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I cicli di Saturno e la crescita personale
a cura di Lidia Fassio
Inserito il 04/01/2009 16:18:39 su ASTROMAGAZINE il Magazine di Astrologia in Linea
 

Il ciclo di Saturno è fondamentale per ciò che riguarda le tappe di maturazione individuale. Abbiamo sempre preso in considerazione i 29 anni come un passaggio cruciale o meglio uno spartiacque tra l’età giovanile e la fase adulta della vita, quella che apre alla successiva autorealizzazione; al di la di questo però il primo ciclo del Grande Vecchio si caratterizza per altre tre tappe fondamentali che rappresentano momenti di “autonomia e di svincolo”.

Si tratta di passaggi  della vita di un individuo in cui si affrontano piccole crisi che spingono ad abbandonare le dipendenze e ad avviarsi verso una crescente condizione di indipendenza. Possono essere considerate tappe decisive per la maturità, individuate dall’Astrologia nel ciclo di Saturno e suffragate dalla psicologia e in particolare da Jung.

 

Sappiamo che i primi 7 anni di un bambino rappresentano la prima infanzia (Ia e IIa fase evolutiva) dominata dall’archetipo della Luna che rappresenta i bisogni intimi, il mondo della protezione materna in cui cure e accudimento servono a crescere e a strutturare le sicurezze di base (attaccamento), la struttura emotiva e l’adattamento al mondo.

La scadenza del 7° anno corrisponde al primo quadrato di Saturno a sé stesso che, come ben sappiamo, viene definita da Jung la fase della “lotta col drago”.

Si tratta di un’imponente spinta all’autonomia che crea e spinge ad agire un primo “distacco” dalla madre. E’ un bisogno imperioso della nostra psiche che è ben decisa a farci abbandonare il nido accogliente in vista dei primi veri impegni sociali.

Saturno qui scandisce la prima tappa di maturazione sociale: ora si va a scuola e si incontrano regole e autorità diverse da quelle familiari ed è tempo di rispondere ai primi impegni e  responsabilità della vita.

Si tratta di una crisi vera e propria scandita da una sorta di rifiuto verso gli atteggiamenti protettivi materni e famigliari, ma si tratta anche della formazione della prima struttura del Super Io, l’istanza che cercherà di aiutare l’Io a gestire le pulsioni e le pressioni dell’inconscio mettendole al suo servizio.

 

Dai 7 ai 14 anni si passa dall’infanzia alla pubertà, seconda tappa evolutiva che apre all’adolescenza vera e propria; si tratta di un periodo di “battaglie” che servono a crearsi un’identità personale che si va formando per contrasto ai valori familiari, contestando e trasgredendo le regole, testando così la propria forza e resistenza: c’è tanta aggressività perché regnano di fondo paure ed insicurezze.

E’ la fase in cui vi è anche un grandissimo sviluppo ormonale che porta alla sessualità matura che desidera essere agita nella relazione con l’altro sesso.

I 14 anni coincidono con la prima opposizione di Saturno a sé stesso quella che viene definita la “lotta con l’autorità paterna”.

Se il ciclo precedente si caratterizzava quasi con il rifiuto del mondo delle coccole materne, questo ciclo ha come base lo scontro con la legge del padre e, soprattutto, con ciò che deriva dall’appartenere ad un gruppo che richiede lealtà ai suoi miti.

 

Lo scontro è con l’autorità e questo serve a rafforzare il Super Io che via via acquisisce un senso morale e si prepara ad assumersi maggiori responsabilità in cambio di maggiore autonomia.

La natura dello scontro è direttamente proporzionale alla dipendenza. Più è forte l’attaccamento e più c’è  dipendenza emotiva il che richiederà una maggior aggressività per creare il distacco dai genitori.

Si tratta di una fase importante il cui il ragazzo deve affrontare le frustrazioni necessarie alla crescita: la lezione che Saturno impone è: “non tutto è dovuto e non tutto è gratis” e questo significa che la stima e il riconoscimento devono essere conquistati attraverso precise prove che portino allo sviluppo di capacità individuali.

 

In questa parte del ciclo il ragazzo deve trovare affetto e punti di riferimento ma non necessariamente approvazione; reggere bene questo conflitto avvia verso la maturità psicologica che deve permettere di tollerare il fatto che “essere sé stessi” non sempre è comodo e facile.


