbolo, quell’energia che sostiene e motiva la vita personale, mostrando anche quei modelli che agiscono al di sotto di ciò che è conscio rendendo evidente ciò che prima era nascosto.

Questa è la ragione per cui un terapeuta usa il sogno come un vero e proprio veicolo attraverso cui scorrono i messaggi sulle strutture psichiche e sui complessi del sognatore, sia del passato che del presente. Trasmette però anche informazioni sulle relazioni del soggetto con tutte le persone su cui i complessi vengono proiettati.
Al tempo stesso il sogno lascia anche intravedere le potenzialità di sviluppo del sognatore poiché collega con la dimensione spirituale.

Per comprendere i sogni ci vuole comunque capacità di leggere il simbolo, ma anche arte. L’arte serve a cogliere le sfaccettature che nel sogno si rappresentano e che fanno parte di una scena che si rappresenta sul palcoscenico del teatro interno della persona. Il terapeuta ha quindi un posto in prima fila per assistere alla scena che si svolge sul palcoscenico dell’inconscio.

Per questo la lettura di un sogno richiede sensibilità rispetto ai contenuti del sogno stesso e alle qualità del sognatore poiché si riferisce specificamente a lui e in ultimo, alle interconnessioni che si giocano tra i vari personaggi rappresentati, le forme e il contesto. Richiede inoltre grande sensibilità ai toni emotivi, a qualità come la coerenza o l’incoerenza e alle discrepanze nei temi, nelle immagini, nelle azioni e nelle figure. Richiede inoltre la comprensione tra la realtà esterna del soggetto e la posizione interna.

Il sogno diventa così una specie di radiografia che comunica informazioni a diversi livelli sulla situazione presente del sognatore vista da una prospettiva fino a quel momento sconosciuta o inconscia.
Per Jung Il sogno è un “prodotto obiettivo e naturale della psiche, un autoritratto del processo vitale psichico che esprime un processo involontario, non controllato dalla volontà cosciente e rappresenta la vera realtà interiore così com’è, non come la suppone il terapeuta e neppure come il paziente la vorrebbe, ma proprio come essa è”.
Ogni sogno rappresenta immagini che informano su cose sconosciute ma di vitale importanza per il sognatore, il suo terapeuta e l’andamento della terapia. Spesso, da un sogno di un paziente si può comprendere a che punto è la terapia: se bisogna tornare indietro, se ci sono ancora contenuti da elaborare o da comprendere meglio. Il sogno può essere considerato un messaggio che prorompe da un’intelligenza superiore che propone nuovi atteggiamenti significativi: il SE’, la Guida, l’Anima, quell’Essenza che esiste prima dell’Io, quel Daimon che spinge a farci diventare ciò che siamo.

Il SE’ in senso Junghiano è anche il principio fondamentale responsabile del processo di individuazione, ma non solo, è il principio direttivo degli eventi della vita e del materiale onirico quello che fornisce quei messaggi metaforico/allegorici e simbolici che contribuiscono all’individuazione.

In quest’ottica, il sogno non dice cosa dobbiamo fare, ma implica la necessità di riconoscere e affrontare qualcosa che esiste già nella propria vita anche se non se ne ha ancora coscienza; indica quel che c’è realmente nella situazione esistenziale del sognatore.

I sogni danno informazioni sullo stato attuale in cui il SE’ vede certi aspetti dell’Io : tipici di persone che si identificano con le parti migliori di sé sono i sogni in cui sono costretti a prendere coscienza della mancanza di responsabilità, oppure dell’egoismo della non generosità, ecc.; gli aspetti che emergono in sogno sono quelli che il soggetto fatica di più ad accettare.

Durante la terapia spesso ci sono sogni di frammentazione che indicano il momento in cui il soggetto ha messo in luce vari frammenti di se’ che dovranno poi essere ricomposti.

I sogni possono essere complementari o compensatori ed è in questo modo che mantengono in equilibrio l’interno e l’esterno del soggetto .
Possono rappresentare motivi archetipici e mitologici e, in questo caso, sono dei modelli ordinatori che possono dare nuova forma alla struttura dell’IO; possono essere prognostici perché danno indicazioni al terapeuta su come affrontare determinati problemi che causano grave sofferenza e sulla capacità dell’analizzando di tollerare la conflittualità richiesta dal lavoro analitico. Quando l’Io è troppo fragile, indifferenziato, caotico e privo di confini, può non essere in grado di aprire un dialogo con l’inconscio senza somatizzare o vivere episodi di regressione.
Possono dare riferimenti al corpo, al suo funzionamento, ai bisogni o a eventuali patologie del corpo

I sogni, per concludere, sono l’accesso alla fonte della vita. Mostrano la situazione del sognatore così come è e, a volte, sembrano spietati, minacciosi o distruttivi; tuttavia, questa impietosità è oggettiva e priva di valutazione sentimentale come ogni altro aspetto del processo naturale.
In pratica, i sogni non sono ne’ buoni ne’ cattivi: quando il sognatore riesce a coglierne il significato e ad adattarsi alla prospettiva indicata dal Sé producono grande sensazione di benessere; se invece l’adattamento non c’è o non è possibile, permane la sensazione che il sogno fosse cattivo o minaccioso.

Il sogno non è e non deve essere limitato esclusivamente alla sfera della patologia e della terapia. I sogni hanno un valore incalcolabile nella vita di ognuno di noi poichè rappresentano un dialogo con l’inconscio e con le manifestazioni del Sè e sono un patrimonio ineguagliabile che può alimentare le potenzialità, la creatività, la fantasia del soggetto.

C’è una leggenda che dice che ..“prima della nascita l’angelo mette una luce sopra l’anima in modo che essa possa vedere da una fine del mondo all’altra, dove vivrà e dove morirà … e la conduce per il mondo intero e le indica i giusti e i peccatori e tutte le cose, ma, dopo la nascita, l’angelo spegne quella luce e il bambino dimentica tutto ciò che la sua anima ha visto e appreso ed entra nel mondo piangendo perché ha perduto un luogo di rifugio, sicurezza e riposo, ma una volta entrata nella vita terrena, l’anima fugge dal corpo ogni notte, sale in cielo e lì, attinge nuova vita”.

Forse, sognando tentiamo di riappropriarci di ciò che la nostra anima ha sempre saputo.


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