L'universo bambini







Lidia Fassio


Da tempo la psicologia infantile ha dimostrato che l’antica dicotomia tra la ragione e le emozioni è completamente superata e ciò grazie ad una serie di studi che hanno confermato che il pensiero e l’apparato cognitivo affondano le loro radici profonde dentro le emozioni.

Così oggi sappiamo che la “mente”, osannata e considerata nella nostra civiltà come superiore al cuore, costruisce la sua armoniosa architettura proprio sulle “emozioni” e da essa prende i suoi fondamenti.
Le primissime fasi infantili si caratterizzano proprio per le potenti esperienze emotive che hanno origine all’interno della delicata relazione mamma-bambino, relazione che imposta le basi per la crescita e la struttura cognitiva e per qualsiasi relazione affettiva e sociale futura.

E’ su questo punto cruciale che bisognerebbe soffermarsi a pensare prima di prendere in considerazione l’idea di avere un figlio, poiché occorrerebbe chiedersi che tipo di relazione siamo in grado di creare con lui e se siamo sufficientemente contenitive e accoglienti per poter rassicurare e nutrire il suo emergente mondo emotivo.

Già nel 1995 il neurologo Damasio aveva pubblicato un suo studio in cui formulava l’ipotesi che le persone che avevano subito lesioni cerebrali a livello di corteccia prefrontale erano in grado di ottenere eccellenti risultati nei test di intelligenza, pur mancando clamorosamente di capacità di giudizio e di scelta.

La sua scoperta intendeva sottolineare che alcune funzioni che in passato venivano esclusivamente assegnate alla parte razionale e, di conseguenza, all’apparato cognitivo, come appunto la “valutazione”, non possono svolgersi senza un preciso e corretto intervento della parte “emotiva”.
E’ altrettanto interessante – sostiene Damasco – comprendere che le aree del cervello preposte allo sviluppo di queste facoltà, sono le stesse preposte all’organizzazione motoria per cui, i bambini e gli adulti con problemi motori di questo tipo, hanno problemi anche nell’elaborazione di valutazioni “corrette”.

Damasio ha di fatto confermato ciò che sempre gli psicoterapeuti hanno modo di osservare nell’esercizio della loro professione; infatti, un individuo, per riuscire in funzioni molto complesse che sono essenziali nella costruzione di una personalità sana, deve potersi avvalere di un supporto che gli giunge dalle emozioni e a dimostrazione dell’esattezza di tale interpretazione, tutti gli insegnanti possono confermare che quando un bambino sta attraversando una fase difficile sotto il profilo emotivo, non riesce a concentrarsi e finisce per perdere una buona percentuale delle sue capacità cognitive.
In effetti, basta essere in preda all’ansia per non riuscire a concentrare la propria attenzione e quindi, non riuscire a seguire ciò che si vorrebbe a livello razionale.

L’astrologia ci può condurre ancora più in là nella comprensione di questo fenomeno perché ci sottolinea che la possibilità di dare giudizi dipende dal senso di valore e dalla capacità di valorizzazione, funzioni che appartengono al pianeta Venere e che si costruiscono nella primissima fase della vita durante la delicata fase simbiotica con la figura materna (dalla nascita ai 6 mesi – fase di casa seconda – Toro); questa fase serve ad acquisire un valore di sé, un senso di accettazione e di piacere personale che sono alla base di una futura capacità corretta di valutazione che, nella successione delle case e dei segni, è precedente alla formazione delle capacità di discriminazione di Mercurio che avviene solamente in corrispondenza della casa terza – fase legata al segno dei Gemelli.

Le emozioni, pertanto, tracciano le linee guida per le relazioni e per le future capacità di socializzazione; non può esistere una reale relazione senza aver sperimentato una reale empatia con qualcuno; le emozioni creano e consentono l’organizzazione della mente; sono sempre loro, infine, a rendere possibile il pensiero creativo e la fantasia in tutte le loro possibili manifestazioni.

Molte scuole psicologiche sono giunte alla conclusione che quando non vi è empatia tra madre e bambino si riscontrano sempre carenze a vari livelli: il bambino infatti, necessita di un rassicurante contatto fisico che gli permetta di rilasciare “ossitocina”, un ormone che favorisce il senso di appartenenza e di intimità.
E’ proprio attraverso questo contatto emotivo che il neonato impara e fa esperienza del mondo e di sé attraverso le sensazioni (tatto – gusto – suoni); ogni sensazione dà origine ad un’emozione (un affetto) : il neonato, quando succhia il latte materno ha una sensazione di gusto e di tatto (caldo – fluido – buono), ma contemporaneamente sperimenta anche sicurezza, protezione, piacere, il che significa che registra ogni esperienza su una banda a due vie: da un lato la sensazione ( caldo – buono – liquido, ecc.), dall’altro un sentimento (piacevole, acolgo - spiacevole, respingo).
La parte sentimento registra una relazione affettiva unendola ad un’esperienza sensoriale, e questo proprio in virtù del fatto che tutte le prime esperienze sensoriali di un bambino avvengono all’interno di una relazione affettiva ed emozionale che dovrebbe essere il più gratificante possibile.


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