Superare questo ciclo aiuta a valutare, scegliere e orientare la propria vita anche in assenza di supporto.

 

La terza tappa è quella dei 21 anni, età del vero ingresso nel mondo “adulto”; un tempo corrispondenza al traguardo della maggiore età che comprendeva l’ essere responsabili delle proprie azioni e, in caso di gravi mancanze verso il mondo e gli altri, rispondere e pagare di persona.

 

Un tempo a quest’età si doveva essere realmente adulti in quanto si lasciava spesso anche la casa genitoriale per formarsi una famiglia propria, per andare a lavorare o per studiare fuori, in un’altra città; oggi le cose sono cambiate e quasi nessun ragazzo italiano esce di casa a quest’età; le migliorate condizioni economiche e gli accresciuti bisogni fanno si che i giovani escano di casa sempre più tardi con gravi ripercussioni sulla loro effettiva maturità psicologica ed emotiva.

 

In effetti le case si trasformano in alberghi in cui giovani tiranni fanno ciò che vogliono in assenza di regole e di doveri che, invece, dovrebbero essere la base di qualsiasi convivenza.

 

Questa età indicherebbe invece processi di autonomia e indipendenza e, quando i genitori ancora mantengono i figli allo studio, almeno dovrebbero pretendere in cambio ottimi risultati. E’ proprio in questo ciclo che si imparano le “leggi della vita” e quel senso di “dare e avere” che è fondamentale perché

ricorda a tutti che ogni cosa ha un prezzo per cui bisogna scegliere bene cosa si vuole.

 

I 21 anni rappresentano il primo grande “distacco” che deve avvenire soprattutto a livello emotivo e psicologico ed in effetti, per aiutare i giovani nell’impresa la vita fornisce ideali e principi personali a cui appoggiarsi il tutto in previsione di quella che sarà la futura filosofia individuale. E’ il periodo in cui si costruisce materialmente il futuro, quello in cui si inizia a percepire quella che sarà la “vocazione” che renderà accessibile l’autorealizzazione.

Il simbolo dell’autorità dovrebbe venire completamente interiorizzato, in caso contrario le lotte e gli scontri si sposteranno all’esterno su chi la esercita.

L’intera struttura viene rafforzata e il giovane è in grado di rispondere alle scelte fatte, giuste e sbagliate che siano. In genere c’è anche l’inizio del lavoro che, oltre a servire alla propria autonomia, serve anche il “bene comune”.

 

Se tutto funziona, a 28 anni si è pronti per vivere a pieno titolo la propria vita e a dare un contributo al mondo mettendo a frutto le proprie capacità.

E’ la chiusura del primo ciclo di Saturno che si presenta quasi sempre con una discreta crisi esistenziale che è dovuta alla consapevolezza che una parte della vita si è definitivamente conclusa e con essa l’illusione che qualcuno provvederà a noi per la vita e che si possa avere tutto ciò che si desidera.

 

Saturno ci ricorda che ci sono  limiti e leggi a cui dobbiamo sottostare e questi non sono imposti dal pianeta ma dalla condizione materiale della nostra esistenza; per superarli occorre entrare nella dimensione “spirituale” che permetterà di trascendere l’immanenza.

I 28 anni sono anche il momento in cui bisogna “chiudere definitivamente la casa genitoriale”, nel senso che occorre abbandonare valori, mentalità, comportamenti e credenze che non ci appartengono per abbracciare definitivamente ciò che è nostro di cui ci faremo carico e di cui risponderemo.

E’ l’età in cui bisogna comprendere che noi dobbiamo riconoscenza e amore ai nostri genitori, ma non possiamo vivere la vita che loro hanno in mente per noi.

Saturno, signore del Capricorno e della casa decima ci dice che arrivare in cima comporta sforzo, disciplina e grande responsabilità ma anche quel sano distacco che aiuta a comprendere bene ciò che appartiene da ciò che invece deve essere abbandonato. E’ anche il momento in cui si lotta per la propria autorealizzazione che arriverà solamente se saremo in linea con ciò che il nostro Se’ ha in serbo per noi e con il rispondere alla “chiamata” interiore che, tuttavia non può essere solamente individuale ma anche collettiva